Copertina
Autore Naief Yehya
Titolo Homo cyborg
SottotitoloIl corpo postumano tra realtà e fantascienza
Edizioneeleuthera, Milano, 2004, collana e num. , pag. 160, cop.fle., dim. 125x190x10 mm , Isbn 978-88-85060-97-5
OriginaleEl cuerpo transformado [2001]
TraduttoreCarlo Milani, Raul Schenardi
LettoreRenato di Stefano, 2005
Classe sociologia , scienze tecniche , medicina , informatica: sociologia , fantascienza , mente-corpo
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Indice

      Prefazione all'edizione italiana               7
      Avvertenza                                    14

      INTRODUZIONE                                  17
      Un universo vivo

   I. Gettare il contenitore                        21

  II. I cyborg nella realtà e nella finzione        33

 III. Nuove tecnologie, nuove percezioni            55

  IV. Cyborg aziendali e istituzionali              71

   V. Neodarwinismo, neonati, cyborg ed eugenetica  87

  VI. La femminilità della macchina umana          107

 VII. La modella immortale e la bellezza effimera  119

VIII. La disputa sulla spiegazione del mondo       131

  IX. I figli della nostra mente                   141



 

 

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Pagina 14

AVVERTENZA



Fra tutti i sogni e gli incubi che immaginavamo ci attendessero nell'anno 2000, uno di certo si è compiuto: l'umanità è una specie in via di estinzione. Al suo posto, la società telematica o postumana si ridefinisce quotidianamente mediante le tecnologie avanzate, e a poco a poco si materializza la possibilità di creare vita intelligente non biologica. Anche se non abbiamo ancora il turismo spaziale, il teletrasporto, i robot domestici, le auto volanti o una cura efficace per l'influenza, i computer sono indispensabili in quasi tutti i settori dell'attività umana, soprattutto per le mansioni più delicate, al punto che se ci ritrovassimo improvvisamente senza computer l'intera civiltà sarebbe sull'orlo del collasso. Il computer ha ridefinito la funzione e l'essenza dell'uomo facendo in modo che percepisca se stesso come elaboratore di informazioni e la natura come informazione da elaborare. Nello stesso tempo, benché la nostra comprensione della fisiologia e della natura umana sia incompleta, oggi si pensa che il corpo sia obsoleto e perciò si lavora duramente, perlopiù in maniera inconsapevole, per sostituirlo con qualcosa di meglio. Siamo arrivati a credere che l'uomo, al pari delle macchine, sia un insieme di parti distinte che, nel momento in cui risultano danneggiate, bisogna semplicemente rimpiazzare con un modello più recente.

La potenza di calcolo e di stoccaggio dei computer segue la legge di Moore, la quale prevede che la capacità dei microprocessori e dei semiconduttori raddoppi ogni diciotto mesi. Difficilmente si potrebbe paragonare questo tassa di eresemi con l'aumento medio del coefficiente intellettivo (tre punti ogni decennio) riscontrato tra gli esseri umani negli ultimi cinquant'anni. Ne consegue, fra l'altro, la perdita di fiducia nella soggettività e nella capacità umana di giudicare, mentre crediamo ciecamente nel potere del calcolo meccanizzato. Con un computer possiamo trasformare quasi tutti i problemi umani in statistiche, grafici, equazioni. La cosa davvero inquietante, però, è che così facendo creiamo l'illusione che questi problemi siano risolvibili solo con i computer.

L'ambiente, dal canto suo, minaccia di diventare sempre più ostile per gli organismi che si basano sul carbonio. La teoria del surriscaldamento della Terra sembra trovare sempre nuove conferme; si annunciano quindi pericolosi cambiamenti climatici nel prossimo futuro. Inoltre, il buco nello strato di ozono che protegge la Terra tende ad ampliarsi e il saccheggio del pianeta prosegue in maniera devastante, malgrado gli sforzi sempre insufficienti di politici e attivisti. Oltretutto, molti successi medici nel campo dell'immunologia sono stati azzerati dalle mutazioni e dalla proliferazione di batteri e virus quasi indistruttibili. Siamo ancora lontanissimi dall'era del superuomo, ma in compenso siamo immersi nell'era dei supermicrorganismi: basti ricordare che negli ultimi decenni sono comparse una trentina di nuove malattie infettive altamente resistenti agli antibiotici e ai rimedi tradizionali.

Dopo la comparsa e la massificazione delle tecnologie digitali, l'illusione collettiva che chiamiamo realtà si è destabilizzata. Un'ondata di esperienze e stimoli virtuali ha stemperato le nostre certezze rispetto al mondo materiale e sta addirittura ridefinendo concetti fondamentali come la vita e l'intelligenza. Queste tecnologie hanno creato l'illusione che ci sia un futuro oltre la carne, che il corpo sia solo un pesante e maleodorante involucro di fluidi, gas e viscere in graduale decomposizione, di cui possiamo liberarci.

In questo libro mi occuperò delle tecnologie cosiddette cyborg, ovvero dell'ampia gamma di tecnologie bioniche (l'inserimento di dispositivi e strumenti di controllo meccanici ed elettronici nel corpo) destinate a riparare, accrescere e migliorare il nostro fisico, tecnologie che in un prossimo futuro ci permetteranno probabilmente di sfuggire alla mortalità, alla vecchiaia e alla sofferenza; oppure, se non manterranno le loro promesse, ci condanneranno all'estinzione o, nel migliore dei casi, a un'esistenza infame, dolorosa e limitata, durante la quale non saremo prigionieri soltanto delle nostre ossa, della nostra pelle e del nostro sangue, ma anche dei nostri circuiti elettronici.

Lungi dal rifiutare la tecnologia in generale o dall'attribuirle la responsabilità dell'infelicità della nostra specie, cercherò semplicemente di presentare un punto di vista sulla relazione esistente tra il corpo e la tecnologia nel contesto del vorace pancapitalismo che, ai nostri giorni, è il modello economico dominante, in pratica privo di concorrenti sull'intero pianeta. Non è fra gli obiettivi di questo saggio dilungarsi sulle caratteristiche e le peculiarità di tale sistema economico, ma è importante segnalare che la tecnologia, come l'arte, è un riflesso della società che la produce: non si tratta perciò di un fenomeno neutrale, e nemmeno incontrollabile, né di una forza autonoma, come sono soliti rappresentarla alcuni tecnofili. Possiamo certamente sostenere che il metodo scientifico è per definizione esente dalle ideologie, ma non si trovano nella stessa situazione i direttori degli istituti, dei laboratori e delle corporazioni scientifiche, né tanto meno coloro che assegnano sovvenzioni ai diversi programmi accademici e di ricerca. Perciò l'orientamento e gli obiettivi delle ricerche volute dalle istituzioni riflettono i desideri, le necessità e gli interessi dell'élite tecnoburocratica, che è parte fondamentale della struttura pancapitalista internazionale avendo creato una complessa rete di interessi privati e pubblici che trascendono le frontiere, si fanno concorrenza, collaborano, e depredano perseguendo il massimo profitto, anche a costo della nostra sopravvivenza sulla Terra.

Ho cercato di esplorare il modo in cui l'uso e l'abuso di diverse tecnologie ci stanno trasformando in quanto specie, e il modo in cui hanno sviluppato in noi nuove attitudini, ci hanno abituati a condizioni di vita e lavoro straordinarie, hanno modificato la programmazione del nostro cervello, ci stanno preparando all'eventuale comparsa di entità superintelligenti e si sono addirittura trasformate in una minaccia concreta per la sopravvivenza della specie. In questo testo non si fanno previsioni: si cerca solamente di descrivere l'inevitabile transizione da una società umana a una postumana e i processi che stanno trasformando l'uomo in un essere strutturato dalla tecnologia.

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Non è un caso che la scienza e la tecnologia occidentali si siano evolute in questa direzione. Sta proprio qui l'enorme influenza sul pensiero scientifico del misticismo di Platone, il quale credeva che la corruzione della carne ci impedisse di raggiungere le forme più alte della conoscenza e proponeva lo studio della geometria per liberarsi dell'impurità dei sensi. Il rifiuto della carne peccatrice si è introdotto nella dottrina cristiana e sopravvive nella cultura che ha inventato i missili, le comunicazioni digitali, la bioingegneria e l'energia atomica. Fra le tante invenzioni tecnologiche prodotte dall'Occidente cristiano, una delle più significative è proprio il computer, la macchina per pensare che ha consentito giganteschi progressi in tutti i campi dell'attività umana. Il computer è essenzialmente una macchina basata sulla matematica (il linguaggio universale della scienza a partire da Descartes, che pure sognava di trascendere la carne mediante il calcolo), perciò nell'immaginazione dei suoi creatori e degli utenti è un congegno che possiede un'aura di perfezione e immortalità.

Il disprezzo per il corpo compare nel mito centrale della religione cattolica sotto forma di una inoculazione che trasgredisce le regole biologiche naturali. L'immacolata concezione non è altro che una tecnologia riproduttiva che sfugge alla disordinata e appiccicosa casualità di milioni di spermatozoi in lotta per fecondare un ovulo. E anche il rifiuto del contatto diretto fra due corpi guidati da un desiderio irrazionale, un procedimento troppo ordinario e aleatorio per concepire il Figlio di Dio.

Fin quasi dalle sue origini, la Chiesa cattolica ha ritenuto che rinunciando ai piaceri corporei e mortificando la carne fosse possibile ottenere l'illuminazione. I santi hanno raggiunto tale condizione anche grazie alla loro abilità nel separare completamente la mente dal corpo, facoltà che si traduce in una resistenza olimpica al dolore e nell'assoluta negazione delle tentazioni mondane. Paradossalmente, sottomettendosi a una varietà di supplizi e castigandosi in maniere inimmaginabili, molti devoti non riuscirono affatto ad abbandonare il mondo delle sensazioni fisiche: tutto all'opposto scoprirono una nuova galassia di piaceri cui si puo accedere solo attraverso il dolore, la tortura e l'umiliazione. Nel loro anelito ad avvicinarsi al divino e a seppellire le tentazioni del corpo, i fervidi credenti diedero vita lungo i secoli a una vera e propria costellazione di rituali feticisti. Qualcosa di simile succede oggi a quanti bramano fare un download o trasferire il contenuto della loro mente in un computer, come suggerisce Robert Jastrow; a quanti sognano di duplicare la loro mente attraverso speciali chip in grado di riprodurre ogni cellula del cervello, come suggerisce Marvin Minsky; a quanti credono nella trasmigrazione di Hans Moravec, che consiste nell'estrazione chirurgica delle funzioni mentali per integrarle in un programma di calcolo; a quanti sono convinti che la salvezza stia nel trasferire sulla rete delle telecomunicazioni digitali i modelli informativi e gli algoritmi essenziali che compongono una mente.

L'idea di trapiantare una mente si basa sulla nozione materialista secondo cui essa è il risultato dell'attività chimica e fisica che avviene nel cervello. Questa prospettiva è diametralmente opposta alla concezione dualista secondo cui l'anima – equivalente della mente – esiste indipendentemente dal cervello e da qualsiasi altro organo corporeo, cui è legata da un vincolo inesplicabile. I dati scientifici propendono decisamente per la tesi materialista, e centinaia di esperimenti hanno dimostrato che la memoria, gli umori, il gusto, il piacere, il dolore, l'appetito e altre funzioni mentali possono essere localizzati in aree specifiche del cervello. Tuttavia, nessuno è riuscito a spiegare come sorge la coscienza a partire da queste funzioni di elaborazione dell'informazione.

Siamo ancora assai lontani, nella pratica, dalla capacità di trasferire delle menti nel silicio o nelle reti elettroniche; finora, perciò, invece di raggiungere uno stato superiore di coscienza grazie ai microprocessori, il desiderio di abbandonare il corpo si è tradotto solamente nell'erotizzazione dei monitor, delle tastiere, della rete digitale e di altri marchingegni elettronici, attraverso racconti fantastici in cui uomini e macchine si fondono in una copula fra specie. Claudia Springer ha scritto: «La tecnologia non è sessuata; al contrario, le rappresentazioni della tecnologia spesso lo sono». Invece di eliminare la carne e la sua sessualita i tecnofili hanno creato una nuova camma di feticci su cui proiettano desideri erotici insoddisfatti.

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Tipi di cyborg



Il cyborg, la cui caratteristica è di essere la combinazione tra un organismo evoluto e una macchina, è un'entità distinta dai suoi predecessori umani e macchinici: come il robot, per esempio, che è un apparato elettromeccanico relativamente autonomo in grado di assumere qualsiasi forma in funzione del suo uso, o l'androide, che può essere un robot antropomorfico privo di elementi organici, o ancora un umanoide, fabbricato tecnologicamente a partire da diversi elementi, fra cui sostanze organiche. La differenza tra il cyborg e l'androide sta nella quantità di parti tecnologiche e organiche e, in certi casi, umane. Mentre il Terminator 2000 del film di James Cameron del 1991 (Terminator 2 – Il giorno del giudizio) è totalmente macchina, il primo Terminator, del 1984, era fondamentalmente un robot ricoperto di pelle; invece il Robocop del film omonimo di Paul Verhoeven, del 1987, possiede ancora diversi organi umani su cui sono stati innestati poderosi arti metallici.

È sbagliato confondere queste tre entità – cyborg, robot e androide – poiché, sebbene siano tutte e tre creature artificiali, sono diverse per essenza. L'unica che appartiene esclusivamente al campo della speculazione scientifica è l'androide, che nelle sue versioni più raffinate può essere considerato la miglior metafora delle possibilità che un giorno offriranno le biotecnologie, l'ingegneria dei materiali e l'intelligenza artificiale (la disciplina creata da John McCarthy e presentata alla conferenza del Dartmouth College nel 1956). Da decenni si utilizzano robot nell'industria, nelle forze di polizia, nell'esercito, nell'esplorazione sottomarina e più recentemente in quella spaziale, e in altri settori ancora. E d'altra parte, un individuo con pacemaker, apparecchio acustico, cuore artificiale o protesi cibernetiche è già un cyborg. Il primo cyborg che ha ricevuto questo nome è stato un topo di laboratorio: gli era stata impiantata una pompa osmotica per iniettargli sostanze a ritmo controllato al fine di alterare i suoi parametri fisiologici. Possiamo però estendere la definizione di cyborg al di là delle ristrette frontiere dell'individuo e considerare il fatto che anche la convergenza di milioni di menti nella rete elettronica di comunicazione planetaria è un cyborg. Una definizione ancora più ampia è quella fornita dallo scienziato James Lovelock, il quale ha stabilito nel 1969 che la Terra, in quanto sistema dinamico autoregolato, è un cyborg che ha chiamato Gaia, un'entità complessa che include la biosfera, l'atmosfera, gli oceani e le terre emerse; la totalità costituisce un sistema cibernetico o di retroalimentazione che determina un ambiente chimico-fisico eccellente per lo sviluppo della vita.

Il cyborg è una miscela di organico, mitologico e tecnologico; è un essere che ci ingloba e che ci portiamo dentro. Ciò significa che robot, androidi ed esseri umani possono essere cyborg e contemporaneamente essere contenuti nel cyborg. Un buon esempio di quello che rappresenta il cyborg è il Borg di Star Trek: The Next Generation, un essere che è nello stesso tempo una comunità di individui interconnessi che formano una grande coscienza vorace, che cresce integrando e assimilando tutto al suo passaggio, inglobando la diversità biologica e tecnologica per arricchirsi e diventare più forte. Il cyborg e l'androide sono esseri limite, creature fondamentalmente metaforiche che ci aiutano a definirci, a stabilire le frontiere tra ciò che consideriamo naturale o artificiale, tra quello che facciamo e quello che siamo, e che ci aiutano inoltre a capire dove stiamo andando. Senza queste chimere, sarebbe difficile comprendere in che cosa ci siamo trasformati.

Benché il mondo della fantascienza sia popolato da parecchi cyborg terrificanti, queste creature rappresentano anche un sogno di armonia e di comunicazione perfetta tra macchine e umani, una curiosa utopia di impollinazione fra specie diverse, la felice fusione di elementi macchinici, evolutivi e artificiali. In numerose opere di fiction, per esempio nei film Akira (Katsuhiro Otomo, 1990) o Tetsuo, the Iron Man e Tetsuo II: Body Hammer (Sniya Tsukamoto, 1989, 1992), il cyborg rappresenta il corpo mortale che si riscatta autonomamente grazie alla tecnologia. La coscienza del cyborg è sopravvissuta al trauma chirurgico e, ritrovandosi in un corpo estraneo, si interroga costantemente riguardo alla propria natura. Sebbene spesso la sua condizione di ibrido lo tormenti, in generale, come nel caso di Robocop, trae beneficio dalla sua duplice eredità. Il cyborg, in fondo, è ancora «uno di noi». L'androide, al contrario, è una macchina umanizzata che rappresenta l'alterità; Philip K. Dick lo considerava un pericoloso simulacro: un essere identico a noi nell'aspetto ma diverso interiormente, e il cui principale obiettivo, indipendentemente dalle sue motivazioni, è ingannarci con la sua apparenza.

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Medicalizzare la sessualita, oltre a implicare che questa sia standardizzata, allo stesso tempo si rivela come un metodo per ignorare le possibili cause psicologiche o emotive del problema, che possono andare dalla semplice mancanza di desiderio alla fatica. In molte occasioni, ottenendo erezioni automatiche si elimina il sintomo e non l'origine del problema. Indipendentemente dalla sua efficienza, il Viagra programma la sessualità della coppia costringendola a sincronizzarsi con il ritmo della sua chimica.

Il Viagra è la droga perfetta per l'era della cultura dell'impazienza, delle soluzioni istantanee e dell'eccesso. È la tecnologia cibernetica sotto forma di una pastiglia magica capace di far funzionare con efficienza e in maniera automatica la sessualità umana. Il Viagra promette certezze in un territorio in cui generalmente domina l'inatteso e l'intangibile. La cosa più importante, però, è che il Viagra, come la pornografia, è la promessa di una sessualità migliore di quella che pratichiamo. Per questo motivo migliaia di uomini perfettamente in grado di avere un'erezione lo stanno utilizzando per garantirsi la loro funzionalità o per aumentare il loro rendimento in maniera soprannaturale. Pur trovandoci ancora in un campo sconosciuto, e pur non essendo trascorso abbastanza tempo per valutare eventuali postumi, ripercussioni ed effetti collaterali del Viagra, possiamo facilmente immaginare un futuro in cui le relazioni sessuali senza questo tipo di farmaci saranno considerate mediocri, di qualità inferiore o del tutto inaccettabili. Il Viagra è poi diventato indispensabile ad alcuni culturisti per combattere l'effetto degli steroidi e delle sostanze anabolizzanti, oltre che nell'industria del porno e nei circuiti underground di club che organizzano feste orgiastiche e raves sessuali.

L'enorme popolarità ottenuta dal Viagra ha introdotto di colpo le forze del mercato nell'intimità delle relazioni sessuali (uno dei pochi ambiti di intrattenimento rimasti gratuiti), scatenando una vertiginosa gara tecnologica e commerciale con l'obiettivo della conquista della sessualità. Negli Stati Uniti si compilano 40.000 prescrizioni di Viagra al giorno, tanto più che le pastiglie, che all'inizio costavano circa 10 dollari, sono diminuite di prezzo e sono estremamente facili da ottenere attraverso centinaia di siti che le vendono via Internet. Inoltre, a parte la diffusione legale esistono vari canali clandestini di distribuzione e vendita che rendono milioni di dollari.

L'uso indiscriminato del Viagra e il divenire cyborg della sessualità non sembrano sorprendenti in un'epoca in cui è diventato normale prescrivere ai bambini, dai quattro anni in su, calmanti, amfetamine e droghe psicotrope come Ritalin, Dexedrina e Clonidina al minimo indizio di problemi di concentrazione e iperattività, o per curare la famosa sindrome da deficit di attenzione. Invece di indagare le cause dell'inquietudine di tanti bambini, invece di indirizzarla su vie diverse, invece di migliorare un sistema educativo mortalmente noioso, si stabilisce che la loro attitudine è un sintomo e si applica loro un trattamento che consiste quasi sempre nell'assunzione di farmaci che, come il Viagra, offrono risultati istantanei e sono molto meno cari e complicati delle interminabili sedute di psicoterapia. La prescrizione ai bambini di sostanze psicoattive per adulti è stata compiuta su scala quasi industriale, risparmiando così costose valutazioni personali, liberando lo Stato dall'obbligo di estendere o modernizzare il sistema educativo mirato per bambini con problemi, e sollevando i genitori dalla difficile responsabilità di occuparsi di un figlio con problemi emotivi. Il desiderio di mantenere i bambini narcotizzati, o comunque di riprogrammarli chimicamente, è tale che è stato prodotto un cerotto di Ritalin che somministra il medicinale in maniera costante attraverso la cute per molte ore. L'uso di droghe ha dimostrato una notevole efficacia sia per le scuole sia per i genitori iperstressati, ma soprattutto per l'industria farmaceutica: solo il Ritalin ha visto aumentare la sua produzione del 700 per cento a partire dal 1990. Nel marzo 2000 si stimava che oltre 4 milioni di bambini negli Stati Uniti fossero trattati con Ritalin, e 2 milioni e mezzo con antidepressivi. Ma il ricorso a questo tipo di farmaci (Ritalin, Strattera, Adderall e Concerta, fra gli altri) è aumentato in modo drammatico a partire dal 2000, secondo l'indagine annuale sulla tendenza all'uso di farmaci effettuata dalla Medical Health Solutions nel 2004. Il 23 per cento di questo incremento riguarda bambini che hanno meno di cinque anni cui è stata diagnosticata una sindrome da deficit di attenzione.

Se gli anni Novanta sono iniziati con la trasformazione delle società opulente in una sorta di gigantesca «nazione Prozac», a causa della massiccia assunzione di questo celebre antidepressivo, il ventunesimo secolo minaccia di distinguersi, fra l'altro, come l'era dell'ingegneria dell'irrequietezza infantile e del desiderio erotico.

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