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| << | < | > | >> |IndiceRingraziamenti VII Introduzione IX 1. Storie 1 2. Scienza 23 3. Tecnologia 51 4. Evoluzione 79 5. Etica 101 Note bibliografiche 123 Indice dei nomi 127 |
| << | < | > | >> |Pagina XVLa scienza è il mio dominio, la fantascienza lo spazio dei miei sogni. Nel 1995 cadeva il centenario della pubblicazione della Macchina del tempo di Herbert George Wells, forse la visione più cupa del futuro dell'umanità che sia mai stata immaginata. Wells si serve di una storia drammatica per dare ai suoi contemporanei una visione di un futuro possibile. Il suo obiettivo non era quello di predire, bensì di mettere in guardia. Era adirato con la specie umana per i suoi fallimenti e le sue follie. La sua ira si rivolgeva in modo particolare al sistema classista inglese, a causa del quale aveva sofferto personalmente; un sistema che divideva le persone in ricchi oziosi e poveri sfruttati; ricchi che potevano apprezzare le raffinatezze dell'arte e della bellezza, mentre i poveri erano condannati a una vita di ignoranza e di bruttezza. Wells avvertiva il lettore, in particolare il lettore inglese di ceto elevato, che la grande disuguaglianza e l'ingiustizia nella società stavano conducendo al disastro. Continuando su questa strada, così diceva la sua storia, la fine sarà inevitabile, con l'umanità divisa in due specie, le prede e i predatori: gli Eloi, che cantano e danzano alla luce del sole, e i Morlocchi che nell'oscurità del sotto suolo fanno funzionare le macchine; gli Eloi che per indolenza hanno perduto la pratica e la capacità intellettuale; i Morlocchi che accudiscono quelli che una volta erano i loro simili come bestiame e fonte di nutrimento.Non è possibile stabilire quanta influenza diretta gli scritti di Wells abbiano avuto sulla storia sociale dell'Inghilterra. Quando ero consulente scientifico della Royal Air Force, durante la seconda guerra mondiale, un mio superiore, Reuben Smeed, formulò una regola per guidare i nostri sforzi. La regola di Smeed stabilisce che si può ottenere un risultato o prendersene i meriti, mai le due cose assieme. Per essere influenti in politica o negli affari sociali ci si deve adoperare affinché chi detiene il potere faccia proprie le nostre idee. È comunque impossibile stabilire se la nostra influenza personale sia stata decisiva. Nel caso di Wells, è noto che la Macchina del tempo ottenne un immediato successo e che in materia di temi sociali, perorati instancabilmente con i suoi amici della Fabian Society, per molti anni fu l'autore più letto di tutta la Gran Bretagna. Sappiamo che durante i cinquant'anni di vita attiva di Wells dalla pubblicazione della Macchina del tempo nel 1895 fino alla morte nel 1946 - le ingiustizie e le disuguaglianze della società inglese diminuirono gradualmente e che la classe governante inglese sviluppò una coscienza sociale. Sappiamo pure che nei cinquant'anni successivi alla sua morte, l'Inghilterra è lentamente ritornata al sistema classista, con sperequazioni così acute quanto quelle combattute e denunciate da Wells nelle sue opere. Personalmente ritengo che, contrariamente alla regola di Smeed, vadano riconosciuti a Wells i meriti di svariati miglioramenti nel sistema sociale inglese dei suoi tempi. | << | < | > | >> |Pagina 25Nelle scienze, per identificare le nuove direzioni di ricerca occorre individuare le rivoluzioni scientifiche. In assenza di rivoluzioni, la scienza continua il suo percorso nelle direzioni tracciate in precedenza. Le rivoluzioni scientifiche sono difficili da prevedere; a volte è comunque possibile immaginarsele prima che queste avvengano.Vi sono due tipi di rivoluzioni scientifiche, quelle determinate da nuovi strumenti e quelle scaturite da nuove idee. Nel suo famoso libro, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Thomas Kuhn si occupò quasi esclusivamente di concetti, molto poco di strumenti. La sua idea di rivoluzione scientifica è basata su un unico esempio, la rivoluzione nella fisica teorica verificatasi negli anni Venti con l'avvento della meccanica quantistica; un modello fondamentale di rivoluzione scaturita da nuove idee. Il libro di Kuhn era talmente ben scritto che divenne in breve tempo un classico. Portò un'intera generazione di studenti e storici della scienza a pensare erroneamente che tutte le rivoluzioni scientifiche avessero origine da idee innovative. Le rivoluzioni di questo tipo destano un maggiore interesse e hanno un impatto più forte sulla sensibilità del pubblico nei riguardi della scienza; sono comunque quelle più rare. Negli ultimi cinquecento anni, oltre alla rivoluzione della meccanica quantistica presa come modello da Kuhn, vi sono state sei rivoluzioni determinate dall'introduzione di nuovi concetti, e che associamo ai nomi di Copernico, Newton, Darwin, Maxwell, Freud e Einstein. Nello stesso periodo ci sono state almeno venti rivoluzioni determinate dagli strumenti, non affascinanti agli occhi del pubblico, ma egualmente importanti per il progresso della scienza. Esempi fondamentali di questo tipo di rivoluzione sono: l'uso del telescopio in astronomia, dovuto a Galileo, e l'impiego della diffrazione dei raggi X nella determinazione della struttura delle molecole biologiche, dovuto a Crick e Watson. L'effetto di una rivoluzione scientifica determinata da nuove idee è quello di spiegare fenomeni noti in maniera diversa. L'effetto di una rivoluzione scientifica determinata da nuovi strumenti è quello di scoprire fenomeni nuovi che dovranno essere spiegati. In quasi tutti i rami della scienza, e specialmente in biologia e in astronomia, vi è stata una preponderanza di rivoluzioni generate dagli strumenti. Abbiamo avuto più successo nel conseguire nuove scoperte piuttosto che nel fornire una spiegazione a quelle già fatte. In tempi recenti il campo di mia competenza, la fisica, ha avuto grande successo nel creare nuovi strumenti che hanno prodotto rivoluzioni in biologia e in astronomia; ha avuto invece meno successo nel creare nuovi concetti con i quali comprendere le proprie scoperte. Dopo la rivoluzione di Crick e Watson degli anni Cinquanta, la successiva grande rivoluzione dovuta a nuovi strumenti coincise con l'avvento dei computer e delle unità di memoria negli anni Sessanta. L'elaborazione elettronica rivoluzionò ogni ramo delle scienze sperimentali; le simulazioni al computer rivoluzionarono ogni ramo delle scienze teoriche. La rivoluzione di Crick e Watson e quella informatica ebbero origine da strumenti importati dalla fisica. Incidentalmente, il computer provocò una rivoluzione nella fisica stessa, aumentando il potere delle teorie nell'interpretazione degli esperimenti e nella previsione di nuovi fenomeni. Il computer è l'esempio tipico di strumento intellettuale. Non è un concetto, bensì un mezzo per pensare in modo chiaro. Permettendo di calcolare con maggiore precisione, il computer ci permette di pensare più chiaramente. Ha inoltre avuto un effetto rivoluzionario nell'avvicinare la matematica moderna e la fisica teorica. Concetti matematici sofisticati, del tutto alieni ai fisici delle generazioni precedenti, sono ora abitualmente usati per elaborare teorie fisiche. La rivoluzione del computer cominciò con l'uso del nuovo strumento e, man mano che i computer diventavano piccoli, economici e sempre più diffusi, si trasformò ben presto in un nuovo stile di ricerca. Agli inizi, quando John von Neumann costruì il suo computer a Princeton, erano macchine enormi e costose. Il computer di von Neumann era una macchina dedicata a due grossi progetti: alle previsioni meteorologiche durante il giorno e alle bombe all'idrogeno la notte. Vent'anni dopo, a rivoluzione pienamente avviata, i computer erano diventati strumenti personali, disponibili per chiunque ne avesse bisogno e dedicati a una grandissima varietà di scopi. La gestione centralizzata era stata soppiantata dall'improvvisazione personale. Ai giorni nostri i computer sono diffusi quanto le lavastoviglie e sono usati indifferentemente come strumenti di lavoro o per giocare. Spesso accade che una rivoluzione scientifica sia accompagnata da un cambiamento nello stile della ricerca. Mi piace fare riferimento a due personaggi, Napoleone e Tolstoj per raffigurare due stili contrastanti: organizzazione rigida e disciplina, rappresentate dalla figura di Napoleone; caos creativo e libertà, rappresentate da quella di Tolstoj. Nel mondo dei computer Napoleone è il massiccio mainframe IBM e Tolstoj il più umile Macintosh. La rivoluzione del computer è stata una fuga dalle ambizioni napoleoniche di Von Neumann verso l'anarchia tolstoiana di Internet. Le rivoluzioni future saranno testimoni di numerose fughe di questo genere. | << | < | > | >> |Pagina 47La scienza che dominerà il XXI secolo sarà la biologia. Due rami della biologia in particolare, la genetica e la neurofisiologia, presentano numerosi problemi fondamentali non ancora risolti che potranno essere affrontati con nuovi strumenti tecnologici. Tali strumenti saranno inizialmente presi in prestito dalla fisica e dalla chimica, ma molto probabilmente in un secondo momento nuovi strumenti verranno concepiti direttamente dalla biotecnologia. Poiché questi problemi sono molto importanti in medicina, il denaro sarà disponibile per coloro che proveranno a risolverli.In genetica uno dei problemi fondamentali consiste nel comprendere i meccanismi che controllano lo sviluppo degli organismi più evoluti. La ricerca ha fatto rapidi progressi nell'esplorazione dei meccanismi genetici ed è stata spiegata, nei suoi termini generali, l'architettura biochimica che presiede al processo di sviluppo. Per conoscere esattamente i programmi genetici che guidano la crescita perfetta di una mano umana o dell'occhio, ci vorrà però ancora tempo. Lo studio dettagliato della programmazione genetica dello sviluppo umano andrà di pari passo con la determinazione della sequenza del genoma umano. Una volta determinata la sequenza del primo genoma umano, genomi umani e di altre specie verranno sequenziati nella più grande varietà, permettendo di esplorare le connessioni fra genotipo e fenotipo. La costruzione di librerie genomiche per la biosfera della terra sarà un'impresa simile alla mappa digitale dell'universo. La Mappa Digitale della Biosfera sarà di fondamentale importanza per la biologia così come la Mappa Digitale del Cielo lo sarà per l'astronomia. In biologia e in astronomia il rilevamento e la digitalizzazione dei dati costituiranno gli strumenti per arrivare a una più profonda comprensione dell'universo e della sua evoluzione. Che cosa potrà essere fatto con questi strumenti dipenderà da scoperte non ancora avvenute. Il problema fondamentale non ancora risolto della biologia è quello dell'origine della vita. Quando nel XIX secolo Darwin formulò la sua teoria evoluzionista fondata sulla selezione naturale delle specie, si guardò bene dal pretendere che tale teoria potesse dare una spiegazione dell'origine della vita. Nel XX secolo sono state proposte diverse teorie sull'origine della vita che descrivevano i percorsi possibili attraverso i quali popolazioni di molecole prive di vita potevano essersi organizzate in cellule viventi. Ma queste teorie sono rimaste vaghe e speculative, fuori della portata della verifica sperimentale. È molto probabile che nel XXI secolo si arrivi a trovare gli strumenti per rendere il problema delle origini accessibile all'esperimento. | << | < | > | >> |Pagina 49Quando affermo che la biologia sarà la scienza dominante per i prossimi cento anni non intendo dire che l'importanza della fisica sia esaurita. Anche in fisica vi sono problemi fondamentali che non hanno trovato soluzione e anch'essa sta sviluppando nuovi strumenti con i quali affrontarli. I progressi in fisica saranno probabilmente più lenti che non in biologia perché gli strumenti necessari alla ricerca sono più complessi e vi è un minor numero di problemi irrisolti. Ma la fisica non è certo alla fine, sembra solo che si muova lentamente perché non può sostenere la velocità con la quale è cresciuta nella prima metà del XX secolo. In quel periodo le più importanti rivoluzioni sono avvenute circa ogni dieci anni, ma nella fisica futura le rivoluzioni di maggior portata avranno luogo ogni cinquant'anni, così come avvenne nel XVIII e nel XIX secolo.Ho descritto il cammino della scienza nel XXI secolo in modo conservatore, come un'estrapolazione lineare della scienza dei nostri giorni. Tale estrapolazione è destinata a fallire nel lungo periodo perché la natura e gli obiettivi fondamentali della scienza cambieranno. Se si cerca di immaginare come sarà la scienza fra mille anni dobbiamo considerare la possibilità che la scienza così come la conosciamo oggi potrebbe aver cessato di esistere. I processi del pensiero dei nostri successori fra un migliaio di anni potrebbero esserci del tutto estranei, così come le teorie della meccanica quantistica e della relatività generale lo sarebbero state per san Tommaso d'Aquino. Tommaso d'Aquino fu uno dei maggiori filosofi della sua epoca e dal suo pensiero è derivata la scienza moderna. Ma in questi ottocento anni il nostro modo di pensare si è talmente allontanato da quello di Tommaso d'Aquino che egli troverebbe inintelligibile qualsiasi nostro discorso. Fra mille anni vi saranno ancora studiosi che in qualche modo indagheranno sui segreti della natura definendosi scienziati, ma gli strumenti e gli scopi della ricerca saranno con ogni probabilità così distanti dai nostri che difficilmente potremmo riconoscere in quegli scienziati colleghi che perseguono un obiettivo comune. | << | < | > | >> |Pagina 53Per capire la tecnologia, così come viene vista al di fuori dell'élite tecnologica, sono giunto alla conclusione che la fantascienza sia più illuminante della scienza. Quest'ultima fornisce alla tecnologia il bagaglio tecnico, la fantascienza ne mostra le conseguenze sull'uomo.Vorrei cominciare da dove era rimasto Wells con la sua Macchina del tempo, cento anni fa. Dopo di lui, il successivo sognatore che si provò a disegnare i futuri scenari della scienza fu il biologo J.B.S. Haldane. Haldane consegnò i suoi sogni a un libretto, pubblicato in Inghilterra nel 1923, dal titolo Daedalus, or Science in the Future. Il testo era stato oggetto di una conferenza tenuta al Circolo degli Eretici, un esclusivo club di intellettuali dell'Università di Cambridge. Per rappresentare lo spirito rivoluzionario della scienza, Haldane si rifece alla figura mitologica di Dedalo e, come Wells, espresse il suo profondo scetticismo sui pretesi benefici della scienza per l'umanità. Mentre Wells esprimeva i suoi dubbi attraverso la tragedia, Haldane utilizzò lo humour nero. [...] Daedalus inizia con un bombardamento di artiglieria sul fronte occidentale, con le granate che scoppiano annientando indifferentemente i protagonisti umani che avrebbero dovuto dirigere la battaglia. Questa scena iniziale ben riassume l'opinione di Haldane sulla guerra. E parimenti la scena finale - quando nel suo laboratorio il biologo "come un povero e meschino uomo sottopagato, brancolante nei labirinti dell'ultramicroscopico" viene trasformato nella mitica figura di Dedalo "consapevole della sua orrenda missione e orgoglioso di essa" - riassume il suo pensiero sulla scienza. Haldane ritiene che il destino dello scienziato sia quello di trasformare il bene nel male, che gli orrori della prima guerra mondiale non siano stati un fenomeno isolato ma solo un esempio delle conseguenze distruttive che costantemente ci aspettiamo di veder emergere dal progresso della scienza. Ora, settantaquattro anni dopo, cominciamo a vedere più chiaramente cosa Haldane intendesse dire. La decisione del Congresso degli Stati Uniti di cancellare il progetto del Superconducting Supercollider fu un vero colpo per molti dei miei colleghi scienziati, ma non avrebbe sorpreso Haldane. All'epoca in cui scriveva, gli anni Venti, la scienza in Inghilterra non godeva delle simpatie popolari. L'opinione pubblica la identificava con la carneficina tecnologica della recente guerra. La prima guerra mondiale era ritenuta una tipica dimostrazione della malvagità umana, con i vecchi nel ruolo dei sostenitori e organizzatori della strage e i giovani nel ruolo delle vittime. L'opinione pubblica rimproverava agli scienziati in generale, e ai chimici in particolare, l'invenzione di gas esplosivi e velenosi che avevano ucciso un'intera generazione di giovani inglesi o lasciato su di essa segni indelebili. Gli scienziati erano visti come una casta privilegiata che senza pietà traeva profitto dalle miserie dei meno abbienti. Quarant'anni più tardi, in America, un simile odio verso la scienza si manifestò nella generazione dei giovani che sperimentarono le conseguenze della tecnologia nella guerra del Vietnam, e se ne sentì vittima. Oggi la scienza ha nuovamente trasformato il bene in male. In questo caso il male non è rappresentato dalla guerra, ma da una tecnologia civile che sistematicamente aumenta il divario fra ricchi e poveri, che priva del posto di lavoro i giovani senza formazione e lascia un gran numero di giovani madri e bambini senza casa e senza speranza. Si può incontrare il male in molti posti nel mondo, in particolare nelle grandi città del Nord e del Sud America. Quando nel periodo di Natale si passeggia per le vie di New York al calare della sera, è possibile vedere l'ampiezza di tale divario nella sua crudezza. Le vetrine luminose dei negozi espongono giocattoli elettronici dalla tecnologia più avanzata destinati ai figli dei ricchi, mentre a pochi passi, negli angoli bui della metropolitana, si ammassano i contorni indistinti di relitti umani che la tecnologia ha lasciato dietro di sé. In ogni grande città americana tali contrasti sono ormai parte della vita quotidiana. Quando per la prima volta arrivai in America cinquant'anni fa, ricchi e poveri erano meno estranei e meno diffidenti l'uno dell'altro. Il sentimento di appartenere a una comunità era più forte, vi erano meno serrature alle porte dei ricchi e i poveri avevano un tetto sopra la testa. Da allora la ricchezza si è accumulata e la società è decaduta. Come disse Haldane, "la tendenza della scienza applicata è di acuire le ingiustizie fino a farle diventare intollerabili; allora l'uomo comune, che nessun profeta o poeta può smuovere, si decide a estinguere il male alle radici". Gli scienziati potrebbero obiettare che i disagi della società americana sono causati dalla droga, dalla diffusione delle armi, dall'intolleranza razziale, dall'ignoranza, dal sistema scolastico inefficiente o dalla crisi della famiglia, non dalla scienza. Ed è senz'altro vero che le cause immediate della disgregazione sociale sono morali ed economiche piuttosto che tecniche. Ma, per questi mali, la scienza deve farsi carico di una maggiore responsabilità, superiore a quanto la maggioranza degli scienziati sia pronta ad ammettere. Quando si guarda ai processi storici su una scala di tempo di cinquanta o cento anni, la scienza appare come la spinta più forte al cambiamento. A causa della scienza, la manodopera non specializzata è stata soppiantata dalle macchine e i computer hanno sostituito gli impiegati non qualificati in tutti i settori dell'industria e del commercio. A causa della scienza, la tradizionale classe media conservatrice, costituita da impiegati di concetto occupati nell'industria e con una buona retribuzione, è quasi scomparsa. A causa della scienza, posti di lavoro con stipendi sufficienti a mantenere decorosamente una famiglia non sono più accessibili ai giovani privi di un'istruzione superiore, a meno che non abbiano uno speciale talento per diventare giocatori di baseball o rockstar. A causa della scienza, le famiglie che hanno accesso al computer e all'istruzione superiore stanno trasformandosi rapidamente in una casta ereditaria, con i figli che ereditano i privilegi dei loro genitori. A causa della scienza, giovani privati del diritto legittimo di guadagnarsi la vita traggono forti vantaggi economici dall'unirsi a bande criminali. | << | < | > | >> |Pagina 103Uno dei monumenti che preferisco è la statua di Samuel Gompers, situata non lontano da Fort Alamo, a San Antonio in Texas. Ai piedi della statua, un'iscrizione riporta una citazione da un discorso di Gompers:Che cosa vogliono i lavoratori? Vogliamo più scuole e meno prigioni, più libri e meno armi, più istruzione e meno vizio, più riposo e meno avidità, più giustizia e meno vendetta. Vogliamo più opportunità per coltivare la nostra parte migliore. Dedicato a coloro che agiscono 6 settembre 1982 Bette Jean Alden Non so quanti, fra le migliaia di turisti che ogni anno visitano San Antonio, rendendo omaggio a Davy Crockett e agli altri eroi di Fort Alamo, si fermano un momento per ascoltare le parole di Samuel Gompers. Come è accaduto a me, spero che qualcuno abbia trovato nelle parole pacate di Gompers un efficace antidoto alla follia militare simbolizzata da Fort Alamo. È una piacevole sorpresa poter udire, così vicino al cuore del Texas, così vicino al santuario dell'orgoglio patriottico, la quieta voce della ragione. Samuel Gompers fu fondatore e primo presidente dell'American Federation of Labor. In gran parte si deve a lui se, in America, il movimento operaio si allontanò dalle posizioni europee dominate dall'ideologia marxista. In Europa, i leader dei lavoratori sognavano la rivoluzione del proletariato. Gompers capì che la classe operaia americana non ambiva alla rivoluzione, ma richiedeva principalmente salari più alti e sicurezza economica. Fu un campione del pragmatismo contro l'ideologia. Di regola, le tecnologie guidate dal pragmatismo danno ottimi risultati, mentre quelle ispirate dall'ideologia funzionano male. La vita di Gompers dimostra un'altra regola generale: è più facile che la giustizia sociale scaturisca dal pragmatismo che non dall'ideologia. È un'ironia della storia che oggi, settant'anni dopo la sua morte, le idee di Gompers abbiano trionfato in Europa e fallito negli Stati Uniti. Ai tempi di Gompers gli ideologi europei condussero i sindacati a una serie di disastri, il peggiore di tutti la dittatura del proletariato nel 1917 in Russia. Nel frattempo Gompers stabiliva in America la tradizione della contrattazione fra i lavoratori e le classi dirigenti che avviò un periodo di crescita e di prosperità per i sindacati. Poi, dopo le devastazioni della seconda guerra mondiale, le posizioni ai due lati dell'Atlantico si invertirono gradualmente, l'Europa riconobbe la saggezza di Gompers e avviò la ricostruzione della società su basi non ideologiche, dove i sindacati condividevano il potere e la responsabilità delle decisioni economiche. Negli Stati Uniti, invece, gli insegnamenti di Gompers furono dimenticati per abbracciare l'ideologia di un capitalismo drottrinario e del libero mercato. La forza dei sindacati venne meno e il sogno di Gompers - più libri e meno armi, più riposo e meno avidità, più scuole e meno prigioni - fu tacitamente abbandonato. In una società dove non regna la giustizia sociale e dominata dall'ideologia del libero mercato, le armi, l'avidità e le prigioni sono destinate a vincere.
Questo vuole essere un libro sulla tecnologia, non sulla
giustizia sociale, ma non è possibile affermare quali siano le buone tecnologie
e quali quelle cattive se non si presta attenzione alla giustizia sociale.
Quando cinquant'anni fa ero studente di matematica in Inghilterra, uno dei miei
insegnanti, il grande matematico G.H. Hardy, scrisse un libriccino,
Apologia di un matematico,
in cui spiegava al lettore non specialista che cosa fanno i
matematici. Con un certo orgoglio Hardy dichiarava che la sua vita era stata
interamente dedicata alla creazione di opere d'arte astratta, completamente
inutili e senza alcuna possibilità di applicazione pratica. Aveva idee ben
precise riguardo alla tecnologia, che espresse nella seguente affermazione: "Una
scienza è ritenuta utile quando i suoi sviluppi tendono a inasprire le
ineguaglianze sociali esistenti nella distribuzione della ricchezza o quando
tendono direttamente alla distruzione della vita umana". Hardy scrisse queste
parole mentre attorno a lui infuriava la guerra. Tuttavia, la sua visione della
tecnologia mantiene un certo valore anche in tempo di
pace. Molte delle tecnologie che attualmente si stanno sviluppando più
rapidamente - sostituendo nelle fabbriche e negli uffici i lavoratori con le
macchine, e rendendo sempre più ricchi gli azionisti e più poveri i lavoratori -
tendono ad acuire le iniquità nella distribuzione della ricchezza. E le
tecnologie dalla forza distruttiva continuano anche oggi a essere redditizie
come lo erano ai tempi di Hardy. Il mercato giudica una tecnologia sulla base
della sua efficacia, se riesce o fallisce nel compito per il quale è stata
progettata. Ma sempre, anche dietro la tecnologia di maggior successo, si
nasconde una domanda di tipo etico, e cioè se l'impresa per la quale la
tecnologia è stata progettata sia veramente da perseguire.
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