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| << | < | > | >> |IndicePremessa pag. 5 Il gigante Barnabò pag. 7 La guerra del baccalà con le patate pag. 21 Statue in sciopero pag. 39 L'isola dei pappagalli pag. 61 Il bello rilassato nel bosco pag. 87 |
| << | < | > | >> |Pagina 7"C'era una volta un gigante che si chiamava Barnabò", disse la nonna VesuviaK2, e intanto con la testa racchiusa in un casco di vetro si tesseva una sciarpa spaziale con la sua macchinetta per la maglia computerizzata. "Uffa!" sbuffò il nipotino OlmoZ9 che sedeva scomposto su un asteroide-poltrona lì vicino, "un'altra delle tue solite vecchie storie di giganti. Non ne conosci qualcuna che parli di guerra o di robot spaziali?" "E stai un po' zitto! A me piace ascoltare la nonna: falla raccontare!" lo rimproverò la sorellina AfraK3, "stai attento, piuttosto, che dalle storie della nonna c'è sempre da imparare!" E così la nonna, dondolandosi su una sedia inconsistente, fatta di onde di raggi Q, iniziò a narrare. Da lontano i tre sembravano altrettante lucciole d'argento con la testa di vetro e galleggiavano in un mare di stelle poco lontano dalla loro casa satellite. Un morbido spazio di velluto blu avvolgeva i pianeti e in lontananza si poteva scorgere, azzurrina, la Terra. Insomma davvero una bella serata per ascoltare le fiabe della nonna nell'orto spaziale. "C'era una volta un gigante che abitava giù sulla Terra" ripeté la nonna. "Oh, la Terra..." sospirò la bambina. Chissà come doveva esser bella questa Terra in cui erano ambientate tutte le storie dei grandi, questa Terra di cui tutti parlavano continuamente e che nessuno aveva mai visto. "Dove sei nata tu, nonna?" domandò per l'ennesima volta il nipotino. "Non io," rispose la nonna, "dove è nata la nonna di mia nonna di mia nonna di mia nonna... e dove ritorneremo quando sarà guarita. Ma intanto ascoltate, imparate e non interrompetemi più, che altrimenti mi confondo. Dicevo che..." | << | < | > | >> |Pagina 61"Babbo, babbo!" disse piangendo AlbaK8 al proprio genitore che riposava comodamente su una poltrona gravitazionale con gli occhi immersi nello spazio infinito al di là dell'oblò di vetro dell'abitazione. "Babbo! ArnoZ7 mi ha detto che sono una stupida! Non c'è verso: vuole sempre aver ragione lui!" Il pover'uomo si riscosse rassegnato: aveva trascorso tutta la giornata nella serra a coltivare le zucche lunari e adesso avrebbe tanto volentieri riposato, ma si sa, quando si hanno i bambini piccoli... Così si voltò e riavutosi dal suo torpore prese la bambina sulle ginocchia: "Che c'è che non va adesso?" domandò. "Perché questi lacrimoni?" "Te l'ho detto: ArnoZ7 vuol sempre aver ragione lui! Mi ha detto che sono stupida e che quelli che stanno sull'altra faccia sono dei disgraziati!" spiegò la bambina tirando su con il naso. Ma intanto, già il fatto di essere fra le braccia di suo padre, di sentire quel familiare odore di zucca, la faceva stare meglio. "ArnoZ7, vieni un po' qua!" disse il padre rivolto al bambino che, fingendosi indifferente, continuava a giocare con un piccolo videogame nella bolla della stanza accanto. In breve furono tutti e due sopra di lui a spiegare le loro ragioni. "Sentiamo," chiese il padre al ragazzino, "perché tua sorella sarebbe una stupida?" "Perché ha detto che preferirebbe vivere sull'altra faccia della Luna, senza rendersi conto che quelli di là sono degli scalognati! Io conosco due ragazzini che abitano dall'altra parte e non fanno altro che lamentarsi!" "E si può sapere perché sarebbe così terribile abitare dall'altra parte?" domandò il padre che proprio non riusciva a capire. "Già! Perché?" gli fece eco la bambina. "Ma è semplice!" rispose sicuro il ragazzino: "Sono troppo lontani dalla Megasalagiochimultimedialgalattica che noi abbiamo a tre passi e non possono vedere il canale Superspace sul televisore lunare tridimensionale, perché da lì non si prende. Se questa non è scalogna?! Tutti i più bei programmi per ragazzi sono su Superspace!" "Ho capito," ammise il padre divertito. "E tu, signorina, perché vorresti abitare in un posto così sfortunato?" "Beh..." disse la bambina, "è semplice: loro, nelle belle giornate, quando non ci sono nebulose spaziali e tutto l'universo è pulito come un piatto appena lavato... loro... insomma: possono vedere la Terra e nelle notti di luna piena essere illuminati direttamente dal sole!" Il padre sentì la gola che gli diventava piccola per la commozione. "Già! E cosa te ne fai di vedere una grande arancia blu che galleggia nell'universo e di un po' di tiepido sole? Vuoi mettere con la Megasalagiochimultimedialgalattica e il canale Superspace?!" ribadì il maschietto. "Ma... loro la sera dagli oblò delle loro camerette a bolla possono stare ore a guardarla prima di addormentarsi... Quando sono rimasta a dormire da ViolaK10 lo abbiamo fatto e ci immaginavamo le foglie, gli animali e le città... È stato bello! Più bello della sala giochi e del Superspace!" "Bleh! Roba da femminucce!" tagliò corto il fratellino. "Sapete," li interruppe il padre, "la vostra piccola disputa mi ha fatto venire in mente la storia del regno di Paciok. Se volete ve la racconto, ma solo se promettete di non litigare più e di non addormentarvi fino alla fine..." "Sì, Sì!" gridarono i due bambini finalmente d'accordo e si sistemarono più comodi sopra il genitore per ascoltare. La poltrona gravitazionale toccava quasi terra per il gran peso, il padre la regolò con il telecomando e questa, invisibile, riprese quota. Così a un metro da terra, con lo spazio infinito sopra la testa e rade meteoriti che di tanto in tanto sfrecciavano lontano, il padre iniziò a raccontare la storia del regno di Paciok, detto anche il regno dei pappagalli. "C'era una volta sulla Terra, tanto tempo fa, un'isola che avrebbe potuto dirsi veramente fortunata, si trattava di una piccola isola tropicale, ricca di animali e uccelli di tutte le specie, di fiori e di alberi dai frutti prelibati e profumati. L'isola era baciata da un clima così mite che la gente non aveva mai freddo e poteva andare a giro vestita solo di foglie..." "Come Adamo ed Eva!" interruppe il bambino. "Una specie..." |