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Pagina 7
[ inizio libro ]
Sostiene Pereira di averlo
conosciuto in un giorno d'estate.
Una magnifica giornata d'estate,
soleggiata e ventilata, e Lisbona
sfavillava. Pare che Pereira stesse
in redazione, non sapeva che fare,
il direttore era in ferire, lui si
trovava nell'imbarazzo di mettere
su la pagina culturale, perché il
"Lisboa" aveva ormai una pagina
culturale, e l'avevano affidata a
lui. E lui, Pereira, rifletteva
sulla morte.
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Pagina 206
[ fine libro ]
... Andò alla libreria, e cominciò
a sfogliare i passaporti di
Monteiro Rossi. Finalmente ne trovò
uno che faceva al caso suo. Era un
bel passaporto francese, fatto
molto bene, la fotografia era
quella di un uomo grasso con le
borse sotto gli occhi, e l'età
corrispondeva. Si chiamava Baudin,
Francois Baudin. Gli parve un bel
nome, a Pereira. Lo cacciò in
valigia e prese il ritratto di sua
moglie. Ti porto con me, gli disse,
è meglio che tu venga con me. Lo
mise a testa in su, perché
respirasse bene. Poi si dette uno
sguardo intorno e consultò
l'orologio.
Era meglio affrettarsi, il
"Lisboa" sarebbe uscito fra poco e
non c'era tempo da perdere,
sostiene Pereira.
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