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Pagina 34
[ padre/figlio ]
Ci fosse stato lì accanto
un'accetta, un attizzatoio, o un
qualsiasi altro arnese per
squarciare il petto del padre e
ucciderlo lì, all'istante, James
l'avrebbe afferrato. Così estrema
era l'emozione ceh Ramsay suscitava
nel petto dei figli con la sua sola
presenza, semplicemente stando lì
in piedi, come adesso, asciutto che
pareva un coltello, affilato che
sembrava una lama, come quella
smorfia sarcastica di piacere
all'idea di deludere il figlio, e
contraddire la moglie, che era
diecimila volte meglio di lui sotto
ogni aspetto (così pensava James);
ma anche con un certo gusto segreto
per la propria accuratezza di
giudizio. Quello che diceva
era vero. Era sempre vero. Era
incapace di falsità. Non corrompeva
i fatti, non alterava una parola
sgradevole per assecondare il
piacere o l'interesse di un altro,
meno che mai dei suoi figli, che
generati dai suoi lombi dovevano
rendersi conto fin dall'infanzia
che la vita è difficile, i fatti
incorruttibili, e il passaggio a
quella terra favolosa - dove si
estinguono le nostre speranze più
luminose e naufragano nelle tenebre
le nostre fragili scorze (qui
Ramsay raddrizzava la schiena e
aguzzava le fessure strette degli
occhi azzurri verso l'orizzonte) -
un passaggio che richiede
soprattutto coraggio, amore di
verità, e forza di resistenza.
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Pagina 55
[ bellezza ]
Ma era solo apparenze? si
chiedeva la gente. Che c'era dietro
- dietro la sua bellezza, il suo
splendore? Non s'era fatto saltare
le cervella, si chiedevano, non era
morto una settimana prima che si
sposassero - quell'altro, il suo
primo amore, di cui qualcuno aveva
sentito parlare? O non c'era
niente? niente altro che una
bellezza incomparabile, protetta
dalla quale lei viveva, che niente
pareva turbare? Perché anche se in
quei momenti di intimità, quando le
venivano confidate storie di grandi
passioni, di amori traditi, di
ambizioni frustate, lei avrebbe
potuto parlare, no, non parlava.
Taceva sempre. Però sapeva - sapeva
senza aver imparato. Nella sua
semplicità coglieva cose che altri
più colti di lei non capivano. La
sincerità della sua mente la faceva
andare giù a piombo come un sasso,
o posarsi precisa come un uccello;
le dava, così, naturalmente, quel
movimento a picco di uno spirito
che piomba sulla verità - che
incantava, confortava, sollevava,
forse a torto.
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Pagina 68
[ solitudine ]
Era il suo destino, la sua
prerogativa, che lo volesse o no,
di arrivare a quella lingua di
terra, che il mare a poco a poco
rorrodeva, e rimanere lì, come un
gabbiano solo, abbandonato. Era un
talento, una capacità che aveva,
tutta sua, di liberarsi
d'improvviso di ogni cosa
superflua, per contrarsi e ridursi
fino a sembrare sempre più nudo,
più spoglio anche fisicamente,
senza però perdere nulla della
propria acutezza intellettuale, e
stare così su quella sporgenza di
fronte alle tenebre dell'ignoranza
umana - perché noi non sappiamo
nulla, e il mare divora il terreno
stesso su cui poggiamo i piedi.
Questo era il suo destino, e
talento. Ma gettati via, appena
sceso da cavallo, i gesti eroici e
gli orpelli, i trofei di rose e di
nocciole, concentratosi fino al
punto di non ricordarsi più nemmeno
il proprio nome, in quella
solitudine assoluta manteneva
tuttavia un'attenzione vigile,
incorruttibile da fantasmi o
visioni.
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