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| << | < | > | >> |Pagina 1 [ inizio libro ]«Credo che qualcuno lassú mi abbia in simpatia». Malachi Constant Ormai ciascuno sa come trovare dentro di sé il significato della vita. Ma l'umanità non è sempre stata cosí fortunata. Meno di un secolo fa gli uomini e le donne non avevano un facile accesso alle scatole di rompicapi che sono dentro di loro. Non sapevano nominare neppure uno dei cinquantatré portali dell'anima. E le religioni strane facevano grossi affari. L'umanità, ignorante delle verità che giacciono entro ogni essere umano, guardava verso l'esterno... premeva sempre verso l'esterno. Ciò che l'umanità sperava di imparare in quella spinta verso l'esterno era chi fosse realmente responsabile di tutta la creazione e che cosa significasse tutta la creazione. L'umanità lanciava sempre verso l'esterno, sempre verso l'esterno, i suoi agenti incaricati dell'avanzata. Alla fine li lanciò nello spazio, nel mare privo di colore, di sapore e di peso di un'esternità senza fine. Li lanciò come pietre. Quegli sfortunati agenti trovarono ciò che avevano già trovato in abbondanza sulla Terra... un incubo privo di significato, senza fine. I doni dello spazio, dell'infinita estemità, erano tre: eroismi inutili, commedie di scarso valore, e morte senza scopo. Alla fine l'esternità perse la sua immaginaria attrazione. Solo l'interiorità rimaneva da essere esplorata. Solo l'anima umana rimaneva terra incognita. Questo fu l'inizio della bontà e della saggezza. Com'era la gente dei tempi antichi, dall'anima ancora inesplorata?
Quella che segue è una storia vera dell'Età dell'Incubo,
che corrisponde approssimativamente, con qualche anno in piú
o in meno, al periodo fra la Seconda Guerra Mondiale e la
Terza Grande Depressione.
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