Nello stesso tempo, la capacità della lettura di consentire
esecuzioni ad alta velocità ha liberato il singolo lettore
non solo dalle limitazioni della memoria, ma anche da quelle
del tempo. Con la sua attitudine ad automatizzarsi, la
lettura ha dato al singolo lettore la possibilità di
dedicare meno tempo al processo iniziale di decodifica e di
allocare più tempo cognitivo e, alla fine, anche più spazio
corticale a una più approfondita analisi del pensiero
tradotto in segni. Le differenze di sviluppo nei sistemi
circuitali tra il cervello del lettore neofita,
decodificante, e quello pienamente automatico – del lettore
che capisce ciò che legge – coinvolgono i due emisferi in
lungo e in largo. Un sistema reso più agile grazie alla
specializzazione e all'automatismo ha più tempo per pensare.
È questo il dono magico del cervello che legge.
Maryanne Wolf, "Lettore, vieni a casa", Vita e Pensiero, Milano, 2018
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