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di Carlo Carabba
È impossibile accostarsi a
Il Monumento
di Mark Strand senza avere nelle orecchie l'eco dei versi oraziani:
Exegi monumentum aere perennius regalique situ pyramidum altius. La voglia di scrivere un libro destinato a varcare i confini della propria vita, a superare i secoli tendendo all'immortalità è, con una minima dose di approssimazione, il sogno di ogni scrittore; con questo sogno Strand si misura sin dal titolo e dalla dedica "Al Traduttore di THE MONUMENT nel futuro". Il Monumento è scritto al futuro anteriore, un tempo in cui le cose non solo saranno, ma soprattutto saranno state, le civiltà consumate, la memoria svanita, l'autore morto. Eppure Strand che è, e sa di essere, uno dei più grandi poeti in vita, esclude che Il Monumento, à la Orazio, possa essere un'opera d'arte, possa essere poesia. Lo scrive chiaramente, "Non farti trarre in inganno da strutture che si autodefiniscono Il Monumento e hanno questo aspetto" e giù due poesie. Si potrebbe obiettare – e riflettere – se sia destino della modernità (e postmodernità) dover rinunciare all'arte a favore della riflessione sull'arte, ma mi pare ci si perderebbe in un discorso generale, cui sarebbe facile opporre importanti controesempi. Qui il problema non riguarda l'epoca, ma Strand e le sue scelte. E lui sceglie la prosa, "il linguaggio del significato per cui significa, suppongo, che quello che dico lo dico sul serio", e Il Monumento si presenta come una serie di 52 aforismi-sezioni, breviario di filosofia allusiva, quel genere ibrido in cui furono maestri, per fare due nomi, Kierkegaard e Nietzsche (più volte citato da Strand). E soprattutto Il Monumento si presenta come un metatesto, come un testo che dialetticamente riflette sull'idea di 'monumento'. Ma le apparenze, si sa, ingannano e, quando proviamo a fermare la mente su una qualsiasi delle frasi del Monumento, subito uno slittamento produce un movimento centrifugo e ci ritroviamo persi, con addosso il disagio divertito di chi comprende e al tempo stesso non comprende quello che vede, come quando osserviamo il nostro riflesso infinitamente ripetuto in due specchi che si fronteggiano. Così mi pare utile, in questa breve guida, fornire un rapido elenco degli inganni che si incontrano nel Monumento. | << | < | > | >> |Pagina 51Lascia che mi presenti. Io sono... eccetera eccetera. Adesso sai di me più di quanto io non sappia di te. | << | < | > | >> |Pagina 93
E proprio come vi sono zone della nostra anima che fioriscono e fruttificano
solo sotto lo sguardo di uno spirito
venuto dalla regione eterna alla quale appartengono nel
tempo, così, quando quello sguardo è nascosto a noi dall'assenza, queste zone
bramano quel magico sguardo come la terra che brama il sole perché possa dare
piante in fiore e frutto.
Splendi solo, splendi nudo, splendi come bronzo, che non riflette né il mio volto né alcuna parte interna del mio essere, splendi come fuoco, che non rispecchia nulla. Perché ho scelto questo modo di perpetuare me stesso sotto il tuo sguardo perpetuo? Avrei potuto far scolpire le mie sembianze nella pietra, ma non è la mia immagine che voglio tu possieda, né la vita, né la vita attorno a me. Solo questo documento. Quello che vi includo di me stesso è irreale e fuorviante. Solo questo momento luminoso ha vita, questo istante in cui entrambi scriviamo, questo lampo di voce. | << | < | > | >> |Pagina 119Guarda nello specchio, di' che volto vedi Tempo è che quel volto un altro ne formi... Molti l'avrebbero considerato fonte di Felicità l'aver trascorso il loro lasso di Vita durante Eventi cruciali di Epoche passate; ma l'incertezza dei Tempi futuri pochi ne ha tentati a essere parte delle Epoche a venire. E il segreto della vita umana, il segreto universale, il segreto-radice da cui tutti gli altri segreti scaturiscono, è il desiderio di altra vita, il desiderio furente e insaziabile di essere tutto il resto senza cessare mai di essere noi stessi, di impadronirsi dell'universo intero senza permettere che l'universo si impadronisca di noi e ci assorba; è il desiderio di essere qualcun altro senza cessare di essere me stesso, e continuare a essere me stesso mentre sono qualcun altro... | << | < | > | >> |Pagina 3515
La certezza della morte è accompagnata da incertezze, su tempo, modo,
luoghi. La varietà dei Monumenti ha spesso oscurato le tombe vere: e i Cenotafi
hanno guastato i Sepolcri.
Il vero Monumento deve sopravvivere, deve reggersi
da sé nonostante la possibile sopravvivenza dei falsi
monumenti. Non farti trarre in inganno da strutture
che si autodefiniscono Il Monumento e hanno questo aspetto:
IL MONUMENTO Di notte scoppiò un temporale, colpì il monumento, lo abbatté, pietra e verdi frammenti di bronzo, sul prato. Ora giace tra arbusti e rami divelti. Tu porti a nudo i frammenti, crepe e scanalature scavate dalla pioggia, strofini via cicatrici, macchie, nomi aggiunti a vernice sul piedestallo. Quando avrai finito niente del monumento avrà lo stesso aspetto. La cappa balenerà, riccioli di capelli parranno vorticare alla luce della luna o traboccare nel sole splendente. Nessun vento urlerà sotto le braccia o il mento; tutti i segni e le sillabe del dolore saranno riformulati, e quando lascerai lo sguardo duro del monumento, il viola freddo della sua ombra, non ti verrà in mente di voltarti. Nemmeno i timori di un lento disfarsi, di incendi che divampano alla sua base ti tratterranno. Prima di allontanarti lascerai cadere nella sua gola una lista di cose da fare se cadesse di nuovo. La tua ultima parola sepolta nella forma fredda del monumento... | << | < | > | >> |Pagina 8532Flottiglie! Giardini galleggianti che rasentano la conchiglia azzurra del cielo. Grandi ghenghe di rigogoli e gang-gang. L'aria non è mai stata tanto pura, i miei polmoni sono due sacchetti rosa di umida luce australe. Amico, Il Monumento risplende nel tabernacolo dell'aria, e di notte, sotto la Croce del Sud e il letto muto e scintillante delle stelle, canta. Amico, questo è il luogo su cui erigere il tuo monumento. Vai tra rigogoli e gang-gang! | << | < | > | >> |Pagina 11345
Siamo i nemici della violenza pastorale, gli amanti del
freddo; il corpo reclinato come Il Monumento è per
noi il sommo bene; pesanti allusioni al clima sono solo
un altro fardello per noi. Dacci un bel sigaro, una
cenere lunga su cui si possano fare congetture. E fumo
a volontà. Ha, aah. Adesso dacci un bicchiere di brandy spagnolo. Dacci una
parete nuda così che possiamo
vedere noi stessi in modo più vero e più arcano. Adesso
un foglio, dacci oggi il nostro foglio quotidiano su cui
scrivere. Adesso dateci il giorno, questo giorno.
Riportatelo via. Lo spazio che resta è Il Monumento.
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