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| << | < | > | >> |Pagina 5 [ inizio libro ]Il mare sobolliva nella sua quiete: un brodo verde-ardesia insaporito col fango caldo. Barchette nane sciabicavano l'orizzonte.I pali di sostegno s'innalzavano a mazzi, come dita annerite, iarde più in là nella dolce risacca. Una volta, le case sulla spiaggia di Galveston si erano accovacciate su quei trampoli chiazzati di catrame. Ora i cirripedi vi crescevano a grappoli, e gabbiani volteggiavano e stridevano. Era un grande procreatore di uragani, questo tranquillo Golfo del Messico. Laura lesse il tempo e la distanza con una rapida occhiata in basso. Indicatori verdi ammiccavano sulle punte delle sue scarpe, sfarfallando a ogni passo, e contavano le miglia. Laura accelerò l'andatura. Le ombre del mattino la colpivano con effetto stroboscopico mentre correva. Superò l'ultimo dei pali e scorse la sua casa, lontana sulla spiaggia. Sogghignò mentre la fatica evaporava in una vampata d'energia. Sembrava che tutto fosse a posto. Quando il vento la investì per la seconda volta, sentì che avrebbe potuto correre per sempre: una promessa di indistruttibile fiducia in sé, traboccante dal midollo. Corse con pura naturalezza animalesca, come un'antilope. La spiaggia fece un balzo e andò a sbatterle contro. Laura giacque stordita per un momento. Sollevò la testa, poi riprese fiato ed emise un lamento. La sua guancia era incrostata di sabbia, ed enttambi i gomiti le formicolavano per l'impatto della caduta. Le sue braccia tremavano mentre si spingeva sulle ginocchia. Si voltò a guardare.
Qualcosa le aveva agganciato il piede. Era un tratto
nero e scortecciato di un cavo elettrico. Un pezzo scartato
dall'uragano e seppellito nella sabbia. Il filo elettrico
era scattato, avvolgendosi intorno alla sua caviglia
sinistra, e l'avevà tirata giù come un lazoo.
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