Autore Michela Murgia
Titolo Futuro interiore
EdizioneEinaudi, Torino, 2016, Vele 117 , pag. 86, cop.fle., dim. 10,4x18x0,8 cm , Isbn 978-88-06-21892-8
LettoreMargherita Cena, 2017
Classe sociologia , politica , paesi: Italia: 2010












 

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Indice


    3   Introduzione a un'isola deserta

    7   I.    Cittadini di un mondo scelto

   35   II.   Abitare la democrazia

   63   III.  Capitani contagiosi


 

 

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Pagina 3

Introduzione a un'isola deserta


Quarant'anni fa Arto Paasilinna pubblicò un romanzo intitolato Prigionieri del paradiso , una storia satirica sulle società nord europee interamente costruita sull'ipotesi di un naufragio aereo nei pressi di un'isola deserta. La piccola comunità di passeggeri – tagliaboschi, ingegneri, tecnici forestali, infermiere, ostetriche, medici, un giornalista e l'equipaggio, tutti provenienti dai Paesi scandinavi – aveva solo due obiettivi: sopravvivere e cercare di mantenersi visibile per essere ritrovata dai soccorritori. Per fare questo si videro però costretti a darsi un'organizzazione sociale che, dapprima strutturata in modo elementare, col passare dei giorni diventò sempre piú complessa e simile a quelle delle socialdemocrazie di rispettiva appartenenza, esprimendo un sottinteso deterministico e disperante: non importa quante isole deserte si avranno a disposizione per ricominciare da capo a immaginare mondi migliori, non potranno comunque essere troppo diversi da quelli che abbiamo già abitato, né prescindere totalmente da quello che già siamo stati.

Chi attraversa i fondamentali dieci anni che scorrono tra i quaranta e i cinquanta si trova oggi in una situazione non molto diversa da quella dei naufraghi di Paasilinna. Figlia dei baby boomers e genitrice dei nativi digitali, quella degli anni Settanta è una generazione ammarata nel mezzo di due fondamentali cambiamenti paradigmatici, uno sociale e uno tecnologico, e ancora fatica a trovare una dimensione storica da poter chiamare propria. Esiliati dalle ideologie e arrivati ai linguaggi digitali come si arriva da adulti a una lingua straniera, i quarantacinquantenni attuali hanno mancato il tempo di ogni rivoluzione e lo sanno. Precari e individualisti, sono dei sopravvissuti che si aggirano tra le macerie di guerre sociali che non hanno combattuto e abitano il proprio presente con la sensazione di non potervi davvero risiedere, perché il loro mondo, se c'era, non era questo, non cosí. Sono troppo giovani per considerare chiusa la partita e troppo vecchi per giocarsela ancora a pieno fiato, ma hanno in fondo le stesse urgenze primarie dei naufraghi del paradiso paasilinniano: sopravvivere e restare visibili. Hanno però anche qualcos'altro, ma non sempre sembrano averlo capito: un'eredità importante da lasciare a chi verrà, fatta di domande che fanno ancora paura e di tentativi di risposta che siano piú coraggiosi di quello che noi ci siamo potuti permettere di essere.

Se l'isola deserta fosse stata data a noi, quale mondo vi avremmo costruito? Quali cose, col senno di mezzo di chi nasce mediano, avremmo voluto migliori? Quale cambiamento avremmo generato se non avessimo avuto la sensazione di essere arrivati cosí dopo o cosí prima di tutti gli altri? La sfida creativa di queste domande si concentra in tre temi fondamentali per le società attuali e pone questioni che non c'è bisogno di avere davanti la prospettiva di un'isola deserta per sentire proprie in questo presente. Se il naufragio sociale è in atto per tutti, tutti ci stiamo già chiedendo come sarà la nostra appartenenza, come daremo forma ai nostri spazi e quale potere ci controllerà o controlleremo.

Le pagine che seguono sono scritte con la temerarietà senza la quale non è possibile immaginare nulla, men che mai scenari verosimili per le città che verranno e i loro sognati abitanti. Dentro c'è la convinzione ostinata che non ci sono colpe del passato né pesi nel presente che possano esimerci dal prenderci la responsabilità di sognare il futuro.

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