Copertina
Autore Luis Sepúlveda
Titolo Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare
EdizioneSalani, Firenze, 1997 [1996] , Isbn 978-88-7782-512-4
OriginaleHistoria de una gaviota y del gato que le enseńò a volar [1966]
TraduttoreIlide Carmignani
LettoreRenato di Stefano, 1997
Classe narrativa cilena , bambini
PrimaPagina


al sito dell'editore


per l'acquisto su IBS.IT

per l'acquisto su BOL.IT

per l'acquisto su AMAZON.IT

 

| << |  <  |  >  | >> |

Indice


PARTE PRIMA                                   7
Mare del Nord                                 9
Un gatto nero, grande e grosso               13
Amburgo in vista                             21
La fine di un volo                           27
In cerca di consiglio                        31
Un posto curioso                             37
Un gatto enciclopedico                       43
Zorba inizia a tener fede alle ue promesse   49
Una notte triste                             53

PARTE SECONDA                                57
Il gatto cova                                59
Non è facile essere mamma                    63
Il pericolo è in agguato                     69
il pericolo è sempre in agguato              75
Pulcino o pulcina?                           83
Fortunata, davvero fortunata                 89
Imparando a volare                           95
I gatti decidono di rompere un tab»         103
La scelta dell'umano                        107
Una gatta, un gatto e un poeta              111
Il volo                                     119


 

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 9 [ inizio libro ]

«Banco di aringhe a sinistra!» annunciò il gabbiano di vedetta, e lo stormo del Faro della Sabbia Rossa accolse la notizia con strida di sollievo.

Da sei ore volavano senza interruzione, e anche se i gabbiani pilota li avevano guidati lungo correnti di aria calda che rendevano piacevole planare sopra l'oceano, sentivano il bisogno di rimettersi in forze, e cosa c'era di meglio per questo di una buona scorpacciata di aringhe?

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 124 [ fine libro ]

«No! Ho paura! Zorba! Zorba!» stridette Fortunata beccando le mani dell'umano.

Aspetta. Posala sulla balaustra» miagolò Zorba.

«Non avevo intenzione di buttarla giù» disse l'umano.

«Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. E' acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali» miagolò Zorba.

La gabbianella spiegò le ali. I riflettori la inondavano di luce e la pioggia le copriva di perle le piume. L'umano e il gatto la videro sollevare la testa con gli occhi chiusi.

«La Pioggia. L'acqua. Mi piace!» stridette.

«Ora volerai» miagolò Zorba.

«Ti voglio bene. Sei un gatto molto buono» stridette Fortunata avvicinandosi al bordo della balaustra.

«Ora volerai. Il cielo sarà tutto tuo» miagolò Zorba.

«Non ti dimenticherò mai. E neppure gli altri gatti» stridette lei già con metà delle zampe fuori dalla balaustra, perch» come dicevano i versi di Atxaga, il suo piccolo cuore era lo stesso degli equilibrasti.

«Vola!» miagolò Zorba allungando una zampa e toccandola appena.

Fortunata scomparve alla vista, e l'umano e il gatto temettero il peggio. Era caduta gi» come un sasso. Col fiato sospeso si affacciarono alla balaustra, e allora la videro che batteva le ali sorvolando il parcheggio, e poi seguirono il suo volo in alto, molto pi» in alto della banderuola dorata che corona la singolare bellezza di San Michele.

Fortunata volava solitaria nella notte amburghese. Si allontanava battendo le ali con energia fino a sorvolare le gru del porto, gli alberi delle barche, e subito dopo tornava indietro planando, girando più volte attorno al campanile della chiesa.

«Volo! Zorba! So volare!» strideva euforica dal vasto cielo grigio.

L'umano accarezzò il dorso del gatto.

«Bene, gatto. Ci siamo riusciti» disse, sospirando.

«Si, sull'orlo del baratro ha capito la cosa più importante» miagolò Zorba.

«Ah si? E cosa ha capito?» chiese l'umano.

«Che vola solo chi osa farlo» miagolò Zorba.

«Immagino che adesso tu preferisca rimanere solo. Ti aspetto giù» lo salutò l'umano.

Zorba rimase a,contemplarla finché non seppe se erano gocce di pioggia o lacrime ad annebbiare i suoi occhi gialli di gatto nero grande e grosso, di gatto buono, di gatto nobile, di gatto del porto. Laufenburg, Foresta Nera, 1996

| << |  <  |