Autore Abraham B. Yehoshua
Titolo Il tunnel
EdizioneEinaudi, Torino, 2018, Supercoralli , pag. 340, cop.rig.sov., dim. 14x22x2,3 cm , Isbn 978-88-06-23456-0
OriginaleHaMinharah
TraduttoreAlessandra Shomroni
LettoreGiangiacomo Pisa, 2019
Classe narrativa israeliana












 

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Indice


  3 Dal neurologo
  9 Ma cos'ha detto di preciso il dottore?
 14 L'automobile
 18 Pomodori
 25 Fammi vedere la risonanza
 33 Il filo genetico
 38 La festa di pensionamento
 44 Il video
 47 Il discorso
 51 Restituiscimi il mio nome e io ti lascerò in pace
 55 Progetti archiviati
 6o La casa in disordine
 66 L'ex ufficio
 72 Un assistente senza stipendio
 75 Cos'hai mangiato alla festa?
 79 Il codice dell'amore

    [...]


 

 

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Pagina 3

Dal neurologo


- Allora, ricapitolando, - dice il neurologo.

- Sí, ricapitolando, - sussurra la coppia.

- I disturbi non sono del tutto inventati. Abbiamo veramente rilevato un'atrofia del lobo frontale, che potrebbe suggerire una lieve degenerazione neuronale.

- Dove esattamente?

- Qui, sulla corteccia.

- Mi spiace ma non vedo niente.

La donna si china sull'immagine.

- Sí, in effetti una lesione c'è, - ammette, - ma è minuscola.

- È vero, - concorda il neurologo, - è minima, ma potrebbe estendersi.

- Potrebbe, - domanda il marito con voce tremante, - o lei vede una chiara tendenza a estendersi?

- Entrambe le cose...

- E a quale ritmo?

- Nessuna patologia segue delle regole precise, di certo non quelle della corteccia cerebrale. La velocità di un eventuale processo degenerativo dipende anche da lei.

- Da me? E come?

- Dal suo comportamento. In altre parole da come combatterà contro la malattia.

- Dovrei combattere contro il mio cervello? E come?

- Con una giusta disposizione di spirito.

- Ho sempre pensato che mente e spirito fossero la stessa cosa.

- No, assolutamente no, - proclama il neurologo. - Lei quanti anni ha?

- Settantatre...

- Non ancora compiuti, - precisa la moglie. - Mio marito tende sempre a correre, ha fretta di arrivare alla fine...

- Ecco, - bofonchia il medico, - già questo non va bene.

Solo in quel momento il paziente nota una minuscola kippah fra i riccioli del neurologo. Probabilmente se l'è tolta quando lo ha esaminato sul lettino, per paura che gli cadesse.

- I nomi, per esempio, dice che le sfuggono di continuo...

- Soprattutto quelli, - conferma l'uomo, - i cognomi me li ricordo facilmente, ma i nomi... è come se, quando cerco di ricordarli, si volatilizzassero.

- Ecco allora qualcosa per cui lottare. Non si accontenti dei cognomi, si ostini a ricordare anche i nomi.

- Lo faccio. Ma mentre mi spremo le meningi salta su lei e me li suggerisce.

- Questo non va bene, - la rimprovera il medico, - cosí non aiuta suo marito.

- È vero, - la donna riconosce la propria colpa, - ma a volte ci mette talmente tanto tempo a ricordare un nome che dimentica cosa voleva dire.

- Deve comunque permettergli di sforzare la memoria, è l'unico modo per aiutarlo.

- Ha ragione, dottore, lo prometto.

- Lei lavora ancora? - domanda il medico al paziente.

- No, non piú. Sono in pensione da cinque anni...

- E che lavoro faceva, se posso chiederglielo?

- Ero un dipendente di Percorsi di Israele.

- Percorsi di Israele? E che cos'è?

- Quello che un tempo era conosciuto come il Dipartimento dei lavori pubblici, il gestore della rete stradale. Per quarant'anni ho progettato strade e autostrade.

- Strade e autostrade... - Il neurologo appare divertito, chissà perché. - E dove? A nord o a sud?

Ancora una volta, mentre il paziente è alla ricerca di una risposta pertinente, la moglie si intromette.

- A nord. Ecco davanti a lei, dottore, l'ingegnere che fra le altre cose ha progettato i due tunnel dell'unica autostrada di Israele.

Perché proprio i tunnel?, pensa il marito, stupito. Lui non li ha mai considerati fra i suoi progetti piú rappresentativi. Ma il neurologo appare interessato. E perché no dopotutto? Il tempo non gli manca. L'ingegnere è il suo ultimo paziente, la segretaria che ha riscosso l'onorario se n'è già andata e íl suo appartamento è proprio sopra la clinica.

- Non ho mai notato che ci fossero dei tunnel in autostrada.

- Non sono lunghi, appena duecento metri.

- In ogni caso avrei dovuto accorgermene invece di perdermi in sogni mentre guidavo, - si rimprovera il medico. - Anche solo nel caso che altri ingegneri stradali arrivino a farsi curare da me.

- Ne arriveranno, - scherza il paziente, - se non riusciranno a nascondere la loro demenza fra i vari svincoli.

- Perché parla di demenza? - scatta il neurologo. - Non siamo ancora a quel punto. Non abbia fretta di attribuirsi qualcosa di cui non sa niente. Non alimenti paure e fantasie inutili, e soprattutto eviti l'inattività e il fatalismo. Andare in pensione non significa essere arrivati alla fine di un percorso. Quindi, come prima cosa, si trovi qualcosa da fare, un lavoro part-time, o qualche consulenza privata.

- Non esiste una cosa simile, dottore. Non si possono progettare e costruire strade da soli. Sono opere pubbliche, e ormai ci sono altri che se ne occupano... giovani...

- E allora cosa fa di solito?

- Ufficialmente me ne sto a casa, ma in realtà viaggio, faccio passeggiate, vado in giro. Io e mia moglie andiamo spesso a teatro, a concerti, all'opera, a volte a sentire conferenze. E naturalmente aiutiamo i figli, soprattutto con i nipoti. Li andiamo a prendere, li riportiamo, li accompagniamo. E poi sbrigo un po' di faccende in casa, le commissioni, faccio la spesa al centro commerciale e a volte...

- Gli piace andare al mercato, - si affretta a precisare la moglie.

- Al mercato? - si stupisce il neurologo.

- Perché no?

- No, no, fa bene. Se riesce a raccapezzarsi fra le varie bancarelle, fa benissimo.

- E cucino, sa.

- Oh-oh, pure...

- Sì, insomma, piú che altro affetto, mescolo, riciclo avanzi. Ho la responsabilità di preparare il pranzo a mia moglie prima che lei torni dall'ospedale.

- Ospedale?

- Sono pediatra, - mormora la donna.

- Ottimo, - esclama il medico stendendosi in poltrona con sollievo, - una collega.

Nonostante la signora sia piú anziana di lui di una ventina d'anni il neurologo la interroga sul suo lavoro, sugli studi, sull'esperienza professionale maturata, quasi non fosse primario di un reparto ma una giovane candidata al suo studio, incaricata di seguire il potenziale decorso della sospetta atrofia nella corteccia cerebrale del coniuge.

- E che sonniferi prescrive a suo marito?

La donna posa una mano amorevole sulla spalla dell'uomo.

- Nessuno. Di solito dorme bene anche senza. A volte, però, quando fa fatica ad addormentarsi prende... cosa prendi?

L'ingegnere non ricorda il nome del farmaco, solo la forma.

- Quei triangolini...

- Intende lo Xanax.

- Se è solo quello va bene, - approva il neurologo, - ma stia attenta a non dargli qualcosa di piú forte. L'ipotalamo, che è responsabile del controllo del ciclo sonno-veglia, adesso è particolarmente sensibile, ed è meglio non scombussolarlo con pillole come... - E, afferrata una penna, il medico annota nomi di farmaci proibiti su un foglio.

La donna studia l'elenco, lo piega, lo infila nella borsetta. Ma il neurologo incalza.

- Ci sono stati, o ci sono in famiglia, casi con sintomi simili ai suoi?

La donna si gira verso il marito con aria interrogativa, ma lui, ancora una volta, lascia che sia lei a rispondere.

- No, nessuno. Né i suoi genitori, né sua sorella, e neanche suo fratello.

- E nelle generazioni precedenti?

Ora l'ingegnere non ha scelta...

- I nonni da parte di mio padre non li ho conosciuti, - spiega con un po' di amarezza, - erano piú giovani di me quando sono morti nella seconda guerra mondiale, quindi non so se soffrivano di... cioè... del disturbo che lei mi ha diagnosticato. E nella famiglia di mia madre... sono nati tutti qui, in Israele, e sono stati lucidi fino alla fine, per quanto ne so io, completamente sani di mente. A parte... aspetti, sí... forse... ma solo forse... c'era una lontana parente arrivata dal Nordafrica alla fine degli anni Sessanta che proprio qui, in Israele, è sprofondata nel mutismo. Per rabbia, depressione... oppure... chissà... forse anche per lei si trattava di... cioè... di demenza...

Sorprendentemente il neurologo non insorge contro la definizione sfuggita ancora una volta al paziente, e torna a studiare l'immagine della risonanza prima di farla scivolare con cautela in una grande busta, scrivere a lettere cubitali il nome Zvi Luria e aggiungere il numero di carta d'identità dell'uomo per evitare eventuali errori. Ma quando sta per consegnare la busta alla collega l'ingegnere lo anticipa, l'afferra e se la stringe al petto. Per un istante sembra che il medico voglia dire ancora qualcosa, ma nel sentire un fruscio di passi nell'appartamento al piano superiore desiste e si alza per salutare. L'ingegnere scatta in piedi, pronto al congedo, ma la moglie indugia in poltrona, quasi temesse di rimanere sola con la malattia del marito.

- La cosa piú importante è mantenersi attivi, - conclude risoluto il medico. - Non si isoli, signor Luria, anche se fa fatica a riconoscere le persone. Non fugga la vita, al contrario. La cerchi, ci sguazzi.

Mentre parla comincia a spegnere le luci, senza però mostrare fretta di salire in casa. Ancora in camice bianco, accompagna la coppia al portoncino del palazzo, accende i faretti nell'ampio giardino per aiutare i due a trovare il viottolo che conduce alla strada e, prima di salutarli, fa qualche raccomandazione in tono amabile, affettuoso.

- Siete persone intelligenti, dalla mentalità aperta, e vi posso parlare con franchezza. Quando dico di non fuggire la vita intendo in tutti i sensi, anche nei suoi aspetti piú intimi. Fra voi due cioè. In altre parole non rinunciate al sesso, non astenetevi dall'avere rapporti, a dispetto dell'età e delle circostanze. L'attività sessuale è molto importante per il cervello. Per entrambi, non solo per lei, ingegnere, e per ciò che le ho diagnosticato. Mi capisce, dottoressa Luria? E non accontentatevi di non astenervi dai rapporti, cercate persino di averne con maggiore frequenza. È importante, fa bene, credetemi, parlo per esperienza.

Il medico esita, come se si fosse spinto troppo in là. L'ingegnere annuisce, grato, consenziente, e la moglie sussurra, precipitosa: - Sí, certo, dottore, capisco, cercherò, cioè, cercheremo entrambi.

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Pagina 79

Il codice dell'amore


Dina tende la mano all'interruttore in corridoio ma il marito la blocca. No, non permetterà alla luce di interferire con il desiderio che prova e che lui deve soddisfare non solo per se stesso ma anche per il suo medico curante. Se Dina, con grande prontezza di spirito, gli ha appena trovato un progetto nel deserto che lo stimolerà a combattere la malattia, perché non aggiungervi anche l'attività sessuale che finora hanno trascurato? Luria attira la moglie a sé, l'abbraccia delicatamente e al buio, nel chiarore della luce di lontani grattacieli e gru grondanti di pioggia, le scosta un poco i capelli e le dà un bacio sul collo, in un punto in cui ancora potrebbe essere interpretato come una semplice dimostrazione di affetto.

E Dina, infatti, non si affretta a respingere il marito. Anzi. Con un gesto commovente reclina ancor piú la testa perché le sue labbra le sfiorino le spalle, e solo quando le sembra che lui possa sentirsi appagato cerca di sciogliersi con delicatezza dall'abbraccio. - Scusa, - sussurra, - sono esausta, è tardi. Non ho nemmeno avuto il tempo di farmi una doccia oggi -. Ma anni di esperienza hanno insegnato a Luria che se Dina andrà in bagno e resterà a lungo sotto il getto dell'acqua, come di consueto, uscirà talmente presa da se stessa e dalla propria purezza che sarà impossibile anche solo toccarla. Di conseguenza non la lascia andare. Con una mano la trattiene mentre con l'altra le sfila l'impermeabile prestatole dalla figlia, e con cieca e ferma perizia le sbottona giacca e camicetta.

- No, amore mio, no, caro, - sussurra lei lottando inutilmente, - non adesso, non funzionerà, meglio domani, te lo prometto.

Ma non è per soddisfare il proprio desiderio che Luria sta combattendo. Tutt'altro. È per seguire il consiglio del medico. Quindi non si dà per vinto e ancora in piedi in salotto, con una determinazione insolita per lui, sorprende persino se stesso scoprendo i seni della moglie che, nel chiarore notturno, appaiono piú candidi e splendidi che alla luce del giorno. Poi, per tranquillizzarli di quella nudità repentina, si china a rassicurarli con la punta della lingua, farfugliando: - Domani? Chissà se domani mi ricorderò chi sei... - E sospira.

Invece di continuare a ribellarsi e magari ridere della battuta del marito Dina smette di opporre resistenza, e rimane impietrita, come se il sospiro di lui avvalorasse una frase tanto assurda. E nonostante tutti i loro anni insieme anche ora, come ai primi tempi del loro amore, Luria teme che qualcosa possa ferirla, o coglierla di sorpresa. Quarant'anni fa, infatti, quando lei era una studentessa al terzo anno di medicina e talvolta andava a trovarlo dopo una lezione di anatomia patologica durante la quale aveva assistito a un'autopsia, si mostrava reticente alle sue avance e Luria, imputando quel comportamento al timore di un contatto fisico, cercava di non mostrarsi troppo eccitato prima di un rapporto. Ma dopo anni in cui il corpo ha imparato a dare e a ricevere piacere, ha capito che la riluttanza della moglie non è dovuta a un motivo fisico bensí psicologico e ora, con parole caute, razionali, sincere, la trascina con prudenza in camera da letto. Per rassicurarla poi che un rapporto sessuale «terapeutico» non sarà piú irruente del solito, la spoglia con delicatezza e accende l'abat-jour, cosí che l'oscurità non offuschi la serietà dell'atto. Il corpo nudo, ancora giovanile, della moglie è sotto i suoi occhi e sembra che i suoi desideri si avverino più in fretta di quanto avesse sperato. Non sentendosi però ancora pronto, per risvegliare l'eccitazione, torna col pensiero alla festa da cui, malgrado tutto, è uscito affamato, alla mummia che pretendeva le restituisse il suo nome, ai locali di quella casa di campagna abbandonata dove, fra caos e desolazione, ha visto una donna nuda nel letto, il corpo rilucente nel buio, e a quel punto il desiderio divampa in gemiti sempre piú forti fino a esplodere in un grido di sollievo. Ancora scosso dai fremiti dell'orgasmo, Luria pensa: «Ecco, sono un paziente davvero disciplinato». Poi spegne la luce, copre la moglie e si raggomitola per una lunga notte di sonno.

Trascorsa un'ora, la luce torna a sferzargli gli occhi. Sua moglie, accanto a lui, lavata e profumata, legge un romanzo contro il quale lotta da diverse settimane.

- Non è un peccato soffrire cosí per un libro noioso?

- A volte anche la noia è importante.

- Chissà cosa succederà quando non sarò piú in grado di leggere.

- Sarò io a leggere per te.

- E se non capirò quello che leggi?

- Te lo spiegherò.

- E se continuerò a non capire?

- Allora faremo l'amore. Questo lo capisci sempre.

Luria cerca la mano di Dina sotto la coperta, l'attira a sé, le stampa un bacio. Lei gli accarezza la testa: - E per quanto riguarda il deserto, non ti preoccupare, non permetterò che tu ci vada da solo.

- Sciocchezze. Non può essere che quel ragazzo abbia davvero bisogno di me. Perché dovrebbe avere tra i piedi una persona anziana? Anch'io non prenderei uno come me come aiutante. Ha un software che farà tutto il lavoro di cui ha bisogno. Io non gli servo.

- Però tu potresti velocizzare la pratica. La tua firma sul progetto potrebbe risparmiargli una seduta davanti alla prima commissione di pianificazione.

- Cosa? - Luria è sbalordito. - Come fai a sapere della prima commissione di pianificazione? Chi te l'ha detto?

- Tu. Soltanto tu. Io ti ascolto sempre, sono una grande esperta di te.

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