Autore Milly Barba
CoautoreDebora Serra
Titolo Geni nell'ombra
SottotitoloStorie di grandi menti alle quali è stata soffiata l'idea
EdizioneCodice, Torino, 2021 , pag. 268, cop.fle., dim. 14x21x2 cm , Isbn 978-88-7578-953-4
LettoreGiorgia Pezzali, 2021
Classe biografie , storia della scienza , storia della tecnica , femminismo












 

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Indice


 13  Introduzione

 17  Capitolo 1   Trotula De Ruggero

 27  Capitolo 2   Le geometrie non euclidee

 41  Capitolo 3   Carl Wilhelm Scheele

 53  Capitolo 4   Antonio Meucci

 71  Capitolo 5   Augusta Ada Byron, contessa di Lovelace

 83  Capitolo 6   Alfred Russel Wallace

 95  Capitolo 7   Giovanni Battista Grassi

109  Capitolo 8   Williamina Paton Fleming

123  Capitolo 9   Nettie Maria Stevens

133  Capitolo 10  Vincenzo Tiberio

145  Capitolo 11  Mileva Marić

159  Capitolo 12  Lise Meitner

175  Capitolo 13  Giuseppe Brotzu

187  Capitolo 14  Erika Cremer

199  Capitolo 15  Chien-Shiung Wu

213  Capitolo 16  Rosalind Franklin

227  Capitolo 17  Susan Jocelyn Bell

239  Capitolo 18  Nikolai Fedyakin


251  Bibliografia


 

 

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Pagina 13

Introduzione


Č capitato a tutti, almeno una volta. Di sicuro c'è stato un momento, anche solo una frazione di secondo, in cui abbiamo creduto di avere un'idea geniale ma poi, per un motivo o per un altro, non è andata in porto. Magari quell'idea è stata la ragione del successo di qualcun altro. O forse non ci abbiamo investito abbastanza, siamo stati ostacolati e abbiamo ceduto il testimone, ignorando le potenzialità che la nostra trovata avrebbe avuto in futuro. Immaginiamo l'amarezza di quel momento e la rabbia di arrivare secondi su un podio che ci avrebbe visti al primo posto. Poi pensiamo a cosa si prova nel restare in disparte a guardare, mentre qualcun altro raccoglie gli onori e la gloria di un trionfo che poteva essere il nostro.

Questa è la storia di tutti coloro che, arrivati secondi, avrebbero dovuto essere primi. Č la storia di donne e uomini che meritano di essere conosciuti per quello che hanno fatto e che, per una serie di eventi, si sono fatti invisibili. Grandi menti che hanno cambiato le sorti dell'uomo e che, per circostanze talvolta inspiegabili, sono cadute nell'oblio oppure sono rimaste a lungo nell'ombra, vedendosi "soffiare" idee geniali e scoperte che hanno garantito fama e gloria ad altri.

Ognuno degli scienziati al centro di questo libro cela una storia unica, fatta di successi incalzanti, sconfitte amare, premi Nobel negati, etica e anche clamorose scorrettezze. Alcune delle protagoniste, vittime di quello che è oggi noto come effetto Matilda, nel corso della loro carriera hanno sfidato il soffitto di cristallo con fermezza, lottando contro la disparità di genere mentre un collega, un amico o persino il proprio compagno si appropriavano dei loro meriti o ne ignoravano il fondamentale contributo. Altre hanno ceduto alle rigide convenzioni del tempo, lasciando gli onori a un uomo pur di veder avanzare le proprie idee. Alcuni dei nostri scienziati non si sono sentiti abbastanza, altri hanno ritenuto di non essere all'altezza. E, talvolta, l'incapacità di credere con ostinazione nel proprio valore ha messo in secondo piano grandi menti a favore di colleghi già noti e blasonati. In alcune circostanze, a relegare nell'ombra sono stati proprio i mentori ai quali i nostri geni hanno chiesto riscontro e che hanno preferito tenere per sé la gloria piuttosto che condividerla con dei "novizi". A complicare (e spesso a ostacolare) il percorso dei protagonisti vi sono poi eventi epocali, conflitti mondiali, passioni e grandi amori.

In un viaggio tra secoli di storia, a cavallo tra più continenti, attraverso le tracce disseminate nel corso del tempo, ripercorreremo insieme la vita di Trotula De Ruggiero , pioniera nel campo della medicina delle donne e non solo, i cui inestimabili meriti sono stati lungamente negati e persino attribuiti a un uomo. Con Carl Wilhelm Scheele ci addentreremo nell'affascinante mondo della chimica, tra importanti esperimenti e una scoperta epocale - l'aria del fuoco - negata per un soffio. Di Antonio Meucci sveleremo l'inimmaginabile genio, le ingiustizie subite e, tra i grandi meriti non riconosciuti, la rivoluzionaria invenzione del telefono. Alfred Russel Wallace ci guiderà tra ricerche e luoghi esotici, approdando come Charles Darwin alle leggi che regolano l'evoluzione delle specie, ma restando volutamente all'ombra del maestro.

Poi sarà la volta di Williamina Paton Fleming , pioniera nell'osservazione dei corpi celesti e fiera sostenitrice della parità di genere in campo scientifico; di Susan Jocelyn Bell, la scienziata delle pulsar che, con un'ingiustificata umiltà, nega persino a sé stessa la portata delle sue scoperte. E ancora di Nettie Maria Stevens, i cui meriti nel campo della genetica saranno oscurati da colleghi e pregiudizi di genere, così come quelli di Mileva Marić, per tutta la vita all'ombra del marito Albert Einstein. Con Vincenzo Tiberio capiremo come la scoperta della penicillina sia stata anticipata di oltre trent'anni e in che modo, forse anche per amore, sia rimasta nell'ombra. Con Lise Meitner e Chien-Shiung Wu vedremo come le grandi scoperte nel campo della fisica e della chimica nucleare abbiano contribuito, a volte in modo drammatico e inimmaginabile, a determinare le sorti dell'uomo, tra grandi conflitti e tragedie che hanno segnato la storia, e persecuzioni che non hanno risparmiato i nostri protagonisti.

Queste e molte altre persone, così come le loro vite e le incredibili scoperte negate, si rincorrono tra le pagine del libro, mettendo in luce aspetti poco conosciuti, successi, vicende private e il mondo della ricerca che, tra grandi rivoluzioni, enigmi risolti e persino clamorosi errori (rubati), ci ha condotti fino a qui.

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Pagina 17

Capitolo 1

Trotula De Ruggiero


Siamo in Campania, in un'antica Salerno dominata dai Longobardi. Con molta probabilità (o forse no) è il 1030. La nobile e influente famiglia dei De Ruggiero festeggia la nascita della piccola Trotula, di cui, nel corso della storia, le notizie si perdono o si ricamano, costruendo intorno all'immagine della donna un alone di leggenda, veridicità e pionieristico progresso. Di Trotula - più verosimilmente Trotta, Trocta o magari Trottola - persino il nome è incerto e la memoria storica non è clemente. Della sua adolescenza nulla ci è noto.

[...]

Che cosa sappiamo realmente di Trotula? Con ogni probabilità si avvicina molto presto agli studi di medicina presso la prestigiosa scuola medica salernitana. L'estrazione sociale e la vocazione laica di Salerno, così come l'apertura mentale del luogo, garantiscono a Trotula la scelta di un futuro in linea con le sue ambizioni. Ad agevolarne la vita, anche la grande capacità dei De Ruggiero di fare del cambiamento un'occasione propizia. Prima sono presenza di spicco nel panorama sociale al fianco dei regnanti longobardi e anni dopo, tra il 1076 e il 1077, durante il passaggio di Salerno sotto il dominio normanno, entrano nelle grazie del nuovo duca Roberto d'Altavilla, detto il Guiscardo, preservando nel tempo il proprio potere e lo status sociale.

Le ipotesi prevalenti vedono Trotula diciottenne e sposa di Giovanni (forse Matteo) Plateario, detto il Vecchio, noto magister della scuola medica salernitana e tra le personalità più influenti di Salerno, ma non sappiamo se le nozze sono state frutto di una libera scelta o di un'imposizione familiare. Dall'unione nascono due figli, destinati come i genitori alla carriera medica nella scuola salernitana, Giovanni e Matteo. E poi, dopo qualche tempo, forse anche il terzo, Ruggiero.

Le esigue e incerte informazioni sulla vita personale di Trotula cedono il passo alla sua carriera, al carattere e alla sapienza che hanno fatto della sanatrix l'antesignana della medicina moderna, nonché una vera "dottoressa delle donne". L'ambiente multiculturale e la ventata di innovazione tipica della Salerno medievale contribuiscono ad alimentare il genio magmatico della scienziata, capace di porre le basi della medicina europea.

Trotula approfondisce ogni aspetto della salute femminile, trascrivendo e così tramandando la propria conoscenza in campo ostetrico fino al XIX secolo. Precorre le scoperte sul fronte ginecologico e comprende l'importanza della prevenzione e dell'igiene per la salute dell'individuo.

La sua attenzione non pertiene solo la sfera scientifica ma anche quella umana. Cerca, per esempio, strumenti e terapie meno dolorose, prova ad alleviare le sofferenze del parto, individua metodi per controllare le nascite o promuovere la fertilità. Questi argomenti sono tutti racchiusi nel primo dei libri attribuiti alla sanatrix salernitana o, più verosimilmente, fatti scrivere da lei: il De passionibus mulierum ante in et post partum, conosciuto anche come Liber de sinthomatibus mulierum. Il libro apre alla conoscenza di aspetti propri della ginecologia e della sessualità, rifacendosi al pensiero galenico, del quale la scuola medica salernitana è promotrice. A questo volume si aggiungono il De ornatu mulierum e il De curis mulierum. L'unico a essere sicuramente di suo pugno, tuttavia, è il Practica secundum Trotulam.

Per comprendere le grandi abilità di Trotula e il modo con il quale nel tempo si è tramandato il suo sapere, occorre non perdere mai di vista la centralità della scuola medica salernitana - prima scuola di medicina in Europa - e il fatto che fosse un luogo multietnico, un crocevia di conoscenza e il centro dell'antica farmacopea europea.

Una leggenda - che in sé è vera e propria metafora - narra della fondazione della scuola prima dell'anno 1000, a opera di quattro medici raccolti sotto gli archi del vecchio acquedotto cittadino: il greco Pontus, proveniente da Alessandria d'Egitto; il latino Salernus; l'ebreo di Betania, Helimus; l'arabo Abdela, da Aleppo, in Siria. Quattro epigoni della medicina provenienti da culture, luoghi e storie differenti che uniscono il proprio sapere con l'intento di diffonderlo.

La tradizione empirica e narrata, fondata sulle analisi del battito cardiaco o sull'esame delle urine, dall'XI secolo si somma a quella tramandata per iscritto, voluta in primis dal medico salernitano di origini longobarde Garioponto. A lui si deve la svolta e l'influenza culturale trasmessa alla scuola - e intercettata da Trotula - attraverso l'opera in cinque volumi Passionarius, un trattato sulle malattie nel quale convergono a tutti gli effetti le dottrine di Ippocrate e Galeno. Sempre a Garioponto, maestro di Alfano, a sua volta medico-arcivescovo mentore diretto di Trotula, dobbiamo il processo di istituzionalizzazione del percorso scolastico, con il conseguimento della laurea abilitante e la possibilità di esercizio della scienza medica nel pieno interesse della salute del malato e secondo il principio del primum non nocere, in linea con il giuramento ippocratico.

[...]

Attua una medicina preventiva a scopo conservativo per evitare, laddove possibile, la chirurgia e le sofferenze annesse. Comprende la necessità dell'igiene personale e il suo valore; sottolinea spesso quanto sia importante lavarsi in modo puntuale. Ma non è tutto. Trotula ha un rapporto diretto con le donne che cura: riesce a entrarvi in confidenza, le analizza e le osserva da vicino nude, nell'intimità, una prospettiva di studio privilegiata che ai colleghi uomini non è concessa. Vede il desiderio femminile come naturale e giusto. Parla in modo esplicito di sessualità e di desiderio non soddisfatto quale origine di malessere; illustra le pulsioni maschili e femminili con un approccio medico del tutto inedito. Analizza la frigidità femminile con un punto di vista scevro da ogni preconcetto e, allo stesso modo, parla dell'impotenza maschile. Tra le sue più grandi intuizioni, il riconoscimento dell'infertilità come patologia di entrambi i sessi e la proposta di un "test" per verificare se l'uomo sia fertile o meno. Desume, in ogni caso, che l'infertilità è una condizione incurabile e svincola dalla "macchia della colpa" le donne che non possono procreare. Propone sistemi anticoncezionali e trattamenti per influenzare il sesso del nascituro. In particolare, nel De passionibus mulierum ante in et post partum, si concentra su tutti gli aspetti legati al parto, pre e post, suggerendo cure, applicazioni e buone pratiche.

[...]

La scienziata salernitana non è solo maestra di medicina: eccelle anche nelle cure di bellezza. Nel primo trattato di cosmetica della storia a lei attribuito, il De ornatu mulierum, come le altre opere probabilmente non scritto di suo pugno, i consigli di bellezza sono rivolti proprio alle donne e pertengono anche la sfera della seduzione. Come i più moderni dettami di medicina estetica, la sanatrix propone rimedi di lunga giovinezza: depilazione, metodi per nascondere rughe o lentiggini, per tingersi i capelli o avere un alito gradevole. Una cura dedicata a donne di ogni estrazione sociale, come non manca di specificare nel trattato, vero manuale di chimica cosmetica ed erboristeria con ben sessantatré ricette per rimedi di ogni tipo. I dettami di cosmetica non sono solo di sua creazione: arrivano a Trotula anche attraverso la sapienza delle donne di origini arabe, presenti a Salerno nell'XI secolo, e quali prezioso retaggio di un viaggio in Sicilia che la porta a conoscere gli usi delle donne saracene.

Nell'ultima opera a lei attribuita - forse parte di un trattato più vasto - la Practica secundum Trotulam, le malattie studiate sono varie e la medicina delle donne, pur presente, lascia il posto a uno sguardo globale e generalizzato su patologia e cure.

La vita di Trotula e la sua dedizione medica d'avanguardia si interrompono con molta probabilità nel 1097, a Salerno, quando la donna che il mito vuole di estrema bellezza si spegne all'età di sessantasette anni.

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Pagina 71

Capitolo 5

Augusta Ada Byron, contessa di Lovelace


Non tutte le storie d'amore nascono sotto una buona stella: alcune sono destinate a durare in eterno, altre falliscono ancor prima di prendere il volo.

Non ci è dato di sapere con esattezza cosa sia accaduto tra George Gordon Byron, sesto dei baroni Byron, e Anne Isabella Milbanke Noel, nota come Annabella, undicesima baronessa di Wentworth. Lui, noto poeta romantico dalla vita dissoluta, quando conosce Annabella è già famoso sia per i suoi versi sia per il modus vivendi da amatore girovago, che l'aveva portato a saltare di letto in letto viaggiando dalla Spagna all'Albania, a consumare averi e, non di rado, anche alcol. Se si può supporre come mai George abbia chiesto in moglie Annabella - è vessato dai debiti - non è chiaro invece perché lei accetti la sua proposta. Figlia unica, con una buona dote e un titolo nobiliare ereditato da parte materna, è una donna austera, religiosa e di rara integrità morale. Doti che non bastano a redimere il marito, tantomeno a salvare il matrimonio. I primi screzi, emersi già durante il viaggio di nozze, lasciano presagire un epilogo infausto e a poco vale la tentata convivenza. Neppure la nascita di Augusta Ada Byron, il 10 dicembre 1815, placa gli animi. Cinque settimane dopo, Annabella lascia il marito e ripara a casa dei genitori con la piccola. Lontana da George, con una bimba da accudire, cova sentimenti di rancore verso il marito e non lesina parole d'odio, accusandolo di percosse, malvagità e incesto. In una circostanza piuttosto insolita per l'epoca, Annabella ottiene la separazione e l'affido della figlia, non senza repliche ma in assenza di pretese o scontri. Del resto, come lo stesso lord Byron riferisce a sua sorella in una lettera pochi anni dopo, «una ragazza sta sempre meglio con sua madre». La piccola Ada non conoscerà mai suo padre che, partito prima per la Svizzera e poi per l'Italia, ripara infine in Grecia, dove muore nel 1824 non privo di rimorsi: «Oh mia povera bambina. Mia cara Ada! Mio Dio! Avessi potuto vederla! Portatele la mia benedizione».

La vita di Ada prosegue chiusa in una bolla materna fatta di controllo, regole, austerità e, al contempo, distacco. Lady Byron è incapace di separare i sentimenti negativi provati per il marito dalla figlia e, con consapevole senso di colpa, arriva a definirsi una «madre innaturale». Ada cresce sotto il vigile sguardo della nonna materna e in compagnia di un gatto, Mrs. Puff.

Non accede ad alcuna scuola, ai tempi prerogativa degli uomini; solo studio in casa e frequentazioni selezionate, per evitare la benché minima possibilità di cadere nella dissolutezza paterna. La formazione di Ada - la matematica, in particolare - per Annabella fa parte della dote di moralità da infondere alla bambina. Ma, con l'avanzare dell'età, il rigore porta a non pochi scontri tra madre e figlia. Anche lord Byron resta un argomento tabù: negli anni, nessuna conversazione su di lui, tante domande volutamente senza risposta, un quadro del padre tenuto ben nascosto e scoperto solo da adulta: una vera damnatio memoriae.

Curiosa, brillante, al contempo rigorosa e con una mente analitica, a dodici anni Ada inizia a lavorare alla costruzione di una macchina volante a vapore. Affascinata dalla dinamica del volo, studia gli uccelli e analizza possibili materiali per costruire le ali, quali seta, piume e carta. Dalle ricerche ha origine Flyology, una guida illustrata che raccoglie ogni esperimento. Il progetto, seppur acerbo, anticipa di oltre un decennio la carrozza aerea a vapore brevettata da William Henson e John Stringfellow. Ma l'idea di librarsi in volo ha vita breve: ammonita dalla madre che la accusa di trascurare la sua vera formazione presto vi rinuncia.

Matematica e astronomia sono al centro degli studi di Ada e sono anche il suo più grande interesse. In particolare, Annabella, nota per le sue spiccate abilità in geometria (era stata soprannominata la principessa dei parallelogrammi e Medea della matematica da lord Byron), preme perché la figlia studi i numeri. Molti al tempo si sarebbero aspettati che Ada seguisse la carriera paterna, ma la sua strada percorre un binario netto, facendo della matematica uno strumento con cui guardare in modo visionario le complesse sfaccettature della natura.

[...]

Sono anche gli anni di un incontro fortuito che è destinato a mutare per sempre il suo destino. Č il 5 giugno 1833 quando la diciassettenne prende parte a una festa alla quale è invitato anche Charles Babbage, matematico e filosofo. Introdotto da Mary Somerville, una delle traduttrici matematiche più note dei tempi nonché insegnante di Ada, Babbage resta colpito dall'acume della ragazza e invita lei e Annabella a visionare un prototipo in progress della macchina alle differenze, creata per evitare gli errori di calcolo presenti sulle tavole matematiche. Ada conserva un ricordo entusiasmante dell'evento: «Andammo entrambe a vedere la macchina che pensa (tale sembra) lo scorso lunedì. La macchina calcolò la 2a e 3a potenza di molti numeri, calcolò le radici di espressioni quadratiche». Dopo quella prima visita, la ragazza comincia a frequentare assiduamente il salotto di Babbage e a invitarlo spesso a casa propria.

[...]


Ispirandosi alle fabbriche che ha visitato, Babbage progetta le due parti principali della nuova macchina denominandole mill (mulino, fabbrica) e store (magazzino). Il mill è il meccanismo capace di svolgere le quattro operazioni aritmetiche fondamentali, una vera primordiale unità di calcolo. Lo store, che oggi chiameremmo memoria, è un insieme di colonne di ruote decimali, simili a quelle della macchina alle differenze, dove si registrano i dati numerici che devono essere elaborati, i risultati parziali e quelli finali. Ogni colonna può registrare un numero di cinquanta cifre su altrettante ruote, più una per il segno, così da accogliere numeri positivi o negativi. Babbage ipotizza fino a mille colonne possibili. Durante il calcolo, i numeri sono prelevati dalle colonne dello store, elaborati nel mill e riportati in altre colonne dello store, proprio come in una fabbrica. Gli ordini da impartire, invece, sono affidati al corrispettivo dell'odierno programma. Vi è poi il sistema di controllo, che traduce gli ordini in movimenti coerenti e coordinati di tutte le componenti meccaniche.

Per permettere alla macchina di leggere i comandi, occorrono un supporto e un codice che la macchina stessa riesca a interpretare. Così, Babbage ha un'intuizione: ispirandosi all'idea di Jacquard, decide di adottare delle schede perforate per imporre la sequenza di operazioni che la macchina analitica deve effettuare. Le schede sono di più tipi:

1) le schede delle variabili, che indicano da quale colonna dello store prelevare i numeri e su quale depositare il risultato di un'operazione;

2) le schede delle operazioni, che illustrano quale operazione svolgere;

3) le schede dei numeri, che mostrano i valori necessari al calcolo nella macchina;

4) le schede combinatorie, che indicano se un'operazione deve essere ripetuta più volte.

[...]


In sostanza, lady Lovelace comprende, più dello stesso Babbage , l'immensa potenzialità di elaborazione simbolica dei dati della macchina analitica, la stessa dei moderni computer.

A fare la differenza, però, è la nota G. Per dimostrarne il mirabile funzionamento, Ada si serve dei numeri di Bernoulli e, in particolare, di uno dei metodi individuati per calcolarli. Costruisce una tavola che mostra nel dettaglio tutta la sequenza di operazioni e di trasferimento di numeri tra store e mill che la macchina analitica dovrà eseguire: siamo di fronte al primo programma per un calcolatore automatico e Ada è la prima programmatrice della storia.

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Pagina 109

Capitolo 8

Williamina Paton Fleming


Williamina Paton muove i suoi primi passi nel mondo il 15 maggio 1857 a Dundee, in Scozia. Č figlia di Robert Stevens e Mary Walker: lui è intagliatore e doratore di legno con la passione per la dagherrotipia, lei madre a tempo pieno.

A causa di un incidente, nel 1864 Williamina rischia l'amputazione di una gamba fino al ginocchio. Robert si dispera, implora i medici di tentare l'impossibile per salvarla. La gamba guarirà, seppur dopo molti anni in cui Mina - come la chiamano tutti - sarà costretta a indossare uno stivale di pelle rinforzato in acciaio. Il 19 marzo, invece, è il cuore di Robert a fermarsi. Da un giorno all'altro Mary si ritrova sola con otto figli: il più grande ha appena tredici anni, il più piccolo cinque mesi e ancora non sa che una nuova gravidanza è già iniziata. Williamina è troppo piccola per poter aiutare economicamente la famiglia ma è già consapevole del peso che grava sulle spalle di sua madre e dei fratelli maggiori. Ad aggravare ancor più il quadro la diagnosi, a dieci anni, di un problema cardiaco che costringe la piccola Paton a trascorrere un intero anno in ospedale.

Quattordicenne e completamente ristabilita inizia a lavorare e diventa una pupil teacher. La strada sembra tracciata e il destino da insegnante certo, ma un nuovo imprevisto rimette tutto in discussione. Mina ha vent'anni quando sposa l'impiegato di banca trentaseienne, già vedovo, James Orr Fleming. Si fida ciecamente del marito. Così insieme a lui progetta una nuova vita: lascia il lavoro e a dicembre 1878 si imbarca per gli Stati Uniti. Il Nuovo Mondo porta a risvolti inattesi.

Mina scopre di essere incinta ma nel 1879, dopo appena due anni di matrimonio, James l'abbandona. Sola, lontana da casa, senza soldi e un posto in cui vivere, mette da parte l'orgoglio e accetta un lavoro come domestica. Viene assunta come seconda cameriera nell'ala degli alloggi a casa di Edward Charles Pickering, da due anni direttore dell'Harvard College Observatory. I datori di lavoro sono gentili e Mrs. Fleming, come si fa chiamare, si sente subito a suo agio.

La signora Pickering, nata Lizzie Wadsworth Sparks, pur non aiutando attivamente il marito nell'attività scientifica, riconosce in Mina un talento che potrebbe giovare all'osservatorio. Ne parla con il marito che le affida l'incarico di copista e addetta ai calcoli. Seppur felice della nuova posizione e grata dell'aiuto ricevuto in un momento della sua vita difficile, poco prima del parto, Williamina torna nella natia Dundee. Il 6 ottobre 1879 dà alla luce Edward Charles Pickering Fleming, un nome che è un omaggio all'uomo che l'ha aiutata e ha creduto in lei nel momento più delicato della sua vita. Poi, decisa a prendere in mano le redini della sua esistenza, nel 1881 Mina affida il piccolo alle cure della madre e della nonna, e riparte per gli Stati Uniti. Ad attenderla c'è il suo vecchio lavoro all'osservatorio, di cui diventa membro permanente.

Intanto il buon Pickering, amabile datore di lavoro e arguto scienziato, è alle prese con la misurazione della luminosità delle stelle.

[...]


Mina, che fino a questo momento ha lavorato su liste di numeri scarabocchiati al buio e riportati su piccoli taccuini, ora si trova ad affrontare una sfida più ardua: deve dedurre le magnitudini delle stelle dalle lastre di vetro, un lavoro che oltre alle capacità matematiche richiede una buona dose di manualità e attenzione per i dettagli. Le lastre hanno dimensioni ridotte, misurano solo venti per venticinque centimetri, e occorre maneggiarle con cura per non sporcarle con le impronte digitali. L'osservazione viene fatta grazie a un supporto di legno che tiene la lastra su una cornice inclinata a quarantacinque gradi. Uno specchio, fissato alla base, cattura la luce delle grandi finestre della stanza e la devia verso l'alto, attraverso il vetro. Dall'altra parte, Mina osserva gli spettri con una lente di ingrandimento monoculare: quello che vede sono macchioline poco più grandi di un centimetro per le stelle più brillanti e solo mezzo centimetro per quelle più deboli. Ogni stella viene identificata tramite le sue coordinate, che si ricavano attraverso i regoli dei millimetri e dei centimetri incisi nella cornice di legno, e riceve un numero del catalogo Henry Draper.

L'attitudine di Mrs. Fleming per questo lavoro emerge subito e in poco tempo scopre due stelle di Wolf-Rayet. Se ne conoscono solo tredici, di cui tre identificate dallo stesso Pickering cinque anni prima. A settembre la scoperta viene pubblicata sulla rivista "Nature", ma il nome di Mina non viene menzionato in nessun luogo. Un riconoscimento però arriva: alla fine del 1886 diventa responsabile dell'esame, della cura fisica, della classificazione e dell'indicizzazione di migliaia di lastre di vetro.

[...]


Nel 1907, anno in cui ottiene ufficialmente la cittadinanza americana, si immerge ancora nella ricerca, individuando diciannove nuove stelle variabili. Non è tutto. Pubblica A Photographic Study of Variable Stars, in cui elenca le posizioni e le magnitudini di oltre tremila stelle che ha usato per identificare 222 variabili. Il direttore è entusiasta e parla di Photographic Study come della «prima Grande raccolta delle sequenze di stelle di confronto per lo studio fotografico delle variabili». Nello stesso periodo, Mina cerca di perfezionare una sequenza stellare isolata che funga da standard universale.

Ma le gioie non si esauriscono e il 1910 segna un nuovo traguardo speciale. Boston ospita la riunione della Solar Union, l'unione internazionale per la cooperazione nelle ricerche solari. Vi partecipano oltre cento delegati, tra cui quindici donne. La presenza all'evento consacra l'accettazione ufficiale di Mina da parte del mondo astronomico. Da lì si reca a Salt Lake City in visita al figlio, ma viene raggiunta da una notizia terribile: sua madre è morta. Ancora addolorata per la sua perdita, al rientro si concentra sugli studi. Scopre altre due novae, portando a dieci il numero di quelle individuate (sulle sedici scoperte in totale negli ultimi venticinque anni).

[...]

Nei suoi trent'anni all'osservatorio di Harvard, Williamina Fleming ha scoperto una supernova e dieci novae, cinquantanove nebulose (tra cui la Nebulosa Testa di Cavallo), due stelle binarie, settantacinque stelle di Wolf-Rayet e trecentodieci variabili.

Nel suo elogio funebre, Herbert Hall Turner della Royal Astronomical Society, menzionando i traguardi delle sue ricerche, ha ricordato che «molti astronomi vanno meritatamente fieri di aver scoperto una variabile e si accontentano di lasciare ad altri le operazioni necessarie per la sua osservazione. La scoperta di duecentoventidue variabili, e un simile interesse per il loro futuro, è una conquista che rasenta il meraviglioso».

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Pagina 145

Capitolo 11

Mileva Marić


Ogni mattina, quando Mileva Marić varca il portone del vecchio edificio scolastico, gli occhi di adulti e ragazzi sono puntati su di lei. Le voci e lo scherno delle risate stridule si rincorrono tra i corridoi mentre, claudicante, raggiunge la sua classe. Mileva non reagisce: con il silenzio schiva le provocazioni e lo sghignazzare dei compagni; poi si siede, respira e riprende le sue amate letture. Mileva non è mai impreparata e ai suoi insegnanti la cosa non sfugge. Già alle elementari, affascinati dalla sua mente acuta, raccomandano ai genitori di prendersi cura della piccola, parlando di lei come di «un fenomeno raro». Che sia così, a Miloš e Marija Ružić è già noto. Mileva è diversa dagli altri figli. Quando nasce, il 19 dicembre 1875, i due fratelli maggiori sono morti, entrambi piccolissimi, ma di lì a poco la famiglia si allargherà con l'arrivo di Zorka e Milaš Jr. Proprio come Zorka e gran parte delle donne del ramo materno della famiglia, Mileva ha un difetto congenito all'anca sinistra che la fa zoppicare, ma che in nessun momento definirà la sua vita o le sue ambizioni.

I Marić sono una famiglia benestante. Miloš è stato sergente dell'esercito fino al 1875; Marija è figlia di un ricco proprietario terriero. Si sono conosciuti a Titel, nell'impero austro-ungarico, dove Mileva trascorre gli inizi della sua vita. Durante i primi anni scolastici vive a Ruma con la famiglia, a circa trenta chilometri da Novi Sad. Nel 1886, su consiglio degli insegnanti, suo padre sceglie per lei un nuovo istituto scolastico, la Serbian Higher Girls School di Novi Sad. Così Mileva, a soli undici anni, va via di casa. L'anno seguente è la volta della Royal Lower Secondary School, a Sremska Mitrovica, dove rimane per tre anni fino a quando, ormai quattordicenne, termina il percorso scolastico femminile.

Secondo le leggi dell'epoca, da quel momento Mileva avrebbe dovuto dedicarsi ai lavori domestici poiché l'istruzione superiore era un diritto per soli uomini, ma la cosa non va a genio ai Marić. Miloš e Marija si consultano, chiedono informazioni e alla fine decidono di iscrivere la figlia in una scuola serba. Il Paese, ormai indipendente dall'impero ottomano, ha infatti abolito le restrizioni di genere sull'istruzione. Così Mileva si trasferisce a Šabac, dove frequenta il Royal Serbian Gymnasium, ma la permanenza è breve: a maggio è costretta ad abbandonare la scuola e a seguire la famiglia a Zagabria, dove il padre è stato nominato ufficiale giudiziario presso l'Alta Corte di Giustizia. La nuova sistemazione, e soprattutto il nuovo lavoro di Miloš, permettono a Mileva di frequentare una scuola maschile, il Royal Classical Gymnasium. Non è tutto. Durante l'anno accademico 1893-1894, grazie a un permesso speciale rilasciato dal ministro dell'Educazione, Mileva frequenta il corso di fisica, anche questo solitamente appannaggio degli uomini. Proprio la fisica e la matematica si rivelano congeniali alla mente acuta della ragazza, che in queste due materie eccelle.

Completato il percorso di studi superiori, è la volta dell'università. Si è appena diplomata quando parte con il padre per la Svizzera, uno dei pochi Paesi a permettere l'accesso all'istruzione universitaria anche alle donne. Arrivano a Zurigo, dove Mileva si iscrive alla Zurich's Higher Girls' School per frequentare un anno propedeutico all'università. Qui vive in una pensione femminile e nella primavera del 1896, a vent'anni, sostiene con successo gli esami di maturità alla Swiss Federal Medical School di Berna.

Č proprio in quel periodo che maturano i primi pensieri sul suo futuro. Dapprima l'idea di intraprendere la carriera medica - un barlume breve, durato solo un'estate - poi a ottobre l'iscrizione al Politecnico federale di Zurigo. Decisa a studiare fisica e matematica, agli esami di ammissione ottiene un punteggio medio di 4,25 su 6.

Mileva lo sa che la sua è un'impresa coraggiosa. Le materie scelte sono da sempre dominate da figure maschili e le donne che hanno avuto successo si contano sulle dita di una mano. La cosa non la turba: è abituata a lottare per raggiungere ciò che vuole e al suo traguardo mancano solo quattro anni, otto semestri di lezioni. Fin da subito si accorge di essere l'unica donna del suo corso, una delle nove tra gli 841 studenti iscritti al Politecnico pronte a sfidare un mondo al maschile. La sua è una piccola classe, solo sei studenti. Di questi, quattro hanno scelto come indirizzo matematica - Marcel Grossmann, Louis Kollros, Jakob Ehrat e Louis-Gustave du Pasquier - solo due, fisica: oltre a lei, Albert Einstein. Lui ha poco più di diciassette anni, Mileva ne ha quasi ventidue.

L'età non ha peso: i due si scoprono fin da subito in sintonia. Menti che viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda, spesso si comprendono senza parlare. Così, tra lezioni, sessioni di studio ed esami, chiudono il primo anno con voti simili: 4,29 su 6 per Mileva; 4,64 per Albert.

L'entusiasmo per l'intesa con il compagno di corso è incontenibile e va ben oltre i banchi di università. Rientrata a casa per le vacanze, Mileva parla di Albert ai genitori; non vede l'ora di presentarlo alla famiglia. Ma l'incontro deve attendere, come sempre viene prima la carriera.

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Una nuova gravidanza riporta la gioia nella casa: Hans Albert nasce il 14 maggio 1904. Il ruolo di madre le permette di instaurare una routine fatta di incombenze domestiche e letture, affiancando Albert nei suoi lavori. Mileva, che ha abbandonato il sogno di terminare gli studi, ritrova nuovo slancio nell'aiutare il marito: ricerche, calcoli, consigli e traduzioni. I due sono finalmente quello che sognavano: ein-stein, "una pietra" solida e granitica.


Il 1905 passa alla storia come l' annus mirabilis, quello in cui il semi-sconosciuto Albert Einstein pubblica quattro articoli, quattro testi avanguardisti che mettono in discussione secoli di teorie. Il 18 marzo completa Un punto di vista euristico sulla produzione e la trasformazione della luce, secondo il quale la luce, che fino ad allora si credeva viaggiasse in onde, è costituita da un numero finito di quanti di energia che si muovono nello spazio. L'11 maggio è la volta de Il moto di piccole particelle sospese in liquidi in quiete, secondo la teoria cinetico-molecolare del calore, sul moto browniano. Il 30 giugno, Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento, in cui illustra la teoria della relatività ristretta, in base alla quale lo scorrere del tempo non è universale. Infine, il 27 settembre, L'inerzia di un corpo dipende dal contenuto di energia?, che presenta l'equazione più famosa della storia, E=mc˛.

Come sempre Albert è l'unico autore degli articoli, Mileva non è mai menzionata. Eppure lei è stata sempre lì con lui, per lui. Ne ha condiviso le idee ogni giorno dopo aver messo a letto il piccolo Hans, ma Albert non la cita neppure nei ringraziamenti. Cita invece Michele Besso, ingegnere e suo caro amico da anni, colui che è riuscito a farlo assumere all'ufficio brevetti. Da allora i due hanno preso l'abitudine di lavorare alle idee di Albert anche durante il turno. Mileva invece è esclusa.

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