Copertina
Autore Amartya K. Sen
Titolo Etica ed economia
EdizioneLaterza, Roma-Bari, 2002 [1988], Economica 266 , pag. 170, dim. 140x210x14 mm , Isbn 978-88-420-6741-2
OriginaleOn Ethics and Economics
EdizioneBasil Blackwell, Oxford, 1987
TraduttoreSalvatore Maddaloni
Classe economia
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Indice

Prefazione di John M. Letiche                            VII

Premessa                                                   3

I.     Comportamento economico e sentimenti morali         5

    1. Due origini, p. 9
    2. Successi e carenze, p. 14
    3. Comportamento economico e razionalità, p. 18
    4. Razionalità come coerenza, p. 19
    5. Interesse personale e comportamento razionale, p. 22
    6. Adam Smith e l'interesse personale, p. 30

II.    Giudizi economici e filosofia morale               39

    1. Confronti interpersonali di utilità, p. 42
    2. Ottimalità paretiana ed efficienza economica, p. 44
    3. Utilità, ottimalità paretiana e welfarismo, p. 51
    4. Benessere e facoltà di agire, p. 53
    5. Valutazione e valore, p. 54
    6. Facoltà di agire e benessere: distinzione e
       interdipendenza, p. 56
    7. Utilità e benessere, p. 59
    8. Risultati, libertà e diritti, p. 61
    9. Interesse personale ed economia del benessere, p. 66
   10. Diritti e libertà, p. 71

III.   Libertà e conseguenze                              73

    1. Benessere, facoltà di agire e libertà, p. 75
    2. Pluralità e valutazione, p. 79
    3. Incompletezza e ipercompletezza, p. 83
    4. Conflitti e situazioni senza via d'uscita, p. 86
    5. Diritti e conseguenze, p. 89
    6. Valutazione conseguenziale e deontologia, p. 93
    7. Etica ed economia, p. 97
    8. Benessere, obiettivi e scelte, p. 99
    9. Condotta, etica ed economia, p. 109

Bibliografia                                             111
Indice dei nomi                                          161
 

 

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Pagina 9

l. Due origini



In realtà si può sostenere che l'economia ha avuto due origini alquanto diverse, entrambe collegate alla politica, ma in modi alquanto diversi, interessati rispettivamente all'"etica" da una parte, e a quella che potrebbe essere chiamata l'"ingegneria" dall'altra. La tradizione legata all'etica risale almeno ad Aristotele. All'inizio della Etica Nicomachea Aristotele collega la materia dell'economia ai fini umani, riferendosi all'interesse di questa scienza per la ricchezza. Egli vede la politica come la «più importante» delle arti. La politica deve utilizzare «le altre scienze pratiche», ivi compresa l'economia, e «dal momento che essa si serve delle altre scienze pratiche, e inoltre stabilisce che cosa bisogna fare e che cosa evitare, il suo fine potrebbe comprendere quello delle altre, cosicché esso sarebbe il bene umano » (E. N. 1094b 4 sgg.). Lo studio dell'economia, benché collegato in senso immediato al perseguimento della ricchezza, a un livello più profondo è legato ad altri studi, rivolti alla valutazione e all'avanzamento di obiettivi più fondamentali. «La vita invece dedita al commercio è qualcosa di contronatura, ed è evidente che la ricchezza non è il bene che ricerchiamo; infatti essa è solo in vista del guadagno ed è un mezzo per un qualcosa d'altro». In ultima analisi l'economia si collega allo studio dell'etica e a quello della politica, e questo punto di vista è ulteriormente elaborato da Aristotele nella Politica.

[...]

La prima delle due origini dell'economia, quella collegata all'etica e alla concezione etica della politica, indica in questo modo all'economia alcuni compiti irrinunciabili. Dovrò affrontare ora l'argomento di come l'economia moderna sia stata capace di svolgere questi compiti. Ma prima mi rivolgerò all' altra origine dell'economia - quella collegata all'approccio 'ingegneristico'. Quest'approccio è caratterizzato dall'interesse per i temi prevalentemente logistici più che per i fini ultimi, e per domande quali: cosa possa promuovere «il bene umano» o «come bisogna vivere». I fini sono considerati dati in modo abbastanza diretto, e oggetto dell'impegno è trovare i mezzi adeguati per raggiungerli. Il comportamento umano è tipicamente visto come basato su motivazioni semplici e facilmente caratterizzabili.

L'approccio 'ingegneristico' all'economia viene da svariate direzioni, essendo stato sviluppato, fra l'altro, proprio da qualche vero ingegnere, come Léon Walras, un economista francese del diciannovesimo secolo, che molto fece per gettare luce su numerosi, difficili problemi tecnici nei rapporti economici, in particolare quelli collegati al funzionamento del mercato. Ci sono stati molti autori precedenti che hanno contribuito a questa tradizione dell'economia. Persino i contributi, nel diciassettesimo secolo, di Sir William Petty, autore giustamente considerato un pioniere dell'economia quantitativa, avevano chiaramente un indirizzo logistico, non privo di legami con l'interesse personale di Petty per le scienze naturali e meccaniche.

L'approccio 'ingegneristico' si collega anche a quegli studi di economia nati dall'analisi dell'arte di governo orientata in senso tecnico. Così in quello che fu quasi certamente il primo libro mai scritto con un titolo simile a quello di 'economia', e cioè lo Arthasàstra di Kautilya (titolo che, tradotto dal sanscrito, significherebbe una cosa del tipo 'istruzioni riguardo alla prosperità materiale'), l'approccio logistico all'arte di governo, ivi compresa la politica economica, è preminente. Kautilya, che scriveva nel quarto secolo a.C., era consigliere e ministro dell'imperatore indiano Chandragupta, fondatore della dinastia Mauryan (e nonno del più famoso Ajsoka). Il trattato si apre nel primo capitolo con una distinzione tra «quattro campi di conoscenza», che sono 1) la metafisica e 2) la conoscenza «di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato», ma poi passa ad esaminare dei tipi di conoscenza più pratica aventi a che fare con 3) la «scienza del governo» e 4) la «scienza della ricchezza».

[...]

Data la natura dell'economia non è sorprendente che sia l'origine collegata all'etica sia l'origine a base ingegneristica abbiano una loro qualche cogenza. Vorrei sostenere che le profonde domande sollevate dalle concezioni di motivazione e di risultato sociale collegate all'etica devono trovare un posto importante nell'economia moderna, ma che allo stesso tempo è impossibile negare che anche l'approccio ingegneristico abbia molto da offrire all'economia. In realtà negli scritti dei grandi economisti entrambe queste caratteristiche sono rinvenibili in proporzioni variabili. Le domande di natura etica sono ovviamente affrontate con maggior impegno da alcuni piuttosto che da altri. Così esse hanno maggior spazio negli scritti, per esempio, di Adam Smith, di John Stuart Mill (malgrado quanto afferma Bentley), di Karl Marx o di Francis Edgeworth, rispetto ai contributi, per esempio, di William Petty, di François Quesnay, di David Ricardo, di Augustin Cournot o di Léon Walras, che erano più interessati ai problemi logistici e di ingegneria in seno all'economia.

Nessuno dei due tipi, naturalmente, è puro in alcun senso, ed è tutta una questione di equilibrio dei due approcci dell'economia. In realtà molti esponenti dell'approccio etico, da Aristotele ad Adam Smith, erano anche molto interessati alle questioni di ingegneria, pur entro un approccio prevalentemente orientato sul ragionamento etico.

Si può sostenere che l'importanza dell'approccio etico si è andata indebolendo in modo alquanto sostanziale via via che l'economia moderna si evolveva.

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Pagina 41

La posizione dell'economia del benessere nella teoria economica moderna è alquanto precaria. Nell'economia politica classica non esisteva un netto confine tra l'analisi economica del benessere e gli altri tipi di indagine economica. Ma via via che è cresciuto il sospetto relativamente all'impiego dell'etica in economia, l'economia del benessere è apparsa sempre più dubbia. La si è messa in uno spazio arbitrariamente ristretto, separato dal resto dell'economia. Il contatto col mondo esterno avviene prevalentemente sotto forma di un rapporto unidirezionale per il quale le scoperte dell'economia predittiva possono influenzare l'analisi dell'economia del benessere, ma le idee dell'economia del benessere non possono influenzare l'economia predittiva, poiché si ritiene che l'azione umana effettiva sia basata solo sull'interesse personale, senza che rilevino in alcun modo le considerazioni di natura etica o i giudizi circa il benessere economico complessivo. Così, per esempio, le idee circa la risposta della forza lavoro agli incentivi salariali vengono fatte entrare nell'analisi compiuta dall'economia del benessere, per esempio della politica dei salari o della tassazione ottimale, ma non si ammette che le idee circa il benessere economico complessivo possano influenzare il comportamento dei lavoratori e così influenzare il problema stesso degli incentivi. L'economia del benessere è stata una sorta di equivalente economico del 'buco nero' - tutto può entrarvi ma niente può uscirne.

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