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Pagina 7
[ inizio libro ]
Andò così. Lavoravamo insieme
da poco più di un mese. Silvana
aveva la scrivania proprio di
fronte alla mia. Io la vedevo a
meno di due metri, per metà coperta
dal suo ventilatore e da un
personal di colore grigio che mi
mostrava i fili neri e spinotti
metallici.
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Pagina 12
Naturalmente Angela non aveva
fatto niente per sottrarsi a me,
niente di pianificato. Per esempio
non si era innamorata di un altro.
E lei stessa si chiedeva: cosa ci è
successo? Io lo sapevo - dissi a
Silvana - e non riuscivo a
resistere; una sensazione
sgradevole, che non auguro a
nessuno: la persona a cui ti affidi
da anni senza ansie, senza
soggezione o allarme, con rilassata
naturalezza, a un certo punto non
ride più, non si appassiona più,
non fa più gli occhi felici; ma
anzi ti trasmette un'angoscia
crescente, come se a ogni gesto, a
ogni sillaba, a ogni fiato dicesse
muta: "Chi sei? Chi parla? Chi
pensa? Chi sospira?"; e tu non
trovassi una sola ragione su cui
fondare la risposta: "Non mi
riconosci? Sono io".
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Pagina 141
[ fine libro ]
Ne avevo bisogno: la testa
affondò nel cuscino di Angela come
se una forza la spingesse. Non
volevo sapere altro, non volevo
raccontare altro di quella storia;
anzi, mi disgustava seguitare a
dirmi cocciutamente: è andata così.
Chiesi ad Angela, in ansia, con uno
sguardo storto rivolto allo
specchio dentro cui ora mi vedevo
da bambino: "Sono io quello?". Lei
mi rispose: no. Mi addormentai
subito.
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