Copertina
Autore Henrik Stangerup
Titolo Lagoa Santa
EdizioneIperborea, Milano, 1989 , pag. 383, dim. 100x200x25 mm , Isbn 978-88-7091-008-7
OriginaleVejen til Lagoa Santa [1981]
TraduttoreBruno Berni
LettoreRenato di Stefano, 1991
Classe narrativa danese
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Pagina 86

Arriva al ballo con la camicia aperta sul petto e i pantaloni leggeri, facendo dondolare la maschera intorno all'indice. Si sente febbricitante. Vorrebbe tornare presto a casa per curarsi e mettersi a letto. Ma d'un tratto lei gli prende la mano, e per il resto della notte Wilhelm dimentica tutto: il dottorato, le viscere dell' "urubu", Vienna, la neve in Italia settentrionale, e persino i suoi polmoni e lapreghiera della madre di stare sempre riguardato. È pronto a seguire la fanciulla in capo al mondo. Si chiama Sarah. Gli arriva alle spalle con i suoi lunghi capelli neri e i riccioli che le scendono sulla fronte. Gli occhi egiziani dietro la mezza maschera, le guance tonde e arrossate, e il riso un po' rauco, ma di una pienezza che lo incanta profondamente. È un misto di intelligenza, di vivacità, e di una tristezza che lascia in lui un fondo di nostalgia, perfino mentre si tengono per mano come se si conoscessero da sempre.

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Pagina 126 [ creazione ]

Io! Senza speculazioni campate in aria, senza salti, come nelle argomentazioni di Peter Christian Kierkegaard: tutto è concatenato, tenuto insieme dalla logica. Ed è proprio qui in Brasile, nella spedizione che sta organizzando con Riedel, con tutte le più nuove carte aperte sui tavoli e sui pavimenti, in regioni finora sconosciute, sprezzante di ogni pericolo, senza timore delle malattie, pronto a spiccare un gigantesco salto felino, che egli seguirà a ritroso le tracce della catena dello sviluppo fino al primo attimo della creazione, quattromilaquattro anni prima di Cristo, come hanno calcolato i teologi, o piuttosto sei o forse ottomila anni prima.

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Pagina 233 [ caverna ]

Una mattina presto decide di visitare per l'ultima volta la sua caverna preferita. Cavalcherà lentamente in mezzo ai "campos" cerulei. Sa che ne avra sempre nostalgia. È una mattina meravigliosa. Brandt parla nel sonno. Il sole scintilla sul lago. Gli uccelli si svegliano. Comunque sia, tutto è come il Creatore l'ha voluto.

Con il cappello di paglia ben calato sulla fronte, il Dr. Lund si sente colmo di gratitudine, mentre parte in groppa al suo mulo stanco e fedele, diretto a Lapa da Cerca Grande, nella rupe degli indios, Mocambo, nella regione più incantevole del Minas Gerais.

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Pagina 259 [ morte ]

La Morte ha il teschio bendato e vive a Lagoa Santa. La Morte viene dai paesi freddi, e ha portato con se strani strumenti dentro a cassette foderate di velluto viola: ha un piccone che può mandare in frantumi le rocce fino agli abissi dove vivono i mostri, un badile che può gettare la terra a cento "leguas" di distanza, e occhiali cerchiati d'oro con le lenti colorate, che porta quando leva le bende e si allontana a cavallo dalla sua casa vicino al lago. La Morte vede tutto, ma nessuno la vede, perchè ha sempre il viso rivolto altrove. Quando toglie gli occhiali, i suoi occhi si liquefano e cadono a terra come due macchie trasparenti che non evaporano mai. Per questo, guardando bene, si può sempre sapere dove la Morte è passata a cavallo. La Morte non è giovane e non è vecchia, e quando toglie gli occhiali e volge le sue orbite nere lontano, oltre il lago, e su verso la Serra da Piedade, il dolore assale le sue ossa, perchè guarda senza poter vedere, ascolta senza poter sentire. La Morte è stanca di essere la morte, ma finchè il sole illuminerà il giorno e la luna la notte, finchè la stagione secca seguirà quella delle piogge, per lei non vi potrà essere pace.

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