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| << | < | > | >> |IndiceLa strada 11 Il centauro 13 Èrmeta 17 Gli specchi 19 La dispensatrice 23 [...] L'aruspice 185 Gli amanti 189 Il tuono 191 I vestiti 193 Le forme nuove 195 |
| << | < | > | >> |Pagina 11Chi avrà costruito questa strada? Secoli fa, prima che le foreste invadessero questi luoghi oggi deserti, il nostro popolo costruiva strade; per arrivare al mare, forse. Ancora la chiamano la strada del mare, benché finisca sotto quei monti come divorata dalla natura. Telso ha preso la strada del mare, si è fatto tardi, la nebbia avvolge gli alberi. A un tratto il viandante si imbatte in un bivio; strano, perché sulla strada del mare non ci sono bivi. Proprio all'angolo un uomo aspetta, con un cappuccio in testa; nella penombra, non gli si vede bene la faccia. La solitudine genera gli dèi. Telso ha una lampadina tascabile, ma non osa illuminare il viso dell'incappucciato; potrebbe essere un'antica divinità delle strade o dei boschi. «Salve,» dice l'uomo «vedo che lei cerca una locanda». Telso era partito di casa con l'intenzione di camminare tutta la notte, eppure si lascia condurre dallo sconosciuto.
Giunti alla locanda, una casupola tetra nascosta tra gli abeti, quasi una
capanna, l'uomo fa entrare Telso e gli presenta la sua famiglia: la moglie, due
bambini e una ragazzina con trecce lunghe del colore del pane.
Gli indicano un lettino in un angolo; è tutta qui, la locanda. Il giovane ha
finalmente visto la faccia dell'uomo; non è la faccia di
un dio, semmai quella di un contadino. Irritato, Telso sfodera la spada e uccide
l'uno dopo l'altro tutti i membri di questa famiglia fintroppo convenzionale;
ultima a morire è la ragazza, che si inginocchia davanti al viaggiatore e gli
chiede di risparmiarla. Allora Telso si apre il giubbotto e fa vedere il petto,
anch'esso ferito e insanguinato. La fanciulla
gli lecca rispettosamente il sangue del petto,
ma Telso è troppo irritato, dovrà tornare nel
buio, ritrovare la strada, il tempo perduto
non si ricupera mai. Alla luce della candela
meschina, sgozza anche la ragazza; nelle trecce calde pulisce la spada sporca di
sangue, poi esce dalla capanna. Fuori si è levato il
vento, gli alberi si dimenano in una danza
malvagia, sussurri e fischi riempiono il bosco,
sugli abeti impazziti volano le nuvole nere
verso un orizzonte lattiginoso.
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