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| << | < | > | >> |IndiceI Il panorama di Stoccolma 7 II I due fratelli 19 III I coloni di Lill Jans 27 IV Il padrone e i suoi cani 39 V Dall'editore 56 VI La Stanza Rossa 65 VII I successori di Gesù Cristo 79 VIII Povera patria! 85 IX Direttive 95 X «Berretta Grigia», Società Pubblicitaria per Azioni 100 XI Felicità 110 XII La Compagnia «Tritone» di Assicurazioni Marittime 119 XIII I disegni della Provvidenza 128 XIV Assenzio 137 XV L'Anonima Teatrale «La Fenice» 149 XVI Sui Monti Bianchi 160 XVII Natura 173 XVIII Nichilismo 177 XIX Dal camposanto all'osteria 187 XX Sull'altare 198 XXI Un'anima a mare 203 XXII Tempi difficili 209 XXIII Udienze 216 XXIV La Svezia 222 XXV L'ultima mossa del giuoco 238 XXVI Epistolario 253 XXVII Guarito! 261 XXVIII Di là dalla tomba 265 XXIX Rassegna 274 |
| << | < | > | >> |Pagina 15 [ inizio libro ]I / Il panorama di StoccolmaEra una sera dei primi di maggio. Sul Monte di Mosè, nella parte meridionale della città, il piccolo giardino non s'era ancora aperto al pubblico, e nessuno ancora ne aveva lavorate le aiuole. Fra i cumuli delle foglie cadute l'anno prima i bucaneve s'erano già aperta la via e stavano adesso conchiudendo la loro breve giornata per far largo ai fiori del croco che s'erano intanto rifugiati sotto uno sterile pero. I sambuchi aspettavano per fiorire il vento del sud, mentre i tigli già offrivano, nelle lor gemme ancor chiuse, filtri d'amore ai fringuelli che, tra tronco e ramo, avevano incominciato a costruire i loro nidi di treccia.
Sulla ghiaia dei sentieri non s'era posato ancora alcun
piede umano da quando la neve dell'ultimo inverno s'era
sciolta, e così animali e fiori trascorrevano la loro vita
senza affanni. I passeri si davano un gran da fare a
racimolar del bottino che poi nascondevano sotto i tegoli
della Scuola di Nautica. Trasportavano dei frammenti di
cartucce degli ultimi fuochi artificiali, raccattavano fili
di paglia fra gli alberelli che, l'anno innanzi, erano
usciti dal vivaio di Rosendal. Nulla sfuggiva ai loro
occhietti! Scovavano minuscoli brandelli di tulle nelle
pergole e, tra le scheggie d'un piede di panchina,
riuscivano a trar fuori ciuffetti di peli di cani che
s'erano abbaruffati là presso nel San Giuseppe dell'anno
prima. Era davvero un bel vivere, e anche un bel
battagliare!
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