|
|
| << | < | > | >> |IndicePrologo 11 Ringraziamenti 17 |
| << | < | > | >> |Pagina 11Quella che segue è la cronaca di una scoperta che ha rivoluzionato la biologia e la geologia: il ritrovamento di una serie fossile ricca, antica e finora sconosciuta, che fa affondare le radici della vita nel più remoto passato geologico. Finalmente, dopo un secolo di ricerche infruttuose, il primo 85 per cento di storia della vita sulla Terra è stato svelato, modificando radicalmente le nostre conoscenze su come opera l'evoluzione. | << | < | > | >> |Pagina 21Prima di questa rivelazione: 1) nessuno aveva previsto che i primordi della vita affondassero in tempi così remoti; 2) nessuno aveva ipotizzato che gli unici abitanti della Terra, per tutti i primi quattro quinti della sua esistenza, siano state forme di vita di dimensioni microscopiche; 3) nessuno aveva immaginato che il mondo attuale (la fauna e la flora a noi note, dove c'è chi respira e chi produce ossigeno, chi mangia e chi viene mangiato) non fosse altro che una versione ingrandita di un serraglio microbico vecchio miliardi di anni; 4) nessuno aveva subodorato che nel corso del tempo geologico l'evoluzione stessa si fosse evoluta, e che le regole della lotta darwiniana per l'esistenza avessero subìto cambiamenti radicali durante il progredire della storia della vita. Sono tutte acquisizioni nuove, risultato degli ultimi trent'anni di ricerca. Le radici di tali scoperte affondano però in domande sollevate per la prima volta molti anni fa. Anzi, l'enigma della mancanza di una serie fossile iniziale, quel buco nella storia della vita che secondo alcuni sembrava minare i fondamenti stessi della teoria di Darwin, era già stato ampiamente individuato alla metà dell'Ottocento. Il tentativo di riempirlo ha avuto una storia tormentata di false partenze ed errori imbarazzanti. Ma per meglio apprezzare questa saga dobbiamo prima conoscere la natura del tempo geologico e lo sviluppo storico della scala temporale in geologia. | << | < | > | >> |Pagina 101Gli articoli del 1965 su Gunflint e su Bitter Springs diedero il via a un nuovo corso, dimostrando per la prima volta le possibilità di successo di una strategia di ricerca mirata sulle peculiarità della rassegna fossile precambriana. I quattro punti chiave della strategia erano: 1) cercare fossili microscopici in 2) selci nere, 3) a grana fine e 4) associate a strutture di tipo Cryptozoon. Ogni punto era fondamentale.1. Oggi sappiamo che gli animali e le piante pluricelullari del Fanerozoico sono comparsi soltanto poco prima dell'inizio del Cambriano. Salvo che negli strati immediatamente subcambriani, la caccia a fossili macroscopici in depositi precambriani era destinata a fallire in partenza! 2. Il colore nero della selce è di solito un buon indicatore del suo contenuto in carbonio organico sotto forma di carbone. Al pari dei depositi carboniferi, che sono ricchissimi di fossili, le selci ricche di microfossili pietrificati a pareti organiche sono normalmente color nero antracite. 3. La dimensione fine dei granuli di quarzo che compongono la selce fornisce un ulteriore indizio della potenziale presenza di fossili. Selci sottoposte a calore e pressione intensi, tipici di un episodio orogenetico, sono composte di granuli grossi, che conferiscono loro un aspetto zuccherino, mentre le selci sfuggite ai processi che distruggono i fossili sono fatte di granuli minuscoli e hanno una lucentezza cerosa simile a vetro. 4. Oggi sappiamo che le strutture di tipo Cryptozoon (stromatoliti) sono state prodotte da comunità microbiche ecologicamente localizzate di organismi microscopici che vivevano insieme, strato su strato. Se in una serie rocciosa si trovano tali strutture stratificate a forma di cavolo, soprattutto se composte di selci nere a grana fine, probabilmente conterranno resti fossilizzati dei microrganismi che le hanno costruite. | << | < | > | >> |Pagina 139L'origine biologica di presunti fossili archeani può essere accettata se sono 1) composti di materiale organico carbonioso; 2) a struttura cellulare sufficientemente complessa da escludere una possibile origine abiotica; 3) rappresentati da numerosi esemplari (se un fossile ha potuto conservarsi, dovrebbero averlo fatto anche altri). Inoltre, al pari di fossili più recenti e di microbi viventi, devono 4) appartenere a una popolazione di specie un tempo esistite; 5) occupare un ambiente vivibile; 6) crescere e riprodursi mediante i processi biologici di divisione cellulare; 7), se fotosintetici, mostrare l'impronta della fotosintesi negli isotopi del carbonio.| << | < | > | >> |Pagina 1409. Che tipo di organismi sono e perché sono importanti?Tutti i fossili di Apex sono resti di microbi cellulari filamentosi noti come procarioti, un tipo di microrganismi evolutosi precocemente nel quale il materiale ereditario (DNA) è un semplice filamento situato all'interno della cellula, e non contenuto in un nucleo cellulare come nelle forme di vita più progredite (eucarioti). Fra i procarioti, i fossili di Apex rientrano tutti nel dominio dei Batteri (comprendenti, oltre a tipi batterici più primitivi, i cianobatteri) e non in quello degli Archei, l'altra divisione dei procarioti (un ramo dell'albero della vita descritto recentemente e comprendente microbi che spesso vivono in condizioni estreme di temperatura e acidità). | << | < | > | >> |Pagina 142Se tale parentela è corretta, la presenza di cianobatteri in questa comunità antica quasi 3,5 miliardi di anni testimonia che all'inizio l'evoluzione è arrivata in fretta molto lontano. Tutti i cianobatteri sono in grado di svolgere il tipo di fotosintesi che rilascia ossigeno e, come gli animali e le piante superiori, possono inalare ossigeno (mediante il processo noto come respirazione aerobica). Fotosintesi e respirazione aerobica sono, però, entrambi processi vitali progrediti, evolutisi da altri più primitivi nei quali l'ossigeno non svolgeva alcun ruolo. Se in tempi così remoti esistevano cianobatteri, dovevano essere già presenti anche i processi evolutisi in precedenza; dovevano aver già fatto parte del mondo vivente sia organismi fotosintetici che non rilasciano ossigeno (fotosintetizzatori batterici) oltre a quelli che lo rilasciano (cianobatteri), sia microbi capaci di vivere in assenza di ossigeno (anaerobi) oltre a quelli che respirano (aerobi). Sono proprio questi i processi che alimentano l'attuale mondo vivente. Se tra i fossili di Apex troviamo anche i cianobatteri, ne dobbiamo necessariamente concludere che i fondamenti dell'ecosistema mondiale si erano già affermati in queste primissime fasi della storia della Terra.| << | < | > | >> |Pagina 145Anche se la ricerca delle più antiche testimonianze della vita ha compiuto soltanto i primi passi, pochi ed esitanti, il cammino è incoraggiante, spronato dallo sviluppo di cinque regole per distinguere i fatti autentici da quelli fasulli: 1) la fonte della roccia fossilifera deve essere accertata al di là di ogni dubbio, di norma tramite replica del campionamento, e 2) l'antichità della roccia dev'essere ben documentata, possibilmente mediante datazione con zirconi U-Pb ad alta risoluzione. Lo studio delle sezioni sottili deve dimostrare che gli oggetti a forma di fossile 3) fanno parte della roccia e non sono contaminanti, e 4) sono rimasti inclusi al momento della formazione della roccia stessa; infine, 5) deve essere dimostrato, in modo inconfutabile, che gli oggetti hanno origine biologica e non sono minerali o altri pseudofossili «con faccia da fossile». I più antichi reperti che rispondono a questi requisiti sono undici tipi di microbi filamentosi a struttura cellulare rimasti pietrificati nella selce di Apex, antica 3,465 miliardi di anni, nell'estremità nordoccidentale dell'Australia. La scoperta necessita di ulteriori studi, ma appare chiaro fin d'ora che si tratta comunque di procarioti appartenenti al dominio dei Batteri. Il dato più notevole è che tra essi vi sono dei cianobatteri produttori di ossigeno e aerobi, organismi non solo estremamente antichi, ma anche sorprendentemente evoluti, i quali suggeriscono che l'evoluzione, nella sua primissima fase, sia stata molto più rapida e imponente di quanto mai ci saremmo aspettati. | << | < | > | >> |Pagina 152Confrontando le sequenze delle basi azotate degli rRNA nei membri attuali dei principali gruppi di viventi si ottiene una chiara indicazione di quanto strette o lontane siano le parentele fra gli organismi che ne fanno parte. L'albero risultante (basato su un tipo di rRNA detto «16S»), costruito in modo tale che la lunghezza di ciascun ramo corrisponda al numero di cambiamenti nella sequenza delle basi intervenuti da quando i due rami si sono divaricati dal vicino più prossimo, dimostra fondamentalmente quattro cose:1. Piante e animali, sebbene siano le forme di vita più conosciute, sono semplicemente due dei venti e più rami evolutivi principali. 2. L'albero della vita è fatto in grandissima parte di organismi microscopici; dei più di venti rami, soltanto tre (vegetali, funghi e animali) contengono forme abbastanza grandi da poter essere viste a occhio nudo, e ciascuno contiene anche forme visibili solo al microscopio. 3. Ogni organismo attuale appartiene all'uno o all'altro di tre gruppi (formalmente noti come domìni): 1) Eucarya, gli eucarioti (dotati di cellule nelle quali i cromosomi sono contenuti, come in un sacchetto, all'interno di un nucleo); 2) Archaea, gli archei (microbi privi di nucleo comprendenti i soli organismi produttori di metano e molti «estremofili», che prosperano in condizioni di acidità o temperatura estreme); e 3) Bacteria (il dominio che comprende i cianobatteri produttori di ossigeno e tutti i vari tipi di batteri). 4. Gli eucarioti sono più strettamente imparentati con gli archei che con i batteri, e l'ultimo antenato comune di tutte le forme attuali - la radice dell'albero della vita - si situa fra gli Archaea e i Bacteria. Lo schema di ramificazione dell'albero filogenetico concorda abbastanza bene con le tracce fossili conosciute: prima i Bacteria e Archaea, e molto più tardi gli Eucarya. Ma gli alberi costruiti sugli rRNA non possono mostrare il preciso momento in cui sono spuntati i vari rami. | << | < | > | >> |Pagina 154I sistemi viventi sono meno complicati di quanto si pensi. Sono tutti fatti di un numero sorprendentemente ridotto di ingredienti chimici. Voi, io e tutto il resto del mondo vivente, anche un cesto di lattuga, siamo fatti soprattutto di acqua. Questa composizione acquosa è l'eredità di un passato lontano. Poiché la vita ebbe origine in ambiente acquatico, la sua chimica si svolge quasi tutta nell'acqua, il mezzo liquido che costituisce la linfa, il citosol, delle cellule viventi. La vita è fatta essenzialmente di quattro elementi chimici: carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto, CHON, talvolta accompagnati da zolfo (S) e fosforo (P). I primi quattro elementi della vita formano più del 99,9 per cento di tutti i sistemi viventi. Perché proprio CHON? Perché non il titanio, l'oro, il cripto, il tulio o qualche altra miscela strana? La risposta è semplice: la vita è fatta di CHON perché questi elementi sono abbondanti, quattro dei cinque più frequenti in tutto l'universo (il quinto, l'elio, non conta perché è inerte, non reattivo; un gas importante per gli aerostati, ma un elemento incapace di combinarsi con altri per formare composti chimici stabili). Quando la vita ebbe inizio, c'era in giro una gran quantità di CHON. Inoltre, questi elementi sono tutti capaci di combinarsi fra loro per formare piccole molecole stabili quali il metano (CH4), l'anidride carbonica (CO2) e l'ammoniaca (NH3), composti solubili in acqua (H2O, altra molecola binaria di elementi fondamentali) e che pertanto possono svolgere un ruolo attivo nel funzionamento della vita. Dai protisti alle petunie, dai microbi all'uomo, i sistemi viventi sono magnificamente diversificati, ma a livello chimico sono praticamente identici, un'uniformità che dimostra la comune origine di tutti i viventi. Tutta la vita è fatta di CHON (SP) e comprende le stesse tre dozzine di molecole contenenti CHON (SP) - i mattoni biologici fondamentali. Queste piccole molecole, quali gli amminoacidi, gli zuccheri, nonché le purine e le pirimidine del DNA e dell'RNA, sono monomeri; ciascuna di esse si lega con le sue simili a formare pochi tipi di polimeri (macromolecole quali le proteine e gli acidi nucleici) essenziali per la vita. L'uniformità riguarda anche il metabolismo, dal momento che l'energia per alimentare la vita si produce soltanto in pochi modi, più o meno simili, strettamente collegati. Queste caratteristiche universali dimostrano che non solo i milioni di specie attuali, ma gli organismi di tutte le epoche e dell'intero pianeta affondano le loro radici in una singola linea cellulare primordiale. | << | < | > | >> |Pagina 205Le specie di organismi viventi conosciute sono circa due milioni (quelle non ancora scoperte sono probabilmente da tre a cinque volte tanto). E tutte, per rimanere in vita, hanno bisogno soltanto di due cose: CHON ed energia. Riproduzione ed evoluzione sono comprese nella confezione. Gli organismi non possono evolvere senza riprodursi, ma la riproduzione richiede CHON per lo sviluppo della discendenza, oltre che energia.Per far fronte a questi bisogni sono stati inventati due soli modi: l' autotrofia, strategia adottata dai vegetali, e l' eterotrofia, adottata dagli animali. Gli organismi autotrofi soddisfano il bisogno di CHON assumendo sostanze nutrienti semplici (normalmente anidride carbonica, acqua, nitrati e fosfati) e trasformandole nelle sostanze necessarie al proprio sostentamento. Alcuni (detti chemioautotrofi) si procurano l'energia necessaria per la produzione di nutrienti da reazioni chimiche non attivate dalla luce, ma per lo più sono fotosintetici (il che li rende fotoautotrofi), come le piante e i microrganismi di tipo vegetale, che crescono utilizzando l'energia solare per costruire piccole molecole organiche quali il glucosio. In entrambi i tipi di autotrofi, parte dell'energia raccolta viene immagazzinata nei legami chimici che uniscono gli atomi di C, H, O e N, e in un secondo momento può essere liberata e utilizzata dall'organismo. Gli autotrofi non dipendono da altri organismi per lo sviluppo e la nutrizione; assumono CHON e sintetizzano composti organici che poi demoliscono per produrre l'energia necessaria al mantenimento della vita. Gli animali e gli organismi affini (protozoi, funghi e gran parte dei microbi non fotosintetici) adottano l'altra strategia: sono eterotrofi, si nutrono di altri. Gli eterotrofi si procurano CHON dal cibo che mangiano e l'energia dai legami che tengono insieme gli atomi delle sostanze che lo compongono. Come Oparin intuì decenni fa, il metabolismo degli animali è più semplice di quello delle piante. Gli eterotrofi utilizzano cibo già pronto e non devono fare altro che demolirlo, mentre le piante e gli altri autotrofi devono prima prepararselo. | << | < | > | >> |Pagina 254I fossili, i minerali e le indicazioni fornite dagli isotopi testimoniano concordemente dell'enorme antichità della vita. Appena un miliardo di anni dopo la formazione del pianeta, la sua superficie pullulava di un microscopico serraglio di consumatori e consumati, eterotrofi e autotrofi, sia fotoautotrofi sia chemioautotrofi, produttori e consumatori di ossigeno, microbi capaci di prosperare nella completa assenza di ossigeno e altri che vomitavano fuori acido solfidrico e metano. Come già intravisto da Darwin più di un secolo fa, la sola prova diretta della lunga storia della vita è scritta nelle rocce della Terra. Tale documento, letto alla luce congiunta dello studio dei fossili, della geologia e della geochimica degli isotopi - insomma di quella nuova scienza che è la paleobiologia precambriana - rivela che l'evoluzione della vita fu sorprendentemente rapida e ampia fin dall'inizio. | << | < | > | >> |Pagina 292Nel 1944 Simpson pubblicò Tempo and Mode in Evolution, un volumetto ricco d'idee nuove, in cui spiegava la storia elementare della vita che tutti ben conosciamo, dalle alghe alle piante con fiori e dalle trilobiti agli esseri umani: il mondo fanerozoico degli organismi pluricellulari a riproduzione sessuata che prosperano perché i loro organi specializzati (fiori, foglie, denti, arti) sono precisamente adattati al luogo in cui vivono. Simpson vedeva in questo tipo di specializzazione la chiave del successo evolutivo, ma ne conosceva anche il rovescio, e cioè che una specie legata a un determinato habitat può venire spazzata via quando le condizioni ambientali cambiano. Specializzazione ed estinzione sono le due facce di una stessa medaglia, perciò la storia del Fanerozoico è costellata di estinzioni, perlopiù locali e che colpiscono solo poche specie, ma talvolta anche globali e devastanti. Simpson codificò quella che è conosciuta come «evoluzione standard», ove le regole del gioco sono quelle, ben note, della speciazione, della specializzazione e dell' estinzione. Era ben lontano dal sospettare che la precedente evoluzione della vita si sarebbe rivelata così radicalmente diversa. Al posto degli animali e delle piante del Fanerozoico, a popolare la scena del Precambriano c'erano serragli metabolici di archei e batteri asessuati. Molti di questi microbi, anziché evolvere al ritmo normale di un organismo di grandi dimensioni, sono rimasti immutati per tempi incredibilmente lunghi. Anziché essere specializzati per la vita in un particolare habitat, i membri del ceppo antico più riuscito, i cianobatteri, sono dei generalisti che prosperano in una gamma impressionante di ambienti. Invece di seguire le regole di Simpson, la vita precambriana scelse la strategia della speciazione, del generalismo e della sopravvivenza sul lunghissimo periodo. Il Fanerozoico, epoca di specializzazione e di estinzione, differisce nettamente dal Precambriano, epoca di generalismo e di sopravvivenza. Si cominciò ad averne sentore alla fine degli anni Sessanta, ma ci sono voluti trent'anni per raccogliere una massa sufficiente di prove. I dati più significativi provengono da studi sui cianobatteri precambriani, sovrani assoluti del mondo primordiale. Benché la nostra conoscenza dei fossili precambriani sia tutt'altro che completa, siamo in grado di dimostrare quanto asserito, perché la mancanza di evoluzione (o «stasi evolutiva») necessita di molte meno prove del cambiamento evolutivo. | << | < | > | >> |Pagina 324Gli organismi, grandi o piccoli, viventi o fossili, presentano due sole varianti: 1) i procarioti, microbi privi di nucleo appartenenti al dominio dei Batteri o a quello degli Archei, unica forma di vita sulla Terra per la maggior parte della storia del pianeta; e 2) gli eucarioti, contrassegnati da cellule come le nostre, con cromosomi racchiusi in un nucleo sacciforme. Gli eucarioti hanno esordito come cellule piccole e isolate, forse due miliardi di anni fa, e solo molto più tardi si sono evoluti negli organismi pluricellulari a noi ben noti. Sebbene i tipi più antichi non ci assomiglino per nulla, è un dato di fatto che l'architettura delle nostre cellule, il loro modo di crescere e moltiplicarsi, perfino le radici della sessualità umana, hanno avuto inizio con loro. I minuscoli, antichi eucarioti unicellulari ci sono molto più vicini di quanto si pensi.Perché gli eucarioti sono un gruppo di così grande successo? Una prima parte della risposta si può trovare nella conformazione delle loro cellule, i robusti compartimenti che racchiudono vari tipi di piccoli corpi circondati da membrana, detti organuli, ciascuno dei quali ricopre un proprio ruolo specifico nel processo della vita. Le cellule vegetali ne contengono la serie completa: un nucleo che ospita i cromosomi contenenti il DNA; i ribosomi, dove l'informazione immagazzinata nel DNA è utilizzata per la sintesi delle proteine e di altri composti chimici; i cloroplasti, dove viene catturata la luce solare e, tramite fotosintesi, si produce il nutrimento della cellula; e i mitocondri, dove la respirazione aerobica demolisce il cibo liberando energia. Salvo i ribosomi, i procarioti non possiedono nessuno di tali organuli. Questi sono invece sempre presenti negli eucarioti, con due sole eccezioni: 1) i cloroplasti sono assenti nei non fotosintetizzatori, quali i protozoi, i funghi e gli animali; e 2) i mitocondri mancano nei due rami più bassi degli eucarioti, i Diplomonadini (come la Giardia, un agente patogeno abbastanza frequente nell'uomo) e i Microsporidi - rami interamente rappresentati da parassiti. L'assenza di cloroplasti o di mitocondri nei due gruppi chiaramente più primitivi fa ritenere che i primi eucarioti unicellulari non fossero né fotosintetizzatori, né aerobi. La presenza di un nucleo contenente i cromosomi è il carattere distintivo degli eucarioti, nonché l'origine del nome stesso (dal greco eu, che significa vero, e karyon, usato in biologia per indicare il nucleo; le cellule degli eucarioti sono quindi «veramente nucleate», mentre quelle dei procarioti, dal greco pro, prima, e karyon, risalgono a «prima del nucleo»). Negli eucarioti solo una parte del DNA, quella contenuta in segmenti detti «esoni», codifica l'informazione che presiede alla sintesi di enzimi e di altre sostanze. Sotto quest'aspetto sono diversi dai procarioti, nei quali tutto il DNA contiene di norma istruzioni per fare composti chimici. Poiché i nuclei degli eucarioti ospitano molto più DNA delle cellule dei procarioti, gli eucarioti hanno immagazzinata molta più informazione genetica. Questo aiuta a spiegare perché sono più complessi, dal momento che il grado di complessità di un individuo dipende in parte da quanto DNA codificante possiedono le sue cellule. | << | < | > | >> |Pagina 357Con certezza si può affermare che gli organismi di Ediacara sono 1) metazoi primordiali, i più antichi che si conoscano; 2) a corpo molle e privi di parti rigide mineralizzate (salvo forse un animale vermiforme, denominato Spriggina, il cui capo è ricoperto da un carapace); 3) accompagnati, nelle testimonianze fossili, da tracce - solchi, piste, gallerie attestanti l'avvento di animali mobili e che trasformano rifiuti; e 4) antenati diretti, o un ramo collaterale evolutivamente precedente, della fauna dotata di guscio che segna l'inizio del Fanerozoico.
Qualsiasi vita conducessero gli animali di Ediacara, non avrebbero
mai potuto evolversi se prima di loro non ci fosse stata una serie pressoché
infinita di minuscoli microrganismi che hanno inventato, volta per volta, la
fotosintesi ossigenica, la respirazione con consumo di ossigeno, la cellula
eucariotica con tutti i suoi organuli, la donazione per mitosi, la meiosi e la
riproduzione sessuata. L'evoluziòne costruisce apponendo un mattone dopo
l'altro. Noi, al pari di tutti gli altri animali, siamo un prodotto di questo
processo.
|