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[ inizio libro ]
Sopra la cornice della porta c'è una placca
metallica lunga e stretta, rivestita di smalto. Su
sfondo bianco, le lettere nere annunciano
Conservatoria Generale dell'Anagrafe. Lo smalto è
crepato e sbrecciato in alcuni punti. La porta è
antica, l'ultimo strato di vernice marrone si sta
scrostando, le venature del legno, visibili,
ricordano una pelle striata. Ci sono cinque
finestre sulla facciata. Appena si varca la
soglia, si sente l'odore della carta vecchia.
Certo è che non passa giorno senza che in
Conservatoria entrino incartamenti nuovi, degli
individui di sesso maschile e di sesso femminile
che fuori continuano a nascere, ma l'odore non
cambia mai, in primo luogo perché il destino di
ogni foglio nuovo, subito dopo l'uscita dalla
fabbrica, è quello di cominciare a invecchiare, in
secondo luogo perché, di solito piú spesso sui
fogli vecchi, ma tante volte su quelli nuovi, non
passa giorno che non si scrivano cause di decessi
e relativi luoghi e date, ciascuno apportando i
propri particolari odori, non sempre offensivi per
le mucose olfattive, come dimostrano certi effluvi
aromatici che di tanto in tanto,
impercettibilmente, attraversano l'atmosfera della
Conservatoria Generale e che i nasi piú fini
identificano come un profumo composto metà di rosa
e metà di crisantemo.
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E' giunto adesso il momento di spiegare che,
nonostante debba fare tutto quel giro per entrare
nella Conservatoria Generale e ritornare a casa,
al Signor José ha recato solo soddisfazione e
sollievo la condanna della porta. Non era certo
tipo, lui, da ricevere visite di colleghi
nell'intervallo del pranzo, e se qualche volta si
era ammalato, era lui che di sua spontanea volontà
compariva nella sala e andava a presentarsi al
vice del suo reparto per fugare ogni dubbio sulla
propria onestà di impiegato e perché non dovessero
mandargli la visita fiscale al capezzale. Con la
proibizione di usare la porta, si erano ancor piú
ridotte le probabilità di un'intromissione
inattesa nel suo rifugio domestico, nel caso in
cui, per esempio, avesse lasciato in esposizione
sul tavolo, casualmente, quello che tanto lavoro
gli stava dando da un mucchio di anni, vale a dire
la sua collezione di notizie sulle persone del
paese che, tanto per buone come per cattive
ragioni, erano divenute famose. Gli stranieri,
qualunque fosse la portata della loro celebrità,
non lo interessavano, i loro incartamenti erano
archiviati in conservatorio distanti, sempre che
altrove abbiano questo stesso nome, ed erano stati
redatti in lingue che lui non avrebbe saputo
decifrare, approvati da leggi che non conosceva,
neanche usando la scala piú alta di tutte sarebbe
riuscito ad arrivarci. Persone cosí, come questo
Signor José, le incontriamo dovunque, occupano il
proprio tempo o il tempo che credono gli avanzi
dalla vita a raccogliere francobolli, monete,
medaglie, vasi, cartoline, scatole di fiammiferi,
libri, orologi, magliette sportive, autografi,
pietre, pupazzetti di terracotta, lattine vuote,
angioletti, cactus, libretti d'opera,
accendisigari, penne, gufi, cassette di musica,
bottiglie, bonsai, dipinti, boccali, pipe,
obelischi di cristallo, papere di porcellana,
giocattoli antichi, maschere di carnevale,
probabilmente lo fanno per qualcosa che potremmo
definire angoscia metafisica, forse perché non
riescono a sopportare l'idea del caos come
principio unico che regge l'universo, e perciò,
con le loro deboli forze e senza l'aiuto divino,
tentano di mettere un certo ordine nel mondo, e
per un po' di tempo ci riescono pure, ma solo
finché possono difendere la propria collezione,
perché quando arriva il giorno in cui questa si
disperde, e quel giorno arriva sempre, o per
morte o per stanchezza del collezionista, tutto
ritorna all'inizio, tutto ritorna a confondersi.
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S'immagini adesso, se possibile, lo stato di
nervosismo, l'eccitazione con cui il Signor José
aprí per la prima volta la porta proibita, il
fremito che lo bloccò all'entrata, come se avesse
messo il piede sulla soglia di una camera dove
fosse sepolto un dio il cui potere, al contrario
di ciò che detta la tradizione, non provenisse
dalla resurrezione, ma dal fatto di averla
rifiutata. Soltanto gli dèi morti sono dèi
per sempre. Le sagome tenebrose delle scaffalature
cariche di carte sembravano perforare il soffitto
invisibile e ascendere al cielo nero, il debole
chiarore sopra la scrivania del conservatore era
come una stella lontanissima e soffocata. Per
quanto conoscesse bene il territorio in cui
si sarebbe mosso, il Signor José capí, dopo aver
riacquistato una certa serenità, che avrebbe avuto
bisogno dell'aiuto di una luce per non urtare
contro i mobili, ma soprattutto per poter arrivare
senza perdere troppo tempo ai documenti del
vescovo, prima alla scheda, poi alla pratica
personale. Teneva una torcia nel cassetto dove
aveva riposto la chiave. Andò a prenderla e poi,
come se possedere una luce gli avesse infuso nello
spirito nuovo coraggio, avanzò quasi risoluto fra
i tavoli, fino al bancone sotto cui era sistemato
l'esteso schedario dei vivi. Trovò rapidamente la
scheda del vescovo ed ebbe la fortuna che il
ripiano dov'era archiviata la relativa pratica non
era piú distante della lunghezza del braccio. Non
gli fu quindi necessario usare la scala, ma pensò
con apprensione a come sarebbe stata la sua vita
quando gli fosse capitato di dover salire fino
alle regioni superiori degli scaffali, là dove
cominciava il cielo nero. Aprí l'armadio degli
stampati, prese una copia di ciascun modello e se
ne tornò a casa, lasciando aperta la porta di
comunicazione. Poi si sedette e, con la mano
ancora tremante, cominciò a copiare sugli stampati
in bianco i dati del vescovo, il nome completo,
senza saltare né un cognome né una sua parte, la
data e il luogo di nascita, i nomi dei genitori, i
nomi dei padrini, il nome del parroco che l'aveva
battezzato, il nome dell'impiegato della
Conservatoria Generale che l'aveva registrato,
tutti i nomi. Quando giunse alla fine del breve
lavoro era esausto, gli sudavano le mani, aveva i
brividi alla schiena, sapeva benissimo di aver
commesso un peccato contro lo spirito di corpo
impiegatizio, in effetti non c'è niente di piú
stancante del dover lottare, non con il proprio
spirito, ma con un'astrazione. Nell'esaminare gli
incartamenti aveva commesso un'infrazione alla
disciplina e all'etica, forse addirittura alla
legalità. Non perché le informazioni che ne
risultavano fossero riservate o segrete, come
di fatto non erano, giacché chiunque avrebbe
potuto presentarsi in Conservatoria a richiedere
copie o certificati dei documenti del vescovo
senza dover spiegare il motivo della richiesta e i
fini a cui li destinava, ma perché non aveva
rispettato la catena gerarchica agendo senza il
necessario ordine o l'autorizzazione di un
superiore. Per un attimo pensò di fare marcia
indietro, di annullare l'irregolarità dell'atto
strappando e facendo scomparire le impertinenti
copie, di consegnare la chiave al conservatore,
Signore, non voglio responsabilità se dovesse
venire a mancare qualcosa in Conservatoria, e poi
dimenticare i minuti per cosí dire sublimi che
aveva appena vissuto. Ma furono piú forti la
soddisfazione e l'orgoglio di essere venuto a
conoscenza di tutto, fu questa la parola che
pronunciò, Tutto, della vita del vescovo. Guardò
l'armadio dove teneva le scatole con le collezioni
di ritagli e sorrise deliziato, pensando al lavoro
che adesso l'aspettava, le sortite notturne, la
raccolta ordinata dei formulari e delle pratiche,
la copiatura con la sua miglior calligrafia, si
sentiva talmente felice che neanche l'idea di
dover usare la scala lo scoraggiò. Rientrò in
Conservatoria e restituí i documenti del vescovo
ai propri posti.
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Sono queste le ragioni per cui il Signor José,
anche se lo sottoponessero al piú serrato degli
interrogatori, non saprebbe dire come e perché lo
prese la decisione, azzardiamo la spiegazione che
ne darebbe, So soltanto che è successo la sera di
mercoledì, mi trovavo in casa, e mi sentivo
talmente stanco da non aver neanche avuto voglia
di cenare, mi girava ancora la testa perché avevo
passato tutto il santo giorno su quella scala, il
capo dovrebbe capirlo che non ho piú l'età per
questo tipo di acrobazie, che non sono piú un
ragazzino, oltre a quel mio disturbo, Quale
disturbo, Soffro di capogiri, di vertigini,
attrazione dell'abisso, o come lo si voglia
chiamare, Non se n'è mai lamentato, Non mi piace
lamentarmi, E bello da parte sua, continui, Stavo
pensando di mettermi a letto, no, non è vero, mi
ero già tolto le scarpe, quando all'improvviso ho
preso la decisione, Se ha preso la decisione,
saprà di certo perché l'ha fatto, Penso di non
averla presa io, dev'essere stata lei a prendermi,
Le persone normali prendono decisioni, non ne
vengono prese, Fino alla sera di mercoledì lo
pensavo anch'io, Che cos'è successo la sera di
mercoledì, Quello che le sto raccontando, avevo il
modulo della donna sconosciuta sul comodino, mi
sono messo a guardarlo come se fosse la prima
volta, Ma l'aveva già guardato prima, Quasi non
facevo altro, in casa, fin dal lunedí, Stava
dunque maturando la decisione,
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(...) Io ho già cínquant'anni e, al suo
confronto, non so nulla, Non immagina quanto si
apprende fra i cinquanta e i settant'anni, E'
questa la sua età, Poco di piú, E' stata felice
dopo quanto era successo, Alla fin fine, allora,
le interessa, Il fatto è che so poco della vita
della gente, Proprio come il suo capo, proprio
come la sua Conservatoria, Suppongo di sí, Fui
perdonata, se è questo quello che vuole sapere,
Perdonata, Sí, capita spesso, perdonatevi l'un
l'altro, come si suol dire, La frase non è proprio
cosí, è amatevi l'un l'altro, E' la stessa cosa,
si perdona perché si ama, si ama perché si
perdona, lei è un bambino, ha ancora molto da
apprendere, Mi pare di sí, E' sposato, No, E non
ha mai vissuto con una donna, Viverci, quello che
si dice viverci, non l'ho mai fatto, Solo legami
passeggeri, temporanei, Neanche questo, vivo da
solo, quando il bisogno incalza faccio quello che
fanno tutti, vado in cerca e pago, Ha notato che
sta rispondendo ad alcune domande, Sí, ma adesso
non m'importa, magari si impara proprio cosi,
rispondendo, Le spiegherò una cosa, Mi dica,
Comincerò con il domandarle se sa quante siano le
persone coinvolte in un matrimonio, Due, l'uomo e
la donna, Nient'affatto, nel matrimonio ci sono
tre persone, c'è la donna, c'è l'uomo, e c'è
quella che io chiamo una terza persona, la piú
importante, quella persona costituita dall'uomo e
dalla donna insieme, Non ci avevo mai pensato Se,
per esempio, uno dei due commette adulterio, il
piú offeso, quello che riceve il colpo piú
profondo, per quanto le sembri incredibile, non è
l'altro, ma questo nuovo altro che è la coppia,
non è il singolo, ma i due insieme, E si può
vivere davvero con quell'essere singolo fatto di
due, per me è già tanto faticoso vivere con me
stesso, La cosa piú comune nel matrimonio è che si
veda l'uomo o la donna, o entrambi, ciascuno per
proprio conto, che vogliono distruggere quel terzo
che essi sono, quello che resiste, quello che
vuole sopravvivere comunque, E' un'aritmetica
troppo complicata per me, Si sposi, trovi una
donna, e poi mi dirà, Via, via, ormai non è più
tempo, meglio che non scommetta, chi lo sa cosa
troverà quando giungerà alla fine della sua
missione, o come l'ha chiamata, I dubbi che mi
hanno incaricato di chiarire sono dubbi della
Conservatoria Generale, non miei, E quali sono
questi dubbi, se non è chiederle troppo,
Ufficialmente sono tenuto al segreto, non posso
rispondere, Il segreto le frutta ben poco, Signor
José, fra poco dovrà andarsene, e se ne andrà via
sapendo le stesse cose di quando è entrato,
niente, Questo è vero, e il Signor José scosse il
capo avvilito.
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(...) Che nei paesi civili l'uso corretto, con
vantaggi certificati dall'esperienza, è che i
corpi permangano sottoterra per un certo numero di
anni, in genere cinque, al termine dei quali,
salvo un miracolo di non corruzione, si toglierà
quel poco che sarà avanzato dopo il lavoro di
corrosione della calce viva e della digestione dei
vermi per fare spazio ai nuovi occupanti. Nei
paesi civili non esiste questa pratica assurda dei
luoghi schiavi, questa idea di considerare per
sempre intoccabile una sepoltura, come se, siccome
non è potuta essere definitiva la vita, lo potesse
essere la morte. Le conseguenze sono sotto gli
occhi di tutti, questo portone condannato,
l'anarchia della circolazione interna, il giro
sempre piú lungo che i funerali devono fare al di
fuori del Cimitero Generale prima di giungere a
destinazione, a un'estremità di uno dei
sessantaquattro tentacoli del polpo, un punto
che non riuscirebbero mai a raggiungere se non
avessero una guida in testa. Proprio come per la
Conservatoria Generale, quantunque la
corrispondente informazione, per una deplorevole
dimenticanza, non sia stata data al momento
opportuno il motto non scritto di questo Cimitero
Generale è Tutti i nomi, anche se va riconosciuto
che, in realtà, queste tre parole aderiscono come
un guanto proprio alla Conservatoria, in quanto è
li che si trovano effettivamente tutti i nomi,
tanto quelli dei morti come quelli dei vivi,
mentre il Cimitero, per la sua stessa natura di
ultima destinazíone e ultimo deposito, dovrà
accontentarsi sempre dei nomi dei defunti. Questa
prova matematica, però, non è sufficiente per
ridurre al silenzio i curatori del Cimitero
Generale che, di fronte a quella che definiscono
la propria apparente inferiorità numerica, sono
soliti fare spallucce e ribattere, Con il tempo e
la pazienza qui ci finiranno tutti, la
Conservatoria dell'Anagrafe, a ben vedere le cose,
è solo un affluente del Cimitero Generale. Inutile
dire che per la Conservatoria è un insulto essere
chiamata affluente. Nonostante queste rivalità,
questa emulazione professionale, i rapporti fra
gli impiegati della Conservatoria e del Cimitero
sono francamente amichevoli, di reciproco
rispetto, perché in fondo, oltre alla
collaborazione istituzionale cui sono obbligati
dalla comunità formale e dalla continuità
obiettiva dei rispettivi statuti, sanno che stanno
zappando alle due estremità della stessa vigna,
questa vigna che si chiama vita ed è situata fra
il nulla e il nulla.
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I primi monumenti funerari erano costituiti da
dolmen e triliti, poi comparivano, come una grande
pagina aperta, a rilievo, le nicchie, le are, i
tabernacoli, i tini di granito, le vasche di
marmo, i coperchi lisci e lavorati, le colonne
doriche, ioniche, corinzie e composite, le
cariatidi, i fregi, gli acanti, le trabeazioni e i
frontoni, le volte false, le volte vere, nonché le
sezioni di muro create con mattoni sovrapposti, i
pignoni di muraglie ciclopiche, le feritoie, i
rosoni, i doccioni, le grandi finestre, i timpani,
i pinnacoli, i lastricati, gli archi di spinta, i
pilastri, le statue giacenti che rappresentavano
uomini con elmo, spada e armatura, i capitelli con
storie e senza storie, le melagrane, i gigli, le
semprevive, i campanili, le cupole, le statue
giacenti che rappresentavano donne coi seni
strizzati, i dipinti, gli archi, i fedeli cani ai
piedi, i bambini in fasce, le portatrici di doni,
le prefíche con lo scialle sul capo, le guglie, i
pinnacoli, le nervature, le vetrate, le tribune, i
pulpiti, i balconi, altri timpani, altri
capitelli, altri archi, angeli con le ali aperte,
angeli con le ali chiuse, medaglioni, urne vuote,
o scolpite a fiammate in pietra, o che lasciavano
uscire languidamente un crespo, malinconie,
lacrime, uomini maestosi, donne magnifiche,
bambini amorosi falciati nel fiore degli anni,
anziani e anziani che non potevano attendersi
altro, croci intere e croci spezzate, scale,
chiodi, corone di spine, lance, triangoli
enigmatici, qualche insolita colomba marmorea,
stuoli di colombe vere che volavano in circolo
sopra il camposanto. E silenzio.
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(...), E' andata cosí, mi sono seduto e mi
sono addormentato, Lei è un uomo coraggioso, No,
non sono neanche un uomo coraggioso, Ha scoperto
la persona che cercava, E' quella che sta lí,
proprio ai suoi piedi, E' un uomo, o una donna, E'
una donna, Ancora non c'è il nome, Suppongo che la
famiglia starà facendo preparare il marmo, Ho
notato che le famiglie dei suicidi, piú delle
altre, trascurano quest'obbligo elementare magari
hanno dei rimorsi, probabilmente pensano di essere
colpevoli, E' possibile, Se non ci siamo mai
conosciuti, perché sta rispondendo a tutte le
domande che le faccio, la cosa piú naturale
sarebbe se mi dicesse che io, con la sua vita, non
c'entro niente, Io sono fatto cosí, quando mi
fanno delle domande rispondo sempre, E' un
subalterno, un subordinato, un dipendente, un
cameriere, un fattorino, Sono scritturale
ausiliario presso la Conservatoria Generale
dell'Anagrafe, Allora le viene proprio a fagiolo
sapere la verità sul settore dei suicidi, ma prima
mi dovrà giurare solennemente di non rivelare mai
a nessuno il segreto, Lo giuro per quello che ho
di piú sacro nella vita, E cos'è per lei, adesso,
quello che di piú sacro ha nella vita, Non lo so,
Tutto, O niente, Deve ammettere che sarà un
giuramento un tantino vago, Non ne vedo altro di
maggior valore, Amico, lo giuri sul suo onore, un
tempo era il giuramento piú sicuro, Va bene, lo
giurerò sul mio onore, ma guardi che il capo della
Conservatoria si sbellicherebbe dalle risate se
udisse uno dei suoi scritturali ausiliari giurare
sull'onore, Fra un pastore di pecore e uno
scritturale ausiliario è un giuramento abbastanza
serio, un giuramento che non fa venire voglia di
ridere, quindi ci baseremo su questo, Allora, qual
è la verità sul settore dei suicidi, domandò il
Signor José, Che in questo luogo non tutto è ciò
che sembra, E' un cimitero, è il Cimitero
Generale, E' un labirinto, I labirinti si possono
vedere da fuori, Non tutti, questo appartiene ai
labirinti invisibili, Non comprendo, Per esempio,
la persona che è qui, disse il pastore sfiorando
con la punta del bastone il monticello di terra,
non è quella che crede lei. Di colpo, il suolo si
mise a oscillare sotto i piedi del Signor José,
l'ultima pedina della scacchiera, la sua certezza
estrema, la donna sconosciuta infine ritrovata,
era appena scomparsa, Vuol dire che quel numero
è sbagliato, domandò tremando, Un numero è un
numero, un numero non sbaglia mai, rispose il
pastore, se lo portassero via da qui e lo
collocassero in un altro posto, sia pure in capo
al mondo, continuerebbe a essere il numero che è,
Non capisco, Lo capirà, Per favore, c'è una gran
confusione nella mia testa, Nessuno dei corpi che
sono qui sotterrati corrisponde ai nomi che si
leggono sulle placche di marmo, Non ci credo,
Gliel'assicuro, E i numeri, Sono tutti scambiati,
Perché, Perché qualcuno li sposta prima che siano
portate e collocate le pietre con i nomi, E chi è
costui, Io, Ma questo è un crimine, protestò
indignato il Signor José, Non c'è nessuna legge
che lo dica, Andrò a denunciarla immediatamente
all'amministrazione del Cimitero, Si ricordi che
ha giurato, Ritratto il mio giuramento, in questa
situazione non vale, Si può sempre mettere la
parola buona sulla parola cattiva, ma né l'una né
l'altra potranno mai essere ritrattate, una parola
è una parola, un giuramento è un giuramento, La
morte è sacra, No, è la vita che è sacra, mio caro
scritturale ausiliario, o almeno cosí si dice, Ma
dev'esserci, in nome della decenza, un minimo di
rispetto per chi è morto, le persone vengono qui
a ricordare i parenti e gli amici, a meditare o
pregare, a mettere fiori o a piangere davanti a un
nome caro, e vai a vedere che, per colpa della
malizia di un pastore di pecore, il vero nome di
chi sta li è un altro, i resti mortali venerati
non sono di chi si suppone, la morte, cosí, è una
farsa, Non credo vi sia maggior rispetto che
piangere per qualcuno che non si è mai conosciuto,
Ma la morte, La morte che cosa, La morte
dev'essere rispettata, Vorrei che mi dicesse in
che cosa consiste, a suo parere, il rispetto per
la morte, Prima di tutto non profanarla, La morte,
come tale, non è profanabile, Lei sa benissimo che
io sto parlando dei morti, e non della morte in
sé, Mi dica dove ritrova il piú piccolo indizio di
profanazione, L'avere scambiato i loro nomi non è
una profanazione da poco, Capisco che uno
scritturale ausiliario della Conservatoria
dell'Anagrafe abbia simili idee circa i nomi.
Il pastore si interruppe, fece un cenno al cane
per mandarlo a riprendere una pecora che si era
allontanata, poi proseguí, Ancora non le ho detto
per quale motivo ho cominciato a scambiare le
targhe su cui sono scritti i numeri delle tombe,
Dubito che mi interessi saperlo, Dubito che non le
interessi, Allora me lo dica, Se è vero, come è
mia convinzione, che le persone si suicidano
perché non vogliono farsi trovare, queste qui,
grazie a quella che lei ha definito la malizia del
pastore di pecore, sono ormai definitivamente
libere dall'essere importunate, in realtà
neanch'io, pure se lo volessi, sarei capace di
ricordarmi i posti giusti, l'unica cosa che so è
quello che penso quando passo davanti a uno di
quei marmi con il nome completo e le relative date
di nascita e morte, Che cosa pensa, Che ci è
possibile non vedere la menzogna anche quando ce
l'abbiamo davanti agli occhi.
Già da un bel po' di tempo la nebbiolina si era
dissipata, adesso ci si poteva rendere conto di
quanto fosse grande il gregge. Il pastore fece con
il bastone un movimento sora il capo, era un
ordine al cane per andare a radunare il bestiame.
Disse il pastore, E' giunto il momento di
andarmene con le pecore, non vorrei che
cominciassero a spuntare le guide, vedo già le
luci di alcune auto, ma non vengono da questa
parte, Io mi fermo ancora, disse il Signor José,
Sta pensando davvero di andare a denunciarmi,
domandò il pastore, Sono un uomo di parola, quello
che ho giurato, è giurato, Tanto più che di sicuro
le consiglierebbero di tacere, Perché, Pensi al
lavoro che ci vorrebbe per disseppellire tutta
questa gente, identificarla, molti di loro non
sono piú che polvere fra polvere. Le pecore erano
ormai quasi tutte riunite, qualche ritardataria
saltava agilmente sopra le tombe per sfuggire al
cane e unirsi alle sorelle. Il pastore domandò,
Lei era un amico o un parente della persona che è
venuta a trovare, Non la conoscevo neanche, E
nonostante ciò veniva a cercarla, Proprio perché
non la conoscevo la stavo cercando, Vede come in
fondo avevo ragione io quando le ho detto che non
c'è maggior rispetto del piangere per una persona
che non si è conosciuta, Addio, può darsi che un
giorno ci incontreremo, Non credo, Non si sa mai,
Chi è lei, Sono il pastore di queste pecore,
Nient'altro, Nient'altro.
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(...) C'è chi dice, al contrario, che quanto
piú si guarda meno si vede, comunque sia non credo
valga la pena di andare a parlare con quell'uomo,
Hai paura che si metta a raccontarle delle cause
del divorzio, non vuoi essere costretto a udire
nulla che vada a scapito della tua donna, In
genere le persone non riescono a essere giuste,
né con se stesse, né con gli altri, e quindi quasi
sicuramente mi racconterebbe la storia in modo da
avere tutta la ragione, Intelligente analisi, non
c'è dubbio, Non sono stupido, In effetti, stupido
non lo sei, il fatto è che ci metti troppo tempo a
capire le cose, soprattutto le piú semplici, Per
esempio, Che non avevi nessun motivo per andare in
cerca di quella donna, a meno che, A meno che, che
cosa, A meno che non si trattasse di amore,
Bisogna proprio essere un soffitto per avere
un'idea tanto assurda, Credo di averti già detto
che i soffitti delle case sono l'occhio multiplo
di Dio, Non me ne ricordo, Se non te l'ho detto
con queste precise parole, te lo dico adesso,
Allora dimmi anche come poteva piacermi una donna
che non conoscevo, che non avevo mai visto, La
domanda è pertinente, senza dubbio, ma solo tu
potrai darle la risposta, E' un'idea che non ha né
capo né coda, Che abbia il capo o abbia la coda è
indifferente, io ti sto parlando di un'altra
parte del corpo, del cuore, quello che voi
affermate sia il motore e la sede degli affetti,
Ti ripeto che non poteva piacermi una donna che
non conosco, che non ho mai visto, se non in
qualche vecchia foto, Potevi volerla vedere,
volerla conoscere, e questo, che tu sia d'accordo
o no, sarebbe già un piacere, Fantasie di
soffitto, Fantasie tue, di uomo, non mie, Sei
presuntuoso, credi di sapere tutto quanto mi
riguarda, Non tutto, ma qualche cosa dovrò pure
averla appresa dopo tanti anni di vita in comune,
scommetto che non avevi mai pensato che tu e io
viviamo insieme, la grande differenza fra noi è
che tu mi presti attenzione solo quando hai
bisogno di consigli e alzi gli occhi quassú,
mentre io passo tutto il tempo a guardarti,
L'occhio di Dio, Prendi le mie metafore sul serio
se vuoi, ma non ripeterle come se fossero tue.
Dopo di ciò il soffitto decise di tacere, aveva
capito che i pensieri del Signor José erano già
rivolti alla visita che avrebbe fatto ai genitori
della donna sconosciuta, l'ultimo passo prima di
sbattere con il naso contro il muro, espressione
altrettanto metaforica che significa, Sei arrivato
alla fine.
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Pagina 252
[ fine libro ]
(...) Il Signor José entrò in Conservatoria,
si avvicinò alla scrivania del capo, aprì il
cassetto dove l'aspettavano la torcia e il filo
d'Arianna. Si legò un capo del filo alla caviglia
e avanzò nell'oscurità.
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