Forse leggere è l'unica pratica continua rimasta al mondo. Ce ne sono altre - la
musica, per esempio -, ma nessuna che faccia della continuità una ragion
d'essere così dispotica come la lettura. Leggere è sottomettersi a un impero
estinto: l'impero della linearità. Impossibilità di abbreviare, prendere
scorciatoie, skippare
(senza mettere a repentaglio la comprensione di ciò che si legge, ovvio). Se
oggi la lettura è una grande pratica anacronistica - l'altra è il teatro - è
proprio per l'insolenza, la sfacciataggine, perfino l'ingenuità provocatoria con
cui esibisce il blasone di una cultura del concatenamento, della sequenza, del
passo a passo, in uno stato di cose in cui moneta corrente sono la simultaneità
e il montaggio.
Alan Pauls, "Trance", SUR, Roma, 2019
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