Copertina
Autore Marguerite Yourcenar
Titolo L'opera al nero
EdizioneFeltrinelli, Milano, 1986 [1969], UE 973 , pag. 303, dim. 110x180x19 mm , Isbn 978-88-07-80973-6
OriginaleL'oeuvre au noir
EdizioneGallimard, Paris, 1968
TraduttoreMarcello Mongardo, Gabriella Cartago
LettoreRenato di Stefano, 1988
Classe narrativa francese
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Pagina 9 [ inizio libro ]

La strada maestra


Enrico-Massimiliano Ligre procedeva a piccole tappe sulla via di Parigi.

Dei contrasti che opponevano il Re all'Imperatore, ignorava tutto. Sapeva solamente che la pace conclusa da qualche mese si sfilacciava già come un abito indossato troppo a lungo. Non era un segreto per nessuno che Francesco di Valois persisteva nell'adocchiare il Milanese come un amante sfortunato la sua bella; si sapeva da fonte sicura che si adoprava in silenzio a equipaggiare e adunare su i confini del duca di Savoia truppe nuove, per mandarle a raccattare a Pavia gli speroni che vi aveva perduti. Alternando a frammenti di Virgilio gli scarni racconti di viaggio di suo padre banchiere, al di là dei monti corazzati di ghiaccio Enrico-Massimiliano si figurava file di cavalieri scendere verso vasti paesi, ridenti e fertili come una visione: pianure rossastre, sorgenti gorgoglianti ove si abbeveravano bianche mandrie, città cesellate come scrigni, traboccanti d'oro, di spezie e di corami, opulente come empori, maestose come chiese; giardini popolati di statue, sale colme di manoscritti rari; donne in vesti seriche, affabili col grande capitano; ogni sorta di raffinatezze nelle vivande e nel vizio, e, su tavole di argento massiccio, in caraffe di vetro veneziano, lo splendore pastoso della Malvasia.

Alcuni giorni prima, aveva lasciato senza rimpianti la casa natia di Bruges e il suo avvenire di figlio di mercante. Un sergente zoppo, che si vantava di aver militato in Italia al tempo di Carlo VIII, una sera gli aveva rievocato a gesti le sue imprese e descritto le donne e i sacchi d'oro di cui era riuscito a far man bassa nel saccheggio delle città. Enrico-Massimiliano lo aveva ricompensato di tante fanfaronate con una bicchierata all'osteria. Tornato a casa, disse tra sé che era giunto il momento di mettersi un po' in giro a dare un'occhiata per il mondo. Il futuro conestabile fu in dubbio se arruolarsi nelle truppe dell'Imperatore o in quelle del re di Francia; finí col rimettere la decisione a testa o croce: perse l'Imperatore. Una fantesca rivelò i suoi preparativi di partenza. Enrico-Giusto lí per lí picchiò il figliuol prodigo, poi, intenerito alla vista del piú piccino in vesticciuola lunga, che, sorretto alla vita, muoveva i primi passi sul tappeto del salone, augurò scherzosamente al giovanotto vento in poppa tra quegli scervellati dei francesi. Un po' per viscere paterne, molto per vanagloria, e per dimostrare a se stesso di avere appoggi dappertutto, si ripromise di scrivere a tempo debito al suo agente lionese, Maitre Muzot, affinché raccomandasse quel suo ingovernabile figlio all'ammiraglio Chabot de Brion, che aveva grossi debiti con la banca Ligre. Enrico-Massimiliano poteva ben scuotersi dalle suole la polvere della bottega paterna, non per nulla si è figlio di un uomo che alza o abbassa i corsi delle derrate a piacimento e che dà denaro in prestito ai principi. La madre dell'eroe in erba gli riempí le tasche di viveri e gli regalò di nascosto il denaro pel viaggio.

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