Copertina
Autore Robert Silverberg
Titolo Il tempo delle metamorfosi
EdizioneNord, Milano, 1993, COSMO
OriginaleA Time of Changes [1971]
LettoreRenato di Stefano, 1993
Classe fantascienza
PrimaPagina


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Pagina 1

Io sono Kinnall Darival e intendo dirvi tutto di me stesso. Questa affermazione è così strana, per me, che vederla scritta mi colpisce come un brivido.

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Pagina 27

Noim, Halum ed io nascemmo nella stessa settimana e mio padre stesso celebrò la cerimonia del legame. ...

Un legame di questo tipo ci permette di sfuggire un poco alla terribile solitudine nella quale noi di Borthan siamo costretti a vivere. Tu che leggi queste pagine devi sapere, ormai, anche se sei di un altro pianeta, che a noi, per costume, è proibito rivelare le nostre anime agli altri. Parlare troppo di se stessi, così credevano i nostri avi, porta inevitabilmente all'autoindulgenza, all'autocommiserazione, alla corruzione; perciò veniamo abituati a provvedere da soli a noi stessi e, affinché questa regola venga osservata rigidamente ci si proibisce di usare termini come «io» e «me». Dobbiamo risolvere i nostri problemi, se ne abbiamo, senza farne parola, realizzare le nostre ambizioni senza manifestarle, perseguire i nostri desideri in modo impersonale. Si possono infrangere queste severissime regole soltanto in due casi: possiamo parlare liberamente con i confessori, che sono funzionari religiosi e semplici mercenari; e, entro certi limiti, coi nostri fratelli di legame.

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Pagina 129

Quando si è nuovi alle vie del piacere, non è strano che al primo indulgervi facciano seguito sensi di colpa e rimorsi. Così fu per me. La mattina del secondo giorno alla villetta mi svegliai da un sonno agitato con un tal senso di vergogna che pregai la terra di aprirsi per accogliermi. Che cosa avevo fatto? Perché avevo lasciato che Schweiz mi convincesse a fare una cosa così sporca? Mettere a nudo il proprio animo, "esibirsi"! Sedere con lui tutta la notte a dire «io» e «me» e «me» ed «io», a congratularmi con me stesso perché mi ero liberato dalla mano soffocante della convenzione.

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Pagina 157

... - Berremo questo - dissi, e quando mi chiese perché, risposi: - Ci avvicinerà di più l'uno all'altra. - Chiese senza troppa curiosità, che effetto ci avrebbe fatto. - Rivelerà le nostre anime e renderà le mura trasparenti - spiegai. Non protestò, non parlò del Comandamento, non tirò in ballo la "privacy", non fece prediche sull'indegnità del rivelare la propria anima. Fece quel che le dicevo, convinta che non le avrei fatto del male. Prendemmo la dose e poi ci sdraiammo nudi sul suo divano aspettando che cominciassero gli effetti della droga. Accarezzai le sue cosce fresche, le baciai i capezzoli, le mordicchiai scherzosamente i lobi delle orecchie. Ben presto le strane sensazioni incominciarono, il ronzio, il frusciare dell'aria, cominciammo ad individuare i battiti del cuore e le pulsazioni dell'altro. - Oh! - fece, - oh, ci si sente così strani! - Ma non si spaventò. Le nostre anime fluttuarono e si fusero nella chiara luce bianca che veniva dal Centro di Tutte le Cose. E io scoprii cosa si prova ad avere soltanto una fessura tra le cosce, e imparai come si scuotono le spalle, e si hanno seni pesanti che sbattono insieme, sentii le uova pulsare impazienti nelle mie ovaie. All'apice del viaggio, unimmo i nostri corpi. Sentii la "mia" verga scivolare nella "mia" caverna. Sentii me stesso muovermi contro me stesso, sentii la lenta succhiante oceanica marea dell'estasi levarsi dal mio scuro, caldo, umido centro intimo, sentii il caldo pungente solletichio dell'estasi imminente danzare sul mio organo, sentii lo scudo duro e peloso del mio petto schiacciarsi contro le tenere rotondità del mio seno, sentii labbra sulle mie labbra, lingua sulla mia lingua, l'anima sulla mia anima. L'unione dei nostri corpi durò delle ore, così mi parve, per lo meno. E per tutto quel tempo la mia anima rimase aperta per lei e lei poteva vedere tutto quel che voleva, la mia fanciullezza a Salla, la mia fuga a Glin, il mio matrimonio, l'amore che portavo alla mia sorella di legame, la mia debolezza, le mie incoerenze. Io guardai dentro di lei e vidi la sua dolcezza, la sua leggerezza, il sangue di altre mestruazioni, Kinnall Darival quale lei lo aveva dentro di sé, vaghi e informi rudimenti del Comandamento e ancora tutto quel che formava la sua anima. Poi fummo trascinati via dall'uragano dei nostri sensi. Sentii il suo orgasmo e il mio, il mio e il mio, il suo e il suo, la doppia e unica colonna di frenesia, lo spasmo e l'emissione, lo spingere e lo spingere, il salire e il discendere. Giacemmo sudati, appiccicaticci ed esausti, mentre la droga ancora palpitava nelle nostre menti estenuate. Aprii gli occhi e vidi i suoi, vitrei, con le pupille dilatate. Mi rivolse un sorriso strano. - Io - io - io - io - io - disse. - Io! - Era stupefatta, stordita. - IO! - Io! - Io! Piantai un bacio tra i suoi seni e sentii lo sfiorare delle mie stesse labbra. - Io ti amo - dissi.

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