|
|
| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione 7 Capitolo 1 9 [...] Capitolo 9 101 Il riscaldamento globale spiegato ai bambini 105 Che cosa possiamo fare? 109 Glossario 115 Cronologia 127 Fonti 133 |
| << | < | > | >> |Pagina 7GRETA THUNBERG ha quindici anni e un'idea: bisogna cambiare le cose per proteggere l'ambiente. In pochi mesi è riuscita a coinvolgere nell'impresa milioni di persone, portando l'attenzione di tutti - delle persone comuni e dei più potenti - sulla salute del nostro pianeta.Con il suo coraggio e la sua determinazione, Greta ha dimostrato che ciascuno di noi può davvero fare qualcosa di concreto per affrontare anche i problemi più difficili. O, come ha detto lei stessa: «Non si è mai troppo piccoli per fare la differenza». | << | < | > | >> |Pagina 9Era una mattina di agosto, a Stoccolma, quando Greta Thunberg decise che non si poteva più ignorare la situazione del pianeta: i cambiamenti climatici erano sempre più preoccupanti, eppure sembrava che nessuno prendesse sul serio il problema. Nei parlamenti di tutto il mondo centinaia di politici sedevano con aria seria per discutere di infinite questioni, senza però mai preoccuparsi della salute della Terra. Era arrivato il momento che qualcuno ricordasse loro quanto fosse urgente intervenire per proteggere l'ambiente - e con esso il futuro dei ragazzi - prima che fosse troppo tardi. Il resto poteva aspettare. Così, quel giorno Greta legò i lunghi capelli in due trecce, indossò una felpa blu, una camicetta a quadretti e uscì dalla casa dove viveva con i genitori; un cartello di legno sottobraccio. Sopra, a mano, c'era scritto SKOLSTREJK FÖR KLIMATET, "sciopero da scuola per il clima". Aveva preparato anche dei volantini da distribuire, con riportati sopra alcuni fatti molto importanti sul cambiamento climatico che, a suo parere, tutti avrebbero dovuto sapere. Greta, come tutti i ragazzi svedesi della sua età, quel giorno sarebbe dovuta andare a scuola. In Svezia ad agosto le vacanze sono finite e le lezioni ricominciano. Invece, salì sulla sua bicicletta e pedalò fino al Parlamento, in uno dei quartieri più centrali della città. Il Parlamento svedese si trova in un bel palazzo dall'aria severa, grande e imponente, che occupa un'isoletta dal nome complicato, al centro della città: Helgeandsholmen. Che sia su un'isola non deve sorprendere, perché Stoccolma è una citta costruita su migliaia di isole, alcune minuscole e altre così grandi che a passarci sopra uno penserebbe di essere sulla terraferma. Il Riksdag, come lo chiamano gli svedesi, è il luogo dove siedono i parlamentari eletti dal popolo per discutere dei problemi del Paese e promulgare le leggi necessarie per affrontarli e risolverli, ossia coloro che avrebbe potuto davvero fare la differenza. Se non si erano accorti dell'urgenza di fermare il riscaldamento globale, ci avrebbe pensato Greta a ricordarglielo. Ovviamente ciascuno di noi, nelle scelte quotidiane, può impegnarsi a combattere l'inquinamento e gli sprechi, cercando di ridurre il più possibile il proprio impatto sulla salute del pianeta. Ma questo, purtroppo, non è sufficiente. La buona volontà dei singoli non è abbastanza. Davanti a una questione tanto complessa, era necessario cambiare le regole e pensare nuove leggi per proteggere l'ambiente. Nessuno poteva farlo, se non gli uomini e le donne seduti al Parlamento. Ecco perché Greta quella mattina si era diretta proprio lì. Quel giorno - era il 20 agosto 2018 - Greta cominciò lo sciopero della scuola. Spiegò così le sue ragioni: «I ragazzi non fanno ciò che gli si dice, seguono l'esempio». Poiché agli adulti sembrava non importare nulla del futuro, lei era pronta a darsi da fare. Non sarebbe più andata a scuola. Era in sciopero, come fanno spesso "i grandi" quando protestano per le proprie ragioni: invece di andare al lavoro si danno appuntamento in piazza e per le strade, portando con sé cartelli e striscioni. Solo che Greta era sola e protestava per il bene di tutti quanti. I passanti guardavano la ragazza con il cartello, incuriositi, forse domandandosi chi fosse e che cosa stesse facendo. Restò lì seduta per tutte le ore che normalmente avrebbe passato in classe, dalle 8:30 del mattino alle 3 del pomeriggio. Il primo giorno trascorse tutto quel tempo da sola, e nessun parlamentare fece caso a lei. Ma Greta non si lasciò scoraggiare. La mattina dopo si alzò di buon'ora, si vestì, inforcò la bicicletta e tornò davanti al parlamento, portando ancora con sé il cartello. Lo sciopero continuava. Durante quel secondo giorno di protesta, però, accadde qualcosa di incredibile: alcuni passanti, invece di lanciarle un'occhiata curiosa e tirare dritto, decisero di fermarsi. Greta non era più sola, al suo fianco c'erano altri ragazzi e ragazze. Al terzo giorno si era radunato un bel gruppetto di persone sedute a terra. Per lo più giovani ma anche una mamma con un bimbo piccolo nel passeggino, una signora con i capelli bianchi, uno studente che aveva portato con sé un libro da leggere. I manifestanti chiacchieravano tra loro, il clima di quella fine estate svedese era ancora assolato. Al sesto giorno di sciopero, Greta cominciò a suggerire a tutti di parlare della protesta anche sui social network, di condividere foto e informazioni. Così, anche chi proprio non poteva raggiungere i manifestanti avrebbe avuto la possibilità di mostrare il proprio supporto con un messaggio, un like, una condivisione. La notizia di quel che stava accadendo si diffuse. Ovviamente anche Greta faceva la sua parte: scattava quotidianamente foto dello skolstrejk, lo sciopero della scuola, tenendo un diario su Instagram. Amici, compagni di scuola e conoscenti cominciarono a chiedere informazioni: a che ora ti troviamo, possiamo venire anche noi? Per Greta, chiunque era benvenuto. Sempre più persone si sedevano al suo fianco davanti al parlamento, in sciopero, decidendo di arrivare più tardi al lavoro o a scuola, di saltare la colazione al bar o di non fare la spesa. Giorno dopo giorno, accanto a Greta il gruppo di cittadini decisi a seguire il suo esempio e ascoltare le sue parole, convinti che avesse assolutamente ragione, cresceva. Bisognava intervenire per salvare il pianeta, al più presto e senza indugio. I parlamentari passavano davanti a Greta, diretti verso i loro uffici al Riksdag. Anche se la maggior parte di loro continuava a ignorarla, qualcuno si fermava per complimentarsi e dirle che stava facendo un ottimo lavoro. In città si cominciò a raccontare la storia di Greta, la quindicenne con le trecce. Arrivavano i primi giornalisti, curiosi, persone che desideravano mostrare la propria solidarietà. Vennero sempre più mamme con i loro bambini, nonni e tantissimi ragazzi. Qualcuno portava a Greta qualcosa da mangiare e da bere. Dopo nove giorni la protesta continuava, ma i manifestanti furono costretti a spostarsi a Mynttorget, una bella piazza sull'isola di Gamla Stan, nel centro storico della città. Non era troppo lontana dal parlamento, quindi andava bene. Greta voleva manifestare, non violare la legge. Intanto, il mondo era sempre più incuriosito da quel che stava accadendo a Stoccolma e un importante giornale inglese decise di raccontare la storia di Greta. Lo storico The Guardian aveva pubblicato online un articolo dedicato proprio al skolstrejk för klimatet. Il titolo annunciava: The Swedish 15 year-old who's cutting class to fight the climate crisis. Furono molti a leggere sui giornali dello sciopero per il clima e a pensare che l'idea fosse buona. Svedesi che vivevano in altre città grandi e piccole, da un capo all'altro della Svezia, ascoltarono l'appello di Greta e organizzarono la stessa manifestazione. A Linköping, una cittadina nel sud del Paese, un gruppo di persone si radunò in centro, sul bordo di una fontana, con un cartello identico a quello di Greta. Da Roma arrivò la fotografia di una bicicletta; appoggiato ai pedali, un cartello diceva: GRAZIE, GRETA! ANCHE NOI SIAMO CON TE.
Sin da quella mattina di agosto in cui per la
prima volta uscì di casa diretta al Parlamento,
Greta aveva in testa un obiettivo chiaro: avrebbe
scioperato fino al 7 settembre, giorno in cui si
sarebbero svolte le elezioni e i cittadini svedesi
avrebbero votato i loro rappresentanti, gli
uomini e le donne che si sarebbero seduti nel Parlamento.
|