Copertina
Autore Eduardo Torroja
Titolo La concezione strutturale
SottotitoloLogica ed intuito nella ideazione delle forme
EdizioneUTET, Torino, 1966 , pag. 420, dim. 175x263x25 mm
OriginaleRazón y ser de los tipos estructurales [1960]
CuratoreFranco Levi
TraduttoreNicole Levi, Franco Levi
LettoreRenato di Stefano, 1967
Classe scienze tecniche , architettura , ingegneria
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Indice


    I  Impostazione generale del problema     1
   II  Il fenomeno tensionale                14
  III  I materiali classici                  33
   IV  Legno e acciaio                       51
    V  Il cemento armato ordinario o
       precompresso e la prefabbricazíone    71
   VI  Il sopporto ed il muro                90
  VII  L'arco                               104
 VIII  La volta e la cupola                 121
   IX  La trave ad anima piena e
       la lastra piana                      146
    X  Travi reticolari e strutture a maglia168
   XI  Il contenimento delle spinte         189
  XII  Copertura e chiusura degli edifici   205
 XIII  La superficie portante e l'edificio  235
  XIV  Ponti e acquedotti                   253
   XV  Funzionalismo statico-resistente     276
  XVI  Procedimenti esecutivi               294
 XVII  L'espressione estetica               317
XVIII  Linee e superfici                    340
  XIX  La genesi dello schema strutturale   368
   XX  Il calcolo                           387
  XXI  Il progettista e l'organizzazione    405

Titoli e opere                              417

 

 

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Pagina 1

CAPITOLO I
IMPOSTAZIONE GENERALE DEL PROBLEMA



La letteratura tecnica d'ingegneria civile annovera centinaia di opere sul calcolo delle strutture; rari sono invece i volumi dedicati all'illustrazione dei caratteri generali dei vari tipi strutturali, allo studio delle ragioni fondamentali che li determinano o dei criteri sui quali deve fondarsi la scelta della soluzione più adatta. Mancano, in altri termini, dei trattati nei quali siano raccolte le idee direttrici che devono guidare il progettista all'inizio del suo lavoro, quando egli si accinge ad applicare i principi che la sua mente ha faticosamente assimilati, e sul contenuto dei quali egli si sofferma raramente a riflettere.

In questa opera, senza dire nulla di nuovo sul tema, ci proponiamo soltanto di accompagnare tecnici e progettisti - siano essi architetti, ingegneri o semplici dilettanti - in una tranquilla divagazione attraverso il labirinto sempre più aggrovigliato della tecnica, per riunire, coordinare ed approfondire idee e concetti, al di fuori di qualsiasi considerazione quantitativa e numerica.

In genere, lo studio teorico non può far altro che controllare forme e proporzioni assegnate preventivamente. E tale impostazione preliminare deve scaturire da una profonda intuizione dei fenomeni, conseguita nel corso della vita professionale, accumulando il frutto degli studi e delle esperienze compiute. Di ciò, e soltanto di ciò, noi vogliamo ora parlare.

Il calcolo non è che uno strumento atto ad accertare se le forme e le dimensioni di una costruzione, semplicemente immaginata o già realizzata, sono atte a sopportare i carichi ai quali essa sarà sottoposta. Esso è soltanto una tecnica operativa che consente di passare, dalla concezione astratta del fenomeno resistente, al risultato numerico e concreto che risolve un particolare problema. Il progresso sbalorditivo che la statica e la meccanica strutturale hanno segnato nel XIX e nel XX secolo ha provocato un eccessivo deprezzamento dello studio ontologico della morfologia resistente. Ora, il progettista che trascura la conoscenza di questi aspetti è esposto a gravi insuccessi; peraltro, nelle scuole, vi è spesso troppo da imparare perchè rimanga tempo per pensare.

Per concepire o progettare delle strutture, o, in linea più generale, delle costruzioni, è necessario anzitutto riflettere per valutare le cause profonde, la ragione d'essere, della loro maggiore o minore attitudine resistente; noi vogliamo qui mettere a fuoco la questione, prescindendo da tutti gli aspetti secondari e, in special modo, da tutto quanto si riferisce ai procedimenti di calcolo o ai valori numerici; considereremo quindi il problema solo da punti di vista generali e qualitativi. È infatti assurdo scendere al quantitativo, se non si ha la sicurezza di aver collocato l'insieme nei suoi giusti limiti. Succede troppo spesso che si cominci a calcolare la trave numero uno, senza aver prima stabilito se la costruzione deve o meno comportare delle travi.

L'impegno che stiamo assumendo è audace perchè, come diceva Confucio, se è inutile imparare senza meditare, è anche pericoloso pensare senza prima aver imparato da altri; ora, è raro trovare nella letteratura moderna - quella di qualche decennio addietro è già praticamente superata - autori che abbordino il problema così come noi vorremmo trattarlo. Ma forse lo stesso carattere banale della nostra trattazione potrà indurre altri a parlare e scrivere sul tema, colmando una lacuna di cui soffre la letteratura moderna.

Ogni problema costruttivo comporta talune condizioni essenziali ed altre di carattere secondario; per risolverlo, il progettista ha a sua disposizione una serie di mezzi.

La finalità varia enormemente da caso a caso, ma esiste sempre. Gli uomini maturi della nostra epoca, come i loro predecessori di qualsiasi tempo, non possono trastullarsi a costruire per costruire perchè ciò risulterebbe troppo costoso. L'umanità costruisce per uno scopo; scopo che non viene sempre raggiunto, ma che viene sempre ricercato.

Le opere non si costruiscono perchè resistano. Si costruiscono per altre fìnalità o funzioni che comportano, come conseguenza essenziale, che la costruzione mantenga la sua forma e le sue caratteristiche nel tempo. La resistenza è una condizione fondamentale; ma non è, nè l'unica finalità, nè spesso la più importante.

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