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| << | < | > | >> |IndiceRingraziamenti 1 Introduzione 3 Parte prima Una nuova straordinaria visione della realtà 15 Capitolo 1 Il cervello come ologramma 17 Il punto di svolta 19 Anche la vista è olografica 23 Altri enigmi chiariti dal modello olografico del cervello 26 La vastità della nostra memoria 27 La nostra capacità di ricordare e dimenticare 27 La memoria associativa 28 La nostra capacità di riconoscere le cose familiari 28 Memoria fotografica 29 Il trasferimento di abilità acquisite 30 La sensazione di arti fantasma e come noi costruiamo un «mondo là fuori» 30 Supporto sperimentale al cervello olografico 32 Il linguaggio matematico dell'ologramma 33 Il danzatore come forma d'onda 35 La reazione della comunità scientifica 36 Pribram incontra Bohm 37 Capitolo 2 Il cosmo come ologramma 39 Bohm e l'interconnessione 42 Un mare vivente di elettroni 44 La disillusione di Bohm 45 Un campo di diverso tipo e il proiettile che uccise Lincoln 46 Se volete sapere dove vi trovate, domandatelo 48 Entrare nell'ologramma 51 Ordini celati e realtà svelate 53 L'interezza indivisa di tutte le cose 55 La coscienza come forma più sottile di materia 56 L'energia di un trilione di bombe atomiche in ogni centimetro cubo di spazio 58 Supporto sperimentale per l'universo olografico di Bohm 59 La reazione della comunità dei fisici 60 Pribram e Bohm insieme 61 Parte seconda Mente e corpo 63 Capitolo 3 Il modello olografico e la psicologia 65 I sogni e l'universo olografico 67 La psicosi e l'ordine implicito 69 Sogni lucidi e universi paralleli 71 Fare l'autostop sull'autostrada dell'infinito 72 La terapia olotropica 78 Vortici di pensiero e personalità multiple 78 Un difetto nella trama della realtà 82 Capitolo 4 Io canto il corpo olografico 89 Partite di pallacanestro della mente 94 L'assenza di separazione fra salute e malattia 96 Il potere curativo del nulla assoluto 97 Tumori che si sciolgono come palle di neve su un fornello caldo 100 Esistono farmaci che funzionano davvero? 102 Le implicazioni della personalità multipla sulla salute 105 Gravidanza, trapianto di organi e accesso al patrimonio genetico 108 Convinzioni culturali 109 Le convinzioni che concretizziamo nei nostri atteggiamenti 110 Le convinzioni che esprimiamo attraverso il potere della nostra volontà 110 Le nostre convinzioni inconsce 113 Le convinzioni concretizzate nella nostra fede 114 Immagini proiettate al di fuori del cervello 119 Leggi conosciute e sconosciute 120 I microsistemi dell'agopuntura e il «feto auricolare» 121 Incanalare i poteri del cervello olografico 126 Capitolo 5 Una tasca colma di miracoli 129 Il «gremlin» (piccolo problema) nella macchina 132 La psicocinesi su scala più ampia 137 Psicocinesi di massa nella Francia del diciottesimo secolo 139 Riprogrammare il proiettore del film cosmico 143 Le leggi della fisica come abitudini e realtà sia potenziali che reali 147 La coscienza crea o non crea particelle subatomiche? Questo è il dilemma 149 È possibile ricevere qualcosa in cambio di nulla 157 Mutare l'intera immagine 165 Cosa significa tutto questo? 167 Capitolo 6 Vedere olograficamente 173 Il campo energetico umano 176 Il campo energetico della psiche umana 180 Medici che vedono il campo energetico umano 182 Configurazioni olografiche del caos 185 Di cosa è fatto il campo energetico umano? 189 Immagini tridimensionali nell'aura 190 Film nell'aura 192 La valutazione del corpo olografico 195 La visione radiografica 196 La visione interna e lo sciamanismo 198 Il campo energetico come mappa cosmica 199 Una realtà partecipativa 201 La mente e il campo energetico umano 202 Parte terza Spazio e tempo 205 Capitolo 7 Il tempo oltre la mente 207 Il passato come ologramma 210 Fantasmi del passato 212 Il futuro olografico 215 Siamo tutti precognitivi 219 Olobalzi di fede 220 La vaga sostanza dell'anima 223 Il pensiero come costruttore 230 Un indice di qualcosa di più profondo 232 Ancora tre prove 234 Sogni di massa riguardo al futuro 234 Cambiare il passato 236 Una passeggiata attraverso il giardino del tempo 237 Capitolo 8 Viaggiare nel superologramma 241 Le esperienze extracorporee come fenomeno olografico 246 L'esperienza di pre-morte 252 Una spiegazione olografica dell'esperienza di pre-morte 257 Il paradiso come ologramma 259 Conoscenza istantanea 261 Progetti di vita e tracce di tempi paralleli 267 Potete nutrirvi ma non è indispensabile 269 Notizie sul regno della pre-morte provenienti da altre fonti 270 La terra di nessun luogo 273 Immagini di luce intelligenti e coordinate 276 Ulteriori riferimenti alla luce 277 La sopravvivenza nell'infinito 280 Un'innegabile radiosità spirituale 282 Chi sono gli esseri di luce? 285 L'universo onniggettivo 289 Capitolo 9 Ritorno al tempo del sogno 301 La candela e il laser 304 Il futuro dell'idea olografica 306 Il suono olofonico 307 Enigmi irrisolti nella chimica 308 Nuovi tipi di computer 308 Il bisogno di una ristrutturazione fondamentale della scienza 309 Una spinta evolutiva verso una coscienza superiore 313 Libri citati 319 Note 323 Indice analitico 355 |
| << | < | > | >> |Pagina 3IntroduzioneNel film Guerre Stellari, l'avventura di Luke Skywalker inizia quando un raggio di luce si sprigiona dal robot R2D2 e proietta un'immagine tridimensionale in miniatura della Principessa Leia. Luke osserva incantato mentre la fantomatica scultura di luce invoca l'aiuto di qualcuno di nome Obi-Wan Kenobi. L'immagine è un ologramma, una raffigurazione tridimensionale creata con l'aiuto di un laser, e la magia tecnologica necessaria per creare simili immagini è notevole. Ma ciò che è ancor più sbalorditivo è che alcuni scienziati stanno iniziando a credere che l'universo stesso sia una sorta di ologramma gigante, un'illusione straordinariamente dettagliata né più né meno reale dell'immagine della Principessa Leia che dà l'avvio alla ricerca di Luke. In altre parole, vi sono prove che suggeriscono che il nostro mondo e tutte le cose in esso contenute - dai fiocchi di neve agli aceri, alle stelle cadenti e agli elettroni in rotazione - siano anch'esse immagini spettrali, proiezioni provenienti da un livello di realtà talmente lontano dal nostro, da essere letteralmente al di là dello spazio e del tempo. I principali artefici di questa stupefacente idea sono due fra i più eminenti pensatori del mondo: David Bohm, fisico presso la University of London, un protetto di Einstein ed uno dei fisici quantistici più stimati del mondo; e Karl Pribram, un neurofisiologo presso la Stanford University e autore del testo di neuropsicologia, ora un classico, Languages of the Brain. È interessante il fatto che Bohm e Pribram siano giunti alle proprie conclusioni indipendentemente e partendo da due direzioni molto differenti. Bohm si convinse della natura olografica dell'universo solo dopo anni di insoddisfazione per l'incapacità delle teorie correnti di spiegare tutti i fenomeni che si incontrano nella fisica quantistica. Pribram se ne convinse a causa dell'incapacità delle comuni teorie sul cervello di spiegare vari enigmi neurofisiologici. Dopo essere giunti alle proprie conclusioni, però, Bohm e Pribram si resero velocemente conto che il modello olografico chiariva anche molti altri misteri, inclusa l'incapacità di qualsiasi teoria, a prescindere da quanto inclusiva essa fosse, di giustificare tutti i fenomeni incontrati in natura; la capacità di individui che odono da un solo orecchio di determinare la direzione di provenienza di un suono; e la nostra capacità di riconoscere il viso di qualcuno che non abbiamo visto per molti anni, nonostante quella persona sia cambiata considerevolmente nel frattempo. Ma la cosa più sbalorditiva del modello olografico era che esso dava improvvisamente senso a una vasta gamma di fenomeni talmente elusivi da essere stati categorizzati al di fuori dei confini della comprensione scientifica. Questi includono telepatia, precognizione, sentimenti mistici di unità con l'universo, e perfino la psicocinesi, o la capacità della mente di muovere oggetti materiali senza che nessuno li tocchi. Divenne in effetti rapidamente ovvio per il numero sempre maggiore di scienziati che abbracciavano il modello olografico che esso aiutava a spiegare praticamente tutte le esperienze paranormali e mistiche, e negli ultimi sei anni ha continuato a elettrizzare ricercatori e a far luce su un crescente numero di fenomeni prima inesplicabili. [...] Un ultimo indizio a favore del modello olografico è il paranormale stesso. Questo non è cosa da poco, poiché nel corso degli ultimi decenni si è accumulata una notevole quantità di prove che suggeriscono che la nostra comprensione della realtà, la solida e confortante immagine materialistica del mondo che abbiamo appreso nelle lezioni di scienza del liceo, è errata. Poiché queste scoperte non possono essere spiegate da nessuno dei nostri normali modelli scientifici, la scienza li ha in linea di massima ignorati. Tuttavia la quantità di prove ha raggiunto il punto in cui questa non è più una situazione sostenibile. Per citare un solo esempio, nel 1987 il fisico Robert G. Jahn e la psicologa clinica Brenda J. Dunne, entrambi della Princeton University, annunciarono che, dopo una decade di sperimentazione eseguita dal loro Princeton Engineering Anomalies Research Laboratory, avevano accumulato prove inequivocabili che la mente può interagire psichicamente con la realtà materiale. Più precisamente, Jahn e la Dunne trovarono che, attraverso la sola concentrazione mentale, gli esseri umani potevano influenzare il funzionamento di certi tipi di macchine. Questa è una scoperta sbalorditiva, che non può essere giustificata nei termini della nostra attuale visione della realtà. Essa può invece essere spiegata dalla visione olografica. Viceversa, poiché gli eventi paranormali non possono essere giustificati dalle attuali conoscenze scientifiche, essi esigono un nuovo modo di vedere l'universo, un nuovo paradigma scientifico. Oltre a mostrare come il modello olografico possa giustificare il paranormale, il libro esaminerà anche come, a loro volta, le crescenti prove a favore del paranormale sembrino necessitare l'esistenza di un modello di questo tipo. [...] Io sono fortunato. Ho sempre saputo che il mondo era ben più di quanto fosse generalmente accettato. Crebbi in una famiglia di sensitivi, e fin dalla giovane età sperimentai di prima mano molti dei fenomeni di cui si parlerà in questo libro. Occasionalmente, quando sarà rilevante per il soggetto che viene trattato, esporrò alcune delle mie esperienze personali. Nonostante possano essere considerate solo come prove aneddotiche, esse mi hanno fornito la dimostrazione più convincente di tutte che viviamo in un universo che stiamo solo iniziando a sondare, e le includo per via delle intuizioni che offrono. Infine, essendo il concetto olografico ancora molto un'idea in formazione ed essendo un mosaico di molti punti di vista e prove differenti, alcuni hanno arguito che non dovrebbe essere definito come modello o teoria, finché questi punti disparati non vengano integrati in un insieme più unificato. Come risultato, molti si riferiscono a queste idee come al paradigma olografico. Altri preferiscono analogia olografica, metafora olografica, e così via. In questo libro, per il gusto della diversità, ho usato tutte queste espressioni, modello olografico e teoria olografica incluse, ma non intendo affermare che l'idea olografica abbia raggiunto lo stato di un modello o di una teoria nel senso più rigoroso di questi termini. | << | < | > | >> |Pagina 17CAPITOLO 1
Il cervello come ologramma
Non è che il mondo delle apparenze sia errato; non è che non esistano oggetti là fuori, a un certo livello della realtà. È che se lo attraversate e osservate l'universo con un sistema olografico, giungete a una visione differente, una diversa realtà. E quest'altra realtà può chiarire cose che sono finora rimaste scientificamente inesplicabili: fenomeni paranormali, sincronicità, la coincidenza apparentemente significativa degli eventi. Karl Pribram in un'intervista su Psychology Today L'enigma che dapprima spinse Pribram sulla strada verso la formulazione del suo modello olografico fu l'interrogativo su come e dove i ricordi fossero conservati nel cervello. Agli inizi degli anni Quaranta, quando in un primo tempo si interessò a questo mistero, si credeva che i ricordi fossero localizzati nel cervello. Ciascun ricordo che una persona aveva, come il ricordo dell'ultima volta che avevate visto vostra nonna, o quello della fragranza di una gardenia che odoraste all'età di sedici anni, si riteneva avesse una locazione specifica in qualche punto nelle cellule cerebrali. Queste tracce di memoria erano chiamate engrammi, e nonostante nessuno sapesse da cosa un engramma fosse costituito - se fosse un neurone o forse perfino uno speciale tipo di molecola - la maggior parte degli scienziati erano sicuri che fosse solo una questione di tempo prima che uno di essi venisse identificato. | << | < | > | >> |Pagina 20[...] Una delle cose che rendono possibile l'olografia è un fenomeno conosciuto come interferenza. L'interferenza è il disegno intersecato che si verifica quando due o più onde, come le onde dell'acqua, s'increspano l'una attraverso l'altra. Ad esempio, se gettate un sasso in uno stagno, esso produrrà una serie di onde concentriche che si espandono verso l'esterno. Se gettate due sassi in uno stagno, avrete due serie di onde che si espandono e passano una attraverso l'altra. La complessa disposizione di creste e avvallamenti che risulta da queste collisioni è nota come schema di interferenza.Ogni fenomeno simile a quello delle onde può creare uno schema di interferenza, inclusa la luce e le onde radio. Poiché la luce laser è un tipo di luce estremamente pura e coerente, è in particolare modo adatta a creare schemi di interferenza. Essa fornisce, in essenza, il sasso perfetto e il perfetto stagno. Di conseguenza, gli ologrammi, come li conosciamo oggi, erano impossibili prima dell'invenzione del laser. Un ologramma è prodotto quando un'unica luce laser viene divisa in due raggi separati. Il primo raggio viene fatto rimbalzare dall'oggetto per essere fotografato. Poi il secondo raggio viene lasciato collidere con la luce riflessa del primo. Quando questo accade essi creano uno schema di interferenza che viene poi registrato su una porzione di pellicola (vedi figura 1). A occhio nudo l'immagine sulla pellicola non somiglia affatto a quella dell'oggetto fotografato. In effetti, è anche un po' simile ai cerchi concentrici che si formano quando una manciata di sassi viene buttata in uno stagno (vedi figura 2). Ma appena un altro raggio laser (o in alcuni casi solo una sorgente di luce intensa) viene proiettato attraverso la pellicola, riappare un'immagine tridimensionale dell'oggetto originale. La tridimensionalità di questo tipo di immagini è spesso fantasticamente convincente. Potete davvero girare intorno a una proiezione olografica e osservarla da diverse angolazioni come fareste con un vero oggetto. Tuttavia, se stendete la mano per tentare di toccarla, essa vi passerà attraverso e scoprirete che in realtà in quello spazio non vi è nulla (vedi figura 3). La tridimensionalità non è il solo aspetto straordinario degli ologrammi. Se una porzione di pellicola olografica contenente l'immagine di una mela viene tagliata in due e viene poi illuminata da un laser, si troverà che ciascuna metà conterrà ancora l'intera immagine della mela! Anche se le metà vengono divise nuovamente e poi ancora, un'intera mela può ugualmente essere ricostruita da ogni piccola porzione di pellicola (anche se le immagini diverranno più offuscate col rimpicciolirsi delle porzioni). A differenza delle normali fotografie, ogni piccolo frammento di un pezzo di pellicola olografica contiene la completa informazione registrata nell'intero. (vedi figura 4).3 Esattamente questa era la caratteristica che eccitò tanto Pribram, poiché essa offriva finalmente un modo per comprendere come i ricordi potessero essere distribuiti piuttosto che localizzati nel cervello. Se era possibile per ogni porzione di pellicola olografica contenere tutta l'informazione necessaria per creare un'immagine completa, sembrò allora ugualmente possibile che ogni parte del cervello contenesse tutta l'informazione necessaria per richiamare un ricordo completo. | << | < | > | >> |Pagina 33Il linguaggio matematico dell'ologrammaMentre le teorie che resero possibile lo sviluppo dell'ologramma furono dapprima formulate nel 1947 da Dennis Gabor (che vinse in seguito un Premio Nobel per il suo lavoro), durante gli ultimi anni Sessanta e i primi anni Settanta la teoria di Pribram ricevette sostegno sperimentale ancor più persuasivo. Quando inizialmente Gabor concepì l'idea dell'olografia, non pensava ai laser. Il suo scopo era di migliorare il microscopio elettronico, uno strumento allora primitivo e imperfetto. Il suo approccio era matematico e la matematica da lui usata era un tipo di calcolo inventato da un francese del diciottesimo secolo di nome Jean B. J. Fourier. Parlando in modo approssimativo, ciò che Fourier aveva sviluppato era un sistema matematico per convertire qualsiasi schema, indifferentemente dalla sua complessità, in un linguaggio di onde semplici. Egli dimostrò inoltre come queste forme d'onda potevano essere riportate allo schema originale. In altre parole, proprio come una telecamera trasforma un'immagine in frequenze elettromagnetiche e un apparecchio televisivo le ritrasforma nell'immagine originale, Fourier aveva dimostrato in quale modo un processo simile potesse essere portato a termine matematicamente. Le equazioni da lui sviluppate per trasformare le immagini in forme d'onda e di nuovo all'originale sono note come trasformate di Fourier. Le trasformate di Fourier permisero a Gabor di trasformare la fotografia di un oggetto nella forma confusa di schemi di interferenza su una porzione di pellicola olografica. Gli fornirono inoltre la possibilità di escogitare un modo per ritrasformare quegli schemi di interferenza in un'immagine dell'oggetto originale. In effetti, la speciale completezza in ogni parte di un ologramma è una delle conseguenze che si verificano quando un'immagine o uno schema vengono tradotti nel linguaggio di forme d'onda di Fourier. Per tutto il periodo dagli ultimi anni Sessanta e i primi anni Settanta vari ricercatori contattarono Pribram comunicandogli di aver portato allo scoperto prove che il sistema visivo lavorava come una sorta di analizzatore di frequenza. Essendo la frequenza una misura del numero di oscillazioni al secondo alle quali un'onda è soggetta, questo suggerì in modo determinante che il cervello potesse funzionare alla stessa maniera di un ologramma. Ma fu che nel 1979 i neurofisiologi di Berkeley, Russel e Karen De Valois, fecero la scoperta che sistemò la questione. La ricerca durante gli anni Sessanta aveva mostrato che ogni cellula cerebrale nella corteccia visiva è conformata per rispondere a un diverso schema - alcune cellule cerebrali vengono attivate quando gli occhi vedono una linea orizzontale, altre quando gli occhi vedono una linea verticale, e così via. Di conseguenza, molti ricercatori giunsero alla conclusione che il cervello ricevesse informazione da queste cellule altamente specializzate chiamate rivelatori di caratteristiche, e che le facesse combaciare in qualche modo per fornirci le nostre percezioni visive del mondo. Nonostante la popolarità di questa opinione, i DeValois sentivano che questa era soltanto una verità parziale. Per verificare la propria supposizione, usarono l'equazione di Fourier per convertire motivi scozzesi e a scacchi in semplici forme d'onda. Poi fecero una prova per vedere come le cellule cerebrali nella corteccia visiva rispondevano a queste nuove immagini di forme d'onda. Ciò che scoprirono fu che le cellule cerebrali rispondevano non agli schemi originali, ma alle conversioni di Fourier degli schemi. Se ne poteva trarre una sola conclusione. Il cervello usava la matematica di Fourier - la stessa matematica impiegata dall'olografia - per convertire le immagini visuali nel linguaggio di forme d'onda di Fourier. | << | < | > | >> |Pagina 39CAPITOLO 2
IL COSMO COME OLOGRAMMA
[...] È un fascino facile da comprendere. Il nuovo strano terreno che i fisici avevano trovato nascosto nel cuore dell'atomo conteneva cose più meravigliose di tutto quanto Cortés o Marco Polo avessero mai incontrato. Ciò che rese questo mondo tanto interessante era che ogni cosa a suo riguardo sembrava essere così divergente dal senso comune. Appariva più come un territorio governato dal sortilegio piuttosto che un'estensione del mondo naturale, un reame come quello di Alice nel Paese delle Meraviglie in cui forze disorientanti erano la norma e la logica era stata capovolta. Una scoperta sensazionale fatta dai fisici quantistici era che, rompendo la materia in porzioni sempre più piccole, si giunge infine a un punto in cui quelle porzioni - elettroni, protoni e così via - non posseggono più le caratteristiche degli oggetti. Ad esempio, la maggior parte di noi tende a pensare a un elettrone come a una minuscola sfera o un pallino di piombo che si muove velocemente, ma nulla potrebbe essere più distante dalla verità. Nonostante un elettrone possa a volte comportarsi come fosse una piccola particella compatta, i fisici hanno trovato che non possiede letteralmente alcuna dimensione. Questo è difficile da immaginare per la maggior parte di noi, poiché ogni cosa al nostro livello di esistenza possiede dimensione. Eppure, se provate a misurare l'ampiezza di un elettrone, scoprirete che è un compito impossibile. Un elettrone, semplicemente, non è un oggetto secondo la nostra definizione. Un'altra scoperta fatta dai fisici è che un elettrone può manifestarsi sia come una particella che come un'onda. Se sparate un elettrone contro lo schermo di un televisore spento, quando esso colpisce le sostanze chimiche fosforescenti che rivestono lo schermo, apparirà un minuscolo punto luminoso. Il singolo punto di impatto lasciato sullo schermo dall'elettrone rivela chiaramente la sua natura simile a quella di una particella. Ma questa non è l'unica forma che l'elettrone può assumere. Esso può anche dissolversi in una nube indistinta di energia e comportarsi come se fosse un'onda che si diffonde nello spazio. Quando un elettrone si manifesta come un'onda, è in grado di compiere cose impossibili per qualsiasi particella. Se viene scagliato su una barriera nella quale sono stati fatti due tagli, può attraversarli entrambi simultaneamente. Quando elettroni simili a onde si scontrano l'uno con l'altro, creano perfino configurazioni di interferenza. L'elettrone, come essere capace di mutare forma nato dal folclore, può manifestarsi sia come particella che come onda. Questa capacità camaleontica è comune a tutte le particelle subatomiche. È anche comune a tutto ciò che una volta si pensava manifestarsi esclusivamente come onde. La luce, i raggi gamma, le onde radio, i raggi X - possono tutti mutare da onde a particelle e viceversa. Oggi i fisici credono che i fenomeni subatomici non dovrebbero essere classificati unicamente come onde o particelle, ma come una singola categoria di cose che sono, in qualche modo, sempre entrambi. Questi qualcosa sono chiamati quanta, e i fisici ritengono che siano la sostanza di base della quale l'intero universo è costituito. Forse, la cosa più stupefacente fra tutte è che esistono prove schiaccianti del fatto che l'unico momento in cui i quanta si manifestano come particelle è quando li guardiamo. Ad esempio, scoperte fatte per mezzo di esperimenti suggeriscono che quando non lo si sta guardando, un elettrone sia sempre un'onda. I fisici sono in grado di trarre questa conclusione poiché hanno escogitato ingegnose strategie per dedurre il comportamento di un elettrone quando non è osservato (bisogna notare che questa è soltanto un'interpretazione delle prove e non è la conclusione di tutti i fisici; come vedremo, Bohm stesso dà un'interpretazione differente). | << | < | > | >> |Pagina 53Appena Bohm iniziò a riflettere sull'ologramma, vide che anch' esso forniva un nuovo modo di comprendere l'ordine. Come la goccia d'inchiostro nel suo stato di dispersione, anche gli schemi d'interferenza registrati su una porzione di pellicola olografica sembravano disordinati a occhio nudo. Entrambi possiedono ordini che sono nascosti o celati in modo molto simile a quello in cui un ordine in un plasma è celato nel comportamento apparentemente casuale di ciascuno dei suoi elettroni. Ma questa non era l'unica intuizione fornita dall'ologramma.
Più Bohm ci pensava, più si convinceva che l'universo effettivamente
impiegava princìpi olografici nelle sue operazioni,
era esso stesso una sorta di gigantesco ologramma fluttuante,
e questa comprensione gli permise di cristallizzare tutte
le sue varie intuizioni in un insieme illimitato e coesivo. Pubblicò i primi
saggi sulla sua visione olografica dell'universo nei primi anni Settanta, e nel
1980 presentò un completo distillato dei suoi pensieri in un libro intitolato
Wholeness and the Implicate arder.
In esso fece più che semplicemente raccogliere la sua miriade di idee. Egli le
trasformò in un nuovo modo di guardare la realtà che era mozzafiato quanto
radicale.
Ordini celati e realtà svelate Una delle asserzioni più sensazionali di Bohm è che la realtà tangibile della nostra vita quotidiana è in effetti una sorta di illusione, come un'immagine olografica. Sotto di essa vi è un ordine di esistenza più profondo, un livello di realtà vasto e più fondamentale, che dà origine a tutti gli oggetti e le apparenze del nostro mondo fisico, in modo molto simile a quello in cui una porzione di pellicola olografica dà origine a un ologramma. Bohm definisce questo livello di realtà più profondo ordine implicito (che significa «celato»), e si riferisce al nostro livello di esistenza come all'ordine esplicito o svelato. Egli usa questi termini poiché vede la manifestazione di tutte le forme nell'universo come il risultato di un infinito celarsi e svelarsi fra questi due ordini. Ad esempio, Bohm ritiene che un elettrone non sia una cosa, bensì una totalità o un insieme celato attraverso l'intero spazio. Quando uno strumento percepisce la presenza di un singolo elettrone, è semplicemente perché un aspetto dell'insieme dell'elettrone si è rivelato, simile al modo in cui una goccia d'inchiostro si distingue dalla glicerina, in quella particolare collocazione. Quando un elettrone sembra muoversi, ciò è dovuto a una serie continua di questo celarsi e svelarsi. In altre parole, gli elettroni e tutte le altre particelle non sono più sostanziali o permanenti della forma che un geyser d'acqua prende sgorgando da una fontana. Essi sono sostenuti da un influsso costante proveniente dall'ordine implicito e quando una particella sembra essere distrutta, non è perduta. È stata solo celata nuovamente nell'ordine più profondo dal quale era derivata. Una porzione di pellicola olografica e l'immagine da essa generata sono anch'essi un esempio di ordine implicito ed esplicito. La pellicola è un ordine implicito, poiché l'immagine codificata nei suoi schemi di interferenza è una totalità nascosta, celata attraverso tutto l'insieme. L'ologramma proiettato dalla pellicola è un ordine esplicito, poiché rappresenta la versione svelata e percettibile dell'immagine. Lo scambio costante e scorrevole fra i due ordini spiega in che modo le particelle, come l'elettrone nell'atomo di positronio, possano mutare forma da un tipo di molecola a un altro. Simili mutamenti possono essere osservati quando una particella, diciamo un elettrone, si cela nuovamente nell'ordine implicito, mentre un altro, un fotone, si svela e prende il suo posto. Esso spiega anche come un quanto possa manifestarsi sia come particella che come onda. Secondo Bohm, entrambi gli aspetti sono sempre celati nell'insieme di un quanto, ma il modo in cui un osservatore interagisce con l'insieme determina quale aspetto si riveli e quale resti nascosto. Come tale, il ruolo giocato da un osservatore nel determinare la forma presa da un quanto può essere non più misterioso di come il modo in cui un gioielliere manipola una gemma determini quali delle sue sfaccettature diverranno visibili e quali no. Poiché il termine ologramma si riferisce solitamente a un'immagine statica che non trasmette la dinamica e la natura sempre attiva dell'incalcolabile celarsi e svelarsi che momento per momento crea il nostro universo, Bohm preferisce descrivere l'universo non come un ologramma bensì come un «olomovimento». L'esistenza di un ordine più profondo e organizzato olograficamente spiega inoltre perché la realtà diventi nonlocale al livello subquantistico. Come si è visto, quando qualcosa è organizzato olograficamente, ogni parvenza di localizzazione crolla. Dire che ogni parte di una porzione di pellicola olografica contiene la totalità dell'informazione posseduta dall'intero è in effetti soltanto un altro modo di dire che l'informazione è distribuita non localmente. Quindi, se l'universo è organizzato secondo princìpi olografici, ci si aspetterebbe che anch'esso possegga proprietà nonlocali. | << | < | > | >> |Pagina 57Analogamente, egli crede che dividere l'universo in cose viventi e non viventi sia altrettanto privo di significato. La materia animata e quella inanimata sono inseparabilmente intrecciate, ed anche la vita è celata in ogni parte dell'intero universo. Perfino una roccia è viva in qualche modo, dice Bohm, poiché la vita e l'intelligenza sono presenti non solo in tutta la materia, ma nell'«energia», nello «spazio», nel «tempo», nella «struttura dell'intero universo» e anche in tutto ciò che sottraiamo all'olomovimento e consideriamo erroneamente come cosa separata.
L'idea che la coscienza e la vita (e invero tutte le cose) siano
insiemi celati in ogni parte dell'universo ha un rovescio ugualmente
strabiliante. Proprio come ciascuna porzione di un ologramma contiene l'immagine
dell'intero, ogni porzione dell'universo cela l'intero. Questo significa che, se
sapessimo come accedervi, potremmo trovare la galassia di Andromeda nell'unghia
del pollice della nostra mano sinistra. Potremmo anche trovarvi il primo
incontro di Cesare e Cleopatra, perché in linea di massima l'intero passato e le
implicazioni per l'intero futuro sono anch'esse celate in ciascuna piccola parte
di spazio e tempo. Ogni cellula nel nostro corpo cela l'intero cosmo. Così come
ogni foglia, ogni goccia di pioggia e ogni granellino di polvere; il che porta
un nuovo significato alla famosa poesia di William Blake:
Vedere un mondo in un granello di sabbia E un paradiso in un fiore selvatico, Tenere l'infinito nel palmo della tua mano E l'eternità in un'ora. | << | < | > | >> |Pagina 60Le scoperte di Aspect non provano che il modello dell'universo di Bohm sia corretto, ma gli forniscono un sostegno eccezionale. In realtà, come citato, Bohm non crede che nessuna teoria sia vera in senso assoluto, inclusa la sua. Sono tutte soltanto approssimazioni alla verità, mappe limitate che usiamo per fare il diagramma di un territorio che è sia infinito che indivisibile. Ciò non significa che egli ritenga la sua teoria non verificabile. Egli confida che in futuro verranno sviluppate tecniche che permetteranno di verificare le sue idee (quando Bohm viene criticato su questo argomento fa notare che vi sono varie teorie nella fisica, come la «teoria superstring», che non saranno probabilmente verificabili per parecchi decenni).La reazione della comunità dei fisici La maggior parte dei fisici è scettica riguardo alle idee di Bohm. Ad esempio, Lee Smolin, fisico presso Yale, non considera la teoria di Bohm «molto convincente in senso fisico». Ciò nonostante l'intelligenza di Bohm è rispettata quasi universalmente. L'opinione di Abner Shimony, fisico presso la Boston University, è un tipico esempio di questo punto di vista: «temo proprio di non comprendere questa teoria. È certamente una metafora e la questione è quanto letteralmente interpretare la metafora. Tuttavia, egli ha preso in seria considerazione il soggetto e ritengo che abbia offerto un grande servizio portando queste questioni in primo piano nella ricerca fisica, anziché nasconderle. È stato un uomo coraggioso, audace e pieno di immaginazione». | << | < | > | >> |Pagina 126Incanalare i poteri del cervello olografìcoNel corso di questo capitolo, due messaggi appaiono forti e chiari. Secondo il modello olografico, la mente/corpo non è fondamentalmente in grado di distinguere la differenza fra gli ologrammi neurali che il cervello usa per sperimentare la realtà e quelli che evoca quando immagina la realtà. Entrambi hanno uno straordinario effetto sull'organismo umano, un effetto talmente potente da modulare il sistema immunitario, duplicare e/o annientare gli effetti di potenti droghe, guarire ferite con incredibile rapidità, sciogliere tumori, interferire nel nostro programma genetico e rifoggiare il nostro corpo in modi che quasi sfidano ogni credibilità. Questo è allora il primo messaggio: ciascuno di noi possiede la capacità, almeno a un certo livello, di influenzare la propria salute e controllare la propria forma fisica in maniera del tutto strabiliante. Siamo tutti potenziali taumaturghi, yogi latenti, ed è chiaro dalle prove presentate nelle pagine precedenti che ci converrebbe, sia come individui che come specie, devolvere uno sforzo maggiore nell'esplorare e incanalare questi talenti.
Il secondo messaggio è che gli elementi che sono
impegnati a formare questi ologrammi neurali sono molti e sottili. Essi
includono le immagini sulle quali meditiamo, le nostre speranze e le nostre
paure, le attitudini dei nostri medici, i nostri pregiudizi inconsci, le nostre
credenze individuali e culturali e la nostra fede sia nelle cose spirituali che
in quelle tecnologiche. Più che semplici fatti, questi sono indizi importanti,
indicatori che puntano verso le cose delle quali dobbiamo diventare consapevoli
e sulle quali dobbiamo
acquisire padronanza, se vogliamo imparare a liberare e manipolare questi
talenti. Esistono, senza dubbio, altri fattori coinvolti, altre influenze che
foggiano e circoscrivono queste capacità, poiché una cosa dovrebbe essere ovvia
a questo punto: in un universo olografico - un universo nel quale un leggero
cambiamento di attitudine può stabilire la differenza fra la vita e la morte,
nel quale le cose sono così sottilmente interconnesse che un sogno può provocare
l'inspiegabile apparizione di uno scarabeo, e i fattori responsabili di una
malattia possono anche imprimere una certa configurazione nelle linee e nelle
spirali della mano - abbiamo ragione di sospettare che ciascun effetto abbia
molteplici cause. Ciascun collegamento è un punto di partenza di un'altra
dozzina di essi, poiché, nelle parole di Walt Whitman, «una vasta similitudine
congiunge tutto».
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