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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione 7 Come si consulta il volume 8 Degustare il vino 10 Come si giudica un vino 12 Il terroir 14 Le varietà di terreni 17 La viticoltura 19 Il ciclo annuale della vite 23 Come si fa il vino 25 La scelta del legno 32 Il vitigno 35 Glossario delle varietà di uva 36 Sinonimi regionali 43 Conservare il vino 46 Servire il vino 47 I vini nel MONDO 48-51 Un mondo di vino 50 FRANCIA 52-259 Introduzione 54 Bordeaux 62 Médoc 70 Saint-Estèphe 81 Pauillac 84 Saint-Julien 89 Margaux 92 Graves, Cérons, Sauternes e Barsac 97 Libournais e Fronsadais 108 Saint-Émilion 111 Pomerol 120 Fronsadais e zone satellite di Saint-Émilion e Pomerol 124 Bourg e Blaye 126 Entre-Deux-Mers 130 Borgogna 135 Chablis 140 Cote de Nuits e Hautes-Còtes de Nuits 145 Cote de Beaune e Hautes-Còtes de Beaune 151 Cóte Chalonnaise 159 Maconnais 161 Beaujolais 165 Champagne 169 Alsazia 184 Valle della Loira 196 Pays Nantais 200 Anjou-Saumur 202 Touraine 207 Vigneti Centrali 211 Valle del Rodano 213 Rodano Settentrionale 215 Rodano Meridionale 218 Giura e Savoia 224 Il Sudovest della Francia 228 Languedoc-Roussillon 235 Provenza e Corsica 243 Vins de Pays 248 ITALIA 260-299 Introduzione 262 Italia Nordoccidentale 266 Italia Nordorientale 275 Italia Centroccidentale 282 Italia Centrorientale 289 Italia Meridionale e Isole 292 SPAGNA 300-325 Introduzione 302 Rioja e Nava rra 312 Penedés: la patria del Cava 318 La regione dello sherry 321 PORTOGALLO 326-341 Introduzione 328 Il Porto e la Valle del Douro 334 Madeira 340 GERMANIA, AUSTRIA E SVIZZERA 342-395 Introduzione 344 Ahr 354 Mittelrhein 356 Mosella 368 Nahe 302 Rheingau 364 Rheinhessen 368 Palatinato 371 Hessische Bergstrasse 374 Franconia (Franken) 376 Württemberg 379 Baden 381 Saale-Unstrut e Sassonia 385 Austria 387 Svizzera 392 EUROPA NORDOCCIDENTALE 396-409 Gran Bretagna 398 Lussemburgo 404 Altri Paesi produttori di vino nell'Europa Nordoccidentale 409 EUROPA SUDORIENTALE 410-429 Bulgaria 412 Ungheria 415 Romania 420 Slovacchia e Repubblica Ceca 423 Balcani Occidentali 426 Mar Nero e Mar Caspio 428 MEDITERRANEO ORIENTALE 430-439 Grecia 432 Vicino Oriente 437 AFRICA 440-459 Sudafrica 442 Nordafrica 456 Altri Paesi africani produttori di vino 458 AMERICHE 460-549 Nord America 462 California 469 Mendocino 479 Sonoma 481 Napa 487 Central Coast (Nord) 495 Central Coast (Sud) 498 Central Valley 502 Altre denominazioni della California 504 Pacifico Nordoccidentale 507 Nordest Atlantico 517 Altre aree vinicole degli stati Uniti 527 Canada 532 Messico 538 Sud America 540 Cile e Argentina 543 AUSTRALIA, NUOVA ZELANDA E ASIA 550-618 Australia 552 Nuovo Galles del sud 560 Vittoria e Tasmania 567 Australia Meridionale 578 Australia Occidentale 589 Queensland e Territorio del Nord 595 Nuova Zelanda 598 Asia 616 Il vino a tavola 619 La carta dei gusti e dei sapori 623 Guida alle annate 626 Guida ai difetti del vino 628 Glossario 629 Indice 641 Ringraziamenti 664 |
| << | < | > | >> |Pagina 19La varietà del vitigno determina il sapore primario di un vino, mentre il modo di far crescere una vite produce effetti più profondi sulla sua qualità. La cosa più importante è assicurarsi che nessun tralcio tocchi terra, perché in tal caso metterebbe le radici. In due o tre anni la maggior parte delle viti innestate sopra il terreno diventerebbe dipendente non dalle radici dell'innesto, ma dalle radici rigenerate della pianta (dal tralcio a terra). In questo caso non solo si metterebbe la vite alla mercé della fillossera (vedi p. 35), ma ironicamente si verificherebbe una situazione singolare: la vite che sta ancora ricevendo il suo nutrimento dall'innesto lo farebbe circolare verso i tralci che stanno a terra e questi, non controllati da un'adeguata potatura, produrrebbero dei frutti ibridi. Nella coltivazione e potatura della vite è dunque fondamentale evitare l'attacco della fillossera e assicurarsi che sia mantenuta la purezza dell'innesto portatore di frutti.
Il sistema di allevamento prescelto determinerà le dimensioni,
la forma e l'altezza della pianta. Le viti possono essere stimolate
a crescere in altezza, per evitare il gelo a terra, o verso il basso
per sfruttare il calore riflesso, ad esempio, da un terreno sassoso
durante la notte. Ci deve essere un buono spazio tra i filari perché
tutte le viti riescano a prendere la luce del sole e tenere lontana
l'umidità. La pianta può essere sottoposta a coltura intensiva tanto
da sviluppare un tetto di foglie che fa da riparo al troppo sole.
I SISTEMI DI COLTIVAZIONE DELLA VITE
Esistono centinaia di sistemi di "allevamento" e molte varianti
nazionali e locali, ognuna impiegata per una precisa ragione e
con i propri vantaggi e svantaggi. Per riconoscere quale sistema
sia stato usato in una vigna sarebbe meglio osservare la vite o in
autunno inoltrato o all'inizio della primavera, quando i tralci non
sono coperti dalle foglie. Nelle illustrazioni che seguono (non in
scala) le viti sono raffigurate così come appaiono durante la
dormienza invernale e i tralci disegnati in verde sono quelli che
porteranno i frutti nella nuova stagione.
Vite ad alberello
È un tipo di sistema Gobelet (vedi in basso a sinistra) senza
supporto. È molto diffuso in Australia dove pochi vigneti, di
solito piantati a uva Grenache, sono ancora allevati con questo
metodo. Questo tipo di allevamento si trova anche nel Beaujolais
(dove è chiamato Gobelet sia il sistema con supporti sia quelli
senza) ed è diffuso in tutte le aree aride del Mediterraneo.
Mancando il supporto, talvolta la branca principale ricade verso
il basso sotto il carico dei grappoli, facendo assumere alla vite un
aspetto disordinato e strisciante. Nei
crus
del Beaujolais il numero dei tralci va da tre a cinque, ma in altre aree, in cui
esistono meno controlli, una vite ad alberello arriva a dieci tralci. È
un sistema adatto solo a viti con bassa vigoria.
Chablis Come suggerisce il nome stesso questo sistema è stato applicato nello Chablis, anche se il metodo impiegato è ora, di fatto, il Guyot doppio. La Champagne è la regione più importante in cui si usa questo sistema di allevamento, applicato a circa il 90% delle uve Chardonnay. Possono essere coltivati tre, quattro o cinque tralci permanenti, a intervalli di un anno ciascuno. Così una vite di tre anni (l'età minima per uno Champagne AOC) ha tre tralci principali, una vite di quattro anni, quattro tralci ecc. La distanza tra le piante nel filare determina l'eventuale vita della branca più vecchia poiché, quando si arrampica sulla vite vicina, viene tagliata, e ne viene coltivata una nuova da un germoglio sul tronco principale. Il sistema Chablis è, in effetti, un po' più piccolo di una vite ad alberello inclinato senza il supporto centrale. [...] | << | < | > | >> |Pagina 25Anche se sempre più spesso si parla di internazionalizzazione delle tecniche di vinificazione, i metodi di produzione cambiano in maniera sostanziale non solo da Paese a Paese, ma anche da regione a regione, e fra un produttore e l'altro dello stessa zona.
Nel vino, come in altri prodotti, tutto dipende dalla scelta iniziale di
mantenere i valori tradizionali o piuttosto di ricercare percorsi e tecniche
innovativi. Qualsiasi decisione prenderà l'enotecnico, alcuni principi
rimarranno essenzialmente gli stessi e sono quelli che vengono descritti in
questo capitolo, che tratta le tipologie dei
vini e i più comuni processi di vinificazione.
I FATTORI CHE INTACCANO LA QUALITÀ La qualità dell'uva quando viene vendemmiata rappresenta il culmine potenziale della qualità del vino. Tuttavia anche l'enotecnico più abile non riuscirà mai a trasferire il 100% delle caratteristiche dell'uva al vino, poiché, da quando il grappolo viene reciso dalla vite, inizia un processo di deterioramento. Lo stesso processo di vinificazione è necessariamente un po' distruttivo, e ogni passaggio, seppure eseguito con la massima cura, inevitabilmente intacca le potenzialità del vino. Chi fa il vino può solo cercare di contenere al massimo "le perdite". Si stima che, approssimativamente, un vino trattenga l'80% delle sue qualità potenziali, ma è molto difficile recuperare anche un solo punto oltre questo limite. Più semplice è raddoppiare o triplicare la qualità di base dell'uva scegliendo il terreno migliore per la vigna, perfezionando i metodi di allevamento, impiegando cloni superiori e appropriati portainnesti e riducendo le rese. La ricerca qualitativa, in poche parole, oscilla tra la cantina dove si produce il vino e il vigneto.
Detto questo, le pratiche enologiche sono ancora importanti e il
modo in cui vengono attuate sarà fondamentale: avrà infatti un
effetto profondo non solo sulla qualità, ma anche sul tipo di vino
prodotto.
PRINCIPI DI VINIFICAZIONE
Con le tecniche moderne ormai si può realizzare un buon vino da
pasto ovunque venga coltivata una vite. Se non si riesce a ottenere
un prodotto accettabile, è segno che sono mancate le attrezzature
o le capacità. I migliori vini, certo, hanno bisogno di un vigneto con
determinate potenzialità e di un enologo di talento. Ma quando non
si riesce a produrre nemmeno un buon vino da pasto da una vigna
che ne ha tutti i requisiti, o le rese sono state eccessive o la vinificazione
non è stata eseguita correttamente, non ci sono scuse.
LA FERMENTAZIONE Il processo biochimico che trasforma il mosto dell'uva in vino è chiamato fermentazione. Le cellule di lievito presenti nell'uva secernono degli enzimi che trasformano gli zuccheri in alcol e anidride carbonica. Il processo s'interrompe quando la quantità di zuccheri è esaurita o quando la percentuale di alcol presente raggiunge un punto che diventa tossico per gli enzimi del lievito (di solito il 15-16%, qualche varietà di lievito sopporta anche il 20-22%). I tecnici in origine travasavano il loro vino da botte a botte (vedi p. 26) finché avevano la certezza che la fermentazione si fosse arrestata. Ora ci sono anche altri metodi per bloccare artificialmente la fermentazione, che utilizzano il calore, l'anidride solforosa, l'alcol, la pressione e l'anidride carbonica. • Il calore Ci sono diverse forme di pastorizzazione (per vini da tavola), pastorizzazioni veloci (per vini più importanti) e operazioni di raffreddamento che sono usate per stabilizzare il vino. I lieviti non agiscono a temperature superiori ai 36°C o inferiori ai -3°C e gli enzimi dei lieviti muoiono al di sopra dei 65°C. Una pastorizzazione veloce consiste nel portare il mosto alla temperatura di circa 80°C per 30-60 secondi, mentre una pastorizzazione normale si svolge a temperature comprese tra i 50 e i 60°C per un periodo di tempo più prolungato. • Trattamento con anidride solforosa o acido sorbico Queste sostanze hanno un'azione antisettica e, aggiunte al mosto, possono uccidere batteri e lieviti. • Centrifugazioni o filtrazioni Le moderne attrezzature possono rimuovere fisicamente tutti i lieviti presenti nel mosto, sia con la filtrazione, che consiste nel passare il mosto attraverso un filtro che trattiene tutte le sostanze indesiderate, sia con la centrifugazione, in cui la "forza centrifuga" separa le fecce dal vino (o dal mosto). • Aggiunta di alcol Fa aumentare il contenuto alcolico fino al livello tossico per i lieviti. • Pressione I lieviti non possono sostenere una pressione superiore alle otto atmosfere (la pressione in una bottiglia di Champagne è di circa 6 atmosfere). • Aggiunta di anidride carbonica Le cellule dei lieviti muoiono in presenza di una quantità di anidride carbonica pari a 15 grammi per litro o più. | << | < | > | >> |Pagina 53I vini francesi sono considerati in assoluto i migliori, in una certa misura anche dagli agguerriti concorrenti del Nuovo Mondo. Australiani e Californiani non cercano più di emularli, ma li giudicano ancora i maggiori esempi di riferimento. Le grandi regioni vinicole francesi presentano un insieme di caratteristiche geografiche e climatiche che si sintetizzano nel termine terroir. Nessun altro Paese al mondo dispone di una gamma altrettanto completa di condizioni e di climi adatti alla viticoltura e questo ha permesso alla Francia di produrre l'intera gamma dei vini classici, dai fragranti Champagne ai morbidi rossi di Borgogna ai dolci Sauternes. Attraverso secoli di tentativi e di errori, i Francesi hanno capito che alcune varietà specifiche si adattano solo a certi suoli e hanno sviluppato stili tipici regionali. In questo modo l'appassionato sa quali caratteristiche ricercare e aspettarsi da una bottiglia di Bordeaux, di Borgogna di Champagne o di vino del Rodano. È questa, da tempo, la chiave del loro succo osso. | << | < | > | >> |Pagina 261I vini italiani sono ricchi in potenziale, ma danno di sé un'immagine un po' confusa, che dovrebbe essere invece molto diversa. In Italia la vite cresce così facilmente che si potrebbe persino vederla germogliare da una fessura del pavimento. Inoltre, il numero delle varietà autoctone interessanti è il più elevato al mondo perfino superiore di quello francese.
In Italia, tuttavia, non ci sono grandi regioni vinicole, ma
solo province che confinano l'una con l'altra.
I consumatori non possono farsi una mappa
mentale dei vini italiani, come possono farla,
invece, con i vini francesi. Le varietà dei vitigni
e le tipologie di vino non solo si diversificano
all'interno della stessa provincia, ma oltrepassano
i confini di province e regioni, rendendo così più
confuso un quadro già non chiaro. Malgrado
questo, con il suo 21%, l'Italia è il secondo Paese
produttore di vino del mondo dopo la Francia,
e le esportazioni vanno a gonfie vele.
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