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[ memorie militari, Tapiro, Hitler, ritirata ]
"Signor Ministro, camerati!
Questo edificio, che dovrà portare
il nome di «Accademia Hürlanger-
Hiss delle Memorie Militari» non ha
bisogno, in sé, di alcuna
giustificazione. La richiede bensí
il nome di Hürlanger-Hiss che per
lungo tempo - vorrei dire fino ad
oggi - è stato tacciato d'infamia.
Voi sapete quale macchia si è
posata su questo nome: allorché
l'armata del Maresciallo Emil von
Hürlanger-Hiss dovette iniziare la
ritirata, Hürlanger-Hiss fu in
grado di provare una perdita di
soli 8500 uomini. Ora, secondo i
calcoli degli esperti in ritirate
presso il Tapiro - cosí, come voi
ben sapete, eravamo soliti chiamare
Hitler nei nostri discorsi
confidenziali - la sua armata
avrebbe dovuto subire, ad
equivalenza di spirito agonistico,
una perdita di 12300 uomini. Voi
sapete altresí, Signor MInistro e
miei camerati, il trattamento
oltraggioso che fu riservato ad
Hürlanger-Hiss. Fu trasferito per
punizione a Biarritz dove morí per
un avvelenamento di gamberi. Per
lunghi anni - quattordici anni in
tutto - questa infamia ha macchiato
il suo nome. Tutto il materiale coi
documenti relativi all'armata di
Hürlanger, cadde nelle mani dei
segugi del Tapiro, e poi in quelle
degli alleati. Ma oggi, oggi,"
gridai, facendo seguire una pausa
per dare alle parole seguenti il
giusto peso, "oggi può intendersi
dimostrato, ed io sono pronto a
rendere di pubblica ragione il
materiale relativo, che l'armata
del nostro degnissimo maresciallo
ha riportato a Schwichi-Schwaloche
una perdita complessiva di 14700
uomini, ripeto 14700 uomini.
S'intende peraltro dimostrato che
la sua armata si è battuta con
virtù esemplare. Il suo nome è di
nuovo senza macchia."
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[ tram, viso, maschera, cestinare, cestinatore ]
Quando un camion che sorpassa
offre per un momento uno sfondo
alla finestra del tram, controllo
l'espressione del mio viso; non è
pensieroso, quasi doloroso?
Correggo con zelo il resto di
problematicità e tento di dare al
mio viso l'espressione che deve
avere: né riservata né fiduziosa,
né superficiale, né profonda.
Mi sembra che la maschera sia
riuscita, perché quando scendo al
Marienplatz e mi perdo nell'intrico
della città vecchia dove ci sono
tanti uffici dall'aria antiquata e
simpatica, discreti studi di notai
e di avvocati, nessuno immagina che
entri da una porta secondaria
nell'edificio dell'UBIA,
istituzione che può vantarsi di
dare il pane a trecentocinquanta
persone e di assicurare la vita di
altrettante quattrocentomila. Il
portinaio mi riceve all'ingresso
dei fornitori, mi sorride, io gli
passo davanti, scendo in cantina e
inizio la mia attività che deve
essere terminata alle 8,30 quando
gli impiegati affluiscono negli
uffici. L'attività che esercito
nella cantina di questa ditta
onorata, la mattina fra le 8 e le
8,30 à all'esclusivo servizio della
distruzione: io cestino, butto via.
Ho trascorso anni ad inventare la
mia professione, a renderla
plausibile con ogni genere di
calcoli: ho scritto trattati,
grafici hanno coperto e coprono
tuttora le pareti della mia casa.
Mi sono arrampicato per anni tra
ascisse e ordinate, mi sono perduto
in teorie e ho goduto la gelida
ebbrezza che possono scatenare le
formule. Da quando esercito la mia
professione sono pieno della
tristezza che può provare un
generale arrivato in basso ai piani
della tattica dalle altezze della
strategia.
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