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| << | < | > | >> |IndicePresentazione di Rosa Calzecchi Onesti Prefazione di Franco Cuomo Introduzione Prima parte: IL MONDO DI ULISSE I. Plutarco, l’isola Ogigia e la Scheria II. Dulichio, Same e Zacinto III. Itaca IV. Ulisse e la mitologia nordica V. Le avventure di Ulisse Seconda parte: IL MONDO DI TROIA VI. "L’antica Ilio non si trova qui" VII. Troia VIII. Donne contese e mura di legno IX. L’accampamento acheo, le navi, le asce di pietra X. Lemno. Samotracia, Chio e Cipro Terza parte: IL MONDO DEGLI ACHEI XI. Clima e cronologia: l’origine nordica dei Micenei XII. Il Catalogo delle navi XIII. Aulide, Tebe, Atene e Naxos XIV. Le regioni del Peloponneso e il viaggio di Telemaco XV. La Ftia, Creta, il fiume Egitto e Faro Quarta parte: ACHEI E INDOEUROPEI XVI. L’Olimpo. la Pieria e la luna di Hermes XVII. Il fiume Oceano, l’Etiopia artica e le case di Ade XVIII. L’optimum climatico e il paradiso indoeuropeo XIX. Ultima Thule Conclusioni Tavole geografiche Bibliografia APPENDICE FOTOGRAFICA |
| << | < | > | >> |Pagina 13Sin dai tempi antichi la geografia omerica ha dato adito a problemi e perplessità: la coincidenza tra le città, le regioni, le isole descritte, spesso con dovizia di dettagli, nell’ Iliade e nell’ Odissea ed i luoghi reali del mondo mediterraneo, con cui una tradizione millenaria le ha sempre identificate, è spesso parziale, approssimativa e problematica, quando non dà luogo ad evidenti contraddizioni. Ne troviamo vari esempi in Strabone (storico e geografo greco, 63 a.C. - 23 dC.), il quale tra l’altro si domanda perché mai l’isola di Faro, situata proprio davanti al porto di Alessandria, da Omero venga invece inspiegabilmente collocata ad una giornata di navigazione dall’Egitto. Così l’ubicazione di Itaca, data dall’Odissea in termini molto puntuali secondo Omero è la più occidentale di un arcipelago che comprende tre isole maggiori: Dulichio, Same e Zacinto - non trova alcuna corrispondenza nella realtà geografica dell’omonima isola nello Ionio, la quale è ubicata a nord di Zacinto, a est di Cefalonia e a sud di Leucade, e, anche dal punto di vista topografico, non ha nessuna relazione con l’Itaca omerica. E che dire del Peloponneso, descritto come una pianura in entrambi i poemi? D’altronde la geografia omerica, se è stata un problema per gli antichi, lo è anche per gli studiosi moderni: infatti, allorché la decifrazione della scrittura micenea, la cosiddetta "lineare B", graffita sulle tavolette provenienti da Cnosso, Pilo e a Micene, ha permesso di confrontare il mondo di cui esse sono l’espressione con la realtà descritta nei due poemi, i risultati sono stati sconcertanti. Ad esempio, il prof. Moses Finley, grande studioso del mondo omerico, sottolinea "la completa mancanza di contatto tra la geografia micenea come ora la conosciamo dalle tavolette e dall’archeologia, da una parte, ed i racconti omerici dall’altra". A sua volta il prof. Montanari, nell’introdurre la questione omerica, rileva che "a proposito delle coincidenze fra la geografia omerica e quella micenea sono state fatte molte marce indietro fino a sottolineare piuttosto le divergenze". Insomma la geografia omerica fa riferimento ad un contesto del quale conosciamo bene la toponomastica, ma che, nel contempo, se confrontato con la realtà fisica del mondo greco, presenta incomprensibili anomalie, rese ancor più evidenti dalla loro stessa coerenza interna: ad esempio, quello "strano" Peloponneso appare pianeggiante non saltuariamente, ma sistematicamente, e Dulichio, l’isola "Lunga" ("dolichòs" in greco) situata da Omero nei pressi di Itaca ma inesistente nel Mediterraneo, viene menzionata più volte, anche nell' Iliade. Si configura in tal modo un universo sostanzialmente chiuso e inaccessibile, al di la qualche parziale congruenza e nonostante la familiarità dei nomi, la quale rischia di diventare un elemento più fuorviante che utile alla soluzione del problema. | << | < | > | >> |Pagina 56"Alcuni credono che anche Ulisse in quel suo lungo e leggendario peregrinare sia giunto in questo Oceano e sia approdato alle terre della Germania" ("in hunc Oceanum delatum adisse Germaniae terras"; Germania, 3.2): questo singolare passo di Tacito adesso possiamo rileggerlo in una prospettiva tutta nuova. Il grande storico romano (vissuto nella stessa epoca di Plutarco, fra il I e il II secolo d.C.) sotto l’etichetta comune di "Germani" ci descrive i popoli che abitavano tutta l’Europa settentrionale fino al Baltico, allora chiamato "mare Suebicum", ed alla Scandinavia (poco fa abbiamo menzionato i Cauci e i Chatti che sembrano rimandare ai Cauconi e ai Cetei dell’Odissea). Ora, anche se Tacito appartiene a un’epoca quasi equidistante tra le vicende narrate da Omero ed il contesto attuale, questo suo accenno ad un "Ulisse nordico", in chiave di antica memoria più che di mera ipotesi letteraria, ben si colloca accanto al discorso di Plutarco relativo alla collocazione nordatlantica dell’isola Ogigia: si ha insomma la sensazione che entrambi gli storici si riallaccino ad un filo comune, ovvero ad una tradizione ininterrotta, attraverso i secoli, fin dalla prima età del bronzo. In questo quadro ben s’inserisce anche il fatto che, secondo Omero, Ulisse aveva i capelli biondi ("xanthàs trìchas": Od. XIII, 399: 431). E che dire del caratteristico berretto conico che gli viene attribuito dall’iconografia tradizionale, del tutto simile al copricapo a punta tipico del mondo vichingo? Per quanto riguarda il suo stesso nome - in greco "Odysseùs" (o "Odyseus"), cioè Odisseo, che secondo Omero risalirebbe al verbo "odyssasthai", cioe "odiare" (Od. XIX, 407-409) - esso ricorre anche nella forma "Olysseus", o in modi affini, a Corinto, ad Atene e in Beozia almeno fin dal secolo VII o VI a.C. (in latino Ulixes, da cui l’italiano Ulisse); i filologi ritengono che sia di origine pregreca. Per inciso, l’oscillazione tra la D di Odysseùs e la L di Ulixes è un fenomeno frequente: pensiamo ad esempio al siciliano "addumari", cioè "illuminare", probabilmente corrotto dal francese "allumer", o al rapporto fra il greco "dàkryon" e il latino "lacrima" o, ancora, tra il greco "sélinon" e l’italiano "sedano" (diventato "celery" in inglese, "céleri" in francese e "sèllero" in dialetto romano; ma dove questo umile ortaggio si rivela un autentico Fregoli della glottologia è nel dialetto siciliano, dove compare come "accia", che lascerebbe più che perplessi se non ci venisse in soccorso il latino "appius"). | << | < | > | >> |Pagina 433Il reale scenario dell'Iliade e dell’Odissea, è identificabile non nel mar Mediterraneo, ma nel nord dell’Europa. Le saghe che hanno dato origine ai due poemi provengono dal Baltico e dalla Scandinavia, dove nel II millennio a.C. fioriva l’età del bronzo e dove sono tuttora identificabili molti luoghi omerici, fra cui Troia e Itaca: le portarono in Grecia, in seguito al tracollo dell "’optimum climatico", i grandi navigatori che nel XVI secolo a.C. fondarono la civiltà micenea: essi ricostruirono nel Mediterraneo il loro mondo originario, in cui si erano svolte la guerra di Troia e le altre vicende della mitologia greca, e perpetuarono di generazione in generazione, trasmettendolo poi alle epoche successive, il ricordo dei tempi eroici e delle gesta compiute dai loro antenati nella patria perduta. Ecco, in estrema sintesi, le conclusioni della nostra ricerca. Essa - preso atto delle assurdità a cui conduce la collocazione mediterranea dei poemi omerici, dei loro problematici rapporti con la geografia miccnea. della loro dimensione europeo-barbarica (Piggott) nonché della probabile provenienza nordica della civiltà micenea (Nilsson) - è partita dall’indicazione di Plutarco riguardo alla collocazione settentrionale dell’isola Ogigia: è stata questa la chiave che ci ha spalancato le porte del mondo omerico, consentendoci di dare il via ad una minuziosa ricostruzione, i cui risultati comprovano la fondatezza dell’assunto iniziale. |
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