Copertina
Autore Armando Verdiglione
Titolo Il capitale della vita
EdizioneSpirali, Milano, 2007, l'alingua 259 , pag. 680, cop.ril.sov., dim. 15,5x2,7x4,3 cm , Isbn 978-88-7770-774-1
LettoreLuca Vita, 2008
Classe psicanalisi
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Indice


Il movimento cifrematico e la sua realtà
    in Italia e nel pianeta                           9
Sanitas atque salus                                  23
L'artbanker                                          34
Intellectual financing                               50
Brainfinancing                                       66
Una cosa semplice. Come capitalizzare la memoria     78
La necessità dell'azzardo                            92
Il dispositivo immunitario                          105
Una questione di salute                             118
Auditorium                                          134
L'intendimento                                      150
Come leggere                                        164
In caso di valore                                   182
La questione donna e il ragionamento sessuale       192
L'avvenire                                          203
I dispositivi rivoluzionari in materia di economia
    e in materia di finanza: la missione
    intellettuale dell'Italia e dell'Europa         216
Il calcolo                                          227
Il dubbio, la fede, la verità                       245
Il rebus                                            259
Una rosa non è una rosa. Perché il mondo è triste
    e perché il sentimento del limite diventa
    categoria universale                            275
La carta della modernità                            293
La città moderna                                    308
La memoria narrativa e il pleonasmo della vita      324
L'oralità moderna e il gerundio della vita          338
L'autorità e il potere                              355
Il panegirico                                       366
Legge, etica, clinica                               376
Il dispositivo di vita                              417
L'esercizio cifrematico                             477
Vita di scienza                                     520
La paura e l'avvenire                               537
L'angoscia, l'incubo, l'approdo                     548
Il gusto dell'ospitalità                            569
Le dispense del paradiso                            584
La tessitura                                        595
La cambiale di vita                                 606
Aritmetica delle nuvole                             620
Cifratica del vento                                 635
Il male e l'assoluto                                645
Les trans-parents. Chi picchia un bambino?          659
La vita non è standard. Ovvero dell'indifferenza
    in materia di business                          673


 

 

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Pagina 9

Il movimento cifrematico
e la sua realtà in Italia e nel pianeta



Sigmund Freud è nato il 6 maggio 1856. Si moltiplicheranno le rimemorazioni, le commemorazioni, i ricordi, gli studi, le reminiscenze. La Francia e l'Argentina sono i paesi dove, diffusissima, la psicanalisi prevale rispetto alla psichiatria e alla psicologia.

Freud scrive, nel gennaio 1914, un saggio che s'intitola Sulla storia del movimento psicanalitico. C'era la tendenza, appena sorta, appena inventata la psicanalisi, a fare subito la storia. Un medico aderiva, da qualche parte del pianeta e, subito, nasceva lì una società psicanalitica. Chi entrava nella storia e chi ne era escluso. Ma che cos'è la "storia del movimento"? Una metaricerca. La storia, come ricerca, esige il movimento, nel "va e vieni" delle cose, che hanno come destinatore il punto e come destinatario il contrappunto. Il "va e vieni" ha questa condizione, che, rispetto al movimento, è data dallo specchio, dal punto di distrazione e dal punto di caduta. Enfasi, metaforizzazione nella formula "storia del movimento". Si muove ciò che incomincia, ciò che aumenta, ciò che cresce. L' auctoritas sta alla base del movimento, della sua cultura e della sua arte.

Nel 1973, il Collettivo freudiano "Semiotica e psicanalisi" indicava l'insieme impossibile, pertanto il simulacro, il sembiante, come condizione del movimento, nonché dell'itinerario. E già il congresso di New York (Sesso e linguaggio, 30 aprile-2 maggio 1981) era all'insegna del Movimento freudiano. "Freudiano" non indicava affatto che l'esperienza fosse freudiana né, tanto meno, lacaniana. La stessa clinica non è freudiana. In nessun modo si tratta di trovare pionieri, precursori, e di credere che la scienza della parola stia a organizzarsi, a gestirsi, a situarsi come in una ideale storia dei Padri della chiesa. Il movimento procede dal proseguimento. Il proseguimento non è qualcosa d'ideale, né è inseguito come un'idealità, non sta dinanzi al movimento e nemmeno dinanzi all'itinerario. Il proseguimento è ironia, questione aperta, è il modo del due, il modo della relazione. Nessuna armonia cosmica o sociale o politica, che faccia economia della scena, dell'arte o del cinema, del teatro, del gioco.

Freud non era psichiatra, era neurologo e si è imbattuto per un anno nella pratica forica di Jean-Martin Charcot. Allora, la psichiatria si occupava degli ospedali psichiatrici e presumeva di trattare la follia nel pubblico, nell'istituzione pubblica, mentre la neurologia poteva, invece, praticare nel privato. E allora il neurologo si faceva anche psicologo. L'epoca illuministica, durata due secoli, crede che il disagio non sia una virtù del principio della parola, come l'originario, e che sia, invece, mentale, quindi, che sia come l'ombra dinanzi. Da qui al concetto di vittima il passo è breve. E quale libertà può affermarsi, con il concetto di vittima? Postulando la vittima, la violenza e la rapina del tempo sono gestibili, economizzabili, rappresentabili. Postulare la vittima vale a postulare l'espunzione dell'Altro. Non solo, ma anche la parola, anche la vita sono economizzabili rappresentabili, riproducibili.

L'epoca illuministica viene a svolgere qualcosa che ruota attorno al concetto, ancora una volta, di vittima, precisato come concetto di sofferenza psichica. Sia nei paesi in cui il soggetto viene affermato sia nei paesi in cui il soggetto non viene affermato come tale, è il concetto di vittima a indicare che la parola possa essere dominata, spazializzata, finalizzata, che, in breve, la vita possa essere considerata a partire dalla sua fine. Nella poesia, anche in qualche scritto di san Paolo, e anche durante il rinascimento, la follia, se viene compiuta una lettura, è il modo del contrappunto, del contrappunto dello specchio, del contrappunto dello sguardo, del contrappunto della voce. Il contrappunto è oggettuale. La follia è oggettuale, anziché soggettiva, anziché vincolata al concetto d'ipostasi o di soggetto o di vittima

Il movimento è intellettuale, e senza la gnosi. S'instaura senza presupporre la conoscenza di sé o dell'Altro, o senza credersi, pensarsi, o senza ritenere pensabile l'Altro e, quindi, che possa essere soppresso e, per tanto, rappresentato, personificato. Già Freud dà la "storia del movimento". Seguono "storie della psicanalisi". Gli anni novanta hanno assistito, in vari paesi, all'emarginazione della psicanalisi, tranne in Francia e in Argentina: in Francia, attraverso dizionari, storie della psicanalisi e libri che spiegavano o che commentavano questo o quel concetto, sopra tutto del lacanismo e del freudismo. Ma come può instaurarsi il movimento intellettuale, con la teoria del soggetto o con la pratica del soggetto? Il postulato della sofferenza psichica è il postulato del soggetto.

Taluni esaltano in Francia una specie di eccezione francese, una specie di privilegio concettuale o pratico o sociale: ritengono che la psicanalisi sia il modo, attraverso Freud e, poi, confermato sopra tutto nella specialità di Lacan, di giungere al soggetto libero. "Soggetto libero" è proprio un ossimoro. Come può il soggetto — soggetto malato, vittima — "accedere" alla libertà? Un'idealità, uno slogan. Slogan illuministico. Libertà ideale. La libertà del soggetto è la libertà della morte. Tanto che viene affermato, sia nell'illuminismo scozzese sia nell'illuminismo francese, il principio secondo cui la libertà è la libertà "umana", la libertà di morire.

Questa psicanalisi, che si è diffusa nei vari paesi, è ancora un modo con cui si perpetua, si aggiorna il discorso occidentale, il discorso della padronanza. Il presunto trattamento della follia è, in effetti, una prerogativa del discorso occidentale. Il discorso chiamato filosofia - ma che, in effetti, era nato antifilosofia, la filosofia era quella della sofistica, segnatamente quella di Pitagora (il termine era stato coniato da lui) -, il discorso occidentale deve trattare la follia, perché la considera possessione. E anche quando, poi, viene intesa in un modo psichico, rimane possessione, demonologia: il paziente è fissato, preso, catturato da idee, da "voci", da stravaganze fantasmatiche. In breve, è un sofferente psichico. Noi leggiamo questa profusione di discorsi, di commemorazioni, per e contro Freud, senza l'indizio del movimento, di ciò che si muove perché qualcosa incomincia, cresce, aumenta, in virtù dell' àuctoritas. La rimozione non è originaria senza la funzione di zero. Il movimento procede dall'apertura. Voi potete leggere biografie di Freud, biografie di Lacan, autobiografie. Grafismi che non procedono dall'apertura. Nessun movimento. Nessun movimento intellettuale.

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