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[ inizio libro ]
L'uomo che è appena entrato nel negozio per noleggiare una videocassetta ha
nella sua carta d'identità un nome tutt'altro che comune, di un sapore classico
che il tempo ha reso stantio, niente di meno che Tertuliano Máximo Afonso. Il
Máximo e l'Afonso, di applicazione piú corrente, riesce ancora ad ammetterli,
a seconda, però, della disposizione di spirito in cui si trovi, ma il Tertuliano
gli pesa come un macigno fin dal primo giorno in cui ha capito che l'infausto
nome si prestava a essere pronunciato con un'ironia che poteva essere offensiva.
È professore di Storia in una scuola media, e la videocassetta gli era stata
suggerita da un collega di lavoro che tuttavia non si era dimenticato di
preavvisare, Non che si tratti di un capolavoro del cinema, ma potrà
intrattenerla per un'ora e mezza. In verità, Tertuliano Máximo Afonso ha un
gran bisogno di stimoli che lo distraggano, vive da solo e si annoia, o, per
dirla con la precisione clinica che l'attualità richiede, si è arreso alla
temporale debolezza d'animo comunemente nota come depressione. Per avere un'idea
chiara del suo caso, basti dire che è stato sposato e non si ricorda di cosa lo
abbia portato al matrimonio, ha divorziato e ora non vuole neanche ricordarsi
dei motivi per cui si è separato. In compenso, da questa mal riuscita unione non
sono nati figli che ora sarebbero li a pretendere gratis il mondo su un vassoio
d'argento, ma la dolce Storia, la seria ed educativa cattedra di Storia al cui
insegnamento lo hanno chiamato e che potrebbe essere il suo cullante rifugio, la
vede ormai da lungo tempo come una fatica senza senso e un inizio senza fine.
Per dei temperamenti nostalgici, generalmente fragili, poco flessibili, vivere
da soli è un castigo durissimo, ma una tale situazione, bisogna riconoscerlo,
ancorché penosa, solo di
tanto in tanto sfocia in un dramma convulso, di quelli che ti fanno accapponare
la pelle e rizzare i capelli. Ciò che per lo piú si vede, al punto di non
suscitare ormai sorpresa, è gente che subisce con pazienza il pignolo scrutinio
della solitudine, come è avvenuto in passato recente a esempi pubblici, benché
non particolarmente notori, e persino, in due casi, dal felice epilogo, quel
pittore di ritratti di cui non siamo mai giunti a conoscere altro che l'iniziale
del nome, quel medico generico che tornò dall'esilio per morire fra le braccia
dell'amata patria, quel revisore di bozze che esautorò una verità per
impiantare al suo posto una menzogna, quell'impiegato subalterno dell'anagrafe
che faceva sparire certificati di morte, e che rientravano tutti, per casualità
o coincidenza, nel sesso maschile, ma nessuno che avesse la sventura di
chiamarsi Tertuliano, e questo avrà certo rappresentato per loro un impagabile
vantaggio per quanto riguarda i rapporti con il prossimo. Il commesso del
negozio, che aveva già preso dallo scaffale la cassetta richiesta, ha inserito
nel registro di uscita il titolo del film e la data in cui ci troviamo, e subito
dopo ha indicato al noleggiante la riga dove firmare. Tracciata dopo un attimo
di esitazione, la firma ha mostrato solo le ultime due parole, Máximo Afonso,
senza il Tertuliano, ma, come chi avesse deciso di chiarire in anticipo un fatto
che sarebbe potuto diventare motivo di controversia, il cliente, nel momento
stesso in cui le scriveva, ha mormorato, Cosí è piú rapido. Non gli è servito a
molto l'aver messo le mani avanti, giacché il commesso, mentre trasferiva in una
scheda i dati della carta d'identità, ha pronunciato a voce alta l'infelice e
vieto nome, per giunta con un tono che persino una creatura innocente avrebbe
riconosciuto come intenzionale. Nessuno, crediamo, per quanto scevra da ostacoli
sia stata la sua vita, si arrischierà a dire che non gli è mai capitata una
vessazione del genere. Benché prima o poi ci si presenti davanti, e si presenta
sempre, uno di quegli spiriti forti a cui le debolezze umane, soprattutto quelle
supremamente delicate, suscitano risate di scherno, la verità è che certi suoni
inarticolati che a volte, senza volerlo, ci escono di bocca non sono altro che
gemiti irreprimibili di
un dolore antico, come una cicatrice che all'improvviso si fosse fatta
risentire. Mentre infila la cassetta nella sua sciupata cartella d'insegnante,
Tertuliano Máximo Afonso, con una briosità degna di nota, si sforza di non
lasciar trasparire il dispiacere causatogli dalla denuncia gratuita del
commesso, ma non ha potuto impedirsi di dire fra sé e sé, sia pur recriminandosi
per la bassa ingiustizia del pensiero, che la colpa era del collega, della mania
che ha certa gente di dare consigli senza che nessuno glieli abbia chiesti. Tale
è il bisogno di scaricare le colpe su qualcosa di distante quando la verità è
che ci è mancato il coraggio di affrontare quel che avevamo davanti. Tertuliano
Máximo Afonso non sa, non immagina, non può indovinare che il commesso si è già
pentito del maleducato sproposito, un altro orecchio, piú fino del suo, capace
di frantumare le sottili gradazioni di voce con cui si era dichiarato sempre a
disposizione in risposta agli alterati saluti di congedo che gli erano stati
rivolti, avrebbe consentito di percepire che si era instaurata li, dietro quel
bancone, una grande volontà di pace. In definitiva, è benevolo principio
mercantile, radicato nell'antichità e comprovato dall'uso dei secoli, che la
ragione ce l'ha sempre il cliente, anche nel caso improbabile, ma possibile, che
si chiami Tertuliano.
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Pagina 22
[...] Tertuliano
Máximo Afonso non è piú abbandonato sul divano come un vestito sgualcito e
senza un corpo dentro, si è appena alzato ben saldo sulle gambe per quanto gli è
possibile dopo una notte che nella sua vita non ha pari quanto a violenza di
emozioni, e, con la sensazione di avere la testa un po' fuori posto, è andato a
scrutare il cielo dai vetri della finestra. La notte era ancora li aggrappata ai
tetti della città, i lampioni della strada erano accesi, ma il primo e
impercettibile acquerello del mattino aveva già cominciato a tingere di
trasparenze l'atmosfera lassú. È cosí che ha avuto la certezza che il mondo
non sarebbe finito oggi, che sarebbe stato uno spreco imperdonabile far sorgere
il sole per niente, solo perché fosse presente al principio del nulla chi al
tutto aveva dato inizio, e dunque, malgrado non fosse affatto chiaro, e tanto
meno evidente, il collegamento che c'era fra una cosa e l'altra, il senso comune
di Tertuliano Máximo Afonso è spuntato infine a dargli il consiglio di cui si
notava sempre piú la mancanza fin dalla comparsa dell'impiegato della reception
nel televisore, e il consiglio è stato il seguente, Se pensi di dover chiedere
una spiegazione al tuo collega, fallo senza indugio, sarà sempre meglio che
starsene li con interrogazioni e dubbi bloccati in gola, ti raccomando in ogni
caso di non aprire troppo la bocca, di controllare le parole, hai fra le mani
una patata bollente, se non ti vuoi bruciare mollala, restituisci oggi stesso la
videocassetta al negozio, metti una pietra sopra all'argomento e piantala con
questo mistero prima che cominci a vomitare cose che preferiresti non sapere, o
vedere, o fare, e inoltre, supponendo che ci sia una persona che è una copia
tua, o tu una copia sua, e a quanto pare c'è davvero,
non sei affatto obbligato ad andarla a cercare, quel tipo esiste e tu non lo
sapevi, non vi siete mai visti, non vi siete mai incrociati per la strada, la
cosa migliore che devi fare è, E se uno di questi giorni lo incontro, se lo
incrocio per la strada, lo ha interrotto Tertuliano Máximo Afonso, Gira la
faccia dall'altro lato, ma chi ti conosce, E se lui mi rivolge la parola, Se
avrà soltanto un briciolo di sensatezza farà lo stesso, Non si può pretendere
che tutti siano sensati, Ecco perché il mondo sta come sta, Non hai risposto
alla mia domanda, [...]
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Pagina 68
[...] Di non tornare a dire che
l'unica decisione seria, Si, Quindi non aprirò piú bocca durante le riunioni,
se uno ritiene di aver qualcosa di importante da comunicare e gli altri non lo
vogliono sentire, è preferibile se ne stia zitto, Personalmente ho sempre
trovato interessante la sua idea, Grazie, signor preside, ma non lo dica a me,
lo dica ai miei colleghi, lo dica soprattutto al ministero, l'idea, peraltro,
non mi appartiene neppure, io non ho inventato niente, gente piú competente di
me l'ha proposta e la sostiene, Senza risultati apprezzabili, Si capisce, signor
preside, parlare del passato è quanto di piú facile vi sia, sta tutto scritto,
basta solo ripetere, spappagallare, controllare sui libri ciò che gli allievi
scrivono negli esercizi o dicono nelle interrogazioni orali, mentre parlare di
un presente che ogni minuto ci scoppia in faccia, parlarne tutti i giorni
dell'anno mentre si risale navigando nel fiume della Storia fino alle origini, o
li nei pressi, sforzarci di comprendere sempre meglio la catena di avvenimenti
che ci ha portato dove stiamo ora, questa è ben altra musica, dà un mucchio di
daffare, richiede costanza nell'applicazione, bisogna mantenere sempre la corda
tesa, senza rotture, Trovo sorprendente quanto ha appena detto, credo che
persino il ministro si farebbe convincere dalla sua eloquenza, Ne dubito, signor
preside, i ministri li mettono li apposta per convincere noi, Ritiro quel che le
ho detto prima, da oggi in poi l'appoggerò senza riserve, Grazie, ma è meglio
non creare illusioni, il sistema deve ben rendere i conti a chi di diritto e
questa è un'aritmetica che a loro non piace, Insisteremo, C'è già chi ha
affermato che tutte le grandi verità sono assolutamente triviali e che dovremo
esprimerle in maniera nuova e, se possibile, paradossale, perché non finiscano
per cadere nell'oblio, Chi lo ha detto, Un tedesco, un certo Schlegel, ma è piú
che sicuro che prima di lui lo abbiano detto anche altri, Fa riflettere, Si, ma,
quanto a me, ciò che soprattutto mi attira è l'affascinante dichiarazione che le
grandi verità non sono altro che trivialità, il resto, l'ipotetica necessità di
un'espressione nuova e paradossale che ne prolunghi l'esistenza e le
concretizzi, già non mi riguarda, io sono soltanto un professore di Storia delle
medie, Dovremmo conversare un po'
di piú , mio caro, Il tempo non basta per tutto, signor preside, e inoltre ci
sono i miei colleghi, che avrebbero certamente cose migliori da dirle, per
esempio, come si risponde con un sorrisetto a parole serie, e poi gli studenti,
non dimentichiamo gli studenti, poverini, che non avendo nessuno con cui parlare
finiranno un giorno per non aver niente da dire, immagini cosa sarebbe la vita
nella scuola se tutti stessero li a conversare, non faremmo nient'altro, e il
lavoro ad aspettare.
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Pagina 101
[...] Che passo farà ora Tertuliano Máximo Afonso, è questa la rovente
questione. Forse lo soddisfa l'avere sgrossato il problema in previsione
dell'ulteriore studio delle condizioni per la definizione di una tattica di
avvicinamento non frontale, di quelle prudenti che procedono a piccoli
avanzamenti e si tengono sempre sul chi vive. A vederlo ora, seduto sulla sedia
su cui ha avuto inizio questa che, a tutti i titoli, è ormai una nuova fase
della sua vita, con il dorso curvo, i gomiti sulle ginocchia e il capo fra le
mani, non s'immagina il duro lavoro che macina dentro quel cervello, soppesando
alternative, valutando opzioni, calcolando varianti, anticipando mosse, come un
maestro di scacchi. È passata già mezz'ora e non si muove. E un'altra mezz'ora
dovrà passare ancora finché all'improvviso lo vedremo alzarsi per andare a
sedersi alla scrivania con l'elenco telefonico aperto alla pagina dell'enigma. È
palese che ha preso una virile decisione, ammiriamo il coraggio di chi in
definitiva si è buttato la prudenza dietro le spalle e ha deciso di attaccare
frontalmente. Compose il numero del primo Santa-Clara e aspettò. Non rispose
nessuno e non c'era segreteria. Compose il secondo e rispose una voce di donna,
Si, Buonasera, signora, chiedo scusa del disturbo, ma vorrei parlare con il
signor Daniel Santa-Clara, ho indicazione che vive in codesta abitazione, È in
errore, quel signore non abita in questa casa, né mai ci ha abitato, Ma il
cognome, Il cognome è una coincidenza, come tante altre, Credevo fosse almeno
della sua famiglia e mi potesse aiutare a trovarlo, Non
lo conosco neppure, Lui, Né lui né lei, signore, Mi perdoni, avrei dovuto dirle
il mio nome, Non lo dica, non m'interessa saperlo, A quanto pare, mi hanno
informato male, Infatti, a quanto pare, Grazie molte per la cortesia, Di nulla,
Buonasera, scusi se l'ho disturbata, Buonasera. Sarebbe naturale, dopo questo
scambio di parole, inspiegabilmente teso, che Tertuliano Máximo Afonso facesse
una pausa per recuperare la serenità e la normalità del polso, ma non è andata
cosí. Ci sono situazioni nella vita in cui ci è indifferente perdere per dieci o
perdere per cento, vogliamo solo conoscere rapidamente il risultato ultimo del
disastro per poi, se possibile, non tornare piú sull'argomento. Il terzo
numero fu dunque composto senza esitazione, una voce d'uomo all'altro capo
domandò, bruscamente, Chi parla. Tertuliano Máximo Afonso si senti come colto in
fallo, balbettò un nome, Che desidera, ribatté la voce, il tono era sempre
brusco, ma, curiosamente, non vi si percepiva alcuna ostilità, certe persone
sono cosí, la voce gli viene fuori in modo tale che sembrano irritate con il
mondo e, in definitiva, quando si va a vedere, hanno un cuore d'oro.
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Pagina 146
[...] Per ragioni di ordine inverso, ossia,
perché richiamerebbero troppo l'attenzione dei curiosi, altrettanto sarà da
escludere qualsiasi tipo di barba lunga, sia pur non appartenendo al tipo
apostolico. Sarà conveniente, pertanto, una barba piena, alquanto folta, che
vada però piu sul lungo che sul corto. Tertuliano Máximo Afonso passerà ore a
fare prove davanti allo specchio del bagno, attaccando e staccando la
sottilissima pellicola su cui sono impiantati i peli, adattandola con precisione
alle basette naturali e al contorno delle mascelle, delle orecchie e delle
labbra, a queste ultime in particolare, perché dovranno muoversi per parlare e
magari, vai a saperlo, anche per baciare. Quando per la prima volta ha guardato
la sua nuova fisionomia ha sentito un fortissimo impatto interiore, quell'intima
e insistente palpitazione nervosa del plesso solare che conosce tanto bene, il
colpo, però, non era dovuto semplicemente al fatto di vedersi distinto da quello
che era prima, ma piuttosto, e questo è molto piu interessante se teniamo conto
della peculiare situazione in cui ha vissuto negli ultimi tempi, a una coscienza
ben distinta da se stesso, come se, finalmente, si fosse appena ritrovato con la
sua vera e autentica identità. Era come se, sembrando diverso, avesse accentuato
se stesso. Talmente intensa è stata l'impressione dello shock, talmente estrema
la sensazione di forza che si è impossessata di lui, talmente esaltata
l'incomprensibile gioia da cui è stato pervaso, che un angoscioso bisogno di
conservare quell'immagine lo ha spinto a uscire da casa, adottando tutte le
cautele per non essere visto, e a dirigersi verso uno studio fotografico lontano
dal quartiere in cui viveva per farsi fare il ritratto. Non voleva assoggettarsi
alla mal studiata illuminazione e ai meccanismi ciechi di una macchinetta
automatica, voleva un ritratto accurato, che gli procurasse piacere guardare e
contemplare, un'immagine di cui potesse dire a se stesso, Questo sono io. Pagò
la sovrattassa per l'urgenza e si sedette ad aspettare. All'impiegato che gli
suggeri di fare un giro, rispose che no, preferiva aspettare lí, e
superfluamente aggiunse, È per un regalo. Di tanto in tanto si portava le mani
alla barba, come se la carezzasse, si accertava al tatto che tutto sembrasse a
posto e si riconcentrava sulle riviste di fotografia in esposizione lí su un
tavolo. Quando usci aveva con sé una mezza
dozzina di ritratti di formato medio, che aveva già deciso di distruggere per
non doversi vedere moltiplicato, e il rispettivo ingrandimento. Entrò un un
centro commerciale vicino, s'infilò in una toilette e lí, al riparo da occhi
indiscreti, si tolse il posticcio. Se qualcuno avrà visto entrare nei gabinetti
un uomo barbuto, difficilmente sarà in grado di giurare che non fosse questo,
col viso rasato, che ne è appena uscito, cinque minuti dopo. In genere, in un
uomo con la barba non si nota cosa si è messo, e quella busta eventualmente
delatrice che all'entrata era in mano, ora è nascosta fra la giacca e la
camicia. Tertuliano Máximo Afonso, fino a questi giorni pacifico professore di
Storia di scuola media, dimostra di essere dotato di sufficiente talento per
l'esercizio di una di queste due attività professionali, o quella di dissimulato
delinquente, o quella del poliziotto che gli sta alle calcagna. Diamo tempo al
tempo e sapremo quale delle due vocazioni prevarrà.
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Pagina 158
[...] Chiunque ci vedesse insieme potrebbe giurare sulla vita che siamo
gemelli,
Gemelli, piú che gemelli, uguali, Uguali, come, Uguali, semplicemente uguali,
Mio caro signore, io non la conosco, né posso essere sicuro che il suo nome sia
davvero questo e che la sua professione sia quella di storico, Non sono uno
storico, sono solo un professore di Storia, quanto al nome non ne ho mai avuto
altri, nell'insegnamento non usiamo pseudonimi, bene o male insegniamo a viso
scoperto, Considerazioni del genere sono fuori luogo, concludiamo qui la nostra
conversazione, ho da fare, Dunque, non mi crede, Non credo alle cose
impossibili, Ha due nei sull'avambraccio destro, uno accanto all'altro, in
senso longitudinale, Infatti, Anch'io, Questo non prova niente, Ha una
cicatrice sotto la rotula sinistra, Si, Anch'io, E come sa tutto questo se non
ci siamo mai incontrati, Per me è stato facile, l'ho vista in una scena su una
spiaggia, ora non ricordo in quale film, era un primo piano, E come faccio a
sapere che ha gli stessi nei che ho io, e la stessa cicatrice, Saperlo dipende
solo da lei, Le impossibilità di una coincidenza sono infinite, Anche le
possibilità, certo, i nei dell'uno e dell'altro potrebbero esserci dalla
nascita o essere comparsi dopo, con il tempo, ma una cicatrice è sempre la
conseguenza di un incidente che ha colpito una parte del corpo, abbiamo avuto
tutti e due quell'incidente, e, con ogni probabilità, nella stessa occasione,
Ammettendo che ci sia questa somiglianza assoluta, badi che lo sto ammettendo
solo per ipotesi, non vedo alcuna ragione per incontrarci, né capisco il perché
mi abbia telefonato, Per curiosità, nient'altro che percuriosità, non è da tutti
i giorni che s'incontrino due persone uguali, Ho vissuto tutta la vita senza
saperlo e non ne ho sentito la mancanza, Ma da ora in poi lo sa, Farò finta di
ignorarlo, Le capiterà la stessa cosa che capita a me, ogni volta che si
guarderà in uno specchio non avrà mai la certezza se ciò che sta vedendo è la
sua immagine virtuale, o la mia immagine reale, Comincio a pensare che sto
parlando con un matto, Si ricordi della cicatrice, se fossi matto, molto
probabilmente lo saremmo entrambi, Chiamerò la polizia, Dubito che questa
faccenda possa interessare alle autorità poliziesche, mi sono limitato a fare
due chiamate telefoniche domandando dell'attore
Daniel Santa-Clara, che non ho né minacciato né insultato, e che neppure ho
danneggiato in alcun modo, mi domando dove sia il mio delitto, Ha disturbato mia
moglie e me, dunque piantiamola, ora riaggancio, È sicuro di non volermi
incontrare, non sente almeno un po' di curiosità, Non sento nessuna curiosità e
non voglio neppure incontrarla, È la sua ultima parola, La prima e l'ultima, In
tal caso, devo chiederle scusa, le mie intenzioni non erano cattive, Mi promette
che non ritelefonerà, Lo prometto, Abbiamo diritto alla nostra tranquillità,
alla privacy del focolare, Infatti, Mi fa piacere che sia d'accordo, In tutto
questo, mi permetta di dirglielo, ho solo un dubbio, Quale, Se, visto che siamo
uguali, moriremo nello stesso istante, Tutti i giorni muoiono nello stesso
istante persone che non sono uguali né abitano nella stessa città, In quei casi
si tratta solo di una coincidenza, di una semplice e banale coincidenza, Questa
conversazione è giunta alla fine, non abbiamo altro da dirci, ora spero che
abbia la decenza di rispettare la parola, Le ho promesso che non avrei piú
ritelefonato a casa sua e lo farò, Benissimo, Le chiedo ancora una volta di
scusarmi, È scusato, Buonasera, Buonasera. È una strana serenità, quella di
Tertuliano Máximo Afonso quando la cosa naturale, logica, umana sarebbe stata,
in quest'ordine di gesti, posare con violenza il ricevitore, sferrare un pugno
sul tavolo per sfogare la giusta irritazione e subito dopo esclamare con
amarezza Tanta fatica per niente. Settimana dopo settimana a delineare
strategie, a elaborare tattiche, a calcolare ogni nuovo passo, a ponderare gli
effetti del precedente, a manovrare le vele per approfittare delle brezze
favorevoli, da qualsiasi lato venissero, e tutto per arrivare alla fine a
chiedere umilmente scusa e a promettere, come un bambino colto in fallo nella
dispensa, che non lo avrebbe fatto piú.
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