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| << | < | > | >> |IndicePrefazione di Franco Carlini p. XI Premessa di Vinton C. Gerf 3 Introduzione 5 Parte prima. La metafora della biblioteca digitale: l'autostrada dell'informazione come memoria dell'editoria e della comunità 15 Frontiere dell'immaginazione di Vannevar Bush 29 Biblioteche del futuro di J.C.R. Licklider 36 Il progetto della biblioteca digitale, vol. I: Il mondo dei Knowbot di Robert E. Kahn e Vinton G. Cerf 46 La comunicazione come origine del progresso scientifico di Joshua Lederberg 52 Qual è il ruolo delle biblioteche nell'economia dell'informazione? di John Browning 66 Le rivoluzioni tecnologiche e il mito di Gutenberg di Scott D.N. Cook 77 Le biblioteche sono qualcosa di più che contenitori di informazioni: aspetti situazionali delle biblioteche elettroniche di Vicky Reich e Mark Weiser 91 La cattura e la diffusione elettronica della pratica culturale della pittura tibetana thangka di Ranjit Makkuni 102 Parte seconda. La metafora della posta elettronica: l'autostrada dell'informazione come mezzo di comunicazione 115 Alcune conseguenze dei gruppi elettronici di Lee Sproull e Samer Faraj 129 Netiquette 101 di Jay Machado 138 Le avventure dell'MPC: esperienze legate all'elaborazione dei metodi di progettazione e implementazione VLSI di Lynn Conway 144 Le comunicazioni digitali nell'ambito scientifico: la nuova alfabetizzazione di Joshua Lederberg 160 Parte terza. La metafora del mercato elettronico: la vendita di merci e servizi sull'autostrada dell'informazione 171 Il commercio elettronico su Internet dalla homepage di CommerceNet 184 Mercati elettronici e gerarchie elettroniche di Thomas W. Malone, Joanne Yates e Robert L. Benjamin 188 Schiavi di una nuova macchina: meditazioni sul rompicapo gratis/a pagamento di Laura Fillmore 203 Che la luce sia: promuovere il commercio nell'editoria elettronica di Mark Stefik 214 Parte quarta. La metafora dei mondi virtuali: l'autostrada dell'informazione come porta aperta sull'esperienza 249 Mudding: fenomeni sociali nelle realtà virtuali su base testuale di Pavel Curtis 258 Uno stupro nel cyberspazio: in che modo un clown maligno, uno spirito "briccone" haitiano, due maghi e uno scambio di insulti hanno trasformato un database in una società di Julian Dibbell 284 Interazione senza società? Quello che gli avatar non possono fare di Harry M. Collins 305 Prospettive per idee portatili di Mark Stefik e John Seely Brown 315 Il National Collaboratory - Un rapporto ufficiale di William A. Wulf 331 Sogni sulla rete: primi incontri di un gruppo online di analisi dei sogni di Barbara Viglizzo 338 Epilogo. Scelte e sogni 369 Bibliografia 379 Nota sugli autori 381 Indice analitico 385 |
| << | < | > | >> |Pagina 5| << | < | > | >> |Pagina 10Metafore multiple, arricchimento del pensieroQuesto libro, dunque, si propone di individuare metafore più efficaci e appropriate a stimolare la riflessione sull'infrastruttura informativa in via di creazione e a potenziare la nostra consapevolezza creativa grazie all'esame delle possibilità dischiuse dalle varie metafore. Il punto focale della nostra attenzione non è la politica attuale, e neppure un'indicazione su quello che dovrebbe essere l'infrastruttura informativa. In un periodo in cui ogni anno, o al massimo ogni due anni, compaiono nuove generazioni di elettronica digitale, mentre le notizie sulle ultime novità sono quasi quotidiane, alcune delle metafore che prenderemo in considerazione sono decisamente antiche. Sono in circolazione in varie forme culturali ormai da migliaia di anni e influenzano la riflessione sui computer da almeno cinquant'anni. Le definiremo metafore per l'autostrada dell'informazione. Ecco quelle che esploreremo a fondo nelle quattro parti che costituiscono questo volume. # Biblioteca digitale. L'autostrada dell'informazione come memoria dell'editoria e della comunità. Questa metafora affiora nelle biblioteche digitali, nelle banche dati e in altri servizi d'informazione di tipo archivistico. Pone l'accento sulla pubblicazione e sulla conservazione delle conoscenze raccolte, allo scopo di preservarle e renderle accessibili alla società. # Posta elettronica. L'autostrada dell'informazione come mezzo di comunicazione. Questa metafora traspare dall'immagine della posta elettronica utilizzata per inviarsi messaggi personali e per spedire messaggi pubblici a gruppi e comunità. # Mercato elettronico. L'autostrada dell'informazione come luogo per vendere merci e servizi. Questa metafora è utilizzata nella riflessione su problemi legati al commercio digitale, al denaro e alla proprietà digitale. # Mondi digitali, ovvero virtuali. L'autostrada dell'informazione come via d'accesso all'esperienza. Questa metafora appare nelle descrizioni di ambienti sociali nella rete, gruppi, realtà virtuale, realtà aumentata, telepresenza e ubiquità virtuale.
L'intento dell'opera non è creare la metafora
giusta per l'autostrada dell'informazione: fare
affidamento su una sola analogia metaforica ci
priverebbe di una gamma più vasta di significati e
possibilità.
Le metafore s'innestano sulla nostra coscienza in vari modi e in vari modi ridestano il nostro cuore. Questi risvegli corrispondono agli archetipi studiati nella psicologia junghiana e nella mitologia: elementi interni alla psiche che si riflettono all'esterno attraverso le nostre esperienze culturali. La parola archetipo indica un modello originale sul quale si configurano altre realtà simili. Fra i numerosi archetipi identificati da Jung figurano l'eroe, il bambino, il briccone, Dio, il demonio, il vecchio saggio e la madre terra, oltre a vari processi naturali, animali e oggetti. Poiché ci influenzano senza che ne siamo coscienti, si dice che gli archetipi facciano parte dell'inconscio collettivo e siano racchiusi nei miti. L'origine di quasi tutti i miti si perde nella notte dei tempi; in greco, la parola mito significa "ciò che si racconta". | << | < | > | >> |Pagina 15| << | < | > | >> |Pagina 22La biblioteca tradizionale così come l'abbiamo descritta, quindi, è ben più che un luogo per immagazzinare le informazioni raccolte; fa parte di un sistema sociale che implica ruoli sociali, alfabetizzazione e leggi sulle opere dell'ingegno; tutti concetti che sono impliciti e sintetizzati nella metafora della biblioteca digitale.Riflessioni sulle biblioteche La metafora della biblioteca digitale può tuttavia risultare fuorviante, se trascuriamo quello che c'è di diverso nel regno digitale. Per inventare la NII, non possiamo semplicemente prendere l'immagine di una biblioteca tradizionale acriticamente, senza discuterla, "digitizzarla" e presumere che l'immagine che ne risulta rifletta ciò che dovrebbe essere la NII. Per usare la metafora della biblioteca digitale e comprendere l'infrastruttura informativa nazionale che ne deriva, dobbiamo distinguere ciò che è essenziale nelle biblioteche da ciò che è transitorio. Possiamo cominciare dai ruoli sociali legati alla composizione delle opere digitali. Nel contesto della biblioteca tradizionale gli scrittori scrivono libri; viceversa, in una biblioteca digitale, sono molte le specie diverse di "scrittori" che possono registrare opere digitali, quindi gli "scritti" possono comprendere non solo testo e illustrazioni, ma anche musica, animazione, film digitali, videogiochi e software per computer. Nel mondo digitale queste opere sono "tutte bit e byte", e le varie forme di multimedialità rimescolano i bit fra di loro. Questa differenza fondamentale incide sul problema dell'alfabetizzazione, poiché l'alfabetizzazione richiesta per vedere un film, ascoltare musica o usare un programma per computer è diversa da quella necessaria per leggere un libro. Dal momento che le biblioteche svolgono un ruolo permanente nell'istruzione e nell'alfabetizzazione, di solito possiamo dare per scontato che gli utenti di una biblioteca abbiano imparato a leggere prima di frequentarla. Nel caso di una biblioteca digitale probabilmente dovremmo presupporre che gli utenti, per poterne usufruire, siano stati addestrati nel campo dell'alfabetizzazione digitale. In realtà non è così, e la relativa difficoltà di procurarsi un addestramento del genere ha contribuito a creare quell'alone di mistica e di frustrazione che circonda l'approccio alle reti: gli ostacoli pratici e tecnici dissuadono molti anche dal tentare. Noi sottovalutiamo l'istruzione necessaria per utilizzare le biblioteche digitali e, mentre le scuole che forniscono un certo avviamento all'uso di biblioteche a stampa sono molte, il numero di quelle che mettono a disposizione corsi di preparazione alle biblioteche digitali è di molto inferiore. D'altra parte si stanno creando nuovi metodi di fruizione delle biblioteche digitali che richiedono un grado minore di preparazione; per esempio, un software che legge il testo a voce alta potrebbe rendere accessibili le biblioteche informatizzate anche a coloro che soffrono di handicap visivi o hanno una limitata padronanza del linguaggio scritto. | << | < | > | >> |Pagina 29(...) Facciamo l'esempio di un congegno futuro per uso individuale, che sia una sorta di incrocio fra archivio privato e biblioteca meccanizzata. Ha bisogno di un nome e, tanto per coniarne uno a caso, possiamo adottare quello di "memex". Un memex è un congegno in cui un individuo archivia libri, documenti e comunicazioni, meccanizzato in modo da poter essere consultato con straordinaria velocità e duttilità; in sintesi, è un'estensione intima della sua memoria. Ha la struttura di una scrivania e, benché si possa presumibilmente farlo funzionare a distanza, in sostanza rappresenta la postazione di lavoro dell'uomo. Sul piano si trovano degli schermi inclinati traslucidi, sui quali si può proiettare il materiale per una comoda lettura. Ci sono una tastiera e delle file di pulsanti e leve, ma per il resto sembra una comune scrivania. A una estremità si trova il materiale immagazzinato. La massa principale è affidata a microfilm di qualità elevata; solo una piccola parte dell'interno del memex è dedicata all'archiviazione, mentre il resto riguarda il meccanismo di funzionamento. Eppure, anche se l'utente inserisse cinquemila pagine di materiale al giorno, impiegherebbe centinaia di anni a riempire l'archivio, quindi può mostrarsi prodigo e inserire dati a piene mani. La maggior parte del contenuto del memex si acquista su microfilm, pronto per l'inserimento. Libri di ogni genere, immagini, periodici correnti, quotidiani, vengono quindi rintracciati e immessi nell'apparecchio. La corrispondenza d'affari segue la stessa sorte ed è previsto un procedimento di immissione diretta. Nella parte superiore del memex c'è una placca trasparente sulla quale si appoggiano appunti manoscritti, fotografie, promemoria e documenti di ogni sorta. Appena uno di questi è in posizione, abbassando una leva se ne scatta una fotografia che viene immessa nel primo spazio libero esistente in una sezione dell'archivio del memex, mediante un procedimento xerografico. Naturalmente è prevista la possibilità di consultare l'archivio per mezzo del sistema corrente di indicizzazione. Se l'utente desidera consultare un certo libro, batte sulla tastiera il codice relativo, e subito gli appare davanti la pagina con il titolo del libro, proiettata su una delle sue postazioni visive. I codici usati spesso sono mnemonici, cosicché consulta di rado il libro dei codici; ma per farlo, gli basta premere un solo tasto. Inoltre ha a sua disposizione delle leve supplementari: spostando a destra una di queste leve, scorre tutto il libro che ha di fronte, sfogliandone le pagine a una velocità tale da consentire solo una rapida occhiata. Se inclina la leva ancora più a destra, sfoglia dieci pagine per volta; se la sposta ancora oltre, ne scorre cento alla volta. Inclinando la leva a sinistra, ottiene lo stesso movimento, ma stavolta a ritroso. Un pulsante speciale lo porta subito alla prima pagina dell'indice. Ogni libro della biblioteca si può quindi prendere in esame e consultare con una facilità molto maggiore che se fosse necessario prelevarlo dallo scaffale. Avendo a sua disposizione numerosi proiettori, lo studioso può lasciare un documento al suo posto mentre ne controlla un altro. Può anche aggiungere note e commenti marginali, avvalendosi di una sorta di xerografia, senz'altro possibile, e si potrebbe persino far sì che scriva il commentario di suo pugno con la punta di uno stilo molto simile a quelli che si usano oggi nel teleautografo visibile nelle sale d'aspetto delle ferrovie, proprio come se avesse di fronte a sé la pagina vera e propria. Tutto questo procedimento è convenzionale, a parte la proiezione nel futuro di meccanismi e apparati che appartengono al mondo attuale. Consente tuttavia un passo avanti immediato verso l'indicizzazione associativa, il cui concetto basilare è la condizione per cui ogni documento può essere programmato per sceglierne un altro in modo immediato e automatico. Questo è l'aspetto essenziale del memex; l'importante è il processo di collegare due documenti fra loro. Quando l'utente crea una traccia, le attribuisce un nome, inserisce quest'ultimo nel suo codice e lo digita sulla tastiera; gli appaiono davanti i due documenti da unire, proiettati su due postazioni visive adiacenti. Nella parte inferiore di ciascuno c'è un certo numero di spazi in bianco riservati al codice, e in ogni documento è inserito un cursore che ne indica uno. E sufficiente che l'utente batta un solo tasto perché i due documenti siano uniti per sempre. In ogni casella del codice compare la parola in codice. Fuori dello schermo, ma sempre nello spazio riservato al codice, è inserita una serie di puntini per la visualizzazione del protocollo, e su ogni documento questi puntini indicano, grazie alla loro posizione, il numero di indice dell'altro. | << | < | > | >> |Pagina 36| << | < | > | >> |Pagina 37La pagina stampata è un mezzo eccellente per la visualizzazione di informazioni. Offre un'immagine la cui alta risoluzione è adeguata a soddisfare le esigenze dell'occhio; fornisce informazioni sufficienti a tenere occupato il lettore per un arco di tempo conveniente; assicura una grande flessibilità di caratteri e di formato; permette al lettore di controllare le modalità e la velocità dell'esame. E' piccola e leggera, inoltre si può spostare, ritagliare, appuntare, incollare, riprodurre, eliminare, e per giunta non è molto costosa. Queste qualità positive si riferiscono tutte alla funzione visiva. Le osservazioni che si potrebbero fare riguardo alle funzioni di conservazione, organizzazione e reperimento dell'informazione sono meno positive.Una volta che le pagine stampate sono state rilegate per formare libri o periodici, molti dei vantaggi visivi delle pagine singole risultano intaccati o distrutti. I libri sono pesanti e voluminosi; contengono un numero di informazioni di gran lunga superiore a quello che il lettore può assimilare entro un tempo definito e, spesso, l'eccesso nasconde proprio la parte che gli interessa. I libri sono troppo costosi perché sia possibile una distribuzione universale della loro proprietà, e circolano troppo lentamente per consentire lo sviluppo di un servizio pubblico efficace. Quindi, a parte l'uso nella lettura sequenziale - che non è la modalità di utilizzo che qui ci interessa - i libri non sono granché come strumenti di visualizzazione dell'informazione. Quanto alla funzione di conservazione, raggiungono appena la sufficienza, e dal punto di vista del reperimento dell'informazione sono decisamente inadeguati. Quando si arriva poi all'indicizzazione e alla realizzazione di estratti, i libri in sé non forniscono alcun contributo attivo. Se i libri sono di per sé insoddisfacenti per quanto riguarda la conservazione, l'organizzazione, il recupero e la visualizzazione delle informazioni, è ovvio che anche le biblioteche siano tutt'altro che soddisfacenti. Possiamo enumerare quanto vogliamo le inefficienza nell'organizzazione delle biblioteche, ma il problema fondamentale non si risolve solo migliorando l'organizzazione delle biblioteche a livello di sistema. Anzi, se l'interazione umana con il patrimonio della conoscenza è concepita come un processo dinamico che comporta ripetuti esami e confronti incrociati di tante piccole sezioni disperse, ogni concetto di biblioteca che parta da scaffali carichi di libri suscita necessariamente dei problemi. Osservando un milione di libri disposti su diecimila scaffali, si potrebbe immaginare che la difficoltà sia intrinsecamente logistica, che dipenda dalla mera sistemazione materiale. In parte è vero, naturalmente, ma il problema deriva in misura molto maggiore da quella che si può definire la «passività» della pagina stampata. Quando le informazioni sono depositate nei libri, non esiste alcun modo pratico per trasferirle dal deposito all'utente senza spostare fisicamente o il libro o il lettore, o tutte e due. Inoltre, non c'è alcun modo di individuare argomenti informativi specifici all'interno dei libri e di operare su di essi nel modo desiderato, se non chiedendo al lettore di espletare da sé tutte le operazioni desiderate. Siamo cosi avvezzi alla passività delle pagine e dei libri che ci viene spontaneo scrollare le spalle e ribattere: «Volete forse suggerire che il documento si legga da sé?». Tuttavia è indubbio che la difficoltà di separare le informazioni contenute nel libro dalle pagine stampate e l'assenza, nei libri, di processori attivi sono alla base degli inconvenienti più gravi del nostro attuale sistema di interazione con la massa di informazioni archiviate. E' necessario sostituire il libro con un congegno che faciliti la trasmissione di informazioni senza richiedere il trasporto del materiale, e che non solo fornisca informazioni ma le elabori, seguendo procedure che specificano, richiedono, monitorizzano e, se necessario, rivedono e presentano ulteriori richieste. Per garantire questi servizi, è necessaria evidentemente una fusione fra biblioteca e computer. | << | < | > | >> |Pagina 40Criteri dei sistemi procognitivíNella nostra società i criteri economici tendono a mostrarsi dominanti e il valore economico delle informazioni e del sapere è in ascesa. Intorno all'anno 2000 le informazioni e il sapere potranno raggiungere la stessa importanza della mobilità. Partiamo dal presupposto che quell'anno il cittadino medio sarà in grado di fare un investimento di capitale su un "mezzo intermediale" o "console" - la sua Ford o Cadillac intellettuale, per così dire - paragonabile all'investimento che fa oggi acquistando un'automobile, o almeno potrà prenderne a noleggio una da un ente pubblico che tratti gestione di informazioni così come la Consolidated Edison tratta energia elettrica. Nel mondo degli affari, del governo e dell'istruzione, forse il concetto di "scrivania" sarà cambiato da passivo ad attivo: una scrivania potrà essere in primo luogo una stazione di visualizzazione e controllo di un sistema di telecomunicazione-elaborazione a distanza, e la sua parte più essenziale sarà il cavo (o "cordone ombelicale") che la collega, attraverso una presa a muro, alla rete di servizi procognitivi. Dunque il nostro presupposto economico è che l'interazione con le informazioni e la conoscenza costituirà il dieci o il venti per cento dello sforzo totale della società e che il criterio razionale economico (o socio-economico) sia che la società è più produttiva se dotata di sistemi procognitivi che senza. E' da notare che in questa proiezione lo stanziamento di risorse per i sistemi informativi copre l'interazione con un insieme di informazioni diverso da quello attualmente presente nelle biblioteche. E' probabile che le spese per le postazioni di lavoro riservate agli utenti, le telecomunicazioni e l'elaborazione a distanza saranno destinate in gran parte alla gestione di informazioni relative agli affari correnti, all'industria, alla pubblica amministrazione e alle attività professionali, e forse anche a notizie, intrattenimento e aspetti didattici. Queste attività "prosaiche" richiederanno attrezzature imponenti, e alcune parti del sistema procognitivo della neo-biblioteca potranno, per così dire, viaggiare nella loro scia. I criteri che rientrano chiaramente nel nostro ambito di ricerca sono quelli relativi alle esigenze e ai desideri degli utenti. In riferimento ad essi il sistema procognitivo deve: 1. essere disponibile quando e dove è necessario; 2. gestire insieme documenti e fatti; 3. ammettere parecchi generi diversi di immissione, che vanno dai contributi ufficiali accolti dalle autorità (per esempio, articoli accettati da periodici riconosciuti) a note e commenti informali; 4. mettere a disposizione un patrimonio di informazioni organizzato tanto in ampiezza quanto in profondità, e promuovere il miglioramento di tale organizzazione attraverso l'uso; 5. facilitare il proprio ulteriore sviluppo fornendo agli utenti linguaggi e tecniche di carattere costruttivo, preservando gli strumenti che essi metteranno a punto, registrando la portata delle proprie prestazioni e regolandosi in modo tale da ottimizzarle; 6. fornire accesso al patrimonio di informazioni tramite linguaggi adatti, orientati a procedure e a campi; 7. essere in grado di interloquire o interagire con l'utente mentre formula richieste e rispondendo a queste; 8. adeguarsi al livello di specializzazione del singolo utente, offrendo modalità perfezionate e ottimizzate a quegli esperti che lavorano nel loro campo specifico e funzionando invece come sistema didattico per guidare e migliorare gli sforzi dei neofiti; 9. consentire agli utenti di gestire sia le meta-informazioni (tramite le quali possono lavorare "a distanza di sicurezza" dalle informazioni vere e proprie), sia le informazioni vere e proprie (senza intermediari), sia le une e le altre nello stesso tempo; | << | < | > | >> |Pagina 46| << | < | > | >> |Pagina 48Guida al sistemaGli elementi costitutivi [del Digital Library System] sono i Personal Library System riservati agli utenti, gli Organizational Library Systems per i gruppi di servizio di individui o di attività, le banche dati nuove o preesistenti costituite sul posto oppure sparse in tutto il paese, i server di banche dati che gestiscono richieste a distanza, e infine una quantità di funzioni di sistema che servono a coordinare e gestire l'ingresso e il recupero dei dati. I componenti del sistema dovrebbero essere collegati fra loro per mezzo di una o più reti informatiche interconnesse. Le richieste locali di informazioni, se non possono essere soddisfatte dal PLS locale, vengono trasmesse ad altre fonti di informazione, più grandi o magari più specializzate, disponibili nella rete. Una sola richiesta può generare da dieci a diecimila scambi fra le varie parti dell'intero Digital Library System. Questo può accadere facilmente se il sistema deve interrogare parecchie banche dati prima di rispondere a una particolare richiesta. Questi scambi sono, per lo più, mediati dai Knowbot, che sono programmi intelligenti attivi, in grado di scambiarsi messaggi e di passare da un sistema all'altro per esaudire le richieste dell'utente. In risposta alla richiesta di un utente, possono riferire risultati intermedi, ricercare progetti e criteri, formulare criteri di formato e di organizzazione e fornire altre informazioni rilevanti. Un Knowbot viene costruito per conto di un utente nel suo Personal Library System e inviato al server di una banca dati che si connette con la rete in corrispondenza di un particolare database o serie di database. Per adattarsi ai sistemi delle banche dati esistenti che non sono in grado di interagire direttamente con i Knowbot, questi server potranno assisterli, traducendo le loro richieste di informazioni in termini compatibili con i metodi di accesso alla banca dati esistente. In futuro prevediamo di assistere allo sviluppo di sistemi di banche dati con meccanismi insiti per accoglie Knowbot residenti o di passaggio. E' possibile, e anzi probabile, che si possano inviare più di un Knowbot, o direttamente da un Personal Library System o indirettamente, per effetto di azioni compiute da un particolare server di una banca dati. Questi vari Knowbot potranno incontrarsi presso un server comune o tornare tutti alla postazione di lavoro iniziale per l'assembiaggio dei risultati. | << | < | > | >> |Pagina 77| << | < | > | >> |Pagina 81Considerando la Bibbia di Gutenberg e l'abilità artigianale di Gutenberg stesso, non abbiamo l'impressione di trovarci di fronte all'invenzione e allo sfruttamento di una tecnologia rivoluzionaria, ma piuttosto all'uso conservativo di una tecnica innovatrice per la produzione meccanica di manoscritti. In effetti, l'intento stesso della stampa a caratteri mobili e le innovazioni tecniche che Gutenberg vi apportò erano rivolti alla produzione di volumi che somigliassero il più possibile ai manoscritti. Inoltre all'interno dell'attività di stampa in generale, si continuarono a usare i manoscritti come termini di confronto per i libri a stampa ancora per due generazioni almeno, dopo la Bibbia di Gutenberg; se la nuova tecnologia non avesse soddisfatto questi criteri antichi, sarebbe stata liquidata come un esperimento fallito. In effetti pare che un giudizio del genere sia stato emesso in Cina: furono ideati dei blocchetti contenenti un singolo carattere, ma i cinesi li respinsero, a favore dei blocchi che contenevano interi testi; erano del parere che i blocchetti singoli non fossero abbastanza coerenti nella forma per produrre una pagina a stampa che soddisfacesse gli elevati criteri estetici della loro calligrafia. Questo suggerisce che l'inizio di una rivoluzione tecnologica può dipendere spesso dall'uso di tecnologie nuove, che siano compatibili sul piano funzionale con le antiche pratiche artigianali e i valori tradizionali della cultura in cui si inseriscono.Dal momento che stampare la Bibbia di Gutenberg su pergamena richiedeva centinaia di pelli, la materia prima rappresentava di per sé un fattore costoso. Una singola copia richiedeva le pelli di cinquanta-settantacinque pecore. Allo stesso modo, la carta che Gutenberg usava per la maggior parte delle copie, pur essendo meno costosa della pergamena, rappresentava comunque un bene prezioso, perché veniva prodotta un foglio alla volta da abili artigiani che dipendevano da riserve spesso scarse di stracci o ritagli provenienti dalle manifatture di tessuti. Il prodotto finito di Gutenberg, del resto, era uno straordinario capolavoro di artigianato, un esempio splendido e prezioso dell'arte tipografica, e tale rimane ancor oggi; ma era anche un prodotto destinato alle élite, soprattutto l'aristocrazia e il clero. Il Verbo stampato da Gutenberg non veniva distribuito alle masse; infatti della Bibbia di Gutenberg furono prodotte solo duecento copie. Nel frattempo i libri a stampa in generale rimasero di gran lunga troppo costosi per «l'uomo comune» di de Solla Price ben oltre il 1500. Non solo la maggior parte degli uomini nel Quattrocento non era in grado di acquistare una Bibbia di Gutenberg, ma era anche incapace di leggerla. Questo è un elemento essenziale per la valutazione del corso della rivoluzione della stampa; qualsiasi potenziale cambiamento sociale di massa associato all'avvento della stampa dev'essere valutato alla luce della diffusione dell'alfabetizzazione di massa. Benché sia un fenomeno difficile da definire e quantificare, anceh una stima prudente colloca l'analfabetismo nell'Europa del Quattrocento ben al di sopra del novanta per cento della popolazione complessiva. Inoltre, poiché coloro che sapevano leggere erano quasi tutti membri del clero, studiosi e aristocratici (ed erano per lo più tutti uomini), l'analfabetismo negli altri strati della società era praticamente universale. E anche fra coloro che sapevano leggere non tutti conoscevano il latino che, naturalmente, era la lingua della Bibbia.
Alla luce di questi fattori, le realizzazioni
di Gutenberg risultano tutt'altro che
rivoluzionarie, anzi sono perfettamente in armonia
con le istituzioni sociali, religiose, politiche
ed economiche dei suoi tempi.
Anche così, la stampa era un procedimento molto più rapido e meno costoso della trascrizione di manoscritti. Questo aspetto, insieme con la qualità estetica dei testi stampati, finì per rappresentare una sfida notevole alla tradizionale produzione di manoscritti. In effetti la sostituzione della stampa alla copiatura per la creazione di documenti, ebbe come risultato una straordinaria diffusione della tecnologia tipografica. Verso la metà del Cinquecento c'erano tipografie attive in quasi tutte le principali città d'Europa, oltre che in Medio Oriente e in Asia. Nel Nuovo Mondo la prima tipografia fu installata a Città del Messico, nel 1539, e la seconda un secolo dopo, nel 1638, a Cambridge, nel Massachusetts. | << | < | > | >> |Pagina 88Conclusione: rivoluzioni riconquistateQuesto rapido quadro della rivoluzione della stampa suggerisce che la struttara delle rivoluzioni tecnologiche non è né semplice e definita sul piano tecnologico, né uguale in ogni luogo, sul piano storico o culturale. E' chiaro che il modello del vasto cambiamento sociale, causato da una sola innovazione tecnologica, è sbagliato e fuorviante dal punto di vista storico e concettuale. Simili cambiamenti non sono causati dall'apparizione di un singolo congegno, ma si articolano in una serie di molteplici innovazioni di carattere tecnologico e sociale che si influenzano a vicenda. Il nuovo modello strutturale delle rivoluzioni tecnologiche deve tener conto di questi fattori; inoltre dev'essere in grado di cogliere i valori profondi che informano la nostra cultura e sono sottesi alle scelte che facciamo per indirizzare la nostra tecnologia, anche quando queste scelte vengono fatte per difetto, anziché in base a un progetto preciso. Il determinismo tecnologico implicito nel mito di Gutenberg apre la discussione su quali siano questi valori sociali, politici e morali; discussione che in ultima analisi è l'unico mezzo per distinguere fra un ruolo appropriato e uno non appropriato per qualsiasi nuova tecnologia dei nostri tempi. | << | < | > | >> |Pagina 91| << | < | > | >> |Pagina 93Funzioni situazionali delle bibliotecheLe biblioteche pubbliche sanno di non servire soltanto a fornire informazioni. Una guida molto diffusa alle biblioteche pubbliche ne elenca otto funzioni: "centro di attività della comunità locale", "centro di informazioni per la comunità", "centro di supporto per l'istruzione pubblica", "centro culturale indipendente", "avviamento all'istruzione nell'età prescolare", "biblioteca di tradizioni popolari", "biblioteca di consultazione" e "centro di ricerca". La prima di queste funzioni non ha alcun aspetto informativo, e anche le quattro successive presentano forti componenti non informative. Soltanto le ultime tre sono a scopo prevalentemente informativo e quindi si potranno facilmente convertire nelle biblioteche collegate in rete. Per esempio, avviamento all'istruzione in età prescolare richiede uno spazio comune confortevole perché genitori e figli possano riunirsi e trascorrere piacevolmente del tempo insieme; centro di informazioni per la comunità richiede accorgimenti per consentire la frequentazione occasionale e l'esposizione di oggetti; centro di supporto per l'istruzione ufficiale e centro culturale indipendente comportano la possibilità di spostare degli oggetti, per esempio manuali per la riparazione delle auto, verso il luogo dove sono necessari, in questo caso sotto l'automobile. Più oltre discuteremo tre aspetti nei quali le biblioteche pubbliche esistenti assolvono funzioni non informative: identità della comunità, cultura della comunità e dettagli della vita quotidiana. | << | < | > | >> |Pagina 203| << | < | > | >> |Pagina 207Chiamatela pure epifania, grazie all'intuizione prodotta dall'incidente riferito sopra, oppure semplicemente necessità di economia locale; in ogni caso la nostra attività si è orientata verso l'editoria elettronica, allontanandosi dalla pubblicazione su carta. Un'altra variazione nella marea. Il primo passo importante in questa nuova direzione, che comportava creare lavoro invece di produrlo per gli editori, è stato "The Internet Companion: A Beginner's Guide to Global Networking" di Tracy LaQuey, che è stato il primo libro popolare scritto su Internet, nel lontano 1992. Questo libro, prodotto con fulminea rapidità e scritto da un autore molto dotato e competente, diede l'impressione di lievitare ancor prima di nascere, diventando un bestseller. In un periodo in cui c'erano a disposizione ben poche informazioni relative al copyright su Internet e le clausole sull"'uso accettabile" ostacolavano la pubblicazione commerciale su Internet, non potevamo semplicemente esporre un libro con il cartellino del prezzo. Fu un atto di coraggio, per Tracy LaQuey, compiere quel balzo innovativo, prendere le parole che entrambi volevamo mettere a disposizione del pubblico pagante nelle librerie e darle via, su Internet, in caratteri ASCII. Fu quello il principio della Online BookStore (OBS), nel 1992. Molte migliaia di persone si precipitarono ad accaparrarsi quei file, molti scrissero per chiederne altri; nessuno degli utenti pagò un centesimo.Tuttavia un rompicapo è una sorta di paradosso e, per quanto possa sembrare illogico, l'iniziativa di dare via i file ASCII con un FTP (protocollo per il trasferimento di file) anonimo stimolò le vendite del libro nell'edizione a stampa. Chi ha voglia di leggersi centinaia di pagine in caratteri ASCII? Persino l'editore appoggiò il nostro tentativo, felice delle cifre di vendita che otteneva. Non sono casi isolati. La Prentice-Hall pubblica "Zen and the Art of Internet", di Brendan Kehoe, che è disponibile gratuitamente su rete, anche se continua a vendere molto bene. Lo stesso vale per lo "Hacker's Dictionary" della MIT Press, che è disponibile gratuitamente su Internet ma si vende bene anche nell'edizione su carta. Questo porta al rompicapo numero uno, e cioè come mai dar via qualcosa gratis possa fruttare denaro. Questo gesto allude a un tipo di ricchezza che non si trova tanto facilmente nel mondo tangibile: Più si dona agli altri, e più si ha. Qualcuno lo definisce un nuovo tipo di marketing, ed è stata una lezione piacevole da imparare. Ma questa esperienza si può definire davvero editoria online, oppure è stato il successo di un precoce ibrido di pubblicazione online/su carta? | << | < | > | >> |Pagina 214| << | < | > | >> |Pagina 215In molte culture, la conoscenza e la saggezza anteriore sono descritti sotto forma di luce. L'espressione "Che la luce sia" si riferisce alla diffusione della cultura nel mondo, specie nella forma scritta. Coerentemente con questa metafora, il periodo del secolo XVIII caratterizzato da un'intensa fioritura di scritti di filosofia e scienza è definito Illuminismo. Nel nostro secolo la metafora della conoscenza come luce si esplica in modo poetico e materiale al tempo stesso: libri, quadri, film, spettacoli musicali e altre opere si possono riprodurre comodamente in forma digitale. Con le fibre ottiche, le opere digitali vengono trasmesse letteralmente dal risplendere e dal pulsare della luce.La rappresentazione digitale delle opere e la loro trasmissione quasi istantanea esercita profonde conseguenze sull'editoria commerciale. Tre dei principali fattori economici che condizionano l'industria editoriale, ossia spese di stampa, spese di magazzino e spese di trasporto, si possono ridurre in modo drastico. Le opere digitali si possono riprodurre con una spesa mìnima, immagazzinare quasi senza occupare spazio e trasportare all'istante in una parte qualsiasi del mondo. L'avvento dei portatili schiude la prospettiva di un'era dell'informazione ancora più trionfale. Per le biblioteche, l'accesso universale alla cultura scritta del mondo è una visione già antica di secoli, ma oggi molte biblioteche hanno cataloghi elettronici accessibili a chiunque con un computer. Si possono inviare articoli a chiunque con un fax. Nella visione idealizzata del tecnofilo, libri e riviste non devono più essere stampati su carta; ogni opera digitale potrebbe essere messa a disposizione di tutti, in qualsiasi momento e in qualsiasi parte del mondo. |
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