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| << | < | > | >> |Pagina 7In cosa consistono questi rompicapo?
Si tratta di brevi e avvincenti racconti gialli in cui siete
voi a svolgere il ruolo del detective. Alla fine di ciascuna di
queste concise storie di avidità, vendetta o semplice depravazione, dovrete
rispondere a una difficile domanda relativa
al crimine. Sta a voi risolvere il caso con il ragionamento
deduttivo, sfruttando tutti i particolari e gli indizi scientifici
offerti nella narrazione. I sessantacinque rompicapo che
seguono presentano vari gradi di difficoltà e non hanno
alcun nesso tra loro. Possono essere affrontati in qualsiasi
ordine, uno alla volta o tutti nella stessa "seduta" (se scoprite
di essere diventati giallodipendenti!).
Come risolvere un caso? Per prima cosa, leggete la storia. Nel farlo, cercate con cura gli indizi in grado di aiutarvi a rispondere alla domanda finale. Potreste trovarli nelle parole di un personaggio coinvolto, in un comportamento sospetto o nella descrizione del corpo del reato. State attenti alle bugie, perché spesso indicano che qualcuno sta nascondendo qualcosa.
In caso di dubbio, cercate di visualizzare il modo in cui
deve essere stato commesso il delitto e confrontatelo con
il corpo del reato e i resoconti di prima mano. Non sempre
vi verrà chiesto di identificare il colpevole: a volte, dovrete
scoprire il movente, stabilire la causa della morte o spiegare
come gli investigatori hanno colto in fallo il criminale.
È necessario avere a disposizione carta e penna, o possedere una specializzazione in criminologia? No. Gli unici strumenti che vi occorrono sono una buona capacità di ragionamento, acume e attenzione ai particolari. Anche se è utile sapere qualcosa di indagini scientifiche, la maggior parte delle storie può essere risolta usando soltanto la logica. Gli appassionati di criminologia troveranno numerose e istruttive informazioni via via che proseguiranno nella lettura! In ogni caso, troverete tutte le soluzioni in fondo al volume, a partire da p. 149. | << | < | > | >> |Pagina 11Theresa e Kathleen, due studentesse di legge, si videro assegnare come requisito per il conseguimento della laurea un vecchio caso con relativo appello. L'imputato, Martin Shine, era stato condannato tutt'e due le volte. Il primo processo, quindici anni prima, si era concluso con un verdetto di colpevolezza e a Shine era stata comminata la pena di morte. Dopo il ricorso, un anno dopo, si era tenuto un altro processo, terminato con una nuova condanna e la commutazione della pena di morte in ergastolo. Tuttavia, Shine continuava a dichiararsi innocente. Le due ragazze sapevano che, se fossero riuscite in qualche modo a dimostrare la sua innocenza o a fargli ottenere un terzo processo, non solo avrebbero servito utilmente il sistema giudiziario di cui desideravano entrare a far parte, ma avrebbero anche salvato una vita umana e ottenuto un'eccellente votazione, forse abbastanza alta da essere assunte in qualche prestigioso studio legale. «Andiamo, Kath», disse Theresa una sera tardi, dopo che avevano lavorato al caso per parecchi giorni di seguito. «Lo sai che questo tizio non ha speranza». «Ma è innocente». Theresa sbuffò. «Sì, certo. È quello che dicono tutti». «Eppure potrebbe essere vero», replicò Kathleen, «e noi dobbiamo comunque scrivere l'appello, perciò faremmo bene a esplorare tutte le strade. Ci servono nuove prove». Kathleen tornò a esaminare le foto della scena del delitto, osservando con attenzione il coltello, la posizione del corpo e le macchie di sangue sui mobili. «Cosa potremmo cercare che qualcun altro non abbia già visto?». Theresa si massaggiò i muscoli indolenziti del collo. Avevano studiato i vecchi incartamenti, letto i verbali e le trascrizioni, ed esaminato le prove al punto che sarebbe stata in grado di ripetere tutto nel sonno, se mai fosse riuscita ad andare a dormire. «Okay», disse esausta, con l'unico desiderio di mettere la parola fine alla faccenda. «Shine è stato condannato entrambe le volte in base al segno di un morso. Nel primo come nel secondo processo, la sua dentatura è stata confrontata con le tracce trovate su una coscia della vittima, e la giuria ha sempre trovato la corrispondenza». «Sai quanto sia discutibile una prova del genere! E poi lei indossava degli shorts, quindi il morso è stato dato attraverso il tessuto», osservò Kathleen. «La giuria ha ritenuto che si trattasse di un elemento decisivo». «Ma è stata influenzata dalle prove indiziarie. Quell'uomo viveva vicino a lei, era un cliente del bar dove la donna è stata uccisa e si trovava lì quella sera». Kathleen era ormai troppo coinvolta nel caso. Non intendeva arrendersi finché non avessero trovato qualche nuova prova da presentare. Improvvisamente, ebbe un'illuminazione: «Gli shorts!». Come potevano gli shorts della vittima contribuire a dimostrare la colpevolezza o l'innocenza di Shine? | << | < | > | >> |Pagina 13Edna Mae Wittkop aveva vissuto tutti i settant'anni della sua vita nella parte settentrionale della fredda penisola del Michigan, e quindi aveva imparato ad apprezzare i buoni vicini. Quel mattino presto uno di essi, Harry Timmons, aveva liberato dalla neve il suo viale d'accesso, mentre lei gli cuoceva nel forno uno sformato di zucca. Lo sformato era ancora caldo, quando decise di portarglielo. Si mise un paio di pesanti stivali e indossò un giaccone imbottito, sollevando il cappuccio per coprirsi la testa. Si sistemò gli occhiali sul naso e infilò le mani nelle manopole, prese lo sformato e uscì con andatura goffa dalla porta della cucina. Percorse con cautela il viale appena spalato e attraversò la via. Respirando affannosamente, suonò il campanello di Harry. «Be', non posso certo lasciare lo sformato qui fuori», disse ad alta voce. Le manopole la impacciavano, ma riuscì a girare il pomello e ad aprire la porta. «Yoo hoo! Harry! Sei in casa?», chiamò, ansimando per lo sforzo. Entrò, e si fermò raggelata. Un uomo era inginocchiato accanto al corpo immobile di Harry. Sollevò lo sguardo, la fissò per alcuni secondi, poi fuggì dalla porta della cucina. Quando finalmente arrivarono sul posto l'ambulanza e lo sceriffo, Edna Mae disse tutto ciò che sapeva. «Harry Timmons è stato aggredito», spiegò con voce tremante.
Lo sceriffo insistette per avere altri dettagli, ma lei non
riuscì a fornirgli una buona descrizione dell'aggressore.
Perché no?
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