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| << | < | > | >> |IndiceVII Presentazione 1 I. Giochi da Procida 3 1. Ferragosto 2006 7 2. Un tipo singolare 10 3. Cena sub condicione 14 4. La signora Camilla 17 5. Esperti di mare 20 6. Il club delle arzille vecchiette 23 7. Le ragazze del lido Vivara 26 8. Una cena estiva 29 9. Commiato 2008 32 10. Il tipo supertecnologico 36 11. La signora Ermelinda 40 12. La signora delle cascettelle 44 13. Sono finite le vacanze 49 II. Altri giochi 51 14. Affari di matematica 53 15. Tra assurdo e matematica 57 16. Ex malo bonum 61 17. Le tre porte 65 III. La matematica dei giochi 67 18. Il caso 70 19. Probabilità 74 20. Montecarlo 77 21. Lotto 81 22. Superenalotto 85 23. Mescolamenti 88 24. Poker 91 25. Roulette 95 26. Scacchi 99 27. Sudoku 103 Soluzioni 147 Bibliografia |
| << | < | > | >> |Pagina VIIIIl libro è diviso in tre sezioni: I) Giochi da Procida, che raccoglie cinquantadue giochi inseriti in tredici racconti ambientati a Procida. II) Altri giochi, che raccoglie dodici problemi matematici inseriti in quattro brevi racconti. Qui il problema non serve a saggiare le capacità risolutive del lettore, bensì a illustrare un argomento della matematica. Per esempio, qual è la matematica che potrebbe esserci dietro la popolare trasmissione Affari tuoi? III) La matematica dei giochi, che raccoglie dieci brevi scritti che mostrano come nei giochi più popolari, dal lotto alla roulette e al poker, regole e caso si fondono per stuzzicare nel giocatore il piacere della competizione e la sfida (talvolta l'illusione) di poter vincere con una strategia intelligente.Insomma, questo libro vuole essere un'introduzione non convenzionale ad alcune idee della matematica, partendo da ciò che da sempre spinge avanti la ricerca: la curiosità e il piacere della scoperta. Ovviamente è un'introduzione severamente vietata ai matematici! | << | < | > | >> |Pagina 31. Ferragosto 2006Claudio Bartocci ha curato un bel libro intitolato Racconti matematici e pubblicato da Einaudi. Si tratta di una raccolta di ventisei racconti, i cui autori sono Borges, Asimov, Calvino, Buzzati (incantevole la sua novella I sette messaggeri), Saramago... Nei racconti entrano idee matematiche, numeri transfiniti, geometrie non euclidee, «balenano metafore costruite su concetti tratti dall'algebra o dalla logica». Il filo conduttore dell'antologia di Bartocci è tutto lì: mettere in luce come la matematica abbia affascinato molti grandi narratori, magari per formazione diversi l'uno dall'altro, ma tutti suggestionati dal fascino della regina delle scienze e avvicinatisi a essa solo per curiosare tra le idee. A Ferragosto ne ho parlato sulla spiaggia con alcuni amici. Mi hanno promesso di leggerlo – forse solo per non dispiacermi — a patto però che ne regalassi una copia ciascuno. Ed erano una decina. Ho fatto loro una proposta: domani vi sottopongo quattro giochini, chi ne risolve almeno tre riceverà il libro in regalo. Affare fatto!
E venne il giorno dopo. Al riparo del classico ombrellone
sono partito con i quiz. Ecco il primo.
1. I bicchieri Su un tavolo vi sono 147 bicchieri. Uno contiene veleno. Gli altri 146 acqua. Per individuare dove sia il veleno non è necessario analizzare il contenuto di tutti i bicchieri. C'è un metodo che consente di raggiungere l'obiettivo eseguendo al più 8 analisi. Qual è?
Il primo a rinunciare è stato Elio, ottimo medico ma assai
poco incline ai giochini matematici. Di fronte alle analisi
lui sa fare una sola cosa: spedire i campioni al laboratorio
biologico. Così se ne è andato a fare un giretto con il suo
preistorico gozzetto. E io sono passato al secondo quiz.
2. Le ragazze Un ragazzo abita a Mergellina, nei pressi della stazione della metropolitana. E ha due ragazze, egualmente amate. La prima, Gina, abita a Fuorigrotta; l'altra, Pina, a piazza Cavour. Poiché non sa scegliere tra le due si affida al caso. Arriva in un orario casuale in stazione e sale sul primo treno che passa. Il treno per Fuorigrotta passa ogni dieci minuti. Così pure quello per piazza Cavour. Eppure in media il ragazzo su dieci volte vede nove volte Pina e una Gina. Come si può spiegare il fenomeno?
A questo punto altri hanno rinunciato. Tra di loro Alberto,
che pur di non ammettere la sconfitta si è rifugiato in improbabili scuse: "Uso
sempre la Vespa, mai la metropolitana. E poi nella mia vita c'è una sola
donna...". E si è affidato ai flutti, con il suo scalcagnato gommoncino e la sua
unica donna. Tra i superstiti c'era ancora Marco, noto giornalista
napoletano, che si diverte da morire "a non saper risolvere" problemini di
probabilità. Così gliene ho dedicato uno. Ricordando che a ragionare con le
probabilità bisogna andarci cauti.
3. Le carte Giovanni ed Enzo giocano con quattro carte, due rosse e due nere. Giovanni, dopo averle mescolate, le dispone coperte sul tavolo. Quindi ciascuno sceglie una carta. E la tiene accuratamente nascosta. Giovanni scommette che le due carte sono dello stesso colore. Enzo ci pensa su e accetta la scommessa. Così ragiona Giovanni: "Ci sono tre casi ugualmente probabili. Le carte possono essere o entrambe rosse, o entrambe nere o di colore diverso. Pertanto la probabilità che siano dello stesso colore è 2/3". Enzo invece ragiona così: "Ci sono quattro casi ugualmente probabili. Le carte possono essere tutte e due rosse, tutte e due nere, la prima rossa e la seconda nera, oppure la prima nera e la seconda nera. Quindi la probabilità che le due carte siano dello stesso colore è due su quattro ovvero 1/2". Quale ragionamento è giusto? O sono entrambi sbagliati?
Marco ci sta ancora pensando! Per risolvere un quesito che
ha dissolto la residua compagnia.
4. Lanciare i dadi È più probabile avere almeno un 6 lanciando quattro volte un dado o avere almeno una volta il doppio 6 lanciando ventiquattro volte due dadi? Forse con 40 gradi all'ombra non è umano chiedere di risolvere questi problemi, e poi non vorrei passare per spilorcio. Uno che per non regalare una decina di libri è andato a saccheggiare Gardner e il Progetto Polymath. | << | < | > | >> |Pagina 6718. Il casoI1 caso non è solo fonte di speranze e di delusioni, come nel gioco del lotto o nella roulette. È di estrema utilità in molti campi della scienza, laddove è necessario simulare risultati di un fenomeno che non si è in grado di valutare direttamente. L'efficacia della simulazione si fonda sulla possibilità di generare sequenze di numeri casuali. Se lanciamo per tre volte un dado generiamo una sequenza casuale. Ma lo scienziato non può generare sequenze casuali con i dadi, o estraendo carte da un mazzo. Pertanto si ricorre ai calcolatori. E qui casca l'asino. Può un calcolatore generare sequenze di numeri casuali? Esso applica una formula, un procedimento complesso, sofisticato, ma pur sempre un procedimento. E se conosciamo la regola con cui si produce la sequenza, questa, stricto iure, non è più casuale, per il semplice motivo che "l'apparizione" di un numero può essere prevista. Consideriamo la sequenza a) 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9. Viene da dire che non è casuale, dato che si capisce subito quale è la regola: "Scrivere in ordine crescente i numeri da 1 a 9".
Se invece consideriamo la sequenza b) 4, 5, 4, 9, 7, 5, 6,
6, 5, si è tentati di considerarla casuale perché la regola che
l'ha prodotta non è immediatamente riconoscibile. Eppure
la regola c'è, e consiste nel prendere i numeri della sequenza a), contare le
lettere dell'alfabeto che compongono ogni
singola cifra (1 = tre lettere, ... 4 = sette lettere...) e sommare
al risultato alternativamente 1 e 2. Dunque la sequenza b)
non è casuale. Ma allora
l'essere o non essere
casuale di una sequenza è un fatto soggettivo, legato al possesso
dell'informazione sulla regola usata? O all'acume matematico necessario a
coglierla? Può mai essere accettabile che ciò che
è casuale per Tizio non lo sia per Caio? Nella riflessione
scientifica, come osserva
Martin Gardner
nel suo
Carnevale matematico,
il caso fa la sua apparizione nell'Ottocento:
l'entropia che misura il disordine (risultato del caso), l'evoluzionismo con la
selezione casuale, la meccanica quantistica con l'indeterminismo casuale ("Dio
non gioca a dadi").
Sui numeri casuali hanno riflettuto molti grandi scienziati, da
Karl Popper
a
John von Neumann
ad
Alan Turing.
Per
Richard von Mises
una sequenza di numeri è casuale se non
vi sono regole che possano essere utilizzate per migliorare le
previsioni circa il numero successivo. Il criterio di von Mises
va in crisi di fronte al caso di sequenze infinite. Per esempio,
se appaiono in successione 1, 2, 1, 2, 1, 2... per mille miliardi
di miliardi di volte e poi compare 3 la sequenza è casuale. E
come si controlla in pratica questo tipo di casualità? Quante
verifiche occorre fare? Una strada può essere: poiché i numeri casuali sono
equiprobabili (come 1, 2, ... 6 nel lancio
di un dado) è necessario fare dei test per verificare che tale
proprietà sussista. E questi test in matematica esistono.
Sant'Agostino
Una bella definizione di numero casuale è la seguente: "Un numero è casuale quando codifica una quantità infinita di informazioni". In altri termini, per inviare un messaggio sms che descrive una lista di numeri casuali devo scriverli uno a uno. Non posso sintetizzare il messaggio in alcun modo. Von Neumann mise a punto una procedura molto semplice per generare sequenze di numeri casuali. Elevare un numero abbastanza grande al quadrato, prenderne le cifre centrali, elevare di nuovo al quadrato, prenderne le cifre centrali e così via. Ogni metodo, però, nasconde un'insidia. Il metodo di von Neumann non funziona con il numero 3792: elevato al quadrato dà 14379264, le cui cifre centrali sono ancora 3792. Oggi sono disponibili generatori di numeri casuali (cioè regole, algoritmi) molto sofisticati. Le sequenze di numeri generate da un calcolatore, dunque, sono frutto dell'applicazione di regole molto ingegnose, ma poiché non garantiscono l'assoluta causalità le sequenze generate sono dette "pseudocasuali". Insomma, sembra che il caso sia dappertutto. Nell'universo, nella natura, nella nostra vita. Eppure è quasi impossibile generarlo artificialmente. Forse, questo non è un caso. | << | < | > | >> |Pagina 8122. SuperenalottoAgosto a Procida. Chi arriva su quest'isola non ama il palcoscenico, l'esibizione, il chiasso, gli scherzi gridati. Di giorno un po' di mare, tra un'insenatura e l'altra. Una tirata con la vela di Arcangelo, grande marinaio, o un giro sul gozzetto di Elio, vera autorità dell'isola. Elio è delegato all'accoglienza di ogni nuovo arrivato e all'assistenza di ogni villeggiante bisognoso. Cerchi casa? Lo chiami. Ti serve un motorino? Te lo procura. Vuoi mangiare pesce fresco? Lo va a pescare e poi lo cucina pure...
Di sera una cenetta alla Corricella, il più bel villaggio
di pescatori del Mediterraneo. E ancora puoi godere delle dotte illustrazioni
della storia dell'isola del presidente Schiano. A fare da amalgama la
proverbiale e raffinata
ospitalità di Michele Scudiero e le insuperabili serate nel
giardino di Ferdinando Russo. Certo non manca qualche
tipetto in rosa shocking... ma
glissons.
Proprio Ferdinando mi ha dato lo spunto per queste pagine. "Guido, perché
non scrivi una cosa sul superenalotto? Mi farebbe piacere
capire se è ragionevole giocare." Si può dire di no a Ferdinando? Quindi ci
provo. Anche se il meccanismo è un po' complicato. Prima del superenalotto va
introdotto un concetto, quello di probabilità condizionata: la probabilità di
un evento A condizionato all'evento B – che si indica con
P(A/B) – è la probabilità che si verifichi l'evento A supponendo che si
verifichi l'evento B. È noto che (almeno in
determinate condizioni) la probabilità dell'evento A condizionato all'evento B è
uguale alla probabilità dell'evento A divisa per la probabilità dell'evento B.
In formula:
Un esempio facile facile. Voglio calcolare la probabilità che lanciando un dado esca 3. Tutti sanno che è P(3) = 1/6. E se lanciato il dado qualcuno mi informa che è uscito un numero dispari? Ovviamente le probabilità che esca 3 ora sono cambiate. La probabilità di 3 va calcolata solo sui numeri dispari del dado. Dunque è uguale a 1/3. Ciò si ricava facilmente dalla formula. Posto P(A) = "probabilità che esca 3" = 1/6, e P(B) = "probabilità che esca un numero dispari" = 1/2 , allora P(A/B) = P(A)/P(B) = (1/6)/(1/2) = 1/3. Analogamente se conosciamo P(A/B) e P(B) possiamo calcolare P(A). Ed è proprio quello che faremo per il problema del superenalotto. Esso prevede cinque diverse tipologie di giocate. Esaminiamone una sola, la più attraente perché più difficile da realizzare. Chi gioca deve indicare sei numeri al fine di indovinare una sestina che potrebbe anche non esistere (non scherzo è proprio così). Per costruire la sestina che lo scommettitore deve individuare si procede come segue. Intanto si tiene conto delle estrazioni sulle ruote di Bari, Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Roma. Il primo numero della sestina è il primo estratto sulla ruota di Bari. Se accade che il primo estratto di Firenze coincide con quello di Bari, allora sulla ruota di Firenze si sceglie il secondo estratto. Così se il primo estratto sulla ruota di Mi- lano coincide con uno dei due numeri precedenti si passa al secondo estratto. Se anche questo coincide con uno dei due numeri precedenti si passa al terzo estratto. Procedendo così fino alla ruota di Palermo si arriva a costruire una cinquina. Per esempio: 7, 45, 39, 58, 81. Se, per caso, la cinquina estratta a Roma coincide proprio con 7, 45, 39, 58, 81 allora non è possibile comporre la sestina. E il montepremi viene sommato a quello della settimana successiva.
Fatta questa premessa vediamo qual è la probabilità di
"fare 6 al superenalotto". Il modo corretto di procedere è il
seguente. Si indica con A l'evento "il giocatore indovina la
sestina" e con B l'evento "è stato possibile costruire la sestina". Si applica a
questo punto la formula della probabilità
condizionata vista prima:
Calcolare P(A/B) (cioè la probabilità di azzeccare una sestina a condizione
che sia stato possibile costruirla) e P(B) non è molto complicato. Serve
soltanto una formuletta.
Che si impara al primo anno di matematica, di fisica, di
chimica... Nel gioco del lotto il numero delle possibili combinazioni di sei
numeri è :
Se al posto di 6 metti 5 trovi il numero delle possibili cinquine, se metti 4 quello delle quaterne, e così via. Pertanto il numero delle possibili sestine è 622.614.630. La probabilità di indovinare una data sestina è allora 1/622.614.630. Cioè circa 1,6061299427 x (10)^-9. Questa è P(A/B), cioè la probabilità di azzeccare una sestina a condizione che sia stato possibile costruirla. Usando la stessa formuletta si può calcolare che P(B) = 0,999999977. Applicando la formula della probabilità condizionata per avere P(A) non resta che fare la moltiplicazione P(A/B) x P(B). Arrotondando si trova P(A) = 1,6061299057 x (10)^-9 che è la probabilità di fare 6 al superenalotto.
Caro Ferdinando, la probabilità di vincere al superenalotto è davvero molto
bassa. E quasi più facile che un cammello passi per la cruna di un ago...
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