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| << | < | > | >> |Pagina 23Una barzelletta dei primi anni Sessanta rende bene il paradosso della credenza presupposta. Al suo rientro dallo spazio, Jurij Gagarin, il primo cosmonauta, viene ricevuto dal segretario generale del PCUS Nikita Chruščëv, al quale confida: «Compagno, lassù in cielo ho visto il paradiso con Dio e gli angeli. Il cristianesimo ha ragione!». Chruščëv gli risponde sussurrando: «Lo so, lo so, ma statti zitto, non dirlo a nessuno!». La settimana seguente, Gagarin viene ricevuto dal papa, al quale confida: «Santo Padre, sono stato lassù in cielo e ho visto che non ci sono né Dio né angeli...». «Lo so, lo so», lo interrompe il papa, «ma statti zitto, non dirlo a nessuno!». | << | < | > | >> |Pagina 33Una barzelletta bosniaca graziosamente volgare e avente come oggetto Für Elise (Per Elisa) di Beethoven, si prende gioco degli «illuminati» insegnanti dell'Europa occidentale inviati a civilizzare i «primitivi» bosniaci. Durante una lezione di storia della musica, un'insegnante annuncia agli studenti di non voler trattare Beethoven in modo tradizionale. A tale scopo, ricorrerà a un esperimento creativo: ogni studente dovrà nominare un'idea o un'immagine e poi trovare il corrispondente brano di Beethoven. Comincia una ragazza timida: «Un bel prato verde davanti a una foresta, con un cervo che si abbevera a un ruscello... La sinfonia Pastorale!». Segue un ragazzo: «Lotta rivoluzionaria, eroismo, libertà... la sinfonia Eroica!». Infine, un giovane bosniaco: «Un cazzo grosso, duro ed eretto». «E per cosa starebbe questo?», chiede l'insegnante, visibilmente irritata. «Per Elisa!». L'osservazione del ragazzo obbedisce alla logica del significante fallico che «sutura» la serie, e ciò non perché egli menzioni esplicitamente l'organo, ma perché conclude la serie muovendo dalla metafora alla metonimia: mentre i primi due studenti proponevano un significato metaforico (la sinfonia Pastorale significa/evoca un prato con un ruscello, ecc.), il cazzo eretto menzionato dal ragazzo bosniaco non significa o evoca Elisa; esso è piuttosto ciò da cui Elisa può trarre piacere. (L'implicazione oscena supplementare è, naturalmente, che l'insegnante stessa è sessualmente «affamata», ha bisogno di una buona scopata, così la smetterebbe di scocciare i suoi studenti con questi compiti idioti). | << | < | > | >> |Pagina 49Una variazione particolarmente crudele della barzelletta a sfondo medico sulle cattive notizie/buone notizie, comprendente l'intera triade notizie buone-cattive-buone, illustra in modo efficace la triade hegeliana implicata nella «riconciliazione» finale: dopo che la moglie ha subito un lungo e rischioso intervento chirurgico, il marito si avvicina al medico per conoscere l'esito dell'operazione. Il dottore comincia: «Sua moglie è sopravvissuta, probabilmente vivrà più di lei. Ma ci sono alcune complicanze: non sarà più in grado di controllare lo sfintere, quindi perderà continuamente escrementi dall'ano; inoltre, le uscirà in continuazione un flusso gelatinoso, giallo e maleodorante dalla vagina, così di sesso non se ne parla. Infine, avrà una disfunzione della bocca e le cadrà cibo...». Notando l'espressione di crescente panico sul volto dell'uomo, il medico gli dà un colpetto amichevole sulla spalla e sorride: «Non si preoccupi, stavo solo scherzando! Č tutto ok – sua moglie è morta durante l'intervento». | << | < | > | >> |Pagina 53Questa mancanza o imperfezione del (grande) Altro è rappresentata con estrema semplicità in una storiella di due amici che giocano a colpire una lattina con una palla. Dopo ripetuti centri, uno di loro dice: «Per Dio, l'ho mancata!». Il suo amico, un fanatico religioso, protesta: «Come osi parlare così, questa è blasfemia! Che Dio ti fulmini per punizione!». Dopo un momento, un fulmine colpisce il ragazzo religioso che, gravemente ferito, volge gli occhi al cielo e domanda: «Ma perché hai colpito me, Signore, e non il vero colpevole?». Una voce profonda risuona dall'alto: «Per Dio, l'ho mancato!». | << | < | > | >> |Pagina 55In una vecchia barzelletta slovena, uno scolaretto deve scrivere un tema breve dal titolo «Di mamma, ce n'è una sola» [There is only one mother], in cui ci si aspetta che illustri, facendo riferimento a un'esperienza determinata, l'amore che lo lega alla madre; ecco quello che scrive: «Un giorno sono tornato a casa prima del previsto perché l'insegnante era malato; ho cercato mia madre e l'ho trovata nuda a letto con un uomo che non era mio padre. Mia madre mi ha gridato arrabbiata: 'Che cazzo guardi idiota! Perché non vai a prenderci due birre fredde in frigo!'. Sono corso in cucina, ho aperto il frigorifero, e dopo aver guardato bene ho urlato in direzione della camera da letto: 'Ce n'è una sola, mamma!' [There is only one, mother]». Non è forse questo il caso supremo di un'interpretazione che può cambiare radicalmente con lo spostamento di una virgola, come nella nota parodia delle prime parole di Moby Dick: «Chiamatemi Ismael» [Call me Ishmael], che diventa «chiamami, Ismael» [Call me, Ishmael]. Possiamo trovare la stessa operazione in Heidegger (nel modo in cui interpreta la frase «nulla è senza ragione» [nihil est sine ratione] spostando l'accento su «[il] nulla è, senza ragione»), o nella dislocazione superegotica dell'ingiunzione della legge simbolica (da «Non uccidere!» [Don't kill!] a «No!»... «Uccidi!» [«Don't!» ... «Kill!»]. Tuttavia, dovremmo azzardare un'analisi più dettagliata della barzelletta. Essa mette in scena un conflitto amletico tra il figlio e l'enigma del desiderio sfrenato della madre; per poter sfuggire a quest'impasse, la madre, per così dire, si rifugia (nel desiderio di) un oggetto parziale esterno, la bottiglia di birra, che ha lo scopo di sviare l'attenzione del figlio dalla Cosa oscena in cui si è appena imbattuto: l'averla trovata a letto con un altro uomo. Il messaggio della sua richiesta è: «Anche se sono a letto con un uomo, ciò che desidero è qualcos'altro, qualcosa che solo tu mi puoi portare, non ti sto escludendo per lasciarmi completamente catturare dal gorgo della passione erotica!». Le due bottiglie di birra rappresentano (anche) la diade elementare della significazione, come le famose due porte di gabinetto osservate da due bambini attraverso il finestrino di un treno nell' Istanza della lettera dell'inconscio di Lacan. Da questa prospettiva, la risposta del bambino dev'essere interpretata come se desse alla madre una elementare lezione lacaniíana: «Scusa, mamma, ma c'è solo un significante, ed esso vale per l'uomo; non c'è alcun significante binario (per la donna), questo significante è ur-verdrängt, originariamente represso». In breve: sei stata beccata nuda, non sei coperta dal significante. E se fosse questo il messaggio fondamentale del monoteismo? Non la riduzione dell'Altro all'Uno, ma, al contrario, l'accettazione del fatto che il significante binario è già sempre mancante? Questo squilibrio tra l'Uno e la sua controparte «originariamente repressa» è la differenza radicale, in contrasto con le grandi coppie cosmologiche (yin e yang, ecc.) che possono emergere solo all'interno dell'orizzonte dell'Uno indifferenziato (il tao, ecc.). Perfino i tentativi di introdurre una dualità equilibrata nelle sfere banali del consumo, per esempio le bustine blu e rosse di dolcificante artificiale che si trovano in molti bar, tradiscono l'ennesimo disperato tentativo di fornire una coppia significante simmetrica per la differenza sessuale (bustine blu «maschili» contro bustine rosse «femminili»). Il punto non è che la differenza sessuale sia il significato ultimo di tutte queste coppie, quanto invece che la loro proliferazione è un tentativo di compensare la mancanza della fondamentale coppia significante binaria che rappresenterebbe immediatamente la differenza sessuale. | << | < | > | >> |Pagina 62A questo punto, è difficile non citare un altro incidente riguardante il caffè, questa volta tratto da Grazie, signora Thatcher, dramma sulla classe lavoratrice inglese. Il protagonista accompagna a casa una donna giovane e carina. Quando arrivano sulla soglia dell'appartamento, lei gli chiede se vuole entrare per un caffè. Alla sua risposta — «C'è un problema: non bevo caffè» — lei replica con un sorriso: «Nessun problema: non ne ho...». L'enorme e diretto potere erotico della risposta riposa nel modo — di nuovo, attraverso una doppia negazione — in cui la donna rivolge un invito sessuale esplicito e imbarazzante senza mai menzionare il sesso: quando invita l'uomo a entrare per un caffè, per poi ammettere che non ne ha, la donna non ritira l'invito, semplicemente chiarisce che il caffè era un sostituto o un pretesto, di per sé indifferente, della proposta sessuale. Sulla stessa traccia, possiamo immaginare un dialogo tra gli Stati Uniti e l'Europa verso la fine del 2002, quando si preparava l'invasione dell'Iraq: gli Stati Uniti dicono all'Europa: «Vi interessa unirvi a noi nell'attacco all'Iraq per trovare le armi di distruzione di massa?». L'Europa risponde: «Ma noi non abbiamo i mezzi per cercare le armi di distruzione di massa!». Questa la risposta di Rumsfeld: «Nessun problema, in Iraq non ci sono armi di distruzione di massa». | << | < | > | >> |Pagina 73Per quanto il «socialismo reale» si sia già allontanato da noi a una distanza che gli conferisce la magia nostalgica di un postmoderno oggetto perduto, alcuni di noi ricordano ancora una nota battuta anticomunista polacca dell'epoca del «socialismo reale»: «Il socialismo è la sintesi delle più grandi conquiste di tutti i precedenti modi di produzione: dalla società tribale priva di classi prende il primitivismo, dal modo asiatico di produzione prende il dispotismo, dall'antichità prende la schiavitù, dal feudalesimo prende il dominio sociale dei signori sui servi, dal capitalismo prende lo sfruttamento, e dal socialismo prende il nome». La figura antisemita dell'ebreo non obbedisce esattamente alla stessa logica? Dai grandi capitalisti prende la loro ricchezza e il controllo sociale, dagli edonisti la depravazione sessuale, dalla cultura popolare mercificata e dalla stampa scandalistica la volgarità, dalle classi umili la sporcizia e il cattivo odore, dagli intellettuali le loro sofisticherie corrotte, e dagli ebrei il nome. | << | < | > | >> |Pagina 83Questo è il motivo per cui le barzellette del tipo «Che differenza c'è tra...» sono più efficaci quando la differenza è negata, come in questo caso: «Che differenza c'è tra un trenino e il seno di una donna? Nessuna: entrambi sono per i bambini, ma a giocarci sono soprattutto uomini adulti». | << | < | |