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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione vii Le regole del gioco xv Capitolo 1 Più forte di una locomotiva in corsa 1 Capitolo 2 Raggi: cosmici e gamma 19 Capitolo 3 Il Cavaliere Oscuro 33 Capitolo 4 Sotto le onde 47 Capitolo 5 Arriva un Ragno 63 Capitolo 6 Lanterne verdi e buchi neri 81 Capitolo 7 Atomi, formiche e giganti 97 Capitolo 8 Veloce, più veloce 111 Capitolo 9 Mutanti: buoni, cattivi e neutri 125 Capitolo 10 Misteri nello spazio 141 Capitolo 11 Il materiale giusto 157 Appendici 163 Bibliografia 173 |
| << | < | > | >> |Pagina VIIINTRODUZIONEUn libro che voglia trattare dei fumetti di supereroi ha come prerequisito un minimo di conoscenza della storia dei comic book, a noi più noti come "fumetti", e dei loro compagni d'avventura, i periodici pulp. Considerate questa breve prefazione come il lavoro preparatorio per un esame importante; o come le istruzioni che l'assistente di volo vi ripete ogni volta che prendete un aereo. Cose che non avete bisogno di rileggere in continuazione, ma piuttosto una base di nozioni da tener lì a portata di mano: i fondamentali che renderanno il viaggio attraverso il libro molto più semplice. I supereroi dei fumetti, come il jazz, le patatine chips e i polizieschi del filone hard-boiled, sono un'invenzione eminentemente americana. Le loro origini sono inglesi ed europee, e le possiamo rintracciare nei romanzi d'avventure di Sir Walter Scott, nelle storie gotiche di Horace Walpole, nei viaggi fantastici di Giulio Verne e nelle invenzioni fantascientifiche di H.G. Wells. Ma i supereroi, più che altro, si inquadrano nel sogno americano dell'individualità eroica. Un uomo solo contro ogni avversità, si tratti di forze della natura, di governi corrotti o di invasori esterni: le creature dei fumetti, come Superman, Batman, Spider-Man e l'Incredibile Hulk riflettono il carattere americano con la stessa chiarezza dello Zio Sam — che, per la cronaca, è stato anche lui protagonista di una serie di fumetti. All'inizio del ventunesimo secolo, ci è difficile immaginare come potesse essere la vita sessanta o settant'anni fa. La Depressione teneva in pugno l'America e il resto del mondo. Il lavoro era poco, e quel poco era duro, con orari pesanti. Era un'epoca ancora senza televisione. All'inizio degli anni Trenta, persino le storie radiofoniche a puntate erano ancora di là da venire. Quanto al cinema, ci andavi il sabato pomeriggio, se potevi. Il baseball era popolare, mentre basket e hockey erano praticamente sconosciuti, e il football stava cominciando a muovere i primi passi. La fonte di svago principale per giovani e adulti era la lettura. Le biblioteche erano gratuite, ma offrivano poca scelta. Per i libri migliori, in genere, le liste d'attesa erano lunghe. Pochi fra i romanzi rientravano nella sfera d'interessi di ragazzi e giovani adulti. Per loro, c'erano i pulp. I pulp erano periodici di narrativa che costavano poco, molto diffusi fra il 1900 e il 1955 circa. I prezzi andavano dai cinque ai cinquanta centesimi, ma per lo più erano di circa dieci centesimi. C'erano pulp su qualsiasi argomento immaginabile, dai western alle storie rosa a quelle di sport, fino ai polizieschi e alla fantascienza. Si parlava di narrativa pulp non in riferimento allo stile o al tipo di storia pubblicata su questi periodici, ma alludendo alla carta economica, di polpa di legno, usata dagli editori per ridurre le spese. Il fattore comune di tutta la narrativa pulp non era la violenza, o il sangue, o anche solo il pericolo; le storie erano scritte per divertire, e questo è ciò che fecero, per cinquant'anni e per milioni di lettori. Negli anni Trenta, quasi cento periodici pulp affollavano i banchi dei rivenditori. Pur derisi per il loro contenuto di storie stereotipate, di basso profilo, i pulp erano letti da milioni di consumatori ogni mese. Quel che più importa a noi è che i pulp degli anni Venti e Trenta ospitarono la maggior parte della letteratura americana di fantascienza e fantasy. Da queste radici pulp nacquero i fumetti sui supereroi. Le strisce a fumetti d'avventura per ragazzi e adulti erano già in circolazione da decenni sui giornali, in formato a puntate. All'inizio degli anni Trenta, dai pulp emersero Tarzan e Buck Rogers. Tarzan, creatura dello scrittore Edgar Rice Burroughs, fece la prima apparizione nel romanzo Tarzan of the Apes (Tarzan delle scimmie), pubblicato sul periodico pulp Argosy nel 1912. La storia risultò così popolare che ebbe numerose continuazioni, tutte comparse prima sui pulp; ne fu ricavata una serie di film e in seguito anche una striscia a fumetti sui giornali. Buck Rogers era il personaggio principale di un romanzo breve, Armageddon 2419 A.D., scritto da Philip Francis Nowlan. Comparve sul numero dell'agosto 1928 di Amazing Stories, il primo pulp dedicato a storie scientifiche. La copertina di quel numero, che presentava un personaggio che si librava dal suolo grazie a una specie di cintura per il volo, fu ristampata più volte; per molti, finì per definire la fantascienza come "quella roba alla Buck Rogers". Da notare che la copertina non aveva niente a che fare con Buck Rogers, perché illustrava un'altra storia di quello stesso numero. La seconda storia di Buck Rogers, The Airlords of Han, apparve su Amazing Stories nel 1929. Le due avventure di Buck Rogers attrassero l'attenzione di un personaggio del mondo giornalistico, John Flint Dille. Questi si mise in contatto con Francis Nowlan, l'autore delle storie, per chiedergli se sarebbe stato interessato a trasformarle in strisce periodiche. Nowlan, lavorando con il grafico Dick Calkins, realizzò quanto richiestogli, e ben presto Buck Rogers divenne una delle strisce quotidiane e domenicali più popolari d'America. [...] Per oltre sessant'anni, i fumetti con supereroi sono rimasti divisi in due categorie: eroi ed eroine che traggono le loro energie dalle meraviglie della scienza, e le loro controparti, crociati in costume dotati di poteri magici. Spesso le differenze erano lievi, e personaggi superumani e soprannaturali avevano più punti in comune che differenze. Era più che altro una questione di definizioni, con una linea divisoria fra scienza moderna e magia antica non sempre facile da distinguere. Negli anni Cinquanta, la scienza era considerata la soluzione per i problemi del mondo, e la maggioranza dei supereroi erano figli delle tecnologie avanzate. Negli anni Settanta, la rivoluzione delle culture alternative fece crescere il numero di campioni del magico e del soprannaturale. In questi ultimi vent'anni, il pendolo ha oscillato di qua e di là, fra scienza e magia, da Gen 13 e Dr. Solar a Spawn e Sandman: una rivalità destinata probabilmente a perpetuarsi fino a quando esisteranno i fumetti. Questo libro, ovviamente, tratta degli eroi della famiglia che fa capo alla fantascienza. Nonostante tutta la simpatia che abbiamo per i personaggi del soprannaturale e del magico, per la loro stessa natura questi non sono suscettibili di analisi di tipo logico o scientifico. Non è così per Superman, Flash, e l'Incredibile Hulk, per fare qualche nome. Questi vengono dal mondo della scienza e della tecnologia, e possiamo metterli sotto un microscopio per studiarli e analizzarli. I loro poteri, le loro origini, le loro avventure si possono classificare come possibili, forse possibili in futuro, e non possibili, né oggi né mai. E questo è ciò che intendiamo fare in questo libro. Tuttavia, non sarà facile come sembra. A causa di una percezione che è iniziata nei primi tempi dei fumetti e che persiste tuttora. Si tratta della convinzione che le storie narrate con immagini, oltre che con parole, siano solo cose da ragazzini; che i fumetti non siano da grandi. Dagli anni Quaranta agli anni Sessanta, la narrativa popolare in America ha attraversato grandi cambiamenti. I pulp, gradualmente, sono diventati paperback. I polizieschi della scuola hard-boiled, un classico dei pulp, sono diventati rispettabili. La fantascienza, prima etichettata come "quelle stravaganze alla Buck Rogers", ha guadagnato popolarità ed è diventata un pezzo forte dell'editoria paperback, anche se ha dovuto aspettare gli anni Settanta per vedersi finalmente accettata come letteratura. In generale, man mano che i lettori di periodici pulp crescevano, portavano con sé i loro gusti. Quella che era considerata paccottiglia da pochi soldi nel 1940, diventava narrativa accettabile negli anni Cinquanta. Tranne i comic. Visto che i fumetti erano considerati dagli editori roba da ragazzini, la plausibilità della scienza descritta non è mai stata un problema. Gli editori erano convinti che nessuno ci avrebbe fatto caso. Avevano ragione, perché chi iniziava a leggere fumetti aspettandosi di trovarci scienza seria li abbandonava subito. Mentre i romanzi e i racconti di fantascienza diventavano sempre più accurati nella rappresentazione e nell'uso che facevano della scienza, durante gli anni Cinquanta e Sessanta i fumetti andarono nella direzione opposta e divennero meno precisi. Questa tendenza persiste e può essere rilevata anche oggi: gli appassionati, allevati a pseudo-scienza e supereroi, sono diventati a loro volta autori, e continuano a scrivere lo stesso tipo di materiale che una volta leggevano. Nonostante questo, i supereroi ci offrono un trampolino ideale per lanciarci in vari settori della scienza. Perché il possibile, come vedremo, spesso è molto più interessante dell'impossibile. | << | < | > | >> |Pagina XVLe regole del GiocoPrima di iniziare la nostra avventura nella scienza dei fumetti, dobbiamo chiarire un aspetto che gli scienziati considerano ovvio, ma che potrebbe non esserlo per noi persone comuni. Riguarda quella che è forse la più importante scoperta scientifica degli ultimi cent'anni; nonostante la sua importanza, i più non ne sono al corrente e non si rendono conto di quale impatto abbia sulla nostra conoscenza del mondo e dell'intero universo. Se anche doveste imparare un solo concetto da questo libro, quello che val la pena di ricordare è la risposta alla seguente domanda: come possiamo essere sicuri che le leggi della fisica funzionino in tutto l'universo allo stesso modo di come funzionano qui sulla terra? Forse, si potrebbe dire, in un'altra galassia la magia funziona e la scienza no. Come possiamo esserne sicuri? Ovvero, come vari studiosi si sono chiesti, solo perché le cose funzionano in un certo modo qui, dovremmo essere sicuri che non funzionino in modo diverso altrove? Oppure ancora, come si esprimono molti non-scienziati quando sono messi di fronte al concetto di leggi inviolabili, come facciamo a sapere che fra cent'anni non saremo in grado di muoverci più veloci della velocità della luce? Il vero problema non sarà per caso che gli scienziati non vogliono ammettere che potrebbero sbagliarsi? Detto in altre parole, dal momento che la scienza progredisce costantemente, come possiamo affermare che una cosa è impossibile? In un documento pubblicato nel 1917, intitolato "Cosmological Considerations on the General Theory of Relativity", Albert Einstein enunciò quello che chiamò il principio cosmologico. Secondo la sua affermazione, nessuna proprietà del cosmo definisce un luogo preferenziale o una direzione preferenziale nello spazio. In parole più semplici, l'universo obbedisce a un certo insieme di leggi che sono uguali dappertutto. Il principio cosmologico implica che non c'è un centro dell'universo, e che l'universo è lo stesso in tutte le direzioni e a qualsiasi scala lo si osservi, anche le più grandi. Per usare una terminologia più formale, l'universo è isotropo e omogeneo. Così, le leggi della fisica che valgono sulla Terra valgono anche in tutti gli altri punti dell'universo. La parola "teoria" dà sempre fastidio ai non-scienziati. Il loro argomento è che, se una certa cosa è una teoria, perché dovremmo accettare che è un fatto? Dagli anni Ottanta in poi abbiamo sentito ripetere quest'argomentazione più volte, non tanto in relazione alla teoria della relatività generale, quanto per la teoria dell'evoluzione. Se è una teoria, dicono i creazionisti, perché allora cerchiamo di insegnarla nelle scuole come verità? Il fatto è che una teoria è un concetto che è stato esaminato e messo alla prova più volte, senza mai trovarlo in errore. Qualche volta ci possono essere aggiustamenti alle teorie, ma i principi di base restano gli stessi. Quando una teoria è stata sottoposta a verifica così tante volte che non è più in discussione, diventa finalmente una legge, come le tre leggi della termodinamica. La teoria della relatività generale è ancora citata come teoria perché non siamo in grado di volare in tutto l'universo per verificare che sia valida dovunque. O almeno, non possiamo ancora! Però la teoria di Einstein si è dimostrata vera ogni volta che abbiamo fatto nuove scoperte, relativamente ad altre stelle, altre galassie, quasar e buchi neri. E quindi, quando diciamo, per esempio, che la velocità della luce nel vuoto è di 300.000 chilometri al secondo in qualsiasi punto dell'universo, non c'è nessun forse in quest'affermazione. È vera. Non perché gli scienziati hanno delle menti ristrette; ma perché, se non fosse vera, allora l'universo non avrebbe senso e la scienza non avrebbe senso. Il principio cosmologico potrà anche essere descritto come una teoria, ma in effetti è una legge. E, nella scienza, le leggi non sono fatte per essere infrante. | << | < | > | >> |Pagina 1CAPITOLO 1Più forte di una locomotiva in corsa
Superman
Comincia la leggenda di Superman Il successo di Superman in Action Comics n. 1 lanciò i fumetti, da uno status di svago senza pretese alla ribalta dell'entertainment americano. Un piccolo segmento del mercato, che sembrava condannato al fallimento, fiorì improvvisamente in un'industria multimilionaria. Nel 1938, nessuno aveva sentito parlare di Superman. Nel 1940, era la star di due periodici che vendevano oltre un milione di copie al mese, ed era diventato un'icona americana. La storia del successo a sorpresa di Superman è paragonabile solo all'ascesa al ruolo di superstar di un altro personaggio immaginario: Mickey Mouse, ovvero Topolino. Non fu una sorpresa che, poco tempo dopo, l'Uomo d'Acciaio arrivasse sul grande schermo. Gli anni Quaranta videro una serie di cartoni animati di Superman, di grande attrattiva grafica, prodotti dagli studios di Max Fleischer. Seguirono giocattoli-Superman, giochi di società e altri comic contenenti storie di Superman, come World's Finest Comics. [...] Superman cambiò tutto. Certo, i fumetti restavano roba da ragazzini, ma tutti leggevano Superman. Alcuni numeri arrivarono a vendere oltre un milione di copie, e per lo più ogni copia passava per le mani di diversi lettori. Superman diventò un fenomeno di portata nazionale. Che cosa lo rendeva così unico? Ovviamente, erano i suoi super poteri. All'inizio, i poteri di Superman erano super solo rispetto a quelli di un normale essere umano. Negli anni, con l'evolversi del fumetto, man mano che Superman affrontava situazioni sempre più complesse, la natura e la portata dei suoi poteri aumentarono. Un Superman che poteva sostenere l'impatto di un proiettile d'artiglieria non sembrava più adeguato, di fronte a un'esplosione nucleare. Così, i suoi autori resero Superman sempre più invincibile. Arrivato agli anni Sessanta, Superman era ormai così potente che diventava difficile trovargli minacce da sconfiggere, che fossero alla sua altezza. Le storie persero suspense, perché era ovvio che nessuna forza nell'universo avrebbe potuto sconfiggere l'Uomo d'Acciaio. Un numero crescente di avventure si affidarono alla magia, che non aveva bisogno di spiegazioni logiche, o a situazioni bizzarre che causavano una diminuzione dei super poteri.
Infine, a metà degli anni Ottanta, la storia di Superman fu riscritta e i
suoi poteri furono ridimensionati, così che non fosse più invincibile e
invulnerabile. La sua origine fu narrata in modo diverso, e ricominciò con una
nuova storia e una nuova ambientazione. Superman diventò meno super e più uomo.
Si trasformò in un eroe per gli anni Novanta e oltre, un sensibile Uomo
d'Acciaio New Age.
Che cosa rende Superman super Quando analizziamo Superman, dobbiamo tener presente che, in un certo senso, stiamo analizzando tutti i supereroi che sono seguiti. I supereroi sono sempre stati creati a pennellate larghe; non veniva dedicato molto tempo a ragionare sui limiti o sulla mancanza di limiti dei nostri super personaggi. Ancor meno attenzione veniva dedicata ai loro rapporti con gente normale e oggetti. Quando Superman solleva un'automobile sopra la testa per scrollarne fuori i criminali, nessuno si chiede mai perché l'automobile non si spezza in due. Nessuno si chiede come faccia Superman a stare in piedi in perfetto equilibrio mentre agita sopra la testa un oggetto che ha una massa venti volte maggiore della sua. Quante volte abbiamo visto Superman scendere in picchiata, afferrare un'automobile per il tetto e sollevarla? Nel mondo reale, pochi automezzi resisterebbero integri, se Superman li strappasse via da terra così. Più probabilmente il veicolo continuerebbe la sua corsa, mentre il tetto strappato rimarrebbe nelle mani di Superman. Ogni volta che Superman solleva un edificio nell'aria, come mai i mattoni, tenuti insieme da malta e pressione, non cominciano all'improvviso a distaccarsi l'uno dall'altro? Questi sono i tipi di problemi del mondo reale che però, a quanto pare, non s'incontrano mai in nessun'avventura di supereroi. In pratica, i supereroi eseguono le loro super azioni, e dopo arriva il reparto logica a rimettere insieme il senso. Nella prima apparizione di Superman in Action Comics del 1938, veniamo informati che "egli era in grado di saltare 200 metri; scavalcare un edificio di 20 piani ... alzare pesi eccezionali ... correre più veloce di un treno espresso ... e niente di meno potente di una cannonata avrebbe potuto scalfire la sua pelle!" Quando Siegel e Shuster, in Action Comics n. 1, spiegano i super poteri di Superman, lasciano molto all'immaginazione. Il loro argomento principale è che Superman proveniva da una civiltà molto più avanzata della nostra, i cui membri erano fisicamente più evoluti degli umani. Per estrapolazione, questa argomentazione implicherebbe che l'uomo moderno è fisicamente molto più forte dell'uomo di Cro-Magnon o di Neanderthal. Naturalmente, i nostri antenati sono vissuti solo poche centinaia di secoli prima di noi, mentre la razza di Superman veniva descritta come nata milioni di anni prima della nostra. Un'illustrazione a piena pagina, in Superman n. 1 dell'estate 1939, dava una "spiegazione scientifica della forza sbalorditiva di Superman". "Superman giunse sulla terra dal pianeta Krypton, i cui abitanti si erano evoluti, dopo milioni di anni, fino alla perfezione fisica. Le dimensioni minori del nostro pianeta, insieme alla sua attrazione gravitazionale più debole, si combinano con i muscoli eccezionali di Superman per consentirgli di realizzare azioni di forza che sembrano miracolose." Così, Siegel e Shuster davano due spiegazioni per i poteri straordinari di Superman: era un alieno proveniente da un pianeta fuori dal nostro sistema solare, e la gravità della terra, bassa rispetto alla gravità del suo pianeta natale Krypton, gli dava una forza sbalorditiva. Entrambi i concetti uscivano dritti dalle pagine delle riviste di fantascienza del tempo, e pochi lettori avrebbero messo in discussione la logica di queste ipotesi; dalla fine degli anni Trenta, tuttavia, abbiamo fatto grandi passi avanti nella scienza. Esaminiamo dunque le affermazioni sulla base delle conoscenze di oggi. | << | < | > | >> |Pagina 8L'equazione di DrakeNegli anni 50, l'astronomo Frank Drake propose un'equazione per stimare il numero di specie intelligenti della nostra galassia, la Via Lattea. Quest'equazione servì come punto di riferimento per i primi tentativi di usare radiotelescopi nella ricerca di segnali inviati da altre civiltà molto avanzate. Il Progetto Ozma, condotto per alcuni mesi da Drake, non ebbe successo nel rilevare i desiderati segnali radio provenienti da altri sistemi stellari. Tuttavia, gli scienziati organizzarono un progetto molto più grande, il SETI (Search for ExtraTerrestrial Intelligence) che continua ancora oggi, e che ha fatto anche da sfondo per il libro di Carl Sagan Contact, diventato poi un film.
L'equazione di Drake è un esercizio piuttosto semplice di moltiplicazione.
dove N è il numero di civiltà intelligenti della galassia, cioè il numero che cerchiamo. R è il ritmo con cui nella nostra galassia, la Via Lattea, nascono stelle adatte alla vita, misurato in numero di stelle per anno. fp è la percentuale di stelle dotate di pianeti. ne è il numero di pianeti che si trovano nella zona abitabile di una stella (che definiamo fra poco). ft è la percentuale di civiltà che hanno la tecnologia e la volontà di comunicare con altri mondi. fi è la percentuale di pianeti abitabili dove la vita effettivamente nasce. fc è la percentuale di pianeti abitati da esseri intelligenti. L è la durata media in anni delle civiltà tecnicamente avanzate. In altre parole, quanto tempo trascorre dal momento in cui una civiltà inventa la radio a quello in cui si autodistrugge o comunque scompare. Il solo punto che può creare confusione è "la zona abitabile di una stella". Si riferisce al guscio immaginario collocato intorno a una stella, tale che la temperatura superficiale di un pianeta all'interno di quel guscio sia compatibile con l'origine e lo sviluppo della vita. In base alle esigenze della vita che conosciamo, la zona abitabile intorno a una stella è lo spazio dove esistono pianeti con acqua in forma liquida, la più essenziale delle esigenze per la vita. Venere, che è troppo vicina al Sole, non è in quella zona. Nemmeno Marte: troppo lontano. Negli anni Cinquanta, quando Frank Drake ideò la sua equazione, molti di questi numeri e percentuali non erano noti. Con il crescere delle nostre conoscenze astronomiche, alcuni di essi sono diventati calcolabili; tuttavia, altri sono basati più su speranze e convinzioni che su reali dati di fatto. Una teoria molto diffusa sull'universo, accettata da Carl Sagan e da altri scienziati spaziali, è nota come il Principio di Mediocrità (qualcuno lo chiama il Principio Copernicano). Questa teoria, basata interamente sulla logica, afferma che, poiché la Terra sembra essere un pianeta piuttosto tipico e comune, l'intelligenza ha una probabilità molto alta di emergere su qualsiasi pianeta simile alla Terra dopo tre miliardi e mezzo di anni di evoluzione. In poche parole, il Principio di Mediocrità dice che la Terra non ha niente di speciale, e che quindi ci devono essere molti altri pianeti che ospitano la vita. La fiducia nel Principio di Mediocrità è ciò che anima gli scienziati che credono nel SETI. E anche ciò che rende credibile l'equazione di Drake. Senza di essa, è molto probabile che non accetteremmo le storie di Superman o quelle di visitatori dentro dischi volanti. Peraltro, nello scorso decennio, un numero crescente di scienziati, dopo aver riflettuto sul Principio di Mediocrità, lo ha trovato carente. Riprenderemo questo discorso fra poco. Per il momento, proviamo a inserire qualche numero nell'equazione di Drake. Per mettere le cose in prospettiva, useremo i numeri utilizzati da Carl Sagan e da Drake stesso per vedere quante civiltà extraterrestri intelligenti ci potrebbero essere là fuori. | << | < | > | >> |Pagina 16Questione di gravitàAbbiamo risposto a una delle principali domande sollevate dalle storie di Superman. Potrebbero esserci altre razze nel cosmo? La risposta è sì, potrebbero esserci, anche se non siamo certi di quante o quanto vicine alla Terra potrebbero essere. La loro posizione non è importante, né lo è come potrebbero mandare un razzo in grado di attraversare milioni di anni luce di spazio. Il viaggio spaziale non è uno dei temi di Superman. Siamo solo interessati a capire se un alieno potrebbe arrivare nel nostro mondo. Diciamo che accettiamo che Superman sia arrivato effettivamente sulla Terra. Di quali poteri disporrebbe, tali da farne un superuomo in confronto agli umani? Se torniamo al primo Superman di Action Comics n. 1, è chiaro che egli ha una forza straordinaria e che può saltare a distanze notevoli, ma non vola mai. In Superman n. 4, per esempio, va da Metropolis all'Oklahoma correndo. Siegel e Shuster crearono un personaggio che consideravano credibile sulla base delle conoscenze scientifiche del tempo. Non c'erano spiegazioni per il volo, quindi il meglio che Superman sapeva fare erano grandi balzi. Con il passare degli anni e l'aumento delle sfide, i poteri di Superman crebbero, mentre i suoi creatori continuavano a cambiarne i tratti per andare incontro alle esigenze di un pubblico in costante crescita. Arrivati al 1943, Superman sapeva volare a velocità superiori a quella della luce (un'altra cosa impossibile). Va da sé che, mentre i suoi poteri diventavano sempre più incredibili, lo stesso avveniva della sua forza. Nei primi numeri di Action Comics, Superman solleva un'automobile sopra la testa. Dopo pochi anni, lo vediamo portare autobus pieni di passeggeri sbalorditi; qualche anno ancora, ed eccolo trasportare transatlantici. E infine, negli anni Sessanta, sposta pianeti. Il concetto originale della storia di Siegel e Shuster era che la straordinaria forza di Superman fosse il risultato dell'essere nato in un pianeta ad alta gravità. Dato che la gravità della terra era molto più debole di quella di Krypton, di conseguenza Superman era in grado di sollevare oggetti molto pesanti per la differenza di campo gravitazionale. In Superman n. 58, i poteri di Superman vengono spiegati in questo modo: Tutti sanno che Superman è un essere proveniente da un altro pianeta, alleggerito dalla gravità molto più bassa della Terra. Ma non tutti sanno in che modo la gravità ha effetto sulla forza! Se un umano si trovasse su un mondo più piccolo del nostro, potrebbe saltare su edifici alti, sollevare pesi enormi ... e quindi imitare alcune delle prestazioni dell'Uomo d'Acciaio! Questo ci porta alla seconda domanda di fondo circa Superman: quanto forte doveva essere la gravità di Krypton per dotare Superman di una forza così incredibile? Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima rispondere a un'altra: quant'era grande la massa del pianeta Krypton, per avere una gravità così alta? Superman sembrerebbe pesare all'incirca 100 kg. Un atleta in condizioni fisiche ottimali è in grado di sollevare un peso pari a quello del proprio corpo; correre e lanciare oggetti pesanti potrebbe non essere altrettanto facile. Per il nostro studio, partiamo dall'ipotesi che Superman sia 1000 volte più forte di un terrestre normale. Questo dovrebbe significare che egli può sollevare 100.000 kg ossia 100 tonnellate (come ordine di grandezza, poco più del peso di due autoarticolati a pieno carico, o di un aereo Airbus A310 senza carburante né passeggeri). Le gru che si usano per costruire ponti possono manovrare più o meno quel peso, e quindi ci troviamo con un Superman ben dentro i limiti dell'umana immaginazione. Una siffatta forza gli permetterebbe persino di fare salti di uno-due chilometri, che agli occhi dei più sarebbero quasi indistinguibili dal volo. La forza necessaria per sollevare un oggetto su un pianeta è uguale alla massa dell'oggetto moltiplicata per la forza gravitazionale presente su quel pianeta. Quindi, un essere umano capace di sollevare 100 chili sulla Terra potrebbe sollevarne 600 sulla Luna, che ha una gravità pari a un sesto della Terra. Questo implicherebbe che, per mettere Superman in condizione di essere 1000 volte più forte sulla Terra che su Krypton, il suo pianeta d'origine avrebbe dovuto avere una massa 1000 volte maggiore della Terra. L'accelerazione di gravità sulla Terra è 9,8 metri/secondo^2; per semplicità, diciamo 10 metri/secondo^2. Moltiplicandola per 1000 otteniamo quella di Krypton, ossia 10.000 metri/secondo^2. È possibile che esista un pianeta con un campo gravitazionale simile? Secondo Guy Consolmagno dell'Università dell'Arizona, un pianeta che avesse anche solo 50 volte la gravità della terra "sarebbe essenzialmente impossibile da costruire, con le leggi della fisica dello stato solido che conosciamo." In termini ancor più chiari: "un corpo con ... una gravità alla superficie di 10.000 metri/secondo^2 avrebbe una massa di 6 x 10^33 kg ..., cioè 3000 volte la massa del nostro Sole." Per le leggi fondamentali della fisica, Krypton è impossibile. Per di più, perché esseri simili a noi possano vivere su Krypton, dovrebbero avere muscoli e ossa 1000 volte più forti di quelli umani; ma non esistono materiali adatti a formare ossa o muscoli di questo genere, o gli organi interni necessari per la vita nella forma che conosciamo. Su un pianeta con una gravità 1000 volte quella della Terra, sarebbe possibile lanciare verso lo spazio profondo una navicella, anche se piccola, com'è presentata in diversi numeri di Superman e Action Comics? La velocità di fuga di Krypton, cioè la velocità necessaria a vincere l'attrazione gravitazionale del pianeta, sarebbe enorme, circa 11.000 km/secondo, pari a circa un trentesimo della velocità della luce. Nessuna reazione chimica conosciuta potrebbe produrre abbastanza energia da imprimere alla navicella una simile velocità. Negli anni Sessanta, la spiegazione dei poteri di Superman fu riscritta: la sua super forza, la capacità di volare e il resto venivano non solo dall'alta gravità di Krypton, ma anche dal fatto che era stato allevato sotto un sole giallo anziché rosso. Purtroppo per Superman, la luce è luce. La luce di un sole rosso, semplicemente, avrebbe avuto un minor contenuto di alte frequenze rispetto alla luce di un sole giallo, e avrebbe contenuto più infrarossi, ma questo è tutto. Sotto una stella rossa o una gialla, i poteri di Superman sarebbero stati gli stessi. Superman è uno dei personaggi più affascinanti dei fumetti, con una forte identità. È una di quelle persone che vorremmo tanto potessero esistere, ma non è così. Sappiamo che i visitatori provenienti da altri pianeti sono una possibilità; Superman non lo è. | << | < | > | >> |Pagina 125CAPITOLO 9Mutanti: buoni, cattivi e neutri
The X-Men
Un successo all'ultimo momento Nel 1963, la Marvel sfornava un nuovo albo dopo l'altro, e la maggior parte avevano successo oltre qualsiasi previsione. Stan Lee, specialmente quando lavorava in coppia con Jack Kirby, sembrava dotato di un tocco magico. Così, quando apparve una nuova testata del gruppo, intitolata X-Men, lettori e appassionati si aspettavano che avrebbe raggiunto le stesse vette dei precedenti, come The Avengers e Daredevil, the Man Without Fear. Ma a dispetto di queste grandi speranze, X-Men non sembrò in grado di sprigionare la stessa magia di molti altri titoli Marvel. [...]
Invece di volgere la nostra attenzione a domande per le quali non c'è
risposta, vogliamo metterci in una prospettiva più generale, esaminando il
concetto di base sottostante a
X-Men
e a ogni altro fumetto che abbia mai trattato di mutanti super umani fra noi. È
una questione che diventa sempre più importante, mentre vediamo che la barriera
fra politica, religione e scienza continua a sgretolarsi. Che cos'è esattamente
l'evoluzione? L'essere umano moderno è il prodotto di un'evoluzione? Se è così,
allora perché continuiamo a chiamarla teoria? Se è vero che c'è stata
evoluzione, gli umani stanno ancora evolvendosi? Forse i mutanti sono il
prossimo gradino nella scala evolutiva? Come chiede uno dei personaggi del film
X-Men,
un giorno
homo superior
rimpiazzerà
homo sapiens?
Gli
X-Men sono il nostro futuro – forse addirittura i nostri figli?
Il dibattito sull'evoluzione In questo capitolo, con il termine evoluzione ci riferiamo a un processo che riguarda esseri viventi, non oggetti. È chiaro che parlare di come si evolvono gli animali è molto diverso da parlare dell'evoluzione delle stelle, come abbiamo fatto nel capitolo su Green Lantern. In questa discussione sugli X-Men, per evoluzione intenderemo: un cambiamento biologico in un gruppo di creature viventi durante un periodo di tempo maggiore della durata della vita di uno qualsiasi dei suoi individui. In genere l'evoluzione viene scomposta in due processi, micro-evoluzione e macro-evoluzione. Con micro-evoluzione ci riferiamo ai cambiamenti evolutivi all'interno di una singola specie. Macro-evoluzione è l'evolversi di una specie in un'altra. Per esempio, la micro-evoluzione relativa alle balene potrebbe essere il loro graduale cambiamento da mammiferi d'acqua dolce a mammiferi d'acqua salata, la macro-evoluzione delle balene potrebbe riguardare la serie di eventi per cui animali terrestri, nel corso di un periodo di milioni di anni, si trasformarono in balene (o viceversa, se fosse il caso).
Intanto, che cos'è di preciso una specie? In termini molto elementari, è un
gruppo di creature che in condizioni naturali si incrociano fra loro, producendo
una progenie a sua volta feconda e simile ai genitori. Quando una specie viene
completamente sterminata, parliamo di estinzione. Quando compare una nuova
specie, parliamo di speciazione. Quella umana è una specie. Possiamo dire che
per lo più X-Men si è occupata di micro-evoluzione, piuttosto che di
macro-evoluzione.
Charles Darwin
La teoria di Darwin era imperniata sulle sue osservazioni relative all'esistenza di variazioni all'interno di una specie, il processo noto come mutazione. Il DNA di qualsiasi specifico organismo contiene tutta l'informazione necessaria a creare i vari tipi di cellule necessarie per la vita. E così, semplificando la spiegazione, le mutazioni sono il risultato di cambiamenti nel codice del DNA da una generazione all'altra di una certa specie. Gemelli identici hanno DNA identici. Così pure i cloni, come abbiamo scoperto nel capitolo su Spider-Man. I gemelli non identici hanno DNA meno simili dei gemelli identici. I membri di un nucleo familiare hanno DNA più simili di chi è estraneo alla famiglia. I bambini ereditano, diciamo così, una miscela di DNA da entrambi i genitori. Allargando lo sguardo, scopriamo poi che ogni specie ha un DNA tipico, diverso dal DNA di altre specie. Eppure, persino i DNA di specie diverse hanno punti in comune (torneremo su questo punto più avanti). A causa della complessità delle cellule, possono avvenire numerosi tipi di mutazioni. Ve ne possono essere di nocive, di favorevoli e di neutrali. La maggior parte delle mutazioni sono neutrali. Che una mutazione sia nociva o favorevole dipenderà anche dall'ambiente in cui un certo organismo vive. Questo aspetto è dimostrato spesso dalle avventure degli X-Men, in cui qualche membro del gruppo usa i suoi poteri di mutante per sopravvivere in situazioni pericolose, dove un umano normale morirebbe immediatamente. Anche se capacità come le bombe oculari di Cyclops sarebbero probabilmente una mutazione nociva per chi vivesse in una società primitiva, l'uso che egli ne fa per eliminare The Sentinels, i robot dediti alla sua distruzione, le rende mutazioni utili in quel particolare mondo. Considerati come gruppo, gli X-Men e i loro nemici utilizzano mutazioni favorevoli. Succede raramente nella serie di incontrare mutazioni neutrali (dove "neutrali" probabilmente per gli autori significava poco interessanti). Alcuni personaggi entrano in scena dotati di mutazioni nocive, e raramente sopravvivono alla loro prima apparizione. La teoria darwiniana dell'evoluzione causò un grande subbuglio quando fu presentata in Inghilterra nel 1859. Fra gli oppositori della teoria c'erano molti gruppi religiosi. In quel periodo, un gran numero di persone in tutto il mondo anglofono davano credito alle parole di un famoso ecclesiastico e teologo, il vescovo Ussher, che studiando approfonditamente la Bibbia aveva accertato che la data precisa della creazione del mondo era il 22 ottobre 4004 a.C. Di conseguenza, in base ai calcoli di Ussher, il nostro mondo aveva un'età di circa 6000 anni. Inutile dire che la teoria di Darwin era direttamente in contrasto con la datazione del vescovo, visto che, secondo i ragionamenti di Darwin, la maggior parte delle specie animali viventi sulla terra, compresa quella umana, avevano impiegato centinaia di migliaia, se non milioni di anni per evolversi nel loro stato presente. In breve scoppiò una guerra fra chi accettava Darwin e chi lo respingeva. Per fortuna, il conflitto raramente andò oltre lo stadio verbale. Persino il famoso processo Scopes, tenutosi a Dayton, Tennessee, nel 1925, in cui un insegnante fu messo sotto accusa per avere insegnato l'evoluzione alla sua classe, produsse molti discorsi e molti titoli di giornale, ma cambiò poche opinioni. La maggior parte dei libri di testo di biologia degli Stati Uniti sfioravano appena l'argomento evoluzione fino agli anni Sessanta. Lo Sputnik e la corsa allo spazio cambiarono tutto. All'inizio degli anni Sessanta era ampiamente diffusa negli ambienti governativi e scolastici la convinzione che i russi stessero battendo gli USA nella corsa allo spazio, a causa di un sistema scolastico migliore nei settori di scienza e tecnologia. I libri di testo furono riesaminati con un occhio diverso, e l'insegnamento della biologia cambiò per accettare fermamente l'evoluzione. L'opposizione a tale teoria rimaneva dispersa e tranquilla. Tuttavia, i credenti rigorosi nella verità letterale delle parole delle scritture rifiutarono di scomparire. Poiché il governo continuava a vietare la religione in classe, i cristiani evangelici cambiarono tattica. Per anni, essi avevano obiettato all'insegnamento dell'evoluzione perché la consideravano una religione sotto spoglie scientifiche, un elemento dell'umanesimo secolare che si opponeva direttamente alla fede organizzata. Invece di attaccare la scienza, i fondamentalisti ne divennero parte. Numerosi teologi e scienziati cominciarono a promuovere un concetto che chiamarono scienza della creazione, con cui mettevano in discussione i concetti di base dell'evoluzionismo, dichiarandoli indimostrati e indimostrabili. Questa nuova scienza sosteneva che la teoria evoluzionista era solo uno dei molti possibili modi di interpretare gli eventi nel mondo della natura, e che molte delle prove usate dagli evoluzionisti non erano per niente fatti ma opinioni. Gli "scienziati della creazione" proposero una loro versione di come era iniziata la vita sulla terra, usando l'Antico Testamento come loro unico testo di riferimento. Quello che sulle prime era sembrato un ultimo, disperato sforzo per costringere le scuole ad accettare la storia della creazione nei corsi di scienze, presto si sviluppò in una grande battaglia. Nel dibattito che seguì, i fondamentalisti sostennero che le prove (la "scienza") da loro presentate dimostravano la falsità dell'evoluzione. Chiesero che gli insegnanti fossero autorizzati a presentare la teoria evoluzionista di Darwin solo se fosse stata chiaramente etichettata come "teoria" e nulla più. Più importante, richiesero che, se l'evoluzione veniva insegnata in una scuola, dovesse essere insegnato anche il punto di vista alternativo del "creazionismo". Il creazionismo, respinto con decisione dalla maggior parte della cultura occidentale, fu abbracciato da una parte notevole della popolazione americana. La battaglia fra evoluzionismo e creazionismo arrivò a un momento critico verso la fine degli anni Novanta, quando i membri della commissione scolastica statale del Kansas votarono una modifica ai principi sull'insegnamento delle scienze: gli studenti non sarebbero più stati esaminati sulla loro conoscenza dell'evoluzione. Poiché gli insegnanti presentavano raramente gli argomenti che non erano oggetto di esame, mentre gli studenti per parte loro studiavano solo gli argomenti oggetto di esame, questo significava che nelle scuole dello Stato l'evoluzione sarebbe scomparsa dai programmi. Quest'operazione delle scuole del Kansas sollevò una tempesta di proteste in tutta la nazione. I professori di college dichiararono che gli studenti diplomatisi nelle scuole del Kansas non erano preparati per i corsi a livello college, perché la loro conoscenza delle scienze sarebbe stata seriamente compromessa. Le organizzazioni scientifiche rifiutarono di tenere incontri in quello Stato. La commissione scolastica del Kansas divenne un argomento ricorrente per umoristi negli show televisivi di seconda serata. Da ogni parte dello Stato la gente si lamentava che il Kansas era diventato lo zimbello della nazione. Nel frattempo, i cristiani evangelici, che stavano dietro le modifiche alle regole della commissione scolastica, accusavano chiunque, dai grandi giornali alle televisioni alle stazioni radio, di attaccare il loro credo. I creazionisti misero in piedi un loro show mediatico, proclamando che i politicanti liberali e i padroni dei grandi media avevano deciso di soffocare un punto di vista diverso dal proprio, nonostante gli argomenti presentati dai creazionisti (così dicevano) fossero ovviamente veri per chiunque avesse un po' di senso comune.
Il pubblico fece conoscere la sua opinione attraverso il voto. Nel giro di
un anno, le elezioni nel comitato scolastico giubilarono tre dei quattro
cristiani conservatori dalla commissione scolastica, e il bando all'evoluzione
nel Kansas fu cancellato. Ma il vecchio contenzioso non era stato risolto, e
nessuno dei due fronti era disposto a fare un passo indietro dalla sua posizione
sull'evoluzione.
Valutare il creazionismo Le ipotesi di base delle storie degli X-Men sono legate alla credibilità della teoria darwiniana. Se Dio ha creato ogni cosa nello stesso momento, nel 4004 a.C., e se ha creato l'uomo a sua propria immagine, allora l'uomo è già tanto perfetto quanto lo ha voluto Dio. La presenza di mutazioni nella specie umana dimostrerebbe che l'uomo non era perfetto quando fu creato. Inoltre, la nozione che l'umanità si stia evolvendo verso una specie ancora superiore suggerisce che una specie possa trasformarsi in un'altra, un'affermazione che i creazionisti dichiarano assolutamente impossibile. Vediamo dunque di esaminare il creazionismo e di valutare se ciò che presenta come verità è scientificamente preciso. La prima linea d'attacco del creazionismo prende di mira la teoria dell'evoluzione. Se questa teoria non è vera, dicono i creazionisti, qualsiasi conclusione se ne ricavi è altrettanto priva di validità. Dimostrare che l'evoluzione non è vera sarebbe un cataclisma per la storia della scienza e della tecnologia moderna. Gran parte del nostro modo di interpretare il mondo fisico e biologico è basata su concetti derivati dalla teoria dell'evoluzione. Se togliamo una carta alla base di un castello di carte, tutto il castello crolla. I creazionisti hanno battuto su questo punto per decenni. Per loro, è un elemento importantissimo nella battaglia contro l'evoluzione. Secondo le loro argomentazioni, è la prova del reato, la fortissima motivazione che spiega perché gli scienziati sono disposti a qualunque bassezza, a falsificare qualsiasi dato, per provare che l'evoluzione è vera. Purtroppo per loro, anche se i creazionisti hanno effettivamente trovato casi di fossili fasulli e altre attività fraudolente da parte di poche persone interessate a far soldi alla svelta, essi non hanno mai trovato un singolo caso per dimostrare che Darwin era in errore. Nonostante i loro sforzi, coloro che protestano sono costretti a usare artifici retorici, non di rado informazioni imprecise e ingannevoli, nonché argomenti basati sull'"ovvio", per sostenere le loro ipotesi. Quanto ai richiami a credenze "ovvie", è stato osservato che "più conosciamo, meno cose ovvie troviamo". I creazionisti contano troppo su fatti che dichiarano ovvi — ma che non possono essere provati. Come abbiamo detto in un altro punto di questo libro, la parola teoria è uno dei punti caldi quando si discute di evoluzione. Una delle affermazioni più spesso usate dai creazionisti è che il lavoro di Darwin è soltanto una teoria, non una legge, e quindi non dovrebbe essere trattato come un fatto. Abbiamo parlato di teoria in precedenza, ma adesso è il momento di vedere passo per passo i procedimenti che gli scienziati usano per provare che un'ipotesi scientifica è vera. Dedurre e dimostrare una teoria significa che dobbiamo: 1. Osservare un evento inaspettato o insolito. 2. Raccogliere quante più informazioni possibile su quell'evento. 3. Individuare una o più cause (ipotesi, modelli) che spieghino quanto osservato. Potremmo usare, per esempio, metodi analitici, prove ripetute, analisi approfondita dei fatti. 4. Progettare dei test che diano risultati prevedibili se la nostra ipotesi è vera. 5. Eseguire i test e controllare i risultati. Accertare se i risultati confermano la nostra ipotesi, e quindi la spiegazione che abbiamo dato. 6. Se l'ipotesi non è confermata, ripensare le ipotesi di partenza, e ripetere i procedimenti dei passi 4 e 5. Perché una teoria sia considerata sostenibile, lo stesso esperimento, ripetuto, deve produrre lo stesso risultato. 7. Se le prove confermano l'ipotesi, pubblicare i risultati in una pubblicazione "peer-reviewed". 8. Verificare che anche altri sperimentatori ottengano gli stessi risultati seguendo lo stesso protocollo di prova definito e pubblicato (passo 7), con ciò confermando che le conclusioni sono riproducibili. Una volta superata con successo questa trafila, e in particolare il passo otto, in cui altri scienziati riproducono indipendentemente le stesse prove e arrivano alle stesse conclusioni, possiamo dire che una teoria è stata convalidata. I creazionisti amano giocare con le parole quando parlano di questo tipo di approccio scientifico. Affermano che se studiamo gli eventi, poi ci forniamo una teoria, poi facciamo previsioni basate su quella teoria, e infine eseguiamo esperimenti per vedere se le previsioni sono valide, stiamo soltanto usando una logica circolare. Si dimenticano opportunamente di notare che gli scienziati studiano numerosi processi prima di formulare una teoria; e che, una volta che la teoria è stata proposta, essi esaminano processi e condizioni non studiate in precedenza, per vedere se il comportamento in quei casi è quello previsto dalla teoria. La storia della scienza ha visto proporre molte teorie, ma solo poche si sono dimostrate valide. Una teoria è considerata erronea quando emergono risultati nuovi e inaspettati durante i test. Ma, insieme alle teorie che non hanno funzionato, c'è tutta un'ampia classe di teorie scientifiche le cui basi sono incerte, perché i loro risultati appaiono simili ma non esattamente uguali a quello che era stato previsto. Sono teorie che richiedono ancora molto lavoro prima che si possa arrivare ad accettarle (se del caso) come valide. Molte teorie sono poco più che speculazioni basate su piccolissime quantità di prove sperimentali a supporto. Altre teorie, come quella della relatività generale, le leggi che governano l'elettricità, le tre leggi della termodinamica, sono state messe alla prova con successo così tante volte che nessuno ne dubita più. L'evoluzione è un'altra teoria che è stata messa alla prova con successo molte volte. La grande maggioranza degli scienziati del mondo la considerano vera, come pure molti leader religiosi e teologi. Nel 1996, il Papa inviò una comunicazione formale alla pontificia Accademia delle scienze, affermando che "nuove conoscenze conducono a non considerare più la teoria dell'evoluzione una mera ipotesi". Qualsiasi altra teoria con un sostegno così universale sarebbe considerata vera, senza discussione. Solo la teoria dell'evoluzione, che, secondo i fondamentalisti, contraddice la verità inalterabile della Bibbia, ha incontrato tanta resistenza per 140 anni. I creazionisti sostengono che "ogni singolo concetto proposto dalla teoria dell'evoluzione è immaginario". Un altro ben noto pastore fondamentalista offre 250.000 dollari a chi presenterà "prove scientifiche che dimostrino l'evoluzione". Il premio non è mai stato assegnato, perché la dimostrazione richiede un giudice con una mentalità aperta, non una commissione convinta dell'infallibilità della Bibbia. I creazionisti hanno imparato che il modo migliore di disfarsi delle prove contrarie al loro punto di vista è di ignorarle o etichettarle come prive di valore. I creazionisti dicono che la maggior parte della gente crede nell'evoluzione perché vi è stata portata con l'intimidazione, da una vasta rete di scienziati, atei e comunisti che lavorano insieme per gettare discredito sulla religione. I fondamentalisti amano chiamare l'evoluzione "la grande bugia", come se un fatto scientifico fosse pura propaganda. Mostrano esattamente lo stesso tipo di comportamento quando emettono comunicati in cui si fa intendere che il loro punto di vista sta lentamente guadagnando terreno fra gli scienziati. "Probabilmente gli scienziati che respingono completamente l'evoluzionismo sono una delle nostre minoranze discutibili che sta crescendo più rapidamente," proclamano numerosi siti Internet. Quello che in questi siti non si dice da nessuna parte è che da un'indagine Gallup del 1997 risulta che il 95% degli scienziati negli Stati Uniti considerano l'evoluzione un fatto. Indagini svolte da organizzazioni scientifiche in tutto il mondo portano il numero degli scienziati convinti dell'evoluzione al 99%. Nel 1986 fu presentata alla Corte Suprema una comparsa legale, per annullare una legge della Luisiana che imponeva alle scuole dello Stato un'esposizione equilibrata di evoluzione e creazione. Tutti i 72 premi Nobel viventi negli Stati Uniti firmarono quel documento. Il problema principale con cui devono confrontarsi i creazionisti è anche il centro del loro credo: la certezza che tutto ciò che è detto nella Bibbia è la parola di Dio. Quindi, essi credono che la terra fu creata da Dio in sei giorni, più o meno sei-otto mila anni fa. Assegnando un giorno e un'ora precisi alla creazione del mondo e dell'universo, i creazionisti si trovano spesso nella necessità di riscrivere le scoperte scientifiche fatte in vari campi, per adattarle alla loro cronologia assoluta e immutabile. Gli scienziati della creazione non solo credono che Dio abbia creato il mondo nel 4004 a.C., ma anche, per implicazione, che egli abbia creato l'intero universo nello stesso istante, compreso il posizionamento delle galassie lontane milioni di anni luce dalla Terra, in modo che potesse corrispondere all'astronomia moderna e alla teoria della relatività. Milioni di anni di resti fossili vengono descritti come il residuo di una grande inondazione che ebbe luogo qualche migliaio di anni fa, mentre la datazione col carbonio è respinta come totalmente falsa e imprecisa. In altre parole, essi accettano soltanto i dati che si accordano con le loro conclusioni, mentre respingono qualsiasi informazione che contraddica le loro credenze. In tutti gli anni trascorsi dalla prima comparsa pubblica della teoria dell'evoluzione nel 1858, non ci sono state sostanziali contestazioni che ne abbiano messo in dubbio la validità. La teoria dell'evoluzione si è dimostrata in accordo con tutte le altre scoperte scientifiche che sono state fatte. Qualche esempio? Eccolo. Charles Darwin aveva previsto che gli antenati dei trilobiti sarebbero stati trovati nelle rocce dei periodi precedenti al siluriano. La sua previsione si dimostrò esatta, e questi fossili furono successivamente trovati. Nel 1859, Darwin disse che la totale mancanza di fossili nel periodo precambriano non era spiegabile, e che questa mancanza costituiva una forte obiezione contro la sua teoria. Tuttavia, fossili di quel periodo furono scoperti dal 1953. Erano lì anche prima; erano solo troppo piccoli per essere visti senza microscopio. L'evoluzione prevede che gli animali su isole remote siano imparentati ad animali sulla terraferma più vicina; e più vecchia e più distante sarà l'isola, più remota sarà la parentela. Questo è stato verificato numerose volte. Quando, nell'incontro annuale del 2001 della American Association for the Advancement of Science, furono presentati i risultati dettagliati del Progetto Genoma Umano, questi dati collegarono le origini umane alle forme di vita precedenti, fino ai batteri primitivi. Ci sono molte altre prove che l'evoluzione funziona e il creazionismo no. Il grosso problema, a quanto pare, è che nessuno ascolta. Secondo un'altra indagine Gallup del novembre 1997, negli Stati Uniti il 44% delle persone interrogate credeva che Dio abbia creato l'uomo meno di 10.000 anni fa – che l'evoluzione non sia mai avvenuta. | << | < | > | >> |Pagina 138Come creare un X -ManUn articolo di Brad Everson sul National Post suggeriva che, fra non molto, cambiare il nostro DNA diventerà routine, con lo stesso "approccio consumistico con cui oggi la gente affronta la liposuzione, prende il Prozac e porta lenti a contatto colorate. Nella cerchia dei filosofi, questa possibilità è nota come la perfettibilità dell'uomo". L'articolo suggeriva anche che saremo in grado di comperare geni in grado di darci una pelle perfetta, morbida, chiara. Inoltre saremo in grado di trasformarci da personalità schive in tipi aggressivi e dominanti; da mammolette in amanti del rischio; da gente depressa a gente felice. Per ogni aspetto della personalità che sia collegato alla genetica, i ricercatori prevedono che saremo in grado di alterare chi siamo e come reagiamo al nostro ambiente. Secondo il dottor Henry I. Miller, senior research fellow alla Stanford University, non ci sembrerà per niente strano usare terapie genetiche per migliorare le nostre capacità fisiche e mentali. Egli osserva che la terapia genetica per ottenere caratteristiche fisiche e mentali favorevoli non è poi diversa dal rivolgersi a un consigliere o a uno psichiatra, dal prendere medicinali per uso psichiatrico e antidepressivi, o dal seguire trattamenti medici per la calvizie, l'obesità e le macchie della pelle. E il periodico The Futurist prevede: "Useremo correntemente le biotecnologie per produrre nuove varietà di piante e animali entro il 2008". Nel 2001, i bambini nati con modifiche genetiche sono stati forse una trentina. La metà sono stati il risultato di un "programma sperimentale presso un laboratorio USA". Il controllo genetico di questi bambini verificò che essi effettivamente erano portatori di geni che non avevano ereditato dai loro genitori. Questi bambini nati nel 2001 erano il risultato di un'ingegnerizzazione delle fasi iniziali della vita. Gli scienziati hanno aggiunto al loro DNA nuovi geni, che essi, a loro volta, trasmetteranno alla loro progenie. Gli scienziati hanno già cambiato i fondamentali genetici di generazioni di individui. È il caso di notare che i ricercatori ormai considerano routinaria la modifica di proprietà genetiche sugli animali di laboratorio, e che fin dal 1990 gli scienziati eseguono modifiche genetiche somatiche sugli esseri umani. Articoli di ricerche su nuovi protocolli sperimentali relativi a modifiche del pacchetto genetico appaiono con frequenza crescente. La Food and Drug Administration si trova a valutare nuovi protocolli sperimentali di ingegneria genetica in "quantità crescenti". Oltre a modificare bambini nelle prime fasi della vita, l'ingegneria genetica ha anche la chiara possibilità di realizzare interventi transgenici: cioè creare embrioni contenenti geni che provengono da specie diverse. Più specificamente: "Non solo è possibile inserire un gene estraneo nelle cellule di un organismo: il gene può essere effettivamente incorporato nel DNA proveniente dalle cellule germinali o embrionali di un altro organismo. Da questa combinazione si può produrre un embrione contenente il gene che all'origine proveniva da un'altra specie (chiamato transgene). Gli embrioni transgenici possono essere inseriti in una femmina adulta ... che farà nascere una progenie portatrice del transgene in modo permanente". Gli X-Men sono ben più che possibili: sono molto probabilmente nel nostro futuro. | << | < | > | >> |Pagina 141CAPITOLO 10Misteri nello spazio
I supereroi della fantascienza
Super scienza senza supereroi Come abbiamo visto, le origini dei poteri di molti supereroi dei fumetti erano profondamente radicate nella fantascienza. Come la fantascienza di qualità, le storie dei primi supereroi usavano principi e scoperte scientifiche come pretesti intelligenti per la trama. Le origini di personaggi come Superman, The Flash, Spider-Man, The Hulk, e molte altre creazioni dei fumetti erano tutte basate su fatti scientifici – anche se poi questi fatti venivano deformati, distorti e alterati fino a renderli irriconoscibili. Molti autori e curatori del settore avevano forti legami con la fantascienza, e molti di loro erano appassionati del genere, anche prima di iniziare a lavorare per gli editori di fumetti. Negli Stati Uniti anteguerra, i pulp di fantascienza facevano la parte dei parenti poveri dei fumetti (per quanto riguarda la carta). Mentre i primi fumetti presentavano storie che avvenivano in numerosi contesti differenti, la causa della loro notorietà in America e nel mondo è certamente legata al supereroe. Questa è l'area principale in cui i pulp e i fumetti si differenziano. In generale, la fantascienza dell'epoca non presentava super personaggi di nessun genere. La maggior parte delle storie avevano eroi, ma in tutti i casi, salvo poche eccezioni, i protagonisti erano umani, senza paura certo, ma per ogni altro aspetto normali. Persino personaggi della fantascienza pulp come Hawk Carse e Captain Future erano comuni mortali dotati di forza e intelligenza straordinarie. La fantascienza glorificava scienziati e inventori come eroi, ma non si trattava di supereroi. | << | < | > | >> |Pagina 146Eppure, con tutti i loro passi falsi di scienza e di logica, di quando in quando i fumetti stampavano storie tutt'altro che trascurabili. Per esempio, "Doomsday on Earth", un'avventura di Captain Comet pubblicata in Strange Adventures del settembre 1952.Il giorno del giudizio per la Terra La storia comincia al galoppo: un'eruzione vulcanica nel bel mezzo di New York City, l'aurora boreale che appare quella stessa sera nel cielo dei sobborghi di New York, il flusso dell'acqua delle cascate del Niagara che si interrompe. E continua con un grandioso vortice nel lago Erie e con lo spostamento dei poli magnetici della Terra. Riflettendo su questi eventi, Captain Comet, un genio, si ricorda di aver letto un libro che li prediceva. Era The Living World, di Wilbur Walker, in cui l'autore affermava che la Terra stessa è un organismo vivente, e che i test con le bombe atomiche l'avrebbero irritata e l'avrebbero indotta a reagire. Al culmine del racconto, Captain Comet, nelle profondità del sottosuolo del deserto del Wyoming, combatte il cervello gigantesco che stava causando tutti questi disastri. Non è esattamente quello che aveva previsto Walker, ma quasi. Come la maggior parte dei fumetti di fantascienza degli anni Cinquanta, la storia si presta a essere letta più come una fantasticheria bizzarra che come qualcosa collegabile alla scienza. Tuttavia, il concetto che la Terra sia viva non è più considerato tanto stravagante. L'idea è stata proposta dal celebre scienziato James Lovelock, ed è nota come l'Ipotesi Gaia, la "scienza della terra vivente". Dubitiamo che James Lovelock abbia mai letto "Doomsday on Earth". Lo scienziato, nato nel 1919, ha inventato l'Electron Capture Detector (rivelatore a cattura elettronica), un dispositivo che ha dimostrato quanto fossero diffusi i residui degli insetticidi, conducendo alla pubblicazione nel 1962 del libro di Rachel Carson Silent Spring (Primavera silenziosa), e alla nascita dell'ambientalismo moderno. Più di recente, l'invenzione di Lovelock è stata usata per mappare la distribuzione globale dei clorofluorocarburi e dell'ossido di azoto, due composti chimici che sono stati collegati alla progressiva distruzione dello strato di ozono nell'atmosfera. Verso la metà degli anni Sessanta, la NASA chiese a Lovelock di partecipare a un gruppo di ricerca che avrebbe studiato la vita su Marte. Gli fu dato l'incarico di inventare strumenti da installare su una sonda per Marte, in grado di scoprire l'eventuale presenza di vita. Mentre lavorava al progetto, Lovelock decise che prima di tutto doveva stabilire che cosa si intende per vita. Partendo dal concetto che la vita assorbe energia e materia e produce scarti, egli decise inoltre che gli organismi viventi avrebbero usato per quel processo l'atmosfera dei loro pianeti. Per esempio, gli esseri umani assorbono ossigeno inspirando ed emettono anidride carbonica espirando. Concluse quindi che la vita nelle forme che noi conosciamo sarebbe stata rilevabile studiando l'atmosfera di un pianeta. Lovelock, in collaborazione con Dian Hitchcock, analizzò la composizione chimica nell'atmosfera marziana. I risultati furono sorprendenti. Marte ha un'atmosfera composta al 95% di anidride carbonica, con pochissimo ossigeno e niente metano. L'atmosfera terrestre, per contrasto, è al 78% azoto, al 20,9% ossigeno, argon quasi 1%, e percentuali minori di altri gas, fra cui anidride carbonica e metano. Lovelock concluse che l'atmosfera di Marte era chimicamente morta e che tutte le reazioni chimiche dovevano essere avvenute molto tempo fa. L'atmosfera della Terra invece è chimicamente attiva, e vi stanno tuttora avvenendo reazioni. Riflettendo su tutti questi dati, Lovelock formulò la teoria che i gas nell'atmosfera della Terra siano in costante ricircolo, e che il meccanismo di controllo del ricircolo sia la vita stessa. Alla luce di questa teoria, Lovelock esaminò la storia della vita sulla Terra nel corso di tre miliardi di anni, partendo dalla comparsa sulla Terra dei primi batteri e alghe, che vivevano di anidride carbonica e producevano ossigeno come "rifiuto". Seguì l'evoluzione fino alla comparsa di animali che respiravano ossigeno, contribuendo in questo modo a mantenere l'equilibrio nell'atmosfera del pianeta. Lovelock concludeva che la Terra per molti aspetti si comporta come un organismo vivente. Ad aiutarlo in questo lavoro c'era Lynn Margulis, una microbiologa americana, specialista nel ruolo ed evoluzione dei microbi nell'ambiente terrestre, nota in particolare per l'innovativa teoria endosimbiotica. Mentre spiegava la sua idea al romanziere William Golding, Lovelock gli chiese consiglio sul nome da dare alla teoria. Golding suggerì Gaia, dal nome della dea greca della terra. Nel 1979, Lovelock pubblicò il libro Gaia: a New Look at Life on Earth (Gaia - Nuove idee sull'ecologia). L'idea fondamentale di Lovelock era che la Terra sia condizionata dalla vita che ospita: "...abbiamo definito Gaia come un'entità complessa comprendente la biosfera della Terra, l'atmosfera, gli oceani e il suolo, l'insieme costituendo una retroazione (feedback) o un sistema cibernetico che cerca un ambiente fisico e chimico ottimale per la vita su questo pianeta". L'ipotesi di Lovelock fu presto sposata da alcuni, e non meno rapidamente messa in ridicolo da altri. Le più forti critiche nei suoi confronti venivano da scienziati a cui sembrava che egli stesse proponendo l'idea di una Terra che agisce con una finalità. In molte interviste negli anni successivi, Lovelock ribadì che mai, neppure una volta aveva affermato che la Terra avesse una forza vitale in grado di controllare il tempo, gli oceani e le terre emerse. Tutto quello che egli proponeva era che, guardandola nel suo complesso, la Terra si comporta come un organismo. Questa teoria rimane tuttora oggetto di intenso dibattito, e costituisce uno degli argomenti più forti mai presentati in favore della protezione dell'ambiente. Anche se la Terra non è viva, Lovelock dimostrò con i suoi modelli di sistemi che, se si fossero inflitti gravi danni all'ecosistema, sarebbe stato difficile, se non impossibile, ripararli. La teoria Gaia ci ricorda che se il riscaldamento globale non sarà affrontato nell'immediato futuro, ma si preferirà aspettare che la vita diventi insopportabile, sarà troppo tardi per agire. L'umanità può avere realizzato molto, ma è solo una parte di un sistema ambiente molto più grande, e noi dobbiamo contare su quel sistema per rimanere vivi.
Captain Comet riuscì a usare le sue grandi capacità mentali per sconfiggere
il gigantesco cervello nella Terra, che stava causando disastri a tutto il
mondo, in un solo episodio del suo albo. Se distruggiamo la foresta pluviale o
la vita marina, potremmo scoprire che tutti i Captain Comet del mondo non sono
sufficienti per salvare Gaia.
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