Copertina
Autore Mikhail Shishkin
Titolo Capelvenere
EdizioneVoland, Roma, 2006, sírin 33 , pag. 464, cop.fle., dim. 14,5x20,5x2,8 cm , Isbn 978-88-88700-56-4
OriginaleVenerin volos [2005]
CuratoreEmanuela Bonacorsi
TraduttoreEmanuela Bonacorsi
LettoreElisabetta Cavalli, 2007
Classe narrativa russa
PrimaPagina


al sito dell'editore


per l'acquisto su IBS.IT

per l'acquisto su BOL.IT

per l'acquisto su AMAZON.IT

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 9

Da Dario e Parisatide nacquero due figli, Artaserse il maggiore, Ciro il minore.

Le interviste cominciano alle otto del mattino. Tutti sono ancora mezzo addormentati, fiacchi, tetri: impiegati, interpreti, poliziotti e rifugiati. Anzi, bisogna ancora diventare rifugiati. Per ora sono soltanto GS. È così che qui chiamano questa gente. Gesuchsteller.

Lo portano dentro. Nome. Cognome. Data di nascita. Labbra grosse. Pieno di brufoli. Ha sicuramente più di sedici anni.


Domanda: Esponga brevemente le ragioni per cui chiede l'asilo politico in Svizzera.

Risposta: Dall'età di dieci anni ho vissuto in orfanotrofio. Il direttore mi violentava. Sono scappato. In un parcheggio ho conosciuto dei camionisti che fanno su e giù con il confine. Uno di loro mi ha caricato.

Domanda: Perché non ha sporto denuncia alla polizia contro il suo direttore?

Risposta: Loro mi avrebbero ammazzato.

Domanda: Loro chi?

Risposta: Ma là sono tutti d'accordo. Il direttore caricava in macchina me, un altro ragazzo, due ragazzine e ci portava in una dacia. Non la sua, la dacia di qualcun altro, che ne so. Loro si incontravano lì, tutti i capi, compreso quello della polizia. Si ubriacavano e costringevano pure noi a bere. Dopo ci dividevano e ci portavano nelle camere. Una dacia grande.

Domanda: Ha esposto tutte le ragioni per cui chiede l'asilo politico?

Risposta: Sì.

Domanda: Descriva il percorso del suo viaggio. Da quale paese e in che punto ha attraversato il confine svizzero?

Risposta: Non lo so. Viaggiavo sul camion, mi avevano nascosto in mezzo agli scatoloni. Mi avevano dato due bottiglie di plastica: una con l'acqua, l'altra per l'urina, e potevo uscire fuori solo di notte. Mi hanno scaricato proprio qui, dietro l'angolo, non so neanche come si chiama la città, e mi hanno detto dove andare per consegnarmi.

Domanda: Ha mai preso parte ad attività politiche o religiose?

Risposta : No.

Domanda: È mai stato sotto processo o sotto inchiesta?

Risposta: No.

Domanda: Ha mai presentato domanda di asilo politico in altri paesi?

Risposta: No.

Domanda: Ha un rappresentante legale in Svizzera?

Risposta: No.

Domanda: Acconsente a far eseguire una perizia sul tessuto osseo per determinare la sua età?

Risposta: Che?


Durante la pausa si può bere il caffè nella sala degli interpreti. Le finestre si affacciano su un cantiere, il nuovo centro di accoglienza profughi. Il bicchierino bianco di plastica avvampa a intervalli tra le mani insieme a tutta la stanza che si illumina di scintille; il saldatore si è messo proprio sotto la finestra.

Non c'è nessuno, si può leggere in pace per dieci minuti. Dunque, da Dario e Parisatide nacquero due figli, Artaserse il maggiore, Ciro il minore. Quando Dario si ammalò e sentì che la fine era vicina, volle averli entrambi accanto a sé. Il maggiore era già lì; Ciro invece lo fece venire da quel dominio di cui lo aveva nominato satrapo.

Anche le pagine del libro avvampano nelle scintille della saldatura. Dà fastidio leggere, dopo ogni flash la pagina si oscura.

Chiudi gli occhi e anche le palpebre vengono trafitte da parte a parte.

Peter si affaccia alla porta. Herr Fischer. L'arbitro delle sorti. Ammicca come per dire è ora. Il flash illumina pure lui come uno scatto fotografico. E rimarrà immortalato così, con un occhio socchiuso.


Domanda: Capisce l'interprete?

Risposta: Sì.

Domanda: Cognome?

Risposta: ***

Domanda: Nome?

Risposta: ***

Domanda: Quanti anni ha?

Risposta: Sedici.

Domanda: Ha un passaporto o un documento d'identità?

Risposta: No.

Domanda: Deve avere un certificato di nascita. Dov'è?

Risposta: Bruciato. Tutto bruciato. Hanno dato fuoco alla nostra casa.

Domanda: Come si chiama suo padre?

Risposta: *** *** È morto molto tempo fa, chi se lo ricorda più.

Domanda: Causa di morte di suo padre?

Risposta: Non so. Era sempre malato. Beveva.

Domanda: Nome, cognome e cognome da nubile di sua madre.

Risposta: *** Il cognome da nubile non lo so. L'hanno uccisa.

Domanda: Chi ha ucciso sua madre, quando, in quali circostanze?

Risposta: I ceceni.

Domanda: Quando?

Risposta: Quest'estate, ad agosto.

Domanda: La data esatta?

Risposta: Non me la ricordo di preciso. Forse il diciannove o il venti. Non ricordo.

Domanda: Come l'hanno uccisa?

Risposta: Le hanno sparato.

Domanda: Ultimo domicilio prima della partenza?

Risposta: *** È un piccolo villaggio vicino a Sali.

Domanda: Indirizzo preciso: via, numero?

Risposta: Non c'è un indirizzo, c'è solo una strada e la nostra casa. Adesso non esiste più. L'hanno bruciata. Neppure del villaggio è rimasto niente.

Domanda: Ha parenti in Russia? Fratelli? Sorelle?

Risposta: Avevo un fratello. Più grande. L'hanno ucciso.

Domanda: Chi ha ucciso suo fratello, quando, in quali circostanze?

Risposta: I ceceni. Sempre in estate. Li hanno uccisi assieme.

Domanda: Altri parenti in Russia?

Risposta: Nessun altro.

Domanda: Ha dei parenti in paesi terzi?

Risposta: No.

Domanda: In Svizzera?

Risposta: No.

Domanda: Nazionalità?

Risposta: Russa.

Domanda: Confessione?

Risposta: Come?

Domanda: Religione?

Risposta: Credente.

Domanda: Ortodosso?

Risposta: Sì. Prima non avevo capito.

Domanda: Esponga brevemente le ragioni per cui chiede l'asilo politico in Svizzera.

Risposta: I ceceni venivano sempre da noi a dire che mio fratello doveva andare con loro sulle montagne a combattere contro i russi. Sennò lo uccidevano. Mia madre lo nascondeva. Quel giorno stavo tornando a casa e ho sentito delle grida dalla finestra aperta. Mi sono nascosto tra i cespugli vicino al capanno e ho visto dentro casa un ceceno che picchiava mio fratello col calcio del fucile. C'erano altri ceceni, tutti con il mitra. Mio fratello non lo vedevo, era già a terra. Allora mia madre si è scagliata contro di loro con un coltello. Un coltellino da cucina che usavamo per sbucciare le patate. Uno l'ha spinta contro il muro, le ha puntato il mitra alla testa e ha sparato. Poi sono usciti, hanno versato benzina da una tanica e hanno dato fuoco alla casa. Sono rimasti lì attorno a guardarla bruciare. Mio fratello era ancora vivo, sentivo le sue grida. Avevo paura che mi scoprissero e che uccidessero anche me.

Domanda: Non si interrompa, racconti quello che è successo dopo.

Risposta: Dopo se ne sono andati. Ma io sono rimasto là fino a notte fonda. Non sapevo che fare e dove andare. Poi mi sono incamminato verso il posto di blocco russo sulla strada per Sali. Pensavo che i soldati in qualche modo mi avrebbero aiutato. Ma anche loro hanno paura di tutti e mi hanno cacciato. Volevo spiegargli cos'era successo ma hanno sparato in aria per allontanarmi. Così ho passato la notte in strada in una casa diroccata. E dopo ho cercato di entrare in Russia. Poi qui. Là non ci voglio vivere.

Domanda: Ha esposto tutte le ragioni per cui chiede l'asilo politico?

Risposta: Sì.

Domanda: Descriva il percorso del suo viaggio. Quali paesi ha attraversato e con quali mezzi?

Risposta: Diversi. Treni, locali e non. Bielorussia, Polonia, Germania.

Domanda: Aveva i soldi per comprare i biglietti?

Risposta: Che soldi? Viaggiavo così. Scappavo dai controllori. In Bielorussia mi hanno beccato e mi hanno sbattuto fuori dal treno in corsa. Per fortuna andava piano e c'era un pendio. Sono caduto bene e non mi sono fatto niente. Solo un taglio alla gamba con un vetro. Qui. Dormivo in stazione, e una donna mi ha dato un cerotto.

Domanda: Quali documenti ha esibito alle frontiere?

Risposta: Nessuno. Andavo a piedi di notte.

Domanda: In che punto e come ha attraversato il confine svizzero?

Risposta: Qui, come si chiama...

Domanda: Kreuzlingen.

Risposta: Sì. Sono passato davanti alla polizia e basta. Controllano solo le macchine.

Domanda: Quali mezzi di sussistenza aveva a disposizione?

Risposta: Nessun mezzo.

Domanda: Che vuol dire? Rubava?

Risposta: Dipende. A volte sì. Che altro fare? Bisogna pur mangiare.

Domanda: Ha mai preso parte ad attività politiche e religiose?

Risposta: No.

Domanda: È mai stato sotto processo o sotto inchiesta?

Risposta: No.

Domanda: Ha mai presentato domanda di asilo politico in altri paesi?

Risposta : No.

Domanda: Ha un rappresentante legale in Svizzera?

Risposta: No.


Mentre il computer stampa il verbale tutti tacciono.

Il ragazzo si pulisce sotto le unghie nere rosicchiate. Jeans sporchi e giacca puzzano di fumo e di piscio.

Peter si abbandona allo schienale e dondolandosi sulla sedia guarda la finestra. Fuori alcuni uccelli superano un aereo.

Disegno sul block-notes crocette e quadratini, li divido in triangoli con delle diagonali e li coloro in modo da formare una decorazione in rilievo.

Alle pareti, fotografie. L'arbitro delle sorti va matto per la pesca. Eccolo in Alaska che tiene un pesce per le branchie, lì invece c'è un coso caraibico con un grosso gancio piantato nell'enorme gola.

Sopra la mia testa c'è la carta del mondo. Tutta tempestata di spilli con capocchie variopinte. Quelli neri trafiggono l'Africa, i gialli spuntano dall'Asia. Capocchie bianche per Balcani, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Russia, Caucaso. Dopo questa intervista ce ne sarà una in più. Agopuntura.

La stampante si ferma, una spia rossa lampeggia. La carta è finita.


Egregio Nabuccodonosauro!

Voi già riceveste la mia improvvida cartolina con promessa di chiose. Eccole.

Trascorso un giorno in luoghi di confino sono rientrato a casa. Ho mangiato maccheroni. Ho riletto la Vostra missiva che mi ha così allietato. Mi sono affacciato alla finestra. Il vento ha radunato il crepuscolo. La pioggia ha cominciato a battere. Sul prato giace un ombrello rosso, come una ferita sul vello erboso.

Tuttavia andiamo con ordine.

Non ogni giorno invero il postino ci delizia con missive forestiere! E quali poi! Tra bollette e pubblicità un gaudio inaspettato, la Vostra lettera dove Voi descrivete dettagliatamente il Vostro dominio, il suo glorioso passato geografico, i flussi e riflussi della storia, usi della flora e costumi della fauna, i vulcani, le leggi, le catapulte e l'inclinazione antropofaga delle genti. Pare che da Voi ci siano addirittura vampiri e draculi! E Voi, dunque, imperate. Sono lusingato.

Invero la Vostra scrittura abbonda di errori grammaticali, ma in fondo che importa! Gli errori possiamo sempre imparare a correggerli, ma una simile missiva Voi forse non me la manderete mai più. Gli imperatori crescono così in fretta e dimenticano i loro imperi.

Non riesco a staccare gli occhi dalla mappa che avete accluso della Vostra patria insulare, opera minuziosa di ispirati cartografi imperiali. Sapete, magari l'attaccherò con le puntine proprio qui, sul muro. Ci getterò occhiate e proverò a indovinare in quale luogo Vi troviate, tra questi monti, deserti, laghi, tra le selve disegnate coi pennarelli e le capitali. Cosa fate di bello? Vi siete trasferito dalla residenza estiva al Palazzo d'Autunno? Oppure state già dormendo? E sul Vostro sonno veglia una flotta inaffondabile, ecco la parata di triremi e sottomarini attorno all'isola.

E quale glorioso nome per un sovrano benefattore, scritto a caratteri variopinti! Ho persino alcune ipotesi di come Vi sia venuto in mente, ma le tengo per me.

| << |  <  |