Copertina
Autore Carmela Lombardi
Titolo Lettura e letteratura
SottotitoloQuaranta anni di teoria
EdizioneLiguori, Napoli, 2004, Profili , pag. 158, cop.fle., dim. 160x238x11 mm , Isbn 978-88-207-3711-5
LettoreRiccardo Terzi, 2004
Classe teoria letteraria , scrittura-lettura , libri
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Indice


1   Verso una teoria della lettura                         1

1.1 I lettori dalla Modernità e dal Contemporaneo          1
1.2 Lettori mediali                                        6

2   Il sistema letterario e il sistema dell'informazione  11

2.1 Cultura digitale e cultura mediale                    14
2.2 Il periodico e le folle dell'industrialismo           19
2.3 L'editoria popolare                                   21
2.4 La letteratura del pubblico di massa                  24
    2.4.1 Letteratura e altri prodotti                    24
    2.4.2 Verbale e visuale                               26
    2.4.3 La paraletteratura                              26
    2.4.4 L'estetica del reale                            29

3   Ricezione e lettura                                   33

3.1 L'autore e il lettore                                 33
    3.1.1 Un protocollo della ricezione                   37
    3.1.2 Piacere senza funzione                          38
    3.1.3 La discussione della teoria estetica di Adorno  39
    3.1.4 L'autonomia delle belle arti                    41
    3.1.5 Un percorso attraverso l'analisi
          dell'esperienza estetica                        43
    3.1.6 Poiesis, aisthesis, katharsis                   45
3.2 Lettura e cultura                                     53
    3.2.1 Tipologia della cultura                         53
    3.2.2 Una lettura del mondo.
          La ricerca di Michel Foucault                   60
    3.2.3 Lettura e critica del gusto                     62
          3.2.3.1 La distinzione di Bourdieu              62
          3.2.3.2 La lettura sociologica e
                  l'estetica idealistica                  65
3.3 Il piacere della lettura                              67
    3.3.1 Relitti: Immagine poetica e conoscenza nella
          teoria della letteratura del primo Settecento   70
    3.3.2 Testo estetico e visione del mondo.
          La prospettiva semiotica                        72
    3.3.3 Interpretazione e libertà.
          La cooperazione interpretativa                  74

4   La funzione della letteratura                         77

4.1 Una teoria della società letteraria                   78
4.2 I codici della percezione sociale.
    Generi e altri canali della letteratura               82
    4.2.1 Organizzare e gestire la conoscenza             83
          4.2.1.1 Enciclopedia e biblioteca               83
          4.2.1.2 Il trattato.
                  La forma letteraria della conoscenza    85
          4.2.1.3 Web semantico                           88
    4.2.2 Teatro, apparati, icone                         88
          4.2.2.1 La lettura dei testi estetici           88
          4.2.2.2 Testi iconici e testi letterari         90
          4.2.2.3 L'immagine stampata                     91
          4.2.2.4 La scena sociale e la scena teatrale    93
          4.2.2.5 L'imagèrie dell'industrialismo          94
    4.2.3 Mondi possibili e generi letterari              96
          4.2.3.1 Finzione e mondi possibili              96
          4.2.3.2 Generi letterari                        98
          4.2.3.3 I generi del periodico                 102
          4.2.3.4 Il romanzo d'avventura                 104
          4.2.3.5 Il romanzo rosa                        107
          4.2.3.6 La fiaba                               111

5   La scelta della letteratura. Il lettore e il mercato 115


Appendice
Materiali per lo studio di lettura e letteratura
nella società digitale. 1990-2003                        127

Riferimenti bibliogrrifici                               137

Indice dei nomi                                          153

 

 

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1
Verso una teoria della lettura



        Diamo avvio a una nuovissima scienza
        intorno a un soggetto antichissimo.

        G. Galilei, Discorsi e dimostrazioni matematiche...,
        Leida, Elsevirii, 1638, Giornata Terza.



1.1 I lettori dalla Modernità e dal Contemporaneo


René Descartes raccomanda nel 1646 a Elizabeth principessa di Boemia di non leggere certi autori, per la tristezza insalubre che potrebbero provocare. Sono passati quarantuno anni da quando Miguel de Cervantes ha raccontato di un gentiluomo che passa il suo tempo a leggere libri di cavalleria, comprati vendendo molte delle sue terre: nessuna storia al mondo gli sembra più vera di quelle che legge. Quando decide di cimentarsi nelle avventure di cui ha letto, comincia cercando i nomi per sé, per il cavallo e per la donna amata.

È passato quasi un secolo dal romanzo di Cervantes quando Gregorio Caloprese cita la lettera di Descartes in una lezione accademica: la realtà del mondo dei libri è tale che ci si può innamorare di personaggi mai conosciuti leggendo il racconto della loro vita. Sul potere poietico della lettura - e sulla speranza di promozione sociale che induce - Gustave Flaubert, dopo centocinquanta anni e nel pieno del Contemporaneo, costruisce un intero romanzo. «Emma cercava ora di capire che cosa volessero dire realmente le parole felicità, passione, ebbrezza che le erano sembrate così belle nei libri.» (Madame Bovary, 1857, V).

Negli ultimi quarant'anni del Novecento, quando Modernità e Contemporaneo hanno dato luogo ad un'altra cultura, il lettore è entrato a vario titolo nelle teorie della letteratura, a partire da vari modelli di analisi del testo e in vari settori della ricerca, come la sociologia della letteratura. È un lettore oggetto di interesse per le inchieste e gli studi di teoria della ricezione, che lavorano sul modo in cui un'opera letteraria è stata accolta da un particolare aggregato di lettori. È un lettore ideale per altre linee di ricerca, con qualità diverse a seconda dei problemi che è chiamato a risolvere (Iser 1976: 65, 68 sgg.). Il lettore modello della semiotica è una strategia testuale, un insieme di condizioni che devono essere soddisfatte perché un testo sia pienamente attualizzato (Eco 1979, infra § 3.3.3).

I letterati del Seicento, già alle prese con la libertà del mercato del libro, che impedisce il controllo dell'interpretazione (in precedenza fondato sul controllo della distribuzione), scoprono la nozione di pubblico, poi analizzata nella logica della società industriale e connessa alla moltiplicazione dei beni. Il pubblico della Modernità, connotato storicamente e socialmente, diventa un target, senza identità storica o politica, per i prodotti della cultura mediale, tra i quali è necessario annoverare anche la letteratura, che, come tutti gli altri beni, è stata gradualmente adattata ai bisogni dei nuovi modelli di sviluppo. Questa è una delle ipotesi di ricerca elaborate negli anni Settanta presso l'Università di Napoli - poi alla base della Scuola di Scienze del testo dell'Università di Siena - grazie ai risultati raggiunti, orientando anche i modelli utilizzabili per studiare la letteratura e le altre arti, in alcuni settori della ricerca, come l'antropologia, la semiotica, la sociologia (Rak 1974a).

I teorici della letteratura si sono interrogati sulla ricezione a ogni trasformazione strutturale del sistema della comunicazione, come all'inizio del Settecento, di fronte a una produzione libraria sovrabbondante e preda del mercato (Lombardi 1992, § 1 e passim). Ma la teoria della letteratura si è limitata, e ancora talvolta si limita, all'analisi di un aggregato di testi che risponde a definizioni e classificazioni elaborate - per teorie, storie letterarie, antologie - quasi cinque secoli fa, all'inizio dell'età moderna. L'organizzazione produttiva della società industriale avanzata, poi della società mediale e digitale, hanno indotto mutamenti radicali nel sistema dell'informazione e della produzione delle arti, e nel sistema letterario, trasformando la logica dell'analisi del testo con il moto inevitabile e crescente del piano inclinato, e scoprendo la debolezza di una definizione della letteratura che, privilegiando i libri, ne trascurava gli altri veicoli portanti, crocevia della comunicazione sociale, come le feste, il teatro, i culti, le istituzioni culturali. Michele Rak segnalava questa tendenza emergente al I Convegno nazionale di sociologia della letteratura, avanzando un'ipotesi di ricerca sulla funzione culturale della letteratura (Rak 1974a).

Le rapide trasformazioni prodotte dall'economia culturale della società industriale avanzata e la possibilità di analizzare un sistema come quello della cultura di massa, scopertamente funzionale a un'organizzazione produttiva e alle sue ideologie, consentono di osservare come in vitro il funzionamento del sistema letterario nella cultura mediale ma anche nelle culture storiche, perché ne è scoperto il meccanismo.

Le alterazioni del sistema letterario a contatto con i nuovi sistemi di produzione hanno richiesto la classificazione e l'analisi di territori sempre nuovi, compresi quelli di linguaggi settoriali - tra questi il linguaggio dclla pubblicità - che rivestono un ruolo determinante nell'elaborazione dell'uso estetico della lingua.

È un topos della storia della teoria e della critica della letteratura l'inquadramento dei contributi nello schema del conflitto - o del produttivo incrocio - tra lo storicismo marxista e lo strutturalismo, con la conseguente cancellazione dei contributi che in questo schema non rientrano (ne è un'occasione esemplare Raimondi-Zanetti 1999). È opportuno, rileggendo questo schema che fa parte anch'esso della storia, un bilancio delle teorie e dei modelli d'analisi necessari per comprendere e governare il mutamento, anche attraverso la ricostruzione delle forme storiche della sua evoluzione. Le trasformazioni del sistema dell'informazione hanno profondamente modificato anche il sistema letterario, rendendo necessaria una nuova teoria della lettura e della letteratura, la cui struttura è stata tracciata da alcuni contributi della ricerca degli ultimi quarant'anni.

Quasi tutti i discorsi sulla letteratura, anche quelli del decennio 1990-2000, dalle recensioni giornalistiche ed accademiche alle storie letterarie e alla saggistica, sono riconducibili a un'immagine confezionata da una teoria prodotta dalla cultura industrialista (1790-1930) e imperniata soprattutto su tre componenti: i classici, la lingua letteraria, la differenza con altri modelli del discorso. Sono rare le indagini sulle ragioni, sulla funzione e sull'uso della letteratura, che sovraintendano alla catalogazione, alla percezione dei nessi con le tendenze dei gruppi, alle interpretazioni dell'opera.

I campi di studio più frequentati riguardano le tradizioni delle opere, le storie di vita degli scrittori, i restauri testuali alla ricerca delle lezioni d'autore, le cronache di eventi della società letteraria, minimi perché non sorretti da ipotesi sulla funzione della letteratura e sulle infrastrutture collettive che ne hanno favorito, consentito e legittimato l'uso: i rituali e le regole dei tecnici della scrittura, il sistema dei generi, la circolazione dell'opera, i costumi delle comunità che se ne sono servite e, soprattutto, la posizione della letteratura nel sistema del discorso e i fini dei gruppi sociali che ne hanno favorito l'uso.

La ricerca della Scuola di Scienze del testo, una delle Scuole sulla linea dei Cultural Studies, è orientata su una lettura dell'opera letteraria che ne individui gli scenari - la posizione nell'insieme dei discorsi con cui i gruppi realizzano le loro diverse operazioni sociali; le tendenze - le opere segnalano i processi di trasformazione che interessano i gruppi che ne fanno uso; le macrounità interessate dal discorso letterario - gruppi, mentalità, tradizioni, identità - all'interno delle quali la letteratura diventa un genere del discorso legittimo, che tratta alcuni temi e svolge alcuni compiti e non altri.

Nella dinamica dei paesi europei la modifica della produzione dei prodotti letterari ha compreso l'organizzazione dei produttori, dei distributori, degli utenti. La scrittura, la stampa, il progressivo definirsi del mercato del libro (le fiere internazionali di Lione, Francoforte, Lipsia diventano importanti nel corso del Cinquecento, Braida 2000: 39-40); la strutturazione dell'industria dell'informazione (nel terzo decennio dell'Ottocento inizia ad emergere la stampa d'opinione, infra § 2.2). Nel Novecento il sistema dei mezzi di comunicazione di massa e delle tecnologie digitali (nel 1931 la RCA realizza negli Stati Uniti la prima trasmissione televisiva, nel 1984 la Apple produce il personal computer Macintosh, nel 1989 Tim Berners-Lee propone il progetto World Wide Web al CERN). Questi eventi hanno segnato sensibili modifiche nel meccanismo di scambio dell'informazione, anche letteraria, da un gruppo sociale all'altro, la produzione di nuovi codici, profonde modifiche dei rituali e delle modalità d'uso della letteratura.

Lo schema teorico che dispone i materiali letterari in un sistema di insiemi simmetrico al sistema di ranghi e ceti della società è ancora praticabile nel primo tempo dell'età moderna, per la relativa staticità dei due sistemi - sociale e letterario - e per un meccanismo relativamente uniforme della produzione e dell'uso dell'informazione letteraria.

Questioni diverse pone il più accentuato dinamismo culturale provocato dall'ingresso dell'informazione letteraria nell'economia di mercato, dalla moltiplicazione dei suoi canali di comunicazione, dalla notevole praticabilità dovuta alla diminuzione di costo legata alla lavorazione industriale, dalla velocità di trasformazione di tutto il quadro delle sue componenti nel dinamismo che la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa ha accentuato, alterando tempi e modi della progressione che era in precedenza prevedibile.

Già i nuovi generi dei mezzi di comunicazione di massa e le loro relazioni con i generi della letteratura del primo tempo della società industriale avrebbero richiesto un riordinamento complessivo del quadro istituzionale delle analisi critico-storiografiche. Sono stati ideati nuovi modelli comunicativi e sperimentati come linguaggi d'arte; anche i vecchi generi della letteratura - il romanzo, il saggio, il poema breve - non possono essere considerati semplici protrazioni di modelli già ampiamente collaudati, dal momento che sono cambiate tutte le modalità della loro produzione e del loro uso (Rak 1974a: 75).

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1.2 Lettori mediali


La nuova logica della cultura mediale ha prodotto anche una diversa logica della scrittura letteraria, una nuova immagine della letteratura, nuovi generi e modi di percezione e consumo dei testi.

La nuova frontiera è la tecnologia digitale dell'ipertesto nella rete telematica globale del World Wide Web. Centinaia di milioni di nodi connettono testi, immagini, filmati, animazioni, suoni, disgregando ogni tentativo di proporre distinzioni tra le arti della parola e dell'immagine e riproponendo il dubbio che oscuramente è emerso nella società letteraria - qual è lo specifico della letteratura? - man mano che l'opera lirica e i periodici e poi il cinema, la radio, la televisione, la pubblicità, hanno messo in circolazione parole e frasi, intrecci e comportamenti, identità e obiettivi da raggiungere, rendendo la letteratura, quella da leggere nei libri, non più esclusiva somministratrice di tutto questo.

In circa cento anni si è determinata una trasformazione: non leggere libri di letteratura non è più un indice - causa ed effetto - di emarginazione. I libri di letteratura, ora che sono accessibili a tutti, sono ritornati ad essere un indicatore di identità sociale, ma per gruppi tutto sommato non estesi, dei quali peraltro i ruoli istituzionali non sono più necessariamente preminenti.

Anche per questo motivo non hanno più senso - se mai ne hanno avuto - le classificazioni tra letteratura di diverse qualità, e l'emarginazione di quella "di consumo", con la romantica idea gramsciana di una bellezza letteraria il cui apprezzamento sarebbe impedito dalla subalternità sociale e culturale". Ma anche il popolo - il popolo dell'industrialismo - leggeva, sapeva di farlo e aveva il diritto di esserne consapevole.

La differenza tra le ipotesi sulla lettura avanzate dalla teoria della letteratura ripercorsa in queste pagine, e altre teorie, inadeguate alla svolta della ricerca tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta del Novecento, non consiste in un allargamento o in una modifica del gruppo di testi da prendere in considerazione, detto - facendo riferimento al lessico teologico - canone.

La differenza consiste nel fatto che non ci si riferisce a un gruppo di testi, per il quale esiste un consenso generalizzato e indiscusso stabilito con gli stessi criteri di cinque secoli fa e sostenuto da tutte le forme di potere esercitate dalla società letteraria (Rak 199Oa). Tra queste la conventio ad escludendum che emargina quanto non sia già oggetto dell'interesse di piccoli gruppi e ingabbiato in classificazioni della burocrazia della conoscenza, come i programmi scolastici o i gruppi disciplinari nell'università; e la compiacenza di riconoscere testi, ancorché di qualità "inferiore", da studiare come l'antropologia ottocentesca studiava i criminali o i primitivi.

Alcuni studi hanno teorizzato l'esistenza di canoni stabili - senza individuare le dinamiche di potere che li avrebbero definiti - e lavorato sull'aggregato dei classici e delle tradizioni ipotizzando l'esistenza di regole per scrivere la letteratura, di una modellistica, di un rapporto definito con la tradizione letteraria (Bloom 1994). Ma soltanto il mercato o il potere non hanno la necessità - a meno che non scelgano il valore della trasparenza - di pubblicare le ragioni delle proprie scelte. Le pubblica chi abbia interesse a non lasciar credere che le proprie scelte dipendano dal mercato o dal potere, e tra questi l'uomo di scienza. I testi da prendere in considerazione sono di volta in volta individuati dagli interessi scientifici di chi li studia e, studiandoli, modifica il sistema della conoscenza. Un sistema della conservazione arroccato su classificazioni predeterminate non ha i requisiti per adattarsi al continuo mutamento della ricerca scientifica e alle trasformazioni di una società multiculturale.

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Il progresso nelle procedure dell'analisi, negli ultimi quarant'anni, della lettura della letteratura, si segue lungo una linea che parte dallo studio dell'esposizione all' informazione - le quantità di informazione disponibili mutano col mutare dei mezzi della trasmissione (infra § 2). Il passo successivo è lo studio della modalità di avvicinamento al testo - le caratteristiche della lettura determinano la tipologia della cultura (infra § 3). La terza tappa riguarda la funzione dei testi - la produzione e la lettura della letteratura sono legate alla vita pratica (infra § 4). Infine, la scelta: il modo in cui il lettore viene a conoscenza dell'esistenza del testo, lo desidera, lo trova, lo decifra, se ne serve (infra § 5). Si tratta di tappe della ricerca. Ognuna include le precedenti, come in una serie di matriosche. Il progresso della ricerca implica la valutazione della lettura e della letteratura come eventi collettivi e non come storie individuali di autori o di lettori (siano pure i critici, lettori di professione). Se valutare l'esposizione all'informazione è una esigenza connessa alla quantità di informazione disponibile nella società mediale, l'esigenza di valutare la scelta, che è un requisito indispensabile del mercato, dipende dalla crescita dell'informazione e della sua circolazione.

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3.2 Lettura e cultura



3.2.1 Tipologia della cultura


La lettura - come modalità di avvicinamento al testo e come interazione dialogica tra sistemi semiotici - è un elemento caratterizzante della tipologia della cultura per la linea di ricerca della Scuola di Tartu, che ha lavorato al meccanismo semiotico della cultura (Lotman-Uspenskij 1971). Servendosi anche dei modelli elaborati dalla biologia e dall'antropologia - la biosfera, i processi di accumulazione e scambio, i sistemi di regole che strutturano le culture (Lévi-Strauss 1949, 1958; Mauss 1950; Vernadskij 1967), la Scuola di Tartu parte dalla definizione della cultura come l'insieme di tutta l'informazione non ereditaria e dei mezzi per la sua organizzazione, trasmissione, conservazione - i sistemi semiotici e i testi storicamente realizzati attraverso di essi.

La dimensione creativa della lettura si determina solo negli stati culturali in cui il nesso tra espressione e contenuto non è obbligato ma libero: il sistema culturale si rappresenta come un insieme di regole che determinano la creazione dei testi. Altrimenti il contenuto è determinato in anticipo, e la lettura non è indispensabile né richiesta: il sistema si rappresenta come un insieme di testi la cui interpretazione non subisce oscillazioni.

La cultura è un sistema semiotico complesso che riceve, filtra e conserva una grande quantità di informazioni - «sua funzione è la memoria, suo connotato fondamentale è l'autoaccumulazione.» (Lotman-Uspenskij 1971: 66) - traducendola in linguaggi adatti alla comunicazione sociale: «solo ciò che è stato tradotto in un sistema di segni può diventare patrimonio della memoria.» (Lotman 1970a: 31). Come tutti i sistemi semiotici è un sistema organizzato, un generatore di strutturalità: «crea intorno all'uomo una sociosfera che, allo stesso modo della biosfera, rende possibile la vita, non organica, ovviamente, ma di relazione.» (Lotman-Uspenskij 1971: 42).

Per questo l'arte, pur non essendo indispensabile alla sopravvivenza né alla vita sociale, accompagna l'umanità lungo tutta la sua storia: «L'arte è un meraviglioso generatore organizzato di lingue di tipo speciale, che offrono all'umanità un servizio insostituibile, interessandosi di uno degli aspetti della conoscenza umana più complessi e ancora non completamente chiari nel suo meccanismo.» (Lotman 1970a: 9).

La struttura del testo estetico consente di trasmettere un volume di informazione molto maggiore di altri tipi di testo. La quantità di informazione trasmessa da una comunicazione dipende dal numero delle possibili comunicazioni alternative, l'aumento delle possibilità di scelta è una legge organizzativa del testo estetico; il suo funzionamento produce tante varianti quanti sono i lettori (Lotman 1970b: 19, 348, 69). Diverse linee di ricerca hanno lavorato sul testo estetico come elaboratore di conoscenza (infra § 3.3).

La cultura è strutturata anche dalla lotta dei diversi gruppi storici e sociali per il monopolio dell'informazione: a tutti i livelli di complessità della vita - dal virus all'essere umano al gruppo sociale - la lotta per la sopravvivenza è una lotta per l'informazione che inevitabilmente diventa lotta per la selezione e la conservazione dell'informazione. «La storia intellettuale dell'umanità si può considerare una lotta per la memoria. Non a caso la distruzione di una cultura si manifesta come distruzione della memoria, annientamento dei testi, oblio dei nessi.» (Lotman 1970a: 31 ).

L'estromissione dei testi dalla memoria collettiva, parallela alla produzione di nuovi testi, è una storia di lettura esistente e poi negata: ogni nuovo movimento artistico, ogni nuovo schema storico che richieda un diverso tipo di organizzazione, ogni nuovo modello sociale, modifica la forma e le dinamiche della memoria collettiva - dell'accesso individuale alla lettura.

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3.3 Il piacere della lettura



            Se leggo non sono solo. In qualche modo l'autore
            ha pensato a me. Come vivono insieme quelli che
            hanno la fortuna di scrivere e leggere insieme.
            Per sempre.

                                                   Rak 2003c



Barthes descrive il piacere del testo che non si scusa, non si spiega, non nega mai nulla, il piacere di un lettore che abolisce le barriere, le classi, le esclusioni, «non per sincretismo ma per semplice liberazione da un vecchio spettro: la contraddizione logica. [...] Quest'uomo sarebbe l'abiezione della nostra società: i tribunali, la scuola, l'ospizio, la conversazione, ne farebbero uno straniero: chi sopporta la contraddizione senza vergogna? Ora questo controeroe esiste: è il lettore di testo, nel momento in cui prende il suo piacere. Si capovolge il vecchio mito biblico, la confusione delle lingue non è più una punizione, il soggetto accede al godimento attraverso la coabitazione dei linguaggi, che lavorano fianco a fianco: il testo di piacere è Babele felice.» (Barthes 1973: 75).

Il piacere colto e raffinato della lettura corretta, che «prende alla lettera la logica con cui il testo si presenta, l'ordine delle ragioni che esso propone, il piano che annuncia e con cui esso continua a imporre il proprio ordine anche nel lavoro di decifrazione», appartiene ai meccanismi della distinzione di cui scrive Bourdieu, determinati dalla dinamica sociale di appartenenza o di esclusione (infra § 3.2.3.1). Si contrappone allo «sguardo deliberatamente sbieco, decentrato, liberato, se non addirittura sovversivo, che ignora il percorso da seguire e rifiuta l'ordine imposto, che si sofferma sui particolari ignorati dai commentatori normali, note, esempi, parentesi, e che si trova in tal modo costretto - anche solo per giustificare le libertà che si prende - a denunciare il carattere arbitrario delle letture ortodosse.» (Bourdieu 1979: 512).

Barthes commenta il dato statistico per cui un francese su due non legge: non si tratta solo della rinuncia a un bene morale, a un valore nobile, ma fa parte della «triste, stupida, tragica storia di tutti i piaceri a cui le società obbiettano o rinunciano: c'è un oscurantismo del piacere». La causa è ideologica: il piacere è precluso tanto dalla morale maggioritaria della piattezza di massa, tanto dalla morale d'élite del rigore politico o scientifico. È considerato ozioso o vano, un'idea di classe o un'illusione, a vantaggio dei «valori forti, nobili» come Verità e Progresso.

Il piacere del testo è nella «possibilità di una dialettica del desiderio, di una imprevisione del godimento: che il gioco non sia già chiuso, che ci sia un gioco». Prima di venire letto, il testo non è che un balbettio («scrivendo il suo testo lo scrittore assume un linguaggio da lattante: imperativo, automatico, inaffettuoso»).

La lettura opera lungo i due bordi del testo, «un bordo prudente, conforme, plagiario (si tratta di copiare la lingua nel suo stato canonico, quale è stato stabilito dalla scuola, le buone maniere, la letteratura, la cultura), e un altro bordo, mobile, vuoto (atto a prendere qualunque contorno), che non è altro se non il luogo del proprio effetto».

La lettura dipana il racconto come un erotico - progressivo e intermittente - disvelamento, «non leggiamo tutto con la stessa intensità di lettura, si stabilisce un ritmo, disinvolto, poco rispettoso verso l' integrità del testo; l'avidità stessa della conoscenza c'induce a sorvolare o scavalcare certi passi (presentiti "noiosi") per ritrovare al più presto i luoghi scottanti dell'aneddoto (che sono sempre le sue articolazioni: quanto fa avanzare lo svelamento dell'enigma o del destino): saltiamo impunemente (non ci vede nessuno) le descrizioni, le spiegazioni, le considerazioni, le conversazioni; [...] è una crepa derivata da un semplice principio di funzionalità; l'autore non può prevederla: non può voler scrivere ciò che non si leggerà. E tuttavia è il ritmo di ciò che si legge o ciò che non si legge a fare il piacere dei grandi racconti: si è mai letto Proust, Balzac, Guerra e Pace, parola per parola? (fortuna di Proust: da una lettura all'altra non si saltano mai gli stessi passi).» (Barthes 1973: 76, 80, 81, 110, 119).

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