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| << | < | > | >> |IndiceAl museo 5 Un'astronave 10 Approfondimento: • Il Sistema Solare 17 • La ricerca di pianeti abitati 20 • Sole, Antares, Terra 21 Alieni 22 Invisibili su Orz 32 A casa di Prax 39 In giro per Orz 50 Verso Arux 57 Approfondimento: • Il buco nero 63 Una brusca virata 64 L'attacco dei meteoroidi 67 Approfondimento: • "Sassi" nel sistema solare 74 Il coraggio di Bombolo 76 L'astronave fantasma 81 Il buco nero 88 Approfondimento: • Quante sono le stelle? 96 • L'evoluzione delle stelle 96 La sfida al mostro 98 Luci lontane 105 Approfondimento: • Stelle stabili, stelle variabili 112 La verità viene a galla 113 Un regalo 118 Approfondimento: • Le tute spaziali 124 Una sostanza misteriosa 125 La battaglia 130 Il ritorno 137 Approfondimento: • Le missioni spaziali 142 Di nuovo al museo 144 Approfondimento: • Apollo 11: dalla Terra alla Luna 149 Esperimenti scientifici 151 |
| << | < | > | >> |Pagina 5– Bello! – disse Valerio, mettendosi a correre, inseguito dai suoi compagni. La guida e la maestra tentarono invano di contenere l'assalto alle teche degli insetti. Sofia rimase con la fronte attaccata alla vetrina del minerale. – Ci pensi – le disse Alex, rimasto nella sala con lei, – si è formato sei milioni di anni fa ed è ancora qui con noi. – Incredibile. – Vederlo dal vivo è emozionante, molto più che in internet. – Già. In rete sembrava un sasso comune, visto da qui sembra... diverso. Alex e Sofia guardarono il minerale cercando di immaginare il suo lungo viaggio nel tempo. – Hai visto? – urlò a un tratto Sofia, – si è mosso! – Che? – Si è mosso, il minerale si è mosso! – Ma va, te lo sei sognato. – No, si è mosso, non me lo sono sognato! Fissarono entrambi il minerale, senza fiato. Dopo qualche secondo il sasso si mosse di nuovo. – Ecco! Hai visto? – Non fare la furba, hai scosso tu la vetrina. – Ma se non la sto nemmeno toccando... Si allontanarono dalla teca continuando a fissarla. Il minerale iniziò a tremare, poi d'un tratto si fermò. I ragazzi rimasero in silenzio, finché Alex osò parlare: – Forse c'è un terremoto. Si guardarono intorno, ma tutto sembrava in ordine. Fissarono di nuovo il minerale e videro un puntino rosso apparire al suo centro. – Ma che è? I ragazzi guardarono in alto per vedere se c'era una lampada che illuminava il minerale, ma non scorsero niente. Intanto sul minerale il puntino iniziò a disegnare delle lettere, formando una parola. Alex e Sofia lessero insieme ad alta voce: – AIUTO. Pausa. – AIUTATEMI PER FAVORE. Le parole apparivano e scomparivano una a una. – Che sta succedendo? – chiese Alex eccitato. – MI CHIAMO PRAX. STO USANDO QUESTO MINERALE PER COMUNICARE CON VOI. VORREI PARLARVI. SCRIVETE QUESTI SIMBOLI: —%oo%oo— Alex estrasse subito il suo cellulare e fece una foto ai simboli, ma non successe niente. Ne fece un'altra, ancora niente. – Forse non funziona con la foto – disse Sofia. – Dice di scriverli. I ragazzi cercarono un pezzo di carta. – Io non ho nulla, Sofia. Tu? – Io ho una matita, ma non ho la carta. Uffa, lo sapevo che dovevo venire con un quaderno. Aspetta, sì, scriviamo sul biglietto della metro, eccolo. Sofia copiò i simboli sul biglietto. – Fatto – disse Alex con un soffio di voce. – Bravi ragazzi, grazie, ora va meglio! – disse una voce. Alex e Sofia urlarono impauriti e fecero un salto indietro, gettando il biglietto a terra. – Il biglietto ha parlato! — urlò Alex. – Oh! Scusatemi, avrei dovuto avvertirvi. I simboli hanno aperto un canale di comunicazione vocale, così facciamo prima. Non sta parlando il biglietto, ma sempre io, Prax. Parlo attraverso il biglietto. – M-ma come fai? — chiese Alex raccogliendolo dal suolo. – Oh, è un gioco da ragazzi. Il mio corpo è qui, ma la mia mente è lì da voi e vi sta parlando. – Fantastico! — disse Alex che già si era dimenticato della stranezza della situazione. – Che cosa possiamo fare per te, Prax? — chiese Sofia in bilico fra l'eccitazione e il timore. – Innanzitutto, disegnatemi sul foglietto, così vi posso vedere anch'io. – Come disegnarti? Non sappiamo come sei fatto! — disse Alex. – Oh, basta che facciate un cerchio per il viso e due pallini come occhi. Sofia esitò, ma alla fine si decise e disegnò quanto richiesto. I pallini si animarono e si aprirono. – Buongiorno Sofia, buongiorno Alessandro. Che bello vedervi dal vivo. – Come fai a sapere i nostri nomi? — chiese stupito Alex. – Vi stiamo seguendo da un po', siete molto amici e molto curiosi e pensiamo che sareste perfetti per aiutarci. Sofia, mi sento un po' strano, potresti disegnarmi anche il resto della faccia, per favore? Sofia disegnò una riga verticale come naso e una orizzontale come bocca. – Oh, scusa, non mi sei venuto benissimo, non sono brava a disegnare. Il viso a matita si animò e si illuminò di un bellissimo sorriso. – Ah, ora sì che mi sento meglio, grazie ragazzi. Adesso vi spiego... – Ma insomma voi due! Cosa state facendo?! I ragazzi si girarono di scatto. Era la loro insegnante. — ... sempre in disparte, volete farmi morire di paura? Sofia, cos'hai in mano? Vi sembra il momento di disegnare? Andiamo, gli altri sono già due sale più in là! La maestra accartocciò il biglietto e lo buttò in un cestino. Terrorizzato, Alex si fiondò a recuperarlo, ma non riuscì a controllare lo stato di salute di Prax. Sofia, spaventatissima, gli chiese sotto voce: – Oh mamma, l'avrà ucciso? | << | < | > | >> |Pagina 17| << | < | > | >> |Pagina 32Una volta su Orz, i ragazzi camminavano intimoriti. Seguivano Prax in silenzio, stando vicini fra loro e guardandosi in giro, senza farsi troppo vedere. Prax intuì i loro timori. – State tranquilli, siamo ancora dentro la base e il personale di questo settore sa tutto di voi. Appena prima di quel cancello, però, per sicurezza accenderemo lo scudo d'invisibilità delle vostre scarpe. I ragazzi urlarono in coro: – Scudo d'invisibilità? – Sì, ho un telecomando con me che innesca un meccanismo che vi renderà invisibili. Non vogliamo avere curiosi a intralciare i nostri piani. Dopo quel cancello saremo ancora dentro la base, ma entreremo in un altro settore, e lì non tutti sanno di voi. – SPAZIALE! Perché non ce l'hai detto prima? – urlò Bombolo. – Perché non è un gioco. Si tratta di una tecnologia segretissima che conosciamo in pochi. L'abbiamo sviluppata proprio per questa missione, ma non deve finire assolutamente nelle mani sbagliate, quindi non fatene parola con nessuno. Intesi? I ragazzi annuirono e Prax continuò: – Quando saremo al sicuro, fra amici o con la mia famiglia, non sarà necessaria l'invisibilità. Mi occuperò io di accendere e spegnere il meccanismo, voi fate sempre finta di niente. Gli altri non potranno vedervi, solo io potrò, grazie a questi occhiali. Prax estrasse degli occhiali bluastri e li mostrò ai ragazzi.
– Eccoli! Sembrano occhiali normali, ma non lo sono,
passeremo inosservati.
A un segnale convenuto, i ragazzi si fermarono e videro che Prax estrasse il telecomando e pigiò un pulsante nella loro direzione. Si guardarono, ma non si accorsero di nulla. – Bene, non vi vedo – disse Prax, – ora mi metto gli occhiali e... perfetto, eccovi qua! – Siamo invisibili? – chiese Alex guardandosi le gambe e le braccia. – Siete invisibili ma state in silenzio. Lo schermo è solo visivo, non vocale. I ragazzi uscirono dal primo cancello e seguirono Prax che camminava nell'ampio spiazzo, avvicinandosi al secondo cancello, poco più avanti. Tutto sembrava rallentato e inoltre faceva un gran caldo. Gli abitanti di Orz erano come Prax e l'equipaggio: gambe poderose e resto del corpo più sottile, con naso e orecchie assai grandi. Tutti avevano una falcata lenta e lunga, a ogni passo i grandi lobi delle orecchie andavano avanti e indietro, come delle bandiere al vento. Sembravano parte di una lenta danza collettiva. D'un tratto qualcuno parlò volgendo lo sguardo nella loro direzione. I ragazzi si fermarono di botto e rimasero quasi in apnea. La voce continuò, il tono sembrava interrogativo. Prax sorrise e si toccò la fronte e le orecchie con un gesto leggero. Il nuovo arrivato fece altrettanto. I due si scambiarono qualche parola, come se avessero confidenza. I ragazzi li osservarono attentamente: si somigliavano, eppure qualcosa tra loro era diverso. L'interlocutore di Prax era un po' più basso, aveva occhi più grandi e leggermente obliqui, la fronte più alta. Anche la voce era diversa, sembrava più acuta. Li osservarono con attenzione per un po', quindi Sofia bisbigliò: — Secondo me è una donna! I ragazzi la guardarono meglio e poi annuirono sorridendo. Prax finì la chiacchierata e i due si salutarono, questa volta toccandosi la bocca e il petto. Alex e Sofia ebbero l'impressione che l'orziana li guardasse e che abbozzasse loro un inchino. Appena usciti, si avviarono verso una spianata di sabbia, una strada. Prax schiacciò un pulsante del telecomando e subito arrivò una specie di automobile, assai più larga di quelle che i ragazzi erano abituati a vedere sulla Terra. Senza che nessuno la guidasse, l'auto partì con il gruppo a bordo. – Bene! – disse Prax, – è andato tutto alla perfezione! I ragazzi sospirarono. – Mamma mia, che spavento, per un attimo pensavo ci avessero beccato – disse Alex. – No – disse Prax, – quella era Kita, il Capitano dell'astronave Umbriel. Sa del vostro arrivo, le ho detto che eravate dietro di me. – Perché vi siete toccati la fronte e le orecchie quando vi siete visti? – chiese Sofia. – È così che ci salutiamo su Orz quando ci incontriamo. Quel gesto significa: "Ti vedo, sono pronto ad ascoltarti". – E alla fine? Vi siete toccati la bocca e il petto – disse Alex. – Quello è quando ci si lascia, significa: "Abbiamo parlato, ti porterò con me". Comunque, ragazzi — continuò Prax, – qui siamo a Orzy, la capitale del nostro pianeta. Siamo nella periferia, nella zona della base, fra non molto entreremo nella città vera e propria. Le strade erano polverose e non si vedevano alberi, né fiori o piante. Non c'era traccia di verde, solo immensi campi di sabbia e grande aridità. I ragazzi erano incerti se chiedere a Prax il perché di quella desolazione. Fu Sofia a prendere il coraggio. – Prax, ma su Orz non avete alberi e prati? Non vedo nemmeno un po' di verde. Prax sospirò. – Non ne abbiamo più. Pensavamo di poter fare quello che volevamo, e quando abbiamo capito che non era così, era ormai troppo tardi: il risultato è che abbiamo distrutto tutte le foreste e non abbiamo più nemmeno il più piccolo alberello. – Ma – disse dubbioso Bombolo, – come fate senza alberi? La maestra dice che servono perché ripuliscono l'aria, creando l'ossigeno. I vostri erano diversi? – No, erano la stessa cosa. Meravigliose foglie che di giorno inspiravano anidride carbonica ed espiravano ossigeno. Abbiamo sconvolto tutto il sistema di riproduzione dell'ossigeno e l'anidride carbonica si è accumulata nell'atmosfera, così la temperatura del pianeta è aumentata e ha quasi prosciugato i mari. – Ecco perché fa così caldo – sussurrò Sofia. – Quindi non potete neanche andare al mare? Addirittura? – chiese Alex. – Sì. Abbiamo solo un po' di mare nei punti più profondi e le piogge sono ormai scarse. Il suolo è diventato arido. Senza il regolare ciclo dell'acqua e senza piante, abbiamo perso anche tantissime specie di animali, che si sono estinte per colpa nostra. I ragazzi piombarono nel silenzio, immersi in quella visione, intrisa di caldo e aridità. Poco dopo intravidero grappoli di case. Stavano entrando in città. Lungo la strada si vedevano case dalle fogge strane, trasandate, con gli intonaci scrostati. Per il resto pareva quasi di essere sulla Terra: c'erano bar, ristoranti, negozi di vario tipo, ma tutto molto trascurato, quasi logoro. Sofia non riuscì a trattenersi: – Voi avete astronavi incredibili e costruite macchine che vanno da sole, ma mi pare di vedere anche molta trascuratezza, come mai? Prax sospirò. – Già, la situazione è molto critica e senza il vostro aiuto il nostro pianeta presto morirà... Giunsero finalmente a una palazzina di due piani colore rosa pallido, con i bordi delle finestre dipinti di verde. Scesero dall'auto, che si parcheggiò da sola poco oltre, e si avvicinarono a una porta verde. Prax appoggiò il pollice sulla maniglia e la porta si aprì. | << | < | > | >> |Pagina 74| << | < | > | >> |Pagina 96| << | < | > | >> |Pagina 142| << | < | |