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| << | < | > | >> |IndicePREFAZIONE 7 MENU' 8 APOLLO E MARSIA 11 ARISTOTELE 12 ASPARAGO 15 ATALANTA E IPPOMENE 16 AURORA 18 BACCANTE (SATIRO E) 22 BACCANTE SDRAIATA 26 BAMBINELLI IN EREZIONE 28 BARTOLINI 31 CABANEL 33 CARIATIDI 35 CARITÀ ROMANA 36 CIBELE E ATTIS 37 CONTINENZA DI SCIPIONE (LA) 39 CONTRALTO 40 DANAE 43 DAVID 46 DELACROIX 50 DIANA CACCIATRICE 53 ENRICO (HENRI) II 57 ESTENSIONE DEL PENE 58 EURIDICE 62 FAUNO E NINFA 65 FRAGONARD 67 GIOVANNA D'ARCO 71 GRASSO È BELLO 76 INAMMISSIBILE (L') OMOSESSUALITÀ MASCHILE 78 INCESTO 80 INGRES 82 LEMOYNE 87 LINGUA 88 LODI DEL GIGLIO 89 MARTE E VENERE 91 MASTURBAZIONE 93 MITOLOGIA DELLO SPECCHIO 96 ODALISCA (GRANDE) 99 OLYMPIA 101 ORGASMO 104 ORGIA 108 ORIGINE DEL MONDO 110 PALPAZIONI MAMMARIE 115 PANDORA (EVA PRIMA) 117 PSICHE (AMORE E) 118 PUGET (COUR) 123 SAN SEBASTIANO (MARTIRIO DI) 124 SENO 125 SILENO 127 SONNO 130 STUPRO 132 TANAGRA 134 VULCANO 136 X 138 FOTOGRAFIE 141 |
| << | < | > | >> |Pagina 7PrefazioneDi mestiere faccio la guida e mi è sempre piaciuto evidenziare gli aspetti licenziosi delle opere del Louvre e del museo d'Orsay, aspetti a volte voluti, a volte involontari, a volte ingannevoli. Ne è scaturito un percorso particolare che ho battezzato Naughty Louvre (Il Louvre impertinente) per i miei clienti anglofoni, principalmente statunitensi. Ma ne esiste uno anche per i clienti francofoni, per i quali questa visita speciale si chiama Le Louvre coquin (Il Louvre piccante). Dopo pazienti e piacevoli ricerche, ho trasformato le visite guidate in questo libro. Naturalmente nel testo si trovano le descrizioni delle caratteristiche erotiche delle opere, ma anche poesie e testi che le azioni o le membra evocate hanno ispirato ai classici francesi. Se l'indecenza di fondo non è mai stata causa di censura, il linguaggio di questa guida si è tenuto lontano da qualsiasi forma di sconvenienza. Ma Pierre Louys, Paul Verlaine, Charles Baudelaire, Théophile Gautier sono citati verbatim. Non si mettono più le foglie di fico alle statue, né gli eufemismi nelle poesie. | << | < | > | >> |Pagina 31B A R T O L I N I
Louvre, Denon, sculture italiane, sala 4
Il Louvre espone la meravigliosa
Ninfa con scorpione
di
Lorenzo Bartolini
(1777-1850), allievo del Canova che non merita la scarsa
fama di cui gode. Nel Salon del 1845 Baudelaire ha detto di lui:
«A Parigi abbiamo il diritto di diffidare della fama degli stranieri.
I nostri vicini hanno così spesso approfittato della nostra stima credulona con
capolavori che non esibivano mai o che, se finalmente accettavano di farci
vedere, erano motivo di confusione per loro e per noi, che stiamo sempre attenti
a non cadere in ulteriori trappole. Per questo ci siamo accostati alla
Ninfa con scorpioni
con eccessiva diffidenza. Ma questa volta ci è stato davvero impossibile negare
la nostra ammirazione all'artista straniero. Certo, nostri scultori sono più
abili, e questa preoccupazione eccessiva del mestiere assorbe oggi i nostri
scultori come i nostri pittori; è proprio a causa delle qualità messe un po' in
sordina dai nostri vale a dire il gusto, la nobiltà, la grazia – che guardiamo
l'opera di Bartolini come il pezzo più importante del salone di scultura.
Sappiamo che alcuni scultori di cui parleremo sono molto capaci
di sottolineare i pochi difetti di esecuzione di questa scultura, un
eccesso di mollezza, una mancanza di compattezza; insomma,
certe parti deboli e le braccia un po' gracili, ma nessuno è riuscito a trovare
un motivo così bello; nessuno di loro possiede quel
gusto così raffinato e quella purezza d'intenti, quelle linee caste
che non escludono affatto l'originalità. Le gambe sono affascinanti; la testa ha
un che di sbarazzino e grazioso; è probabile che sia
molto semplicemente, una modella ben scelta. Meno l'autore impone la propria
presenza in un 'opera e più l'intento appare puro ed evidente, e noi ne siamo
affascinati.»
Che cosa aggiungere a tutto ciò? Che la "mollezza" è splendida, poiché riproduce le tenere carni di una signorina quindicenne. Che le braccia sono "gracili" come quelle di tutte le adolescenti quindicenni. Che è fresca, bella, attraente. Che il Louvre l'ha dislocata un po' più vicino alla finestra, impedendo di passarle alle spalle, perché i visitatori non resistevano alla tentazione di accarezzarla. | << | < | > | >> |Pagina 40C O N T R A L T O
Louvre, Sully, pianterreno, sala delle Cariatidi, 17
La splendida sala delle Cariatidi ospita anche il più bel posteriore femminile del museo. La giovane donna del mondo antico così ben dotata dorme su un materasso scolpito da Gian Lorenzo Bernini. Il deretano non è né troppo ovale né troppo rotondo. Lo sguardo maschile vi si posa con gioia. E lo sguardo femminile, potrebbe lamentarsi di esser stato trascurato? Giriamo allora attorno alla statua per esaminarla di fronte. Mio Dio! Non soltanto la giovane dormiente possiede un fallo, ma sta anche sognando. E il sogno deve essere bello, perché il suo fallo è in gloria. Si tratta di Ermafrodite. Non di un ermafrodite, ma di Ermafrodite in persona. Il dio Ermes ha condiviso il letto con la dea Afrodite. Evento più che banale, soprattutto trattandosi di Afrodite. Dai loro giochi amorosi è nato un ragazzo chiamato Erm(es)afrodite. Figlio di dèi, è bello come un dio. Ma se l'anima degli dèi possedesse la stessa perfezione dei loro corpi, gli autori dei miti non avrebbero niente da raccontare. Gli dèi e la loro prole, dunque, sono imperfetti, come dimostra Ermafrodite. Si ritiene talmente bello che nessuna donna, nessuna dea, nessuna ninfa gli sembra degna della sua attenzione. Così respinge sprezzantemente le loro profferte. Un giorno d'estate, mentre passeggia nei boschi, la ninfa Salmacis lo scorge, lo raggiunge e gli si offre senza tanti complimenti. Ermafrodite la respinge, come ha respinto le altre. Ma fa molto caldo. Ermafrodite vede scintillare un lago, verso il quale si dirige per rinfrescarsi. È il lago in cui vive Salmacis. Non appena Ermafrodite penetra nelle sue acque, cade in potere di Salmacis che, entusiasta, batte le mani, corre verso la riva, si tuffa, raggiunge Ermafrodite, lo stringe, lo bacia, lo... insomma, fa quello che una ninfa innamorata vuol fare. Il piacere che prova è talmente grande che, nell'istante supremo, prega gli dèi di unirli per sempre. Gli dèi accettano, in parte perché inteneriti dal suo fervore e in parte perché indispettiti da tempo dalla vanità di Erimafrodite, la cui freddezza ha sconvolto anche sua madre Afrodite, alla quale non piace che i giovani si sottraggano all'amore. Nondimeno temono che Ermafrodite non prenda abbastanza a cuore il suo ruolo maritale e dunque mettono in campo ogni mezzo unendo i due in un unico corpo. Come volevasi dimostrare. Quello che resta di maschile in Ermafrodite chiede agli dèi un favore: che tutti quelli che si immergono in quel lago diventino impotenti. Attenti dunque ai laghi greci! | << | < | > | >> |Pagina 108O R G I A
Orsay, pianterreno, corridoio centrale
L'orgia non è granché presente nei musei francesi. Delacroix la sfiora in La morte di Sardanapalo, opera che, se non si uccidesse nessuno, potrebbe essere la migliore descrizione immaginabile di un'orgia. Anche Lot e le sue figlie, pieno di alcol, incesto e bracieri, ci si avvicina, ma un'orgia a tre è piuttosto misera. L'unica raffigurazione esplicita di un'orgia, al Louvre e al museo d'Orsay, è purtroppo il triste I Romani della decadenza, quadro che valse al suo autore, il ventisettenne Thomas Couture, la medaglia di prima classe al Salon del 1847 e l'acquisto del dipinto da parte dello Stato francese. Tra gli interpreti del realismo socialista alla Zdanov e Couture, come tra gli interpreti sulpiziani e Couture, la comunione d'intenti è perfetta: l'arte deve essere utile. Si ha il diritto di dubitare che i pittori del realismo socialista, i pittori sulpiziani e Thomas Couture siano stati animati da un sincero zelo. Comunque sia, la gabbia della dottrina, oltre a risparmiare ai pittori molte preoccupazioni, garantisce commissioni, mostre e remunerazioni a quegli artisti che vi si rinchiudono. Thomas Couture, cui le commissioni, le mostre e le remunerazioni piacevano molto, si piegò a una delle certezze del mondo borghese, cui cercava di piacere: la sregolatezza è una brutta cosa. Ora, l'orgia è una delle forme della sregolatezza, anzi una delle più brutte, poiché alla sregolatezza si aggiunge il piacere sessuale. Oltretutto, all'epoca era convinzione comune che proprio l'orgia avesse provocato il fallimento dei primi borghesi del mondo: i Romani. Thomas Couture, in un unico quadro, prova a giocare su due piani: apparentemente, dipinge una durissima condanna della sregolatezza più dissoluta: implicitamente, dipinge la sfrenatezza sessuale e alcolica cui i borghesi si abbandonano allegramente nelle case chiuse. Couture capisce subito, come i pittori del suo stampo hanno sempre capito, che occorre facilitare la lettura dei suoi quadri: un quadro facile da capire è un quadro che procura all'acquirente l'illusione di possedere la perizia di un esperto. Il nostro copia, quindi, senza vergogna, l'architettura e la composizione delle Nozze di Cana, per far sì che l'acquirente medio possa riconoscere il prestito senza difficoltà e scoprirsi esperto. Utilizza soltanto colori freddi (il calore dell'orgia è un calore falso: l'orgia in realtà è fredda come il culo del demonio) e aggiunge particolari da imbrattatele che ricordano al borghese gli scherzi di gioventù, come il giovane che scala una statua (austera) per invitarla a un brindisi. E siccome non dimentica che il titillamento fa vendere, include una gran quantità di donne seminude, cui non manca di conferire l'inevitabile aria nauseata, pur mostrandole sempre disponibili, pronte, aperte. Thomas Couture deve solo vergognarsi per aver commesso il peggior delitto che un artista possa commettere: oltraggiare un sogno! | << | < | > | >> |Pagina 110O R I G I N E D E L M O N D O
Orsay, pianterreno, sala 7
Il pelo, ecco il nemico. Nell'Ottocento il pelo trasformava l'arte in pornografia e la pornografia in arte. Un'ombra pelosa sotto l'ascella della poderosa e per nulla erotica Libertà che guida il popolo? Pornografia pura. L'ascella appena vellutata della seducente Venere di Cabanel? Arte pura. L'origine del mondo, il famoso dipinto di Courbet, è dunque di una pornografia omerica, poiché rappresenta un sesso femminile non solo spalancato ma profusamente villoso. L'uomo selvaggio, l'uomo che torna allo stato animalesco, l'uomo che è soltanto forza bruta (Sansone), l'uomo preda dei propri istinti si lascia crescere i peli. Al contrario, l'uomo che si adegua alla norma, gli piaccia o meno, si rade, come si può notare tra i carcerati, i militari e i monaci. Il pelo femminile rappresenta dunque l'animalità e il lato maschile della donna, cosa che le conferisce una certa ambiguità, provocando strane reazioni nei maschi: alcuni sognano soltanto lisci anfratti, mentre ad altri piace smarrirsi in simili sottoboschi. Théophile Gautier è stato il più grande cantore del pelo. In primo luogo in quell'Iliade di oscenità che è la sua Lettera alla Presidentessa, dove descrive i resti escrementizi depositati sulle scalinate e i tetti del Duomo di Milano. Va in estasi quando, in uno di questi resti, scorge "un pelo di un nero molto blu, molto ispido, molto crespo, che ha fatto errare maliziosamente la mia immaginazione erettile dalle cime increspate della patta fino al sole dei peli sbocciati intorno alla rosa mistica attraverso i sospiri di un ventre melanconico". [...] Il primo proprietario dell' Origine del mondo fu Khalil Sherif Pascià, detto Khalil Bey. Nato nel 1831, proveniva da una famiglia di Istanbul che aveva fatto fortuna nell'Egitto di Mehmet Ali. In gioventù aveva studiato a Parigi. Divenuto ambasciatore della Sublime Porta in Russia, strinse amicizia con lo zar e contrasse la sifilide. Vergognandosi non della prima, ma della seconda, tornò a Parigi, dove risiedeva un medico di chiara fama. Qui mise insieme una collezione di dipinti divenuta celebre. Si ignora se fu lui a commissionare L'origine del mondo a Courbet o se fu quest'ultimo, come è stato sostenuto, a venderla segretamente a Khalil Bey, in aggiunta al Sonno, per mantenerne la quotazione.
Ecco la versione di Maxime Du Camp:
Per piacere a un ricchissimo musulmano, che pagava le proprie
fantasie a peso d'oro e che, per qualche tempo, godette a Parigi di
una certa notorietà in ragione della sua prodigalità, Courbet, proprio colui che
proclamava pubblicamente l'intenzione di rinnovare la pittura francese, dipinse
un ritratto di donna piuttosto difficile da descrivere. Nella toilette del
personaggio straniero cui ho alluso, si poteva osservare un piccolo quadro
nascosto sotto un velo verde. Quando si scostava il velo, si rimaneva stupefatti
nello scorgere una donna di proporzioni naturali, vista di fronte [...].
Ma per una incomprensibile dimenticanza, l'artista, che aveva copiato il modello
dal vero, aveva scordato di rappresentare i piedi, le gambe, le cosce, il
ventre, le anche, il petto, le mani, le braccia, le spalle, il collo e la testa.
Sembra che in seguito il quadro abbia viaggiato molto, forse anche oltre la cortina di ferro, forse in Svizzera. Comunque sia, nel 1955, su richiesta della moglie Sylvia, divorziata dallo scrittore Georges Bataille, Jacques Lacan, non ancora famoso ma già ricco, lo acquista. La cortina verde scompare, ma al suo posto viene messo un pannello che Lacan commissiona ad André Masson. In seguito, L'origine del inondo, a copertura di tasse di successione, diviene proprietà dello Stato francese. Il 26 giugno 1995 è il giorno più comico nella carriera del quadro. In quel giorno infatti si inaugura la sua esposizione al pubblico nelle sale del museo d'Orsay alla presenza di Philippe Douste-Blazy, ministro della Cultura e... sindaco di Lourdes. Le malelingue non hanno mancato di ricordare che l'anno della creazione dell' Origine del mondo fu anche l'anno in cui Bernadette Soubirous, che ha fatto la ricchezza di Lourdes, entrò nel castissimo convento delle Suore della Carità nella più che casta città di Nevers.
Le analisi sull'
Origine del mondo
sono numerose. Citiamo per esempio Michele Haddad, la quale osserva che l'
Olympia
di Manet fu presentata al Salon del 1863, appena un anno prima della vendita
dell'
Origine del mondo.
Con una certa plausibilità, suggerisce di vedere nella seconda opera una
risposta, occulta ma non per questo meno vivace, alla prima: Courbet voleva
dimostrare a se stesso di poter essere più spinto, più pungente, più scandaloso
di quel giovincello di Manet. Bernard Teyssèdre si diverte a citare un
ipotetico professor Delademure-Ledemuré per spiegare che
L'origine del mondo
è "una pura opera di architettura". Infatti rispetta...
...i principi enunciati da Vitruvio nel secondo capitolo del primo libro della sua opera, Ex quibus rebus architectura constet. |