Il vero nodo da sciogliere non riguarda, infatti, il Ğlector in fabulağ,
ma il lettore in carne e ossa, quello che, mentre legge,
continua a vivere, se interrompe la lettura o decide di
prolungarla a piacimento, assecondando tutte le urgenze
e i desideri, le necessità e i doveri che la giornata gli impone. E lo si dice
con riferimento a una distinzione, questa sì, davvero cruciale: quella tra Ğil
lettore implicitoğ (come lo chiamava Wolfgang Iser: ma avrei potuto parlare, con
Michel Riffaterre, di Ğarcilettoreğ, o, con Umberto Eco, di Ğlettore modelloğ),
mera funzione semiotica che lo stesso testo postulerebbe, e il lettore che legge
mentre vive, e proprio perché vive, mangia, dorme, sogna, odia e fa l'amore,
insomma il lettore che, effettivamente, occupa il suo, il nostro, orizzonte quotidiano.
Massimo Onofri, "La ragione in contumacia", Donzelli, Roma, 2007
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