La lettura, come il disegno, non può rimediare ai guasti del mondo, né
svolgere di colpo una funzione catartica. Ma più il contesto è violento, più è
vitale mantenere degli spazi di tregua, di fantasticheria, di pensiero, di
umanità. Le nostre vite, la nostra comprensione di noi stessi e del mondo non
possono reggere senza deviazioni, senza l'attesa di ciò che potrebbe accadere,
di un incontro imprevisto. Il mondo non è abitabile se mancano i luoghi in cui è
permesso muoversi, lasciarsi andare, riposare, passare ad altro, tentare
accostamenti insoliti; spazi spalancati su qualcos'altro, racconti che giungono
da altrove, volti sconosciuti, leggende, saperi. Tutto questo, in una parola, è
il libro.
Michèle Petit, "Elogio della lettura", Ponte alle Grazie, Milano, 2010
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