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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione 15 I. Sola come una stella 19 Conoscere la Luna per conoscere noi stessi 25 Nascita e morte di una stella 27 Gli amanti del firmamento 29 La stretta al cuore delle stelle 31 II. Il giorno della prima Luna 33 L'appuntamento del Sole con la Luna 37 Tre ipotesi sulla nascita della Luna 39 La rivelazione della pietra lunare 43 L'ipotesi Theia 45 La verità sulla nascita della Luna 47 La Luna proviene da un'altra galassia? 51 L'influsso della Luna sui cuccioli di tartaruga 53 III. Nel nome della Luna 55 Il giorno della Luna 61 La notte dei lupi mannari 63 Luna rossa, promette vento 65 Siete lunatici? 67 Parola di Luna 69 I romanzi della Luna 71 IV. Il volto della Luna 75 Disegnami una Luna 79 La prima mappa della Luna 81 Tranquillità, Serenità, Tempeste 83 Un oceano profondo quattrocento chilometri 87 Il giorno in cui la Luna è stata bombardata 89 Il segreto dei crateri 91 Il lifting della Luna 95 V. La danza della Luna 99 Una falce d'oro tra i campi stellati 105 Quando la Luna ferma il mondo 107 Da dove guardare la Luna? 109 Reimparare a misurare il tempo lunare 111 La Terra come modello 113 Nascita di un'eclissi 115 La leggenda del corpo senza testa 117 I due coni 119 Quattrocento volte più piccola del Sole 121 Il massimo dell'eclissi 123 La Luna di sangue 125 VI. La simpatia universale 127 La Luna è una mela 131 L'esperimento della forchetta 133 Tra zenit e nadir 135 L'influsso del Sole sulle maree 137 Il mare all'equinozio 139 L'ampiezza delle maree 141 L'onda lunare 143 Le maree telluriche 145 VII. Obiettivo Luna 147 L'avventura dei palloni sonda 153 Un compagnetto di viaggio per la Luna 155 Sola nello spazio 157 Il segreto di Laika 159 Nazisti alla NASA? 161 Strettamente confidenziale 163 Il primo uomo sulla Luna sarà bianco e protestante 165 Cosmonauti e astronauti 167 Solo come la Luna 169 Nel nome dell'amicizia 171 Atmosfera! Atmosfera! 173 Dietro ogni grande uomo c'è sempre una grande donna 175 Nell'Oceano delle Tempeste 177 L'ipotesi Stanley Kubrick 185 Conclusione 187 |
| << | < | > | >> |Pagina 19Nell'oscurità, la Luna riflette. Specchio dei nostri sogni, riflesso delle nostre speranze, ombra delle nostre paure, la Luna è il nostro doppio immaginario. Primo astro visto dai primi uomini e primo a essere scoperto. La Luna è l'unico satellite naturale della Terra. E la Terra, a sua volta, è l'unico pianeta del sistema solare ad avere un solo satellite.
La Luna è dunque la sola ed è sola: la sua unicità è doppia.
La Luna si è conquistata un posto centrale in maniera naturale. Giovanni Keplero (1571-1630), uno dei primi astronomi ad accogliere la teoria del polacco Niccolò Copernico (1473-1543) secondo cui la Terra era un pianeta che ruotava attorno al Sole, ha usato proprio la Luna come unità di misura per studiare le stelle. Per spiegare il movimento degli astri, quindi, Keplero si è servito del suo movimento. E per definire le sue rotazioni ha scelto un termine latino: satellite, che potremmo tradurre come 'guardiano', 'compagno'. La Luna ruota attorno alla Terra proprio come una compagna e una guardiana. C'è sempre, anche quando non la vediamo, unica e sempiterna testimone della nostra singolarità: siamo infatti gli unici esseri umani del sistema solare e abitiamo l'unico pianeta affiancato da un solo satellite naturale. La Luna non è un pianeta perché ruota attorno alla Terra, mentre quest'ultima lo è. La Terra è un pianeta perché ruota attorno a una stella, il Sole.
La Luna è un semplice satellite a cui la Terra ha impedito di essere un
pianeta. E questo crea dei legami particolari.
In principio tutto era concentrato, compresso in un solo punto dello spazio. Fino al Big Bang. L'espressione fa pensare a un'esplosione accompagnata da un grande boato. Invece non c'è stato nessun bang, nessun rumore, niente. Il suono è un'onda, una temporanea vibrazione dell'aria, e un'onda ha bisogno di un supporto per propagarsi. Prendete un sasso e gettatelo in un lago. Si creerà un'onda che si riverbererà nell'acqua. Prendete un altro sasso e gettatelo per terra. Non noterete nulla, ma anche attraverso il suolo si propagheranno delle onde. Un'onda sonora può diffondersi solo in un liquido, in un solido o nell'aria. Ma nello spazio non c'è aria: è il vuoto, quindi non ci sono rumori. Il Big Bang è avvenuto in un silenzio assordante.
Un'esplosione silenziosa che
Blaise Pascal
riassume, nel XVII secolo, in uno dei suoi Pensieri: «Il silenzio eterno
degli spazi infiniti mi sgomenta».
L'espressione «Big Bang» è stata usata per la prima volta dall'astrofisico inglese Fred Hoyle per confutare, in maniera provocatoria, la teoria di Aleksandr Friedman (1922) di un modello cosmologico standard. Succedeva nel 1949 in un programma radiofonico trasmesso dalla BBC. A distanza di oltre settant'anni, continuiamo a definire Big Bang il momento primordiale del nostro universo.
Un'onda che si diffonde attraverso i media resta eternamente assordante, e
mi sgomenta.
In principio era il gas. L'universo era un accumulo di gas composto esclusivamente da idrogeno ed elio, due elementi chimici che costituiscono la materia prima di altri atomi che ritroveremo, molto tempo dopo, nel corpo umano e che, secondo alcuni, si sono formati alla morte di una stella. Siamo quindi polvere di stelle. | << | < | > | >> |Pagina 27Le stelle sono nate e continuano a nascere all'interno di enormi nubi di gas e polveri di idrogeno. Per effetto della gravità, ossia della forza di attrazione esercitata tra due corpi, l'ammasso comincia a girare su sé stesso e a contrarsi sempre di più. Al centro di questo vortice, la temperatura aumenta in maniera esponenziale finché non si produce il peggio: reazioni nucleari, fusioni, fissioni... Allora il nucleo comincia a brillare di luce propria e, nell'arco di alcuni milioni di anni, nasce una stella. Se conosciamo la massa di una stella possiamo determinare quanto vivrà e soprattutto se la sua morte sarà dolce o violenta. Più una stella è massiccia, più la sua vita sarà breve e la sua fine cataclismica. Il Sole è longevo: è una stella poco massiccia, una nana gialla. Nana, perché il Sole è minuscolo se paragonato ad altre stelle, e gialla perché emana una luce di un giallo vivo, quasi bianco. Sulla base della quantità di idrogeno che contiene e del ritmo con il quale trasforma quell'idrogeno in elio (600 milioni di tonnellate al secondo), possiamo determinare la durata di vita del Sole: all'incirca 10 miliardi di anni. Gli restano quindi 5 miliardi di anni da vivere. Verso la fine della sua vita, il Sole si ritroverà in debito di idrogeno, il suo volume arriverà a duecento volte quello attuale e nel frattempo la Terra sarà stata assorbita e distrutta. Ma ancor prima che il Sole si espanda nello spazio, le temperature terrestri saranno aumentate di svariate migliaia di gradi e i mari si saranno trasformati in fonti d'acqua bollente. Il Sole morente, ormai diventato una gigante rossa, sarà sferzato da forti venti stellari che ne provocheranno un'incessante perdita di materia. I suoi strati esterni verranno scagliati nell'universo sotto forma di una nebulosa detta «planetaria» (si tratterà essenzialmente di carbonio e ossigeno e di un po' di azoto) che feconderà le nubi interstellari e tornerà là dove sono nati i sistemi solari. Il nucleo del Sole, interamente costituito da carbonio, diventerà quindi un residuo, una di quelle stelle che chiamiamo nane bianche. E questa nana bianca si raffredderà molto lentamente: pian piano perderà luminosità finché, nel giro di una decina di miliardi di anni, sarà invisibile. Ecco come si concluderà la vita di una stella come il Sole. Da nana gialla a gigante rossa, e poi nana bianca, il Sole diventerà infine una nana nera. La nana si raffredderà, ed essendo fatta di carbonio si cristallizzerà in diamante. Il Sole morente, una nana nera, sarà soltanto un cuore di diamante. | << | < | > | >> |Pagina 31Una stella viene definita massiccia quando pesa almeno dieci volte la massa del Sole. Quando si ritrova a corto di idrogeno, raggiunge lo stadio di supergigante rossa. Il nucleo di una supergigante rossa, proprio come quello di una gigante rossa, è fatto di carbonio, e il primo strato che la circonda di elio. Quando nel nucleo della stella viene a mancare l'elio, il nucleo stesso si contrae nuovamente surriscaldandosi, il carbonio comincia a fondersi negli strati esterni e l'elio si trasforma in carbonio; in uno strato più esterno, intanto, l'idrogeno si trasforma in elio. Il canovaccio si ripete e, in ogni strato, l'elemento principale si fonde e si trasforma in qualcos'altro. Alla fine, la stella giunge a uno stadio in cui il suo nucleo è fatto di silicio, gli inviluppi sono composti da ossigeno, neon, carbonio, elio... Il nucleo si contrae ancora e il silicio può trasformarsi in ferro. Quest'ultimo però è un elemento stabile, e può fondersi ma non trasformarsi in un altro elemento. Il nucleo di ferro quindi crolla su sé stesso, e nel giro di pochi secondi dà vita a un residuo diverso da quello che caratterizza le nane bianche. La stella diventa quindi una stella di neutroni, e cioè una specie di nucleo atomico dove si concentra ben il 99,9% della massa dell'atomo. La stella di neutroni è estremamente compatta: è come se l'intera massa del Sole fosse contenuta in questa sfera che ha un raggio di qualche decina di chilometri. Quando l'inviluppo esterno della supergigante esplode ed è espulso nello spazio, nasce una supernova. Anche questo inviluppo, costituito da carbonio, azoto, ossigeno, zolfo e fosforo, feconderà l'universo. Nel corso del suo viaggio, l'inviluppo incrocia dei raggi cosmici che l'attraversano a una velocità simile a quella della luce e che possono provenire dal nostro Sole, dalla nostra galassia e, talvolta, perfino da altre galassie, da dove vengono apportati elementi come il boro e il berillio. Descrivere simili eventi cosmici, complessi e ancora avvolti in un velo di mistero, è un modo per tornare, almeno in parte, alle origini, considerato che i nostri corpi sono fatti per il 97% da elementi che provengono proprio da lì. Siamo polvere di stelle: siamo nati dalla morte e dalla fusione delle stelle, dall'istante primordiale dell'universo, dal Big Bang e dai raggi cosmici. Polvere di stelle, figli delle stelle, noi esseri umani eravamo già presenti nell'universo quando nasceva la Luna. | << | < | > | >> |Pagina 65Potremmo andare avanti all'infinito a enumerare le leggende che hanno per protagonista la Luna. Oltre al mito del lupo mannaro, c'è ovviamente quello del vampiro. E poi, l'influsso sul giardinaggio: se c'è la luna nuova non si pianta (detto lionese), i fagioli si seminano dopo il plenilunio (detto bretone), ed è fondamentale che il vino sia imbottigliato nelle notti di luna piena (detto bordolese). Secondo alcuni influenzerebbe perfino il carattere e lo stato d'animo delle persone: che si tratti di presenza fisica o solo percepita, positiva o negativa, tutto dipenderebbe dalla natura e dal sesso degli individui. Nessuno di questi influssi, per il momento, è stato provato scientificamente. Una lunazione, ovvero il periodo tra due fasi simili della Luna, come per esempio due pleniluni, dura all'incirca 29 giorni e mezzo, più o meno quanto il ciclo femminile, che però varia da donna a donna. La parola stessa mestruazione deriva da mensis, proprio in virtù della similitudine tra il ciclo dell'ovulazione e quello lunare. In certe regioni della Francia si parla di «momenti della luna», tra i maori di «malattia della luna». Ma che tipo di rapporto ci sarebbe tra il ciclo femminile e quello della Luna? Perché le donne non hanno le mestruazioni tutte assieme, in sintonia con la Luna? E in che modo le loro mestruazioni si differenziano da quelle degli altri mammiferi? Se la Luna è così potente da essere responsabile dei movimenti delle maree, allora perché non dovrebbe avere anche effetti sui nostri ritmi biologici? L'acqua è l'elemento principale tra quelli che costituiscono il corpo umano, nell'ordine del 65%. Se siamo quindi composti in larga parte di acqua, come possiamo essere esenti dagli influssi che la Luna esercita proprio sulle acque? Altra teoria non provata scientificamente, almeno finora. | << | < | > | >> |Pagina 71I viaggi sulla luna non sono un'idea nuova. Viaggio nella luna (1902), il film patafisico di Georges Méliès sulla cui locandina, iconica, c'è un razzo conficcato nell'occhio del nostro satellite, si ispirava a un libro scritto in greco nelII secolo d.C., considerato da alcuni la prima opera di fantascienza della storia. La storia vera di Luciano di Samosata , che fu amministratore dell'imperatore romano Marco Aurelio, racconta l'incontro del narratore con i Seleniani (dal nome latino della dea della Luna, Selene), gli abitanti di un pianeta vicinissimo alla Terra, e ovviamente il viaggio è l'occasione per parodiare la vita quotidiana di Roma. È a quest'opera che si ispira Voltaire per scrivere Micromega. Ma, ancora prima di lui, l'idea era venuta a Cyrano de Bergerac. Confesso di aver scoperto da poco Cyrano. Certo, conoscevo la commedia di Edmond Rostand e il film che ne ha tratto Jean-Pierre Rappeneau ma ignoravo che un tale Savinien de Cyrano de Bergerac fosse esistito davvero, che era provvisto di un gran naso, maneggiava bene la spada, aveva preso parte all'assedio di Arras e soprattutto che aveva scritto un romanzo straordinario nel XVII secolo: L'altro mondo ovvero stati e imperi della Luna. La storia comincia così: «Splendeva la luna piena nel cielo sereno ed erano suonate le nove». Il narratore torna a Parigi insieme a quattro amici e, osservando «quella palla di zafferano», ognuno dà la propria interpretazione: per uno è «una finestra nel cielo», per l'altro «poteva trattarsi dello stesso Sole che, spoglio di raggi alla sera, guardava da un foro ciò che accadeva sulla Terra quando lui non c'era». Cyrano dice la sua: «E io credo che la Luna è un mondo come questo, al quale il nostro serve da Luna». Allora decide di partire per visitarla. Zavorra la cintura con fiale di rugiada, poi fabbrica una sorta di razzo, atterra sul Paradiso terrestre dove si imbatte in Adamo ed Eva, incontra dei Seleniani, passa dalla corte della Luna popolata dalle scimmie. In quel mondo, che è il doppio del nostro, non esiste il denaro, si paga in versi. E i libri sono scatole lavorate minuziosamente. «È un libro, ma un libro prodigioso che non ha né fogli né caratteri. Insomma, è un libro dove, per leggere, gli occhi non servono, ma si ha bisogno solo degli orecchi. Quando qualcuno dunque desidera leggere, carica, con una gran quantità di ogni specie di chiavi, quella macchina, poi volge l'ago sul capitolo che desidera ascoltare, e subito escono da quel congegno come dalla bocca di un uomo, o da uno strumento musicale, tutti i suoni distinti e differenti che servono, tra i notabili della Luna, all'espressione del linguaggio. | << | < | > | >> |Pagina 143Si chiama anche mascheretto. Sulla Terra ci sono migliaia di fiumi, forse milioni, ma solo alcuni di loro sono toccati da questo fenomeno misterioso: a centinaia di chilometri dagli oceani, i fiumi si gonfiano quando la Luna fa sollevare le grandi maree. L'acqua si alza e talvolta assume la forma di un'onda che risale il corso del fiume infrangendosi nel momento in cui la marea si abbassa. In certi casi, gli interventi dell'uomo sui fiumi hanno fatto scomparire il mascheretto. È accaduto nella Senna, per esempio. Altrove, invece, senza che sia stato possibile trovare una spiegazione plausibile, all'imboccatura del corso d'acqua, il mascheretto risale controcorrente e poi ridiscende ogni dodici ore. | << | < | > | >> |Pagina 145La Luna non genera solo maree oceaniche o mascheretti, e non impone la sua irresistibile attrazione solo all'acqua. Esistono infatti anche le maree terrestri, in cui la superficie solida della Terra si deforma sotto l'influsso lunare, ma a distanza, con un tempo di ritardo. Il fenomeno si chiama deformazione elastica perché la Terra, poi, riprende la sua forma iniziale. Può gonfiarsi, sollevarsi perfino di venti o trenta centimetri, e poi ridiscendere. L'occhio umano però non è in grado di osservare questa respirazione segreta del suolo, perché la superficie si solleva tutta nello stesso momento, per centinaia di chilometri. Durante le grandi maree, possono verificarsi anche due maree terrestri al giorno, proprio come nell'oceano. I funzionari del genio civile ne sono perfettamente a conoscenza e ne tengono conto nei calcoli prima di costruire le grandi opere, i ponti, le dighe. Ma questa marea terrestre che sposta il suolo non ha un nome. Come potremmo chiamare l'influenza misteriosa esercitata da un satellite sul suo pianeta? Simpatia? | << | < | > | >> |Pagina 165Nei giorni successivi, il senatore e futuro presidente ad interim Lyndon B. Johnson chiede la creazione di un'agenzia spaziale indipendente e civile. La NASA (National Aeronautics and Space Administration) vede ufficialmente la luce il 29 luglio 1958 e diventa operativa a ottobre dello stesso anno. A maggio, l'URSS ha già lanciato il suo terzo satellite. Da quel momento, gli eventi subiscono un'accelerata. Mercury, il primo programma spaziale della NASA, è presentato alla popolazione americana i1 17 dicembre 1958, il giorno del 55° anniversario del primo volo in aereo compiuto dai fratelli Wright. E viene annunciata la messa in orbita di un equipaggio composto da esseri umani. I criteri di reclutamento sono i seguenti: avere tra i venticinque e i quarant'anni, non superare il metro e ottanta di altezza e pesare meno di ottanta chili, essere in buone condizioni fisiche, possedere una laurea e un brevetto da pilota, e aver accumulato oltre 1500 ore di volo su un aereo a reazione. Il presidente Eisenhower vorrebbe che i primi astronauti facessero parte dell'aeronautica militare. Delle cinquecento candidature esaminate, la NASA ne seleziona centodieci per i sei posti disponibili. Segue una serie di test tecnici, psicologici e medici. Alla fine sono rimasti in sette, e la NASA decide di tenerli tutti. Uno di loro dovrà attendere fino al 1975 per volare nello spazio: Donald K. «Deke» Slayton, a cui viene diagnosticato un disturbo del ritmo cardiaco. Quei sette pionieri hanno un profilo identico: sono uomini, bianchi, protestanti, sposati, originari di piccole cittadine del Midwest e sono stati cresciuti da un padre autoritario. | << | < | > | >> |Pagina 167Il primo tra loro a effettuare un volo spaziale, il 5 maggio 1961, è Alan Shepard. Ma non è il primo uomo ad andare nello spazio. Tre settimane prima, il 12 aprile, l'Unione Sovietica ha già avuto il suo primo cosmonauta: Yuri Gagarin, che al suo ritorno dichiara: «Ho guardato bene lassù, ma non ho visto Dio».
Materialismo storico contro guerra d'indipendenza:
siamo su due registri completamente diversi. Anche la
lingua di russi e americani è differente: in Occidente si dice
astronauta,
a Est si dice
cosmonauta.
Tre settimane dopo l'impresa del cosmonauta Gagarin, l'astronauta Shepard si imbarca a bordo della missione Mercury-Redstone 3. La capsula lo fa arrivare a 186 chilometri sopra la Terra, il volo dura 15 minuti e 28 secondi. È un volo suborbitale, che sarà seguito da un secondo (toccherà a Virgil «Gus» Grissom, il 21 luglio 1961) e finalmente dal primo volo orbitale, difficile da organizzare, rimandato ben undici volte, quello di John Glenn nella sua cabina Mercury, battezzata Friendship 7, il 20 febbraio 1962.
Glenn resta nello spazio per 4 ore e 55 minuti, fa tre
volte il giro del pianeta, sotto gli occhi di tutto il mondo. Si tratta di
milioni di spettatori, ovvero tutti i terrestri
che all'epoca avevano accesso a una tv.
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