Copertina
Autore Joseph A. Schumpeter
Titolo Storia dell'analisi economica
SottotitoloII. Dal 1790 al 1870
EdizioneBollati Boringhieri, Torino, 2003 [1959], Gli Archi , pag. 460, cop.fle., dim. 145x220x24 mm , Isbn 978-88-339-0537-2
OriginaleHistory of Economic Analysis
EdizioneOxford University Press, New York, 1954
TraduttorePaolo Sylos-Labini, Luigi Occhionero
LettoreCorrado Leonardo, 2004
Classe economia , scienze sociali , storia della scienza
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Indice


INDICE DEL VOLUME 2
PARTE TERZA. DAL 1790 AL 1870 1. Introduzione e piano, 463 1. Contenuto, 463 2. Paraphernalia, 465 3. Piano della parte, 468 4. Riguardo al sistema marxista, 469 2. I precedenti sociali e politici, 480 1. Lo sviluppo economico, 484 2. Il libero scambio e le relazioni internazionali, 485 3. La politica interna e la Sozialpolitik, 488 4. La finanza gladstoniana, 492 5. L'oro, 495 3. La scena intellettuale, 498 1. Lo Zeitgeist del periodo e la sua filosofia, 498 (a) L'utilitarismo. (b) La filosofia tedesca. (c) Il positivismo comtiano. 2. Il romanticismo e la storiografia, 511 (a) Il romanticismo. (b) La storiografia. 3. Sociologia e scienza politica: l'ambientalismo, 522 (a) La sociologia giusnaturalistica dello stato e della politica. (b) La sociologia storicistica dello stato e della politica. (c) L'ambientalismo. 4. L'evoluzionismo, 531 (a) L'evoluzionismo dei filosofi. (b) L'evoluzionismo marxista. (e) L'evoluzionismo degli storici. (d) L'evoluzionismo intellettualistico di Condorcet e Comte. (e) L'evoluzionismo darwiniano. 5. La psicologia e la logica, 544 (a) La psicologia associazionista ed evoluzionistica. (b) Logica, epistemologia e campi affini. (c) La Logica, di J. S. Mill. 6. Il socialismo premarxista, 552 (a) Il socialismo associazionistico. (b) L'anarchismo. (c) Il socialismo sansimoniano. 4. Rassegna delle truppe, 564 l. Gli uomini che precorsero i tempi, 564 2. I ricardiani, 571 3. Malthus, Senior e alcuni tra quelli confusi nel gruppo, 58, (a) Malthus. (b) L'arcivesco Whately e il professor Senior. (c) Alcuni tra quelli confusi nel gruppo. 4. La Francia, 596 5. La Germania, 607 6. L'Italia, 617 7. Gli Stati Uniti, 622 8. Il lavoro empirico, 628 (a) La History of Prices di Tooke. (b) La raccolta e interpretazione dei materiali statistici. (c) Lo sviluppo dei metodi statistici. 5. Economica generale: uno spaccato, 638 1. J. S. Mill e i suoi Principles. Fawcett e Cairnes, 638 2. Il campo d'indagine e il metodo: quello che gli economisti pensavano di stare facendo, 646 (a) Le definizioni della scienza. (b) La metodologia. (c) La scienza e l'arte. 3. Quello che i lettori di Mill hanno effettivamente avuto, 655 4. La struttura istituzionale del processo economico, 659 (a) Le istituzioni della società capitalistica. (b) Lo stato nell'economica "classica". (c) La nazione e le classi. 5. Lo schema "classico" del processo economico, 671 (a) Gli attori. (b) I fattori. (c) Il modello. 6. La concezione "classica" dello sviluppo economico, 692 6. Economica generale: la teoria pura, 698 l. I principi assiomatici. I quattro postulati di Senior,698 (a) Il primo postulato. (b) Il secondo postulato: il principio della popolazione. (c) Il quarto postulato: i rendimenti decrescenti. 2. Il valore, 715 (a) Ricardo e Marx. (b) Gli oppositori della teoria del valore basata sulla quantità di lavoro. (c) La costruzione a mezza strada di J. S. Mill. 3. La teoria dei valori internazionali, 736 4. La legge dei mercati di Say, 749 5. Il capitale, 762 (a) Bizantinismi terminologici sulla "ricchezza" e sul "reddito". (b) La struttura del capitale fisico. (c) I contributi di Senior. (d) Le proposizioni fondamentali di J. S. Mill sul capitale. 6. Le quote della distribuzione, 788 (a) I profitti. (b) La teoria di Marx dell'interesse basata sullo sfruttamento. (c) Marx, West e Ricardo sul saggio decrescente del profitto. (d) Le teorie dell'interesse basate sulla produttività. (e) La teoria dell'interesse basata sull'astinenza. (f) La teoria del fondo-salari, precorritrice della moderna analisi degli aggregati. (g) La rendita. (h) Le quote della distribuzione e il progresso tecnico. 7. Moneta, credito e cicli, 842 1. I problemi dell'Inghilterra, 842 (a) L'inflazione bellica, 1793-1815. (b) La questione dello standard. (c) La riforma bancaria. 2. I principi fondamentali, 856 3. Spigolature dalle discussioni sull'inflazione e sul ripristino della convertibilità, 865 4. La teoria del credito, 879 (a) Credito, prezzi, interesse e risparmio forzato. (b) I vantaggi della polemica sulla legge Peel del 1844. 5. I cambi esteri e i movimenti internazionali dell'oro, 897 6. "Il" ciclo economico, 905  

 

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Capitolo primo

INTRODUZIONE E PIANO




1. CONTENUTO

Questa parte comprenderà la storia dell'analisi economica dal 1790 al 1870. Per un decennio o due dopo la pubblicazione della Ricchezza delle nazioni c'è poco da segnalare per ciò che riguarda il lavoro analitico, e la maggior parte di quanto c'è da segnalare è stato da noi discusso nella parte seconda. Non vedo a che giovi insistere su di un anno particolare, ma se cosí dovessimo fare, potremmo far iniziare un nuovo periodo di attività analitica dal primo Essay on Population di Malthus (1798). La pubblicazione del primo volume del Capitale di Marx (1867), della Theory di Jevons (1871), dei Grundsätze di Menger (1871) e la fondazione del Verein für Sozialpolitik (1872) sono alcuni degli eventi che segnano chiaramente l'avvento di un altro periodo.

La periodizzazione, come sappiamo, è un male necessario. Nei suoi confronti c'è in primo luogo una obiezione di principio, che vale indipendentemente dal modo in cui uno scrittore la pratica: gli sviluppi storici sono sempre continui e non possono mai essere spezzettati senza arbitrarietà e senza danno. Rifiutandoci di servirci degli anni per fissare i periodi, non risolviamo il problema ma soltanto attenuiamo le conseguenze della nostra incapacità di risolverlo.

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2. PARAPHERNALIA

Qualcosa che rassomiglia molto all'invidia viene a sciupare il sorriso con cui siamo portati a salutare i numerosi passi degli scritti di questo periodo che trasudano un immenso compiacimento. Gli economisti, o la maggior parte di essi, erano evidentemente soddisfatti dei risultati delle loro fatiche, come dovevano poi esserlo alcuni loro colleghi tra il 1930 e il 1940. Piú in là cercheremo di comprendere quella felice condizione mentale per cui essi vedevano una solida casa là dove non avevano costruito che una fragile capanna: noi ancora sottovalutiamo i risultati dei presmithiani e ancora sopravvalutiamo quelli dei "classici".

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4. RIGUARDO AL SISTEMA MARXISTA

Il nastro piano è semplice e funziana bene in tutti i casi meno uno: quello del sistema marxista. La difficoltà non è, come potrebbe supporsi, che l'economica marxista stia appartata in splendido isolamento e non sia paraganabile al resto delle opere che saranno discusse. Vedremo viceversa ch'essa è parte integrante della economica generale di quel periodo, che è precisamente la ragione per cui essa va inserita qui. Non pensavo a Marx quando, nel paragrafo precedente, ho parlato di dissenzienti toto caelo, sicché in questo libro egli può essere e sarà trattato esattamente come gli altri economisti. Né la difficoltà deriva dal fatto ch'egli fu anche sociologo. Perché la sua sociologia può esser messa al posto che le compete altrettanto bene della sua economica. La difficoltà è che nel caso di Marx perdiamo qualcosa che è essenziale alla sua comprensione se scomponiamo il suo sistema nelle proposizioni che la costituiscono e assegniamo a ciascuna una nicchia separata cosí come impone il nostro modo di procedere. In una certa misura la stessa cosa avviene con ogni autore: il tutto è sempre maggiore della somma delle parti. Ma soltanto nel caso di Marx la perdita che subiamo dimenticandoci di questo è di importanza vitale, perché la totalità della sua visione, come totalità, afferma il suo diritto in ogni particolare ed è precisamente la fonte del fascino intellettuale che, amico o nemico, ognuno sperimenta affrontandane lo studio.

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1. Marx figura in questo libro soltanto come sociologo ed economista. Naturalmente quel profeta creatore di miti fu molto piú di questo. Sicché la sua attività creatrice di miti, da una parte, e la sua attività politica e agitatoria, dall'altra, sono inestricabilmente intrecciate con la sua attività analitica. Questo è tanto vero che sorge addirittura la domanda se lo si può chiamare analista. A questa domanda si può rispondere negativamente da due punti di vista molto differenti. Il marxista ortodosso, per il quale ogni parola del profeta è verità eterna e ogni dissenso significa non soltanto errore ma peccato, darà risposta negativa, ma con questo particolare significato: per il riconosciuto hegelismo di Marx, pensiero e realtà, pensiero e azione, si identificano; a questo livello l'analisi non può venire separata dalla prassi; perciò se definiamo analitico il pensiero di Marx, dovremmo aggiungere immediatamente ch'esso è analitico in un senso che sostanzialmente differisce da quello normale; di conseguenza la sua opera non è analitica nel significato normale del termine, sicché l'autore di questo libro, congenitamente incapace di renderle giustizia, non dovrebbe toccarla con le sue mani impure. Alcuni antimarxisti sarebbero d'accordo con questa conclusione anche se potrebbero formularla diversamente consigliandomi di non toccare la cosa impura: per loro l'opera di Marx è costituita da una serie di diatribe sostanzialmente non scientifiche, scritte da un uomo congenitamente incapace di vedere un fatto o di ragionare rettamente.

La mia risposta alla nostra domanda è però affermativa. E la giustificazione è data dalla proposizione che il grosso dell'opera di Marx è analitica in virtú della sua natura logica, perché consiste di enunciazioni riguardanti relazioni tra fatti sociali. Per esempio, la proposizione secondo cui lo stato è sostanzialmente un comitato esecutivo della classe borghese può essere del tutto sbagliata, ma contiene un frammento di analisi nel senso nostro, la cui accettazione o confutazione è soggetta alle normali regole del metodo scientifico. Sarebbe infatti assurdo definire il Manifesto dei Comunisti, dove ricorre questa proposizione, pubblicazione di carattere scientifico o accettarlo come enunciazione di verità scientifica. Non è meno assurdo negare che, anche nell'opera piú scientifica di Marx, la sua analisi fu falsata non soltanto dall'influenza dei fini pratici, o da quella di appassionati giudizi di valore, ma anche dall'illusione ideologia. Infine sarebbe assurdo negare la difficoltà, che in alcuni casi confina con l'impossibilità, di districare la sua analisi dall'elemento ideologico. Ma l'analisi ideologicamente falsata rimane sempre analisi. E può persino produrre qualche frammento di verità. Per concludere: non intoneremo O Altitudo ogni volta che il nome di Marx ricorrerà nelle pagine che seguono; ma neppure porremo Marx pregiudizialmente fuori del nostro campo; semplicemente lo riconosciamo come sociologo ed economista le cui proposizioni (teorie) hanno lo stesso significato e valore metodologico delle proposizioni di ogni altro sociologo ed economista e vanno interpretate con gli stessi criteri; non gli riconosciamo cioè alcun alone mistico.

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In terzo luogo, le nostre informazioni ci permettono di affermare che Marx fu un filosofo impelagato nella sociologia e nella politica (come capita a molti filosofi) fino a quando non andò a Parigi; che qui egli progredí rapidamente fino a ritrovarsi economista e che al tempo in cui, insieme ad Engels, scrisse il Manifesto dei Comunisti (1847; pubblicato nel 1848), vale a dire all'età di 29 anni egli già possedeva tutti gli elementi fondamentali che costituiscono la scienza sociale marxista, le uniche lacune importanti essendo nel campo dell'economica tecnica. Per il resto, la linea fondamentale della sua vita intellettuale può dirsi una serie di sforzi intesi a elaborare quella scienza sociale e a colmare quelle lacune - compito che, io credo, Marx non riteneva comportasse difficoltà insormontabili, anche se riteneva indispensabile una grande mole di lavoro per rifinire e coordinare tutto ciò che avrebbe dovuto trovar posto nella sua grandiosa costruzione.

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Questa costruzione sociologica forni la maggior parte degli appigli che occorrevano a Marx per avere qualcosa a cui attaccare le sue frasi fiammeggianti. E poiché gli storici s'interessano soprattutto di queste, sia che le ammirino sia che se ne scandalizzino, è difficile ottenere l'assenso a ciò che è la verità evidente circa la natura degli elementi esclusivamente economici del sistema marxista. Questa verità evidente è che, per quanto concerne la teoria pura, Marx va considerato un economista "classico" e piú specificamente un componente del gruppo ricardiano. Ricardo è l'unico economista che Marx tratta come maestro. Io sospetto che egli abbia imparato la sua teoria da Ricardo. Ma molto piú importante è il fatto obbiettivo che Marx usò l'apparato ricardiano: egli adottò la costruzione teorica di Ricardo e i problemi gli si presentarono nella forma che Ricardo aveva dato ad essi. Indubbiamente egli trasformò queste forme giungendo infine a conclusioni largamente differenti. Ma fece questo sempre partendo da Ricardo e criticandolo - la critica a Ricardo fu il metodo seguito da Marx nell'attività puramente teorica.

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Non ha alcun senso leggere qualche brano scelto degli scritti di Marx, o addirittura soltanto il primo volume del Capitale. Ogni economista che voglia studiare Marx deve rassegnarsi a leggere attentamente e integralmente i tre volumi del Capitale e i tre volumi delle Theorien über den Mehrwert. Né è alcun costrutto ad affrontare Marx senza preparazione. Non soltanto egli è un autore difficile, ma, per la natura del suo apparato scientifico, egli non può essere compreso senza una effettiva conoscenza dell'economica della sua epoca, di Ricardo in particolare, e della teoria economica in generale. Ciò è tanto piú importante in quanto questa esigenza non si rivela immediatamente. Ancora, il lettore deve badare a non farsi confondere dalle tracce di terminologia hegeliana. Piú oltre si dimostrerà che Marx non lasciò influenzare la sua analisi dalla filosofia hegeliana. Talvolta però egli adopera dei termini in senso specificamente hegeliano e il lettore che li prende nel loro significato normale non afferra il pensiero di Marx. Infine, il lettore che vuole qualcosa che non sia soltanto erudizione deve naturalmente imparare a distinguere i fatti e i ragionamenti logicamente validi dal miraggio ideologico. In questo ci aiuta lo stesso Marx: talvolta, diventando quasi consapevole dell'illusione ideologica, egli reagisce spingendosi ai culmini della sua retorica blasfema, che perciò serve a indicare i punti in cui c'è qualcosa che non va.

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