[...] Di tutto ero affamato e assetato, tutto pensavo di poter capire e apprendere,
tutto pensavo di ricordare.
Ma a che scopo? Innanzitutto, come ho detto, per soddisfare la mia curiosità,
veramente insaziabile e, in secondo luogo, perché trascurare qualcosa poteva
voler dire perdere l'occasione di capire meglio la realtà, il senso della vita,
l'intricata e multiforme necessità del tutto. Non esistevano, ricordo, vie di
mezzo: o capire tutto o non capire. Ma pensavo veramente di poter capire tutto?
Credo proprio di sì, ovviamente col tempo. Quando si è giovani, davanti a noi si
apre un orizzonte infinito. Abbiamo di fronte il possibile indeterminato, e c'è
l'ignoto dietro l'angolo di ogni strada, c'è la sfida, continenti e continenti
da esplorare. E una gran fede e una perenne aspettativa di saporite verità.
Chiaramente, molte delle cose che cercavo sui libri me le avrebbero potute dare
persone in carne e ossa oppure la scuola, ma non sarebbe stato lo stesso: una
cosa che sta in un libro è tutta mia. Solo mia, e me la posso andare a rivedere
quando voglio e tutte le volte che voglio. Il libro è conoscenza. E promessa di
conoscenza. E io volevo conoscere tutto, almeno tutto ciò che mi interessava,
che non era poco.
Edoardo Boncinelli, "Noi siamo cultura", Rizzoli, Milano, 2015
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