Copertina
Autore Robert Schneider
Titolo Maudi che camminava sull'aria
EdizioneEinaudi, Torino, 1998, Supercoralli , pag. 371, dim. 145x222x28 mm , Isbn 978-88-06-14453-1
OriginaleDie Luftgängerin [1998]
TraduttoreSilvia Bortoli
LettoreRenato di Stefano, 1998
Classe narrativa austriaca
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Pagina 3 [ inizio libro ]

Il mio angelo se n'è andato, il mio angelo delle montagne giurassiche. Ed ecco, una grande mano mi passò sul viso e io mi sentii stanco, stanco, cosí profondamente stanco; i pensieri mi si offuscarono, la vita sprofondò nel crepuscolo. La nostalgia divorò i miei giorni.

L'amore gli era venuto meno. Pensai che avrei vinto la gravità anche per lui, ma sprofondammo entrambi e cademmo nella geografia di una notte sconosciuta. Aveva piccole mani sempre fredde, che parlavano con eleganza. Il suo orecchio sinistro sporgeva, privo di cartilagine. Al momento del parto il medico temette che l'angelo potesse soffocare. Nascendo il cordone ombelicale si era avvolto intorno al collo e alla testa. Dev'essersi fatto un improvviso silenzio nella sala parto di Vevey e il viso dell'angelo blu come il pavimento di maiolica.

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Pagina 9

Non riusciva tuttavia a dare un giudizio definitivo sui genitori. Anche nei sogni non riusciva a venirne a capo e si decise dunque ad accettare il fatto che i genitori in realtà sono estranei, incapaci di diventare amici dei propri figli. Dopo il funerale di Hermine non era piú andato a visitare la tomba e quando le chiacchiere di Landquart gli furono diventate indifferenti e dunque svanirono gli scrupoli di coscienza, si recò sempre piú raramente anche da suo padre a San Gallo.

Ma nel profondo del cuore Ambros Bauermeister sapeva che dalla partenza dei suoi genitori oramai era un senza patria. A quel tempo gli altri fratelli vivevano già dispersi per tutta la Svizzera come conti bancari irreperibili. Tuttavia, persino una vita familiare ipocrita e ripulita solo esternamente è sempre ancora in qualche modo una patria. Forse è proprio questa la patria, pensava, e la felicità in realtà è un paese straniero.

Allora cominciò, prima vagamente, poi con estrema attenzione, a cercare un mondo opposto a quello della casa paterna. Un mondo opposto dunque al volto borghese, che manifesta la sua maschera piú repellente proprio quando ride. Poiché ride solo quando prima umilia il burlone, pagandolo.

Quella mattina di novembre in cui era intenzionato a portare il padre a casa, il ventiquattrenne Ambros Bauermeister era già in possesso dei fondamenti di un principio anarchico la cui successiva messa in atto agí sui suoi simili come derisione della loro intera esistenza. Egli si liberò dal giogo al quale i genitori e tutte le persone che aveva fino allora incontrato si erano sottomessi. Dichiarò nulla la funzione del denaro, naturalmente solo per sé. In forma strettamente privata volle portare la decisione a compimento.

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Pagina 15

La vide subito. Al primo momento. Sull'istante. Senza indugio. Immediatamente. D'un tratto. Lei. Nessun pensiero che potesse farsi parola. Nessun'immagine presente alla memoria. Nessun sentimento esplicitato. I suoi occhi si precipitarono su di lei e d'un tratto compresero l'essere umano nel suo intero serafico manifestarsi. Niente di estraneo in lui. Niente di sconosciuto. Sempre stato con lui. Dimorato con lui. Amato lui.

E all'improvviso, Bauermeister non capí come fosse successo, teneva la sua testa tra le mani. Una testa bionda, soffusa della pallida luce rossa del mattino renano. Con un viso esile la cui fronte era resa ancora piú alta dai capelli che scendevano ondulati, aderenti, in una treccia legata sulla nuca. Orecchie delicatamente modellate, un naso tranquillo, una bocca forte, messa in evidenza dal disegno esatto di un rossetto color carminio. E occhi perfetti, scuri come il mare, la cui levigatezza all'improvviso glaciale rifletteva il suo stesso volto. Ciò che accadde poi Ambros riuscí a ricostruirlo solo a posteriori. Captò il profumo di pompelmo di un alito fresco, poiché all'improvviso senti la propria bocca chiudersi sulle labbra pietrificate di lei.

Quando lentamente tornò in sé teneva ancora la testa della ragazza stretta tra le mani. Poi il suo cuore lanciò un grido. Cominciò a battere all'impazzata. Le mani gli divennero fradice. Non riusciva piú a respirare, pensò che sarebbe svenuto, perché capi cosa aveva appena fatto. Si era diretto verso una perfetta sconosciuta, l'aveva toccata e le aveva baciato la bocca come la bacia solo la persona piú intima.

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Pagina 31

E poi, una notte di gennaio del 1970, tiepida come una notte di marzo, si conobbero. Era il momento piú silenzioso della notte, se qualcuno avesse passeggiato lungo i vicoli in leggera pendenza di Jacobsroth avrebbe sentito soltanto il ronzio dei lampioni a gas, il rumore e l'eco dei propri passi. Si fusero l'uno nell'altro come le nuvole del cielo, i loro corpi si annodarono, si separarono con violenza e scomparvero all'orizzonte del piacere.

In quelle notti invernali generarono un figlio l'uno per l'altra, una bambina che piú tardi chiamarono Maudi. Generarono una vita in una costellazione cosi incredibile di emotività e di fervore che in seguito a volte in questa persona il tempo stesso si annullò.

Maudi, il cui unico compito doveva essere quello di tener desta la nostalgia in quelli che incontrava.

Ma in quelle notti, poiché ognuno si osservava riflesso per interi minuti nelle pupille dell'altro, tanto a lungo che gli occhi lacrimavano, Amrei ricordò di nuovo la strana fitta al cuore. E improvvisamente seppe che dipendeva dall'ombra negli occhi di Ambros. Che il suo amore da solo non sarebbe mai bastato a scacciare quell'ombra inquieta e triste.

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Pagina 33

Camminare sulla Marienruh nella tenebrosa notte di San Silvestro, fermarsi e osservare da li l'uomo renano, il modo in cui si congeda dall'anno vecchio, è un'esperienza singolare.

La Marienruh, sul margine orientale della valle del Reno, è una rupe che sale alta, con un altopiano uniforme, oltre il quale i prati magri ruzzolano dolcemente nel retroterra montano. Questo luogo offre una vista diretta su tutta la pianura del Reno. Sul ghiaccio argenteo delle cime di Coira, sulla catena montuosa, dall'altra parte, che la tradizione popolare chiama il Liegende Papst, il Papa Disteso, perché il profilo di punte e creste che ne risulta al mattino sembra effettivamente quello del pontefice addormentato. Una monumentale silhouette che riproduce il cono della tiara a tre diademi, con la fronte patriarcale, il naso chilometrico, la bocca dura, il mento sporgente e le mani intrecciate su un torace piatto che si stende all'infinito. E infine verso il basso, lí dove il Reno sfocia nel lago di Costanza, e oltre il lenzuolo blu scuro del lago, verso le prime colline dell'Allgäu che ingrigiscono all'alba.

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Pagina 41

Ma ragazzi e ragazze veramente cattivi questo paese non ne ha mai generati. Qui nessuno vince la battaglia contro la casa paterna. Scappano tutti da qualche parte e scommettono che non torneranno mai piú in questa ineffabile provincia, è vero, ma al piú tardi dieci anni dopo eccoli lí che restaurano con grande impegno le case e gli appartamenti dei genitori. E quel paio di esploratori delle Indie sono tornati a casa da un pezzo e passano il loro cinquantesimo compleanno nella casa paterna che profuma di muschio e di patchouli.

No, la ribellione va assolutamente in scena altrove. Negli organi interni di questa gente. Quando il muscolo cardiaco non vuole piú battere. Quando il fegato si ispessisce e non è piú possibile arrestare il processo cirrotico. Quando il medico constata metastasi al polmone o all'utero. Quando l'anima è a pezzi, magari durante un viaggio notturno, e d'un tratto le mani lasciano tranquillamente scivolar via lo sterzo e la macchina esce sparata dal tornante.

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Pagina 95

Il sole si muoveva verso nord. Lí dove, secondo un'osservazione millenaria, eclittica ed equatore celeste si intersecano, entrò nel suo primo equinozio. Notte e giorno ebbero la stessa lunghezza.

Primavera.

La nebbia che nidificava da settimane sulla valle del Reno scomparve all'improvviso. Scomparve prodigiosamente, come lo zucchero filato nella bocca stupefatta di un bambino. Il cielo era un fragile vetro turchese su cui gli aeroplani che volavano alto scarabocchiavano scie di condensa. L'aria divenne serica, anche se ovunque un furioso vento di neve si precipitava da Marienruh giú nella valle del Reno. La pianura era ancora gelata e di un marrone autunnale. Gli alberi nudi portavano il lutto. Il verde del lago di Costanza era sbiadito e le sue acque erano grigio ardesia.

Poi la primavera spuntò oltre le montagne svizzere e baciò la valle del Reno per un giorno e una notte. Poiché veramente il verde del tarassaco stillò all'improvviso sui prati feriti, il giallo pasquale penetrò nelle siepi e il blu sommesso dell'erba epatica corse senza sosta lungo il margine dei boschi. Le strade di Jacobsroth la notte non gelarono piú. L'umidità marzolina sull'asfalto e sul selciato scomparve.

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Pagina 148

- L'hai sempre saputo. Come hai potuto tradirmi cosí, mamma? A chi posso ancora credere, adesso?

- Prima che lo sapessi io lo sapevi tu. E da molto tempo.

- Non è vero!

- O si, Amrei. Ti conosco troppo bene. Hai praticamente spinto quest'uomo tra le braccia di un'altra donna. Nel tuo intimo non hai mai avuto fiducia in Ambros. Come io non ho mai avuto fiducia in Dietrich.

- Ma papà non ti ha ingannata cosí volgarmente.

- Non è questo il punto. Quello che importa è se io l'ho amato. Non l'ho amato. Sono come te. Una Latuhr. Ho diffidato cosí a lungo di lui che alla fine ha perduto la fiducia in se stesso. Alla fine persino la fiducia nella sua stessa capacità di amare. E' stato questo che lo ha rovinato. E' diventato instabile, sí, tutto l'uomo ha cominciato a vacillare... Non ho una grande opinione della logica freudiana, perché ogni spiegazione è una giustificazione. Questa vita imperscrutabile non va giustificata. Ma i disturbi dell'equilibrio di Dietrich erano l'espressione di un'anima che ha perduto la sua armonia. E questa terribile diffidenza in noi contro la quale non possiamo nulla, ha spezzato anche Ambros. I nostri uomini erano ingenui, leggeri, e vivevano senza farsi domande. Vivevano quello che i Latuhr non hanno mai potuto vivere: se stessi.

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Pagina 150

- L'ho rinfacciato anche a papà. Si è infuriato. Sai cos'ha risposto? Piccola canaglia! Vuoi che ti tolga la libertà per essere poi maledetto? Per molto tempo non ho capito. Ho capito lentamente papà quando Dietrich ha cominciato a mandare in rovina la nostra azienda, l'unica ribellione possibile contro di me. E so che adesso sarebbe fiero di me. Perché l'ho lasciato. Si è veramente a questo mondo soltanto per essere infelici?

- Sí.

- Lo dici con tanta semplicità?

- Esiste soltanto il momento. L'attimo è la forma plu alta di eternità. Passato e presente sono giri viziosi. Ti portano lontano da te stessa.

- Mamma, ha ancora un significato la mia vita?

- Nessuno.

- ...

- E questa la cosa insopportabile. Il non poter scoprire nessun senso nella nostra vita. Ma contemporaneamente è la cosa piú meravigliosa, la piú preziosa e la piú grande che abbiamo. La mancanza di significato è la piú alta espressione di libertà. Adesso sei sola. Non dovrai render conto a nessuno. A nessun Dio e a nessun uomo. Ma con te stessa, con te stessa dovrai confrontarti.

- ...

- ... Questa libertà, piccola canaglia, neppure io la toglierò a te.

- ...

- Piccola, prenderemo freddo.

- Dopo molti anni mi hai di nuovo chiamata Annamaria.

- L'ho fatto?

- Mamma. E adesso cosa succederà?

- Cosa succederà?... dovrai restare sola. Amiamo un'unica volta. E quando siamo a quel punto, è troppo presto o troppo tardi. Tutto il resto è compromesso... Non ti consolerò. Non ti toglierò il dolore. Sono qui.

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Pagina 227

I loro pensieri! Mio Dio, come pensano le donne! Apologiste della contraddizione. Esse stesse l'estremo paradosso e tuttavia piú convincente di ogni virile logica dal fiato corto. (In tutti quegli anni passati a spostare i detriti luttuosi della sua miniera, era diventato, come si può vedere, un filosofo). Cosa accade nelle loro anime? Che dall'oggi al domani decidono di smettere o di incominciare ad amare? Se una persona ama, ama per sempre. Se non ama, non ama mai. O tutto era assolutamente diverso? Nella terra oscura?

A prescindere dai numerosi fallimenti nella terra oscura e dalle marce forzate interrotte per lo sfinimento, un vero viaggio, che lo portasse fuori da Jacobsroth, lo fece. Andò in bicicletta in direzione di Firenze.

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Pagina 251

Chi era Maudi Latuhr? Questa ragazza snella dai capelli ricci, non alta di statura, con la bocca larga, il naso un po' schiacciato e occhi cosí perfettamente maturi. Non dotata di eccessiva bellezza come ad esempio la sorellastra, quell'Esther di poche settimane piú vecchia. A quale vita si preparava questo essere umano? Cercava il fallimento, come supponeva Leo? Cosa accadeva in questa persona? In questo paradosso di euforico attaccamento ed estrema riservatezza? Chi era questa donna che da un punto di vista medico non era affatto una donna? Che per struttura cromosomica era un uomo, fenomenologicamente una donna perfettamente formata, tuttavia senza il ciclo femminile e incapace di generare. Un uomo in una donna.

E infine: chi aveva anche soltanto il minimo interesse a questa persona inerme, socialmente del tutto irrilevante? Perché qualcuno la seguiva da anni con incredibile caparbietà. Si teneva sempre nelle sue vicinanze. E attentava alla sua vita, era evidente. Ma perché? Volerla eliminare dopo tre anni, nell'ipotesi che la notte del delitto avesse riconosciuto il suo assassino, aveva poco senso. Il caso era considerato irrisolto. Ad acta. Non interessava piú nessuno. Neppure Konstantin S. Izjumov della «Tat» che nei primi mesi si era preso scrupolosamente a cuore la faccenda, la cui ambizione era di smascherare la dappocaggine della polizia giudiziaria nella sua veste di giornalista, facendo luce lui stesso sul delitto. No, il colpevole poteva crogiolarsi nella sicurezza. Forse alla fine anche grazie all'ostinato silenzio della stessa Maudi Latuhr. Perché probabilmente lei lo conosceva, tanto per seguire il convincimento di Margot.

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Pagina 337

Sirio compare nella costellazione del Cane Maggiore nel cielo mattutino e la sua luce prorompe all'improvviso nel crepuscolo grigioverde. Niente rugiada ormai da giorni, i campi marroni e arsi, i canali sono deserti di pietra e il Reno, il giovanotto che attraversa ancora il paese con le spalle dritte, è una lunga pozza marcia. L'alta pressione rimarrà invariata, dicono le previsioni per i prossimi cinque giorni. Non si prevede nessun abbassamento della temperatura. Solo la sera c'è sempre la speranza che un temporale lontano, i cui lampi di calore di un rosso terreo si possono osservare dal versante di St. Jacob, possa finalmente scaricarsi anche qui sopra Jacobsroth. Le notti restano afose e l'acqua diventa scarsa, come già una volta, nell'estate del secolo, nel 1978. L'aria è secca e respirare è difficile.

Amrei si gira e si rigira nella stanza che è stata di Margot. Sono passati ormai nove anni, pensa. Dalla sua morte soffre di un'insonnia cronica. O è soltanto l'età che avanza? La paura che alla fine si potrebbe entrare nella morte dormendo? Gira il copriletto per sentire il lato piú fresco. Poi si alza e va in bagno, fa una doccia fredda, torna a letto, legge la biografia di Simone de Beauvoir e ammira quella donna. Amrei mette via il libro prende il telecomando, passa da un'opinione all'altra, poi l'immagine precipita di nuovo in un piccolo punto bianco che vede tremolare ancora per qualche istante.

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Pagina 363

Passeggiare sulla Marienruh nella notte delle massime congetture, fermarsi e osservare da lí l'uomo della valle del Reno, il modo in cui congeda l'anno, il secolo, il millennio, è un'esperienza singolare.

Il cielo canta, le stelle vogliono di nuovo essere ascoltate, offerte in dono, e Alcor, seduttore nel firmamento invernale, porta pensieri d'amore. Nell'argento incanutito i prati magri ricoperti di neve fluttuano scivolando nell'entroterra montano. Il bosco vi stende sopra ombre gigantesche.

Ma la valle del Reno giace muta, mentre oltre il confine il Liegende Papst scintilla, giallo come criolite, rosso come ossalato di stronzio e verde come nitrato di bario. Nella regione dove la natura continua a sognare disperatamente gli uomini, con primavere dai colori di rara potenza luminosa, con inverni pensati per le mani dei bambini, regna il silenzio.

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Pagina 369 [ fine libro ]

Esther se ne stava lí con le narici dilatate. Ed Engelbert la fissava. L'aveva vista prima che lei lo vedesse. Al primo momento. Sull'istante. Senza indugio. Immediatamente. D'un tratto. Lei. I suoi occhi si erano precipitati su di lei e d'un tratto avevano compreso l'essere umano nel suo intero serafico manifestarsi. Niente di estraneo in lui. Niente di sconosciuto. Sempre stato con lui. Dimorato con lui. Amato lui.

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