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| << | < | > | >> |Indice7 Avvertenza alla seconda edizione 9 Nota biografica di Alfred Sohn-Rethel 11 Bibliografia 19 Prefazione 23 Introduzione Parte prima 33 Forma-merce e forma-pensiero. Critica della teoria della conoscenza 1. Aggancio critico con Hegel o con Kant?, 33 2. Astrazione-pensiero [Denkabstraktion] o astrazione reale [Realabstraktion}?, 38 3. L'astrazione-merce [Warenabstraktion], 39 4. Descrizione fenomenologica dell'astrazione-scambio [Tauschabstraktion}, 42 5. Economia e conoscenza, 45 6. Analisi dell'astrazione-scambio, 49 7. La riflessione dell'astrazione-scambio, 70 8. L'intelletto autonomo, 73 9. Concetto di verità e falsa coscienza, 83 Parte seconda 89 Sintesi sociale e produzione 1. Società di produzione e società di appropriazione [Produktionsgesellschaft und Aneignungsgesellschaft], 89 2. Mano e mente nel lavoro, 90 3. L'inizio della produzione di un surplus e dello sfruttamento, 92 4. Mente e mano nell'età del bronzo. Forme preliminari della separazione tra mente e mano, 93 5. La società d'appropriazione classica, 97 6. I rapporti di produzione capitalistici, 103 7. Il pensiero meccanicistico come ideologia, 106 8. Il pensiero meccanicistico come scienza, 110 Parte terza 121 Lavoro socializzato e appropriazione privata 1. Capitale monopolistico e moderno processo di lavoro, 121 2. Economia di mercato ed economia aziendale nel capitalismo monopolistico, 123 3. Valori riproduttivi o non-riproduttivi, 126 4. Due forme di sintesi sociale, 128 5. Due concezioni della fine del capitalismo, 129 6. Economia aziendale e lavoro socializzato in Marx, 130 7. Il taylorismo, 132 8. Le sue modificazioni, 134 9. Taylorismo ed estraneazione del lavoro, 136 10. Dialettica dell'estraneazione del lavoro, 137 11. Studio dei tempi e dei movimenti del lavoro [Time and motion study], 137 12. Unità di misurazione tra lavoro dell'uomo e lavoro delle macchine, 139 13. Socializzazione totale del lavoro, 139 14. Legge formale della moderna socializzazione senza classi, 140 15. L'unità sociale tra mente e mano e la "nuova logica", 142 16. Il soggetto della socializzazione senza classi, 144 17. Socialismo e burocrazia, 146 18. Tecnica e tecnocrazia, 150 19. "Put politics in command!", 151 21. Sul problema della rivoluzione, 152 Appendice A 155 Per la critica dell'analisi marxiana delle merci Appendice B 163 Sulla necessaria unità dell'analisi delle merci Appendice C 171 Il materialismo storico come postulato metodologico 1. Idealismo critico e materialismo critico, 171 2. Marx espone il modello teorico del suo metodo, 174 3. Coscienza necessariamente falsa, 176 4. Eliminazione reale e critica della coscienza necessariamente falsa, 179 |
| << | < | > | >> |Pagina 23Questa ricerca è sostenuta dalla convinzione che per far luce sulla nostra epoca sia necessaria un'impostazione ampliata della teoria marxista. L'ampliamento non deve allontanare dal marxismo ma condurre piu profondamente in esso. Il motivo per cui i problemi essenziali della nostra epoca causano tali difficoltà va ricercato nel fatto che il nostro pensiero non è sufficientemente marxista e non penetra in campi importanti. Intendiamo la nostra epoca come l'età in cui sono all'ordine del giorno il passaggio dal capitalismo al socialismo e la costruzione di una società socialista. L'epoca di Marx era invece compresa completamente nel processo di sviluppo del capitalismo; il limite della sua prospettiva teorica era costituito dalle tendenze che dovevano portare alla fine di questa formazione sociale. È chiaro che con questo progresso epocale il campo visivo storico-materialistico si sposta sostanzialmente. Secondo l'indicazione di Marx, il passaggio dal capitalismo al socialismo significa la fine della preistoria umana, cioè il passaggio dallo sviluppo naturale e spontaneo a quello cosciente dell'umanità. Vi è bisogno prima di tutto di un'idea precisa della causalità e dell'azione reciproca tra lo sviluppo delle forze produttive materiali e la formazione dei rapporti sociali di produzione, per comprendere le forme sociali naturali, specie quelle giunte al loro stadio ultimo, capitalistico. Nel Capitale si trovano certamente innumerevoli indicazioni sul problema del come la base sociale determini la sovrastruttura intellettuale e susciti le indispensabili "potenze intellettuali del processo della produzione" (MEW 23, p. 446; tr. it. Il Capitale, Roma 1956, Lib. I, vol. II, p. 129), ma i problemi della formazione della coscienza non costituiscono il suo centro e non sono quindi una componente primaria dell'opera pnncipale di Marx. Ma nella nostra epoca questi problemi diventano prioritari. | << | < | > | >> |Pagina 29Va da sé che valutiamo le posizioni teoriche essenziali all'interno della filosofia classica tedesca, discontandoci notevolmente sia dal tipo di considerazione tradizionale, sia dalla concezione di Habermas. Per valutare queste posizioni ci serviamo, come criterio, della separazione fra lavoro intellettuale e lavoro manuale. Misurata su questo metro, la teoria della conoscenza [die Erkenntnistheorie] ha un interesse materialistico essenziale, in quanto giova a spiegare questa separazione. Ma in una teoria materialistica della conoscenza non si dovrebbe mai parlare di "conoscenza" senza considerare il suo relativo rapporto con il lavoro manuale. Generalmente il pensiero umano ha sempre suscitato interesse filosofico solo in quanto attività separata dal lavoro manuale. La filosofia teoretica è il figlio primogenito di questa separazione. La formulazione kantiana della domanda circa i "giudizi sintetici a priori" mantiene ancora, al di fuori di ogni contesto filosofico borghese, il significato legittimo di possibilità di una conoscenza della natura sufficiente per i processi produttivi e tuttavia indipendente dal lavoro manuale. La separazione tra mente e mano concorda nel modo piu stretto con la divisione di classe della società. Il modo di produzione capitalistico sarebbe impossibile se la fonte della tecnica produttiva risiedesse negli operai, poiché presupporrebbe una conoscenza della natura derivata da fonti diverse da quelle del lavoro manuale. In questo senso il problema kantiano è parallelo alla ricerca marxiana sulla possibilità della produzione come processo di valorizzazione del capitale, dove la produzione non avviene secondo le leggi della produzione ma dello scambio, e lo scambio non ha per contenuto lo scambio ma l'appropriazione del plusprodotto.Il rimprovero di dualismo può colpire il modo di pensare kantiano solo in quanto filosofia borghese. Il che torna solo a suo onore, giacché come potrebbe apparire la verità del mondo borghese se non come dualismo? Hegel ne riconosce la falsità e spinge al di là dei limiti borghesi: qui sta la sua grandezza. Ma egli giunge all'unità che supera il mondo borghese solo mediante l'eliminazione della teoria della conoscenza, cioè mediante l'ipostasi, e risolve in dialettica le antitesi in cui è bloccato il pensiero critico, inserendole in un processo. La dialettica si fa evento [die Dialektik geschieht]. Essa sarebbe impossibile come problema della possibilità. Ma l'evento della dialettica hegeliana è mera filosofia e il dominio del mondo si realizza solo per opera dello spirito, in stretta "immanenza", dunque esclusivamente nell'illusione dello spirito; ma perfino in questa illusione l'ipostasi pretende di essere valida solo limitatamente all'immutato mondo borghese e al suo stato. Per dirla con Adorno: "Se la sintesi hegeliana fosse vera sarebbe quella falsa". In realtà il marxismo non condivide l'interesse hegeliano per l'eliminazione della teoria della conoscenza, ma ha l'interesse opposto. Alla critica dell'economia politica occorre unire una critica della teoria della conoscenza [Kritik der Erkenntnistheorie]. Esse sono parallele, non sono preposte o subordinate l'una all'altra. Sia la spiegazione storica della forma dell'economia politica, dunque la sua "critica", sia la spiegazione storica della forma della conoscenza, dunque la critica della pseudospiegazione immanente, sono compiti sistematici reciprocamente autonomi che non possono essere aggiunti o innestati l'uno sull'altro. Pur avendo la stessa genesi storica, economia e conoscenza della natura sono reciprocamente affatto cieche, e ognuna possiede indipendentemente dall'altra la propria logica particolare e la propria necessità.
Sin dall'inizio lo sviluppo del modo di
produzione capitalistico fu per un verso un processo economico, per l'altro un
processo intellettuale, e la contemporaneità storica dei due processi è
necessariamente condizionata e solo apparentemente casuale. La produzione, in
quanto risultato della rivoluzione commerciale che segnò la fine del feudalesimo
e l'inizio del capitalismo, si trovò davanti a compiti che potevano essere
affrontati solo con soluzioni di dimensione sociale. Per il maestro artigiano
medievale, produttore singolo individuale, tali soluzioni non superavano solo le
sue risorse economiche, ma andavano letteralmente al di là della sua
comprensione. Né i mezzi dell'unità personale di mano e mente, della misura ad
occhio, né le forze fisiche del lavoro singolo individuale bastavano per la
tecnica delle armi da fuoco, dell'industria mineraria in espansione, della
metallurgia, dell'urbanistica, delle opere portuali e della navigazione d'alto
mare. L'unità personale di mano e mente si spezzò e subentrò la loro scissione
sociale. Il lavoro manuale divenne lavoro cooperativo, sempre piú socializzato
ma unilateralmente manuale, che esigeva la "sussunzione sotto il capitale". Il
lavoro intellettuale si sviluppò nel metodo quantificante delle scienze esatte,
assumendo la forma conoscitiva di una mente socializzata. Il processo di
produzione capitalistico del lavoro socializzato e la scienza del pensiero
socializzato, ma unilateralmente intellettuale, si svilupparono di pari passo
grazie a un nesso sostanziale, il cui segreto si nasconde nelle forme e nelle
funzioni della sintesi sociale che ne sta alla base.
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