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| << | < | > | >> |Pagina 31 [ militari, Welligton ]La riunione informativa militare proseguì, monotona, fin verso metà mattino. Sospetto che da parecchi secoli simili riunioni abbiano sempre le stesse caratteristiche: discorsi vivaci e monotoni come un ronzio di fondo, gusto stantio di troppo caffè, cappa di fumo, pile di bozze, vertigine corticale per sovrapposizione di dati. Ho l'impressione che fosse più semplice, quand'ero ragazzo: Welligton radunava i propri uomini (quelli che con accuratezza spassionata definì "i rifiuti della società"), non dava spiegazioni e li mandava a morire.| << | < | > | >> |Pagina 51 [ guerra ]Almeno così pensavo, seduto nel Centro d'Informazione Tattica, la cosiddetta Sala di Guerra, con Gladstone e con i suoi schiocchi militari, nel guardare le pareti trasformarsi in buchi di venti metri nell'infinito mentre quattro massicce cornici olografiche ci circondavano con lo scenario tridimensionale e i commentatori riempivano la stanza di trasmissioni astrotel: chiacchere radio fra caccia, brontolio di canali tattici di comando, messaggi nave-nave su banda larga, canali laserizzati, astrotel in codice, e tutte le grida, gli urli, gli strilli, le oscenità di battaglia preesistenti a ogni tipo di media, a parte l'aria e la voce umana.Era una versione drammatica del caos totale, una definizione funzionale della confusione, una danza non coreografica di violenza disperata. Era la guerra. | << | < | > | >> |Pagina 56 [ poesie, cìbrido ]- Scrive ancora poesie?La domanda mi sorprese. Lasciai vagare lo sguardo lungo il sentiero, dove lanterne giapponesi e fotoglobi nascosti si erano appena accesi. - In pratica, no - risposi. - A volte, sogno in versi. O solevo farlo... Meina Gladstone piegò in grembo le mani e rimase a fissarle. - Se per caso scrivesse degli eventi attuali - disse - che genere di poesie creerebbe? Scoppia a ridere. - Già due volte l'ho iniziato e l'ho lasciato perdere... o meglio, è stato «lui». Parlava della morte degli dèi e della loro difficoltà ad accettare la rimozione. Parlava di mutamento e sofferenza e ingiustizia. E parlava soprattutto del poeta... che «lui» riteneva avesse sofferto, più di ogni altro, di simile ingiustizia. Gladstone mi guardò. Nella luce fioca, il viso era una massa di linee e di ombre. - E questa volta quali dèi sono rimossi, signor Severn? È l'umanità, o sono i falsi dèi da noi creati, a deporci? - Come diavolo faccio, a saperlo? - replicai, brusco. Mi girai a guardare il ruscello. - Lei fa parte di tutt'e due i mondi, no? Dell'Umanità e del Tecno-Nucleo. Scoppiai a ridere di nuovo. - Non faccio parte né dell'una, né dell'altro. Qui sono un mostro, un cìbrido; là, un progetto di ricerca. - Sì, ma ricerca di chi? E a quale scopo? Mi strinsi nelle spalle. | << | < | > | >> |Pagina 100 [ chiesa cattolica, punto omega, De Chardin ]Tyrena Wingreen-Feif rise e si rivolse all'uomo in rosso e nero alla sua destra. - Monsignore, la sua chiesa... cattolica, in origine cristiana, vero?... non ha una deliziosa antica dottrina a proposito della razza umana che raggiunge uno stato evolutivo più esaltato?Ci girammo tutti a guardare l'uomo piccolo e taciturno, in tonaca nera e copricapo bizzarro. Monsignor Edouard, un rappresentante della quasi dimenticata setta del primitivo cristianesimo ora limitata al mondo di Pacem e a qualche pianeta coloniale, si trovava nell'elenco degli invitati perché era coinvolto nel progetto di aiuti ad Armaghast e fino a quel momento si era dedicato in silenzio al brodino. Alzò gli occhi, con aria lievemente sorpresa, nel viso segnato da decenni di esposizione alle intemperie e alle preoccupazioni. - Certo - disse. - Gli insegnamenti di san Teilhard riguardano l'evoluzione verso il Punto Omega. - E il Punto Omega è simile alla nostra idea gnostica zen del «satori» reale? - domandò Sudette Chier. Monsignor Edouard guardò con aria assorta il brodino, come se fosse più importante della conversazione di quel momento. - Non molto simile, in realtà - rispose. - San Teilhard riteneva che ogni forma di vita, ogni livello di consapevolezza organica, facesse parte di un'evoluzione programmata verso la fusione finale in Dio. - Si accigliò un poco. - Negli ultimi otto secoli la posizione di Teilhard è stata modificata parecchio, ma resta il filo conduttore: consideriamo Gesù Cristo l'esempio incarnato di quel che la consapevolezza finale potrebbe essere qul piano umano. | << | < | > | >> |Pagina 245 [ Keats ]Mi resi conto che tutti i libri, in tutte le rientranze, erano opera del "Signor John Keats, un metro e cinquanta", come avevo scritto io stesso una volta... John Keats, il poeta tisico che aveva chiesto solo che la propria tomba rimanesse senza nome e recasse solo la scritta:QUI GIACE UNO IL CUI NOME FU SCRITTO SULL'ACQUA Non sopportai di guardare i libri, di leggerli. Non dovevo farlo. Da solo, nel silenzio e nel profumo di cuoio e di carta invecchiata della biblioteca, da solo nel santuario di me stesso e del mio opposto, chiusi gli occhi. Non dormii. Sognai. | << | < | > | >> |Pagina 246 [ ambiente informatico, megasfera, sfera dati ]L'analogo piano dati di Brawne Lamia e la personalità ricuperata del suo amante colpiscono la superficie della megasfera come due tuffatori quella di una mare turbolento. Provano uno choc quasi elettrico, l'impressione di avere varcato una membrana resistente, e sono «all'interno»; le stelle sono sparite, Brawne spalanca gli occhi e fissa un ambiente informatico infinitamente più complesso di qualsiasi sfera dati. Le sfere dati percorse da operatori umani sono spesso paragonate a complesse città di informazioni: torri di dati aziendali e governativi, autostrade di flusso di processo, larghi viali di interazioni di piano dati, sottopassi di percorso riservato, alte muraglie di ghiaccio di sicurezza con microfagi di guardia che s'aggirano in cerca di preda, e l'analogo visibile di ogni flusso e riflusso di microonda in base al quale vive una città.La megasfera è di più. Molto di più. Ci sono i soliti analoghi della città sfera dati, ma piccoli, così minuscoli, quasi rimpiccioliti dalla portata della megasfera, come lo sarebbero vere città di un mondo visto dall'orbita. La megasfera, scopre Brawne, è viva e interagisce come la biosfera di qualsiasi mondo di classe-5: foreste d'alberi di dati color verde grigio crescono e prosperano, propagano nuove radici e rami e germogli perfino mentre lei guarda; intere microecologie di flusso dati e di IA di subroutine sbocciano, fioriscono e muoiono quando la loro utilità termina; sotto il mutevole terriccio fluido come oceano della matrice vera e propria, lavora un'affaccendata vita sotterranea di talpe dati, di vermi di collegamento trasmissioni, di batteri riprogrammatori, di radici d'albero di dati, di semi d'Iterazioni Bizzarre, mentre sopra, dentro, attraverso, sotto l'intricata foresta di fatti e interazioni, analoghi di predatori e di prede portano a termine i propri compiti misteriosi, planano e corrono, s'arrampicano e si urtano, alcuni veleggiano liberi nei grandi spazi fra sinapsi ramificate e foglie neuroniche. | << | < | > | >> |Pagina 257 [ intelligenza finale, big bang, Heisenberg, Schrodinger, Feynman, silicio, carbonio, Milton, empatia ][Naturalmente la nostra IF aggredì la vostra\\ C'è una guerra lassù dove il tempo scricchiola che si estende per galassie ed eoni avanti e indietro fino al Big Bang e all'Implosione Finale\\ Il vostro tipo stava per perdere\\ Non aveva fegato per la guerra\\ I nostri Volatili gridarono// Un'altra ragione per eliminare i nostri predecessori// ma gli Stabili votarono cautela e i Finali non alzarono lo sguardo dalle proprie deus-machinazioni\\ La nostra IF è semplice, uniforme, elegante nel suo disegno finale ma la vostra è una concrezione di parti-dio/ una casa cresciuta col tempo/ un compromesso evolutivo\\ I primi sant'uomini dell'umanità ebbero ragione | << | < | > | >> |Pagina 373 [ evoluzione, intelligenza, Planck, tempo quantico ]Rifletto un attimo. Il «koan» di Ummon non è difficile, ora che ritrovo l'abilità di ascoltare per cogliere l'ombra di sostanza sotto le parole. La piccola parabola Zen è il modo di Ummon per dire, con un certo sarcasmo, che la risposta si trova nella scienza e nell'anti-logica spesso fornita dalle risposte scientifiche. Il commento sull'acqua piovana risponde a tutto e a niente, come per tanto tempo ha fatto gran parte della scienza. Come Ummon e gli altri Maestri insegnano, spiega perché la giraffa ha sviluppato con l'evoluzione un collo lunghissimo, mentre gli altri animali non l'hanno fatto. Spiega perché l'umanità ha sviluppato l'intelligenza, ma non spiega perché l'albero davanti al cancello di casa si sia rifiutato di farlo.Ma le equazioni di Planck sono sconcertanti. Perfino io mi accorgo che le semplici equazioni citate da Ummon sono una combinazione delle tre costanti fondamentali della fisica: la gravità, la costante di Planck e la velocità della luce. I valori di ¹(Gh/c^3) e di ¹(Gh/c^5) sono a volte chiamate «lunghezza quantica» e «tempo quantico»... le più piccole regioni di spazio e di tempo descrivibili in maniera sensata. La cosiddetta lunghezza di Plank equivale circa a 10^-35 metri e il tempo di Planck a circa 10^-43 secondi. | << | < | > | >> |Pagina 414 [ terraformare ]- Un patto simile governa la nostra vita e le nostre azioni - continuò Minmun. - Non solo per preservare alcune specie della Vecchia Terra, ma per trovare unità nella diversità. Per diffondere il seme della diversità di vita che troviamo altrove.Il viso di Freeman Ghenga era luminoso, nel sole. - Il Nucleo offrì unità nel servilismo inconsapevole - disse piano. - Sicurezza nel ristagno. Dove sono, dopo l'Egira, le rivoluzioni del pensiero umano, della cultura, dell'azione? - Terraformate in cloni sbiaditi della Vecchia Terra - rispose Coredwell Minmun. - La nostra nuova epoca di espansione umana non terraformerà niente. Gioiremo delle difficoltà e accoglieremo le bizzarrie. Non modificheremo l'universo per adattarlo a noi... saremo noi, ad adattarci. | << | < | > | >> |Pagina 440 [ intelligenza finale, empatia-amore, amore, principio antropico, iperstringa, universo, Dio-Creatore, Abramo ]Sol capì ora che la macchina-dio, non importa in quale forma, aveva acume sufficiente a riconoscere che l'empatia era una reazione al dolore altrui; ma la stessa IF era troppo stupida per rendersi conto che l'empatia, sia in termini umani, sia in termini dell'IF dell'umanità, era molto di più di questo. Empatia e amore erano inseparabili e inspiegabili. La macchina-IF non l'avrebbe mai capito... neppure quanto bastava a servirsene come esca per la parte dell'IF umana che nel remoto futuro si era stufata della guerra.L'amore, questa cosa fra le più banali, il cliché più usato nelle motivazioni religiose, aveva maggior potere, capì Sol, della forza di coesione nucleare e dell'elettromagnetismo o della gravità. L'amore «era» queste forze, capì Sol. Il Vuoto Legante, l'impossibile cosa subquantica che trasportava dati da fotone a fotone, era, né più né meno, amore. Ma poteva, l'amore... il semplice, banale «amore»... spiegare il cosiddetto principio antropico di fronte al quale gli scienzati avevano scosso collettivamente la testa per più di sette secoli... la quasi infinita stringa di coincidenze che aveva portato a un universo con il giusto numero di dimensioni, con i giusti valori elettronici, con le giuste regole gravitazionali, con la giusta età delle stelle, con le giuste prebiologie per creare i giusti virus perfetti che diventassero i giusti DNA... in breve, una serie di coincidenze così assurde in precisione ed esattezza da sfidare ogni logica, da sfidare la comprensione, da sfidare perfino l'interpretazione religiosa? «Amore»? Per sette secoli, l'esistenza delle Teorie della Grande Unificazione e della fisica iperstringa post-quantica e della comprensione offerta dal TecnoNucleo dell'universo come autocontenuto e infinito, senza anomalie di Big Bang né corrispondente punto conclusivo, aveva quasi completamente eliminato qualsiasi ruolo di Dio, primitivamente antropomorfo o sofisticatamente post-einsteiano, anche in veste di custode o di legislatore pre-creazione. Il moderno universo, come macchina e uomo erano giunti a capirlo, non aveva bisogno di Creatore; in realta, non «comportava» un Creatore. Le sue regole ammettevano ben pochi armeggiamenti e nessuna revisione importante. Non era iniziato e non sarebbe terminato, al di là di cicli di espansione e di contrazione regolari e autoregolati come le stagioni sulla Vecchia Terra. E non c'era posto per l'amore.
A quanto pareva, Abramo si era
offerto di uccidere il figlio per
mettere alla prova un fantasma.
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