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| << | < | > | >> |Indice7 Prefazione all'edizione italiana, di Hans-Ulrich Wehler 11 Introduzione, di Vita Francesco Gironda 31 Avvertenza dei traduttori Nazionalismo 37 Prefazione Problemi legati alla questione del nazionalismo 47 1. Il nazionalismo come unicità dell'Occidente 49 2. Nascita e primo sviluppo del nazionalismo 62 3. Il sostrato delle idee del nazionalismo e il suo innalzamento a «religione politica» 73 4. La nuova aspirazione utopica: l'invenzione della nazione e le tradizioni storiche delle etnie 80 5. Gli esponenti sociali del nazionalismo 85 6. Come e perché riuscì la diffusione del nazionalismo 93 7. Tipologie del nazionalismo 98 8. La storia dello sviluppo del nazionalismo 1. Il nazionalismo americano, 98 2. Il nazionalismo tedesco, 107 3. Il Transfernationalismus nel resto del mondo, 140 151 9. I successi del nazionalismo e l'immeritata fama dello Stato nazionale 157 1O. Fine del nazionalismo? 171 Bibliografia ragionata 177 Indice dei nomi |
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Il nazionalismo come unicità dell'Occidente
Per un lungo periodo di tempo, almeno fino alla seconda metà del XIX secolo, il nazionalismo è stato principalmente un fenomeno politico e socioculturale del mondo occidentale e delle sue propaggini coloniali in America. Al di fuori dell'Occidente il nazionalismo non è sorto in alcun altro ambito culturale: né nell' America precolombiana o in Cina, né in India e nel Sud-Est asiatico, né nel mondo insulare del Pacifico compresa l'Australia, né in Africa e neppure nel Vicino Oriente! In quanto creazione dell'Occidente, il nazionalismo e la nazione divennero eminenti beni di esportazione solo dopo aver dimostrato le loro capacità di successo. Durante il processo di adozione e adattamento essi subirono alcune variazioni, urtando peraltro, come più tardi si sarebbe riscontrato, contro barriere insormontabili. Tuttavia, fuori dall'Occidente, tali problemi sarebbero emersi solo nella tarda fase del nazionalismo, quando questi, nel XX secolo, era già assurto a potenza globale. Da tale constatazione deriva una prima questione. Perché il nazionalismo sorse solo nell'ambito culturale occidentale? È palese che nella fase della sua genesi e ascesa iniziale esso appartenesse a quelle manifestazioni di carattere storico universale che solo l'Occidente ha prodotto. A ciò si riconduce una seconda questione non ancora considerata: perché il nazionalismo divenne un bene di esportazione così attrattivo, sebbene nei paesi che lo accolsero vigessero condizioni socioculturali e politiche di tutt'altra natura? Per affrontare simili questioni occorre innanzi tutto chiarire il carattere e il significato delle condizioni entro le quali poté svilupparsi il nazionalismo in Occidente. | << | < | > | >> |Pagina 492.
Nascita e primo sviluppo del nazionalismo
Il nazionalismo non è affatto qualcosa di scontato nello sviluppo dei popoli e delle culture. Esso è tutt'altro che una materia eterna, indipendente dall'andamento della storia, così come vuole certa interpretazione di tipo primordialistico. Su questo punto occorre innanzi tutto mettere a fuoco una precisa distinzione. Da sempre sono esistiti legami di fedeltà che hanno vincolato gli uomini a grandi organizzazioni solidali e di dominio. Il loro punto di riferimento poteva essere il clan familiare o la clientela, un lignaggio o una dinastia principesca, un'antica polis o, più tardi, una città occidentale, una religione o una regione. Simili sentimenti di fedeltà e appartenenza valgono come costanti psicosociali se non addirittura antropologiche, nel senso che se l'organizzazione solidale cui si appartiene oltre che aiuto e protezione garantisce anche stima e valore, ciò fa crescere la consapevolezza e rafforza il senso di identità. Tali antichi rapporti di fedeltà non hanno minimamente a che fare col nazionalismo. Tuttavia, nell'ambito di questo nuovo Weltbild espresso dal nazionalismo essi possono essere utilizzati, in un secondo momento, per la costruzione di un passato nazionale. Si tratta peraltro di rapporti che difficilmente si erodono completamente, ma che, al contrario, si conservano a lungo nel tempo sotto forma confessionale, religiosa o di lignaggio. Essi sopravvivono accanto alla coscienza di una identità nazionale o si fondono con questa. E nel momento in cui la forza vincolante di uno di questi poli di fedeltà vien meno, un nuovo elemento di fedeltà si afferma in maniera dominante nella concorrenza tra i legami vincolanti. Così, per esempio, i Principati della prima età moderna imposero un tipo di fedeltà emersa inizialmente accanto alle fedeltà verso un nobile o una comunità cittadina, ma che successivamente le soppiantò. Nel corso dei processi interni alla formazione degli Stati, codesti detentori di potere (Herrschaftsträger) precedentemente autonomi si trasformarono in intermedi poteri dipendenti fino a essere esautorati completamente durante il XIX secolo. Nella sua qualità di legame di fedeltà di nuovo tipo, il nazionalismo ci pone di fronte a un quesito ineludibile sulle peculiarità del contesto storico e delle forze propulsive da cui ebbe origine: Quando, dove, come e, soprattutto, perché sorse il nazionalismo? La prima questione da affrontare riguarda il fatto che il nazionalismo inizialmente si crea la propria nazione in cui ridefinire le preesistenti organizzazioni di dominio. A questa si ricollega inoltre una seconda questione relativa alla natura del «materiale grezzo» su cui un Weltbild nazionale può prendere forma. La prima questione muove dalla tesi secondo la quale il nazionalismo non solo è un fenomeno degli ambienti culturali occidentali, ma anche ed esclusivamente un fenomeno dell'età moderna. Se si prendono a modello le efficaci figure di pensiero di challenge e response - la «sfida»posta da una situazione storica e la «risposta» che ne segue - allora l'interrogativo verte sul tipo di sfida che, come risposta, il nazionalismo pose sul «cammino della sua vittoria». Quale delle opzioni disponibili nel regime di quell'epoca rispose a tale sfida? Il nazionalismo sorse come risposta alla crisi strutturale che coinvolse le società occidentali nella prima età moderna e i loro antichi e vincolanti Weltbilder. Parafrasando la moderna scienza sociale si potrebbe dire che esso emerse in una critica fase di «insicurezza fondamentale» nella «fiducia delle regole». Il culmine classico di questa crisi di modernizzazione è dato dalla rivoluzione. Le rivoluzioni presuppongono infatti l'erosione dell'antico ordine con la conseguenza di una delegittimazione delle tradizionali strutture istituzionali e in particolare del sistema di dominio. Spesso si tratta di lotte per l'autonomia politica, che non di rado si dirigono contro un dominio straniero fattuale o temuto. Conflitti religiosi fomentano peraltro gli scontri, come, per esempio, tra un cattolicesimo tradizionalista e un protestantesimo sicuro di sé, soprattutto nella variante radicale del calvinismo, ma anche tra religione della redenzione e secolarizzazione come conseguenza della «rivoluzione scientifica» o dell'illuminismo. Di fronte all'incipiente capitalismo la vecchia gerarchia sociale della società cetuale è posta in questione da «classi determinate dal mercato» (Max Weber). In altri termini, nuove élites del potere danno espressione alle proprie esigenze. La dottrina del dominio basata sulla divina grazia principesca e sul richiamo alla tradizione andò soggetta a una serie crescente di dubbi, tanto da essere posta nella condizione di dovere autogiustificarsi. | << | < | > | >> |Pagina 988.
La storia dello sviluppo del nazionalismo
Il quadro finora tracciato delle caratteristiche generali del nazionalismo
può risultare più convincente se concretizzato sulla base di alcuni esempi
storici.
A questo scopo ci si soffermerà ora sul nazionalismo americano e tedesco, nonché
su alcuni problemi posti dal nazionalismo di adozione in paesi non occidentali,
soprattutto negli ex paesi coloniali.
1. Il nazionalismo americano Con la fondazione degli Stati Uniti si assistette alla nascita di una Repubblica che sin dall'inizio si concepiva come nazione. Durante la crisi rivoluzionaria e la guerra di indipendenza contro l'Inghilterra molto forte era la necessità di sviluppare idee proprie su cui basare una nuova legittimazione. Non sorprende allora che in questo contesto si formulassero argomentazioni anche molto nette, visto che a quella data nelle colonie transatlantiche l'argomento dell'autonomia vantava ormai una storia secolare. Infatti, con i primi coloni giunti sulle coste new english era sbarcata anche la credenza puritana della predestinazione, la quale, inizialmente nella sua versione di dogma religioso e più tardi in forma secolarizzata, elevava la nascente collettività a nuovo «Israele americano», «Nuova Sion», «nuova Gerusalemme», «città splendente sulla montagna». Per il popolo eletto, non tollerato dal paese di provenienza, si doveva insomma creare una dimora in cui potesse compiersi una presa di distanza da tutti i vizi del vecchio continente, se non una vera e propria rigenerazione complessiva. | << | < | > | >> |Pagina 1072. Il nazionalismo tedescoAll'origine del nazionalismo tedesco non vi è alcuna rivoluzione. Tuttavia a partire dalla fine del XVIII secolo la Mitteleuropa di lingua tedesca entrò in una pesante crisi di modernizzazione dovuta alla esportazione bellica della Rivoluzione francese, crisi che era strutturalmente comparabile alle rivoluzioni di nazionalizzazione avvenute all'interno di alcuni Stati quali Inghilterra e Francia e alla fondazione dello Stato nazionale nel Nuovo Mondo oltreoceano. In quel periodo anche nei territori di lingua tedesca la delegittimazione del dominio tradizionale era già fortemente avanzata, la gerarchia sociale cetuale era entrata fortemente in crisi, mentre l'incontrastata accettazione dell'interpretazione cristiana del mondo era stata posta in questione dall'illuminismo e dal «razionalismo teologico», con i suoi effetti secolarizzanti. Inoltre, antichi legami di fedeltà si sarebbero ulteriormente allentati allorché l'attacco degli eserciti rivoluzionari sotto la guida di Napoleone contribuì alla distruzione del tradizionale sistema pluralistico degli Stati tedeschi e delle organizzazioni di dominio, fino allo scioglimento del quasi millenario «Sacro Romano Impero» (1806). In seguito a una immensa «opera di pulizia», parallela a un inedito processo di concentrazione degli Stati, tra il 1802 e il 1815 il numero di queste unità politiche passò dalle circa 1789 [sic] contate nel 1789 a circa quaranta. Contemporaneamente, anche la struttura sociale subì in più ambiti veri e propri capovolgimenti. Ciò riguardò inizialmente i territori sotto amministrazione ecclesiastica e, successivamente, in seguito all'introduzione di numerose e drastiche riforme in favore di una modernizzazione rigorosa del sistema sociale (Sozialverfassung), la Prussia e gli Stati tedeschi meridionali, al fine di reggere alla pressione esercitata dal «paese pioniere» francese e rimanere in questo modo competitivi all'interno del sistema internazionale degli Stati. In seno a questa crisi di modernizzazione, in cui processi di trasformazione statuale, socio strutturale e culturale a volte si sovrapponevano in maniera opprimente, sorse quella «sfida», cui il giovane nazionalismo tedesco dette la sua «risposta» sviluppando una propria ideologia di legittimazione, integrazione e mobilitazione sull'esempio dei già nazionalizzati paesi pionieri occidentali. | << | < | > | >> |Pagina 1519.
I successi del nazionalismo e l'immeritata fama dello Stato nazionale
Nonostante tutte le critiche espresse in merito al nazionalismo non si può tuttavia negare che questo Weltbild abbia comportato anche rilevanti conseguenze positive. Le lingue nazionali, e spesso anche le idee che accompagnavano il nazionalismo hanno sicuramente dato un impulso enorme allo sviluppo della letteratura nazionale e alla realizzazione di alcuni capolavori a cui nessuno vorrebbe più rinunciare. Certamente diversi maestri della letteratura - Shakespeare e Milton in Inghilterra, Montaigne e Voltaire in Francia, Goethe e Lessing nella Mitteleuropa di lingua tedesca - servirono da modello per la successiva letteratura nazionale senza minimamente far parte dell'orizzonte ideale del nazionalismo. Ciò non ci impedisce comunque di riconoscere quanto la dottrina propugnata dal nazionalismo occidentale abbia esercitato una influenza stimolante tanto sulla vita letteraria quanto, e soprattutto, sui mezzi di comunicazione a stampa. L'argomento principale di Ernest Gellner che vede nel nazionalismo e nella nazione da esso creata, nella sua cultura nazionale standardizzata e nello Stato nazionale le condizioni necessarie per il funzionamento delle società industriali, non è del tutto plausibile a causa del suo rigido funzionalismo. Ciò nonostante le lingue nazionali si sono di fatto rivelate uno strumento insostituibile per il modus operandi di società industriali, di consumo e di servizi altamente complesse. Solo in questo modo si è in effetti potuto raggiungere quel facile livello di comprensione - ovunque e tra ogni classe sociale - che mai si sarebbe potuto ottenere muovendosi nel labirinto dei dialetti o ricorrendo a una lingua artificiale come l'esperanto. Non si può inoltre disconoscere come l'unità giuridica dei moderni Stati nazionali abbia posto le basi per grandi opere legislative, normalmente concepite come emanazione del Volksgeist (nel senso della Scuola storica del Diritto) o delle tradizioni giuridiche «nazionali», che, scritte nella lingua nazionale, potevano essere comprese da qualsiasi competente in materia e che fungevano pertanto da vincolanti parametri legislativi del sistema giuridico statuale. Con la formazione della nazione, la finzione di legittimità delle Repubbliche moderne, la sovranità popolare come fonte di tutte le leggi e delle decisioni parlamentari si sostanziarono, arricchendosi di contenuti più concreti. Ma soprattutto era la necessità di funzionamento del sistema politico che richiedeva l'esistenza di una omogeneità culturale la quale, sviluppandosi nel nome del suffragio universale, della democrazia parlamentare e del parlamentarismo era di fatto un risultato del nazionalismo.
D'altro canto il nazionalismo mostrava specialmente
nella sfera politica una notevole ambiguità. Questo perché l'idea portante di
una nazione omogenea favorì l'affermarsi di una dura pratica di esclusione
rispetto alle minoranze nazionali. In un certo senso, anche il moderno e
velenoso antisemitismo politico, perseguitando una minoranza tradizionalmente
già discriminata dal «corpo» della nazione, dev'essere considerato come una
sottospecie particolare di nazionalismo caricato di contenuti razzistici.
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