Copertina
Autore James Joyce
Titolo Poesie
EdizioneMondadori, Milano, 1967 [1961], Gli Oscar , pag. 164, cop.fle., dim. 11x18,5x1,3 cm
OriginaleChamber Music [1907] - Pomes Penyeach [1927] - Other poems
PrefazioneAlberto Rossi
TraduttoreAlfredo Giuliani, Alberto Rossi, Edoardo Sanguineti, J. Rodolfo Wilcock
Classe poesia
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Pagina 56

XXII

Amata, di quella sí dolce prigionia
    La mia anima è lieta...
Tenere braccia che inducono alla resa
    E vogliono esser strette.
Sempre cosí mi trattenessero,
Felice prigioniero sarei!

Amata, quella notte mi tenta
    Che, nel tremante viluppo delle braccia,
In alcun modo gli allarmi
    Possano turbarci ma il sonno
A piú sognante sonno si sposi e l'anima
Con l'anima giaccia prigioniera.

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Pagina 57

XXIII

Questo cuore che al mio palpita accanto
    È tutta la mia speranza e il mio bene,
Miseri quando siamo distanti
    E felici, tra bacio e bacio;
Tutta la mia speranza e il mio bene,
Si! tutta la mia felicità.

Là dunque, come in nidi muschiosi
    Gli scriccioli serbano vari tesori,
I tesori che possedevo ripósi
    Prima che i miei occhi imparassero il pianto.
Non saremo noi saggi altrettanto
Pur se amore ha vita sí breve?

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Pagina 112

L'uomo giusto nel posto sbagliato

Il maiale sta fra gli orzi,
il grasso cade nel fuoco:
la vecchia Europa non trova
chi la compri per due soldi.
Jack Spratt è nel suo ufficio
gonfio, incipriato e ricciuto,
Rumbold è giunto a Varsavia...
mondo può star tranquillo.

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Pagina 113

Il cuore giusto nel posto sbagliato

Di spinaci e di prosciutto
John Bull ha la pancia piena;
pidocchi bianchi e fame nera
ha il sindaco di Cork per cena;
ma la superbia dell'Irlanda
non avrà chinato il capo
finché non vedrete un Joyce
pulire le scarpe di un Rumbold.

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Pagina 124

Limericks

C'era una buona signora chiamata Lady Gregory
che disse: "Venite a me, poeti, se siete poveri".
Parole ahimé troppo imprudenti
poiché migliaia di studenti
all'istante proruppero: "Mi annoveri! Mi annoveri!".



C'era un saggista-bibliotecario metropolitano
così celtico da sembrare spenseriano:
si chiamava Magee.
Finché un giorno scoprii
che il suo sapore era piuttosto presbiteriano.



C'era un bardo, a Sirmione sul lago,
che viveva di miele e di locuste pago,
finché un figlio di puttana
gli portò via dalla tana,
calma, denaro, scarpe, vestiti e svago.



C'è una sostanza chimica chiamata scopolamina
che non ha pari al mondo come medicina:
essa indurrebbe il calmo Tutankamone
a ridere e saltare come un salmone,
e la sua mummia a farsi una bella ballatina.

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